Cremete, dispiaciuto per il vicino torna a casa, dove incontra il proprio figlio che gli confida che Clinia è tornato e ora è a casa loro. Il padre vuole rinnovare l’invito a pranzo che il vicino a rifiutato, per potergli comunicare la buona notizia, ma Clitifone (figlio di Cremete) glielo impedisce perché Clinia è ancora sconvolto e non ha deciso se to
Latino
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Le opere
Le opere di Cesare che si sono conservate sono: i Commentari del De Bello Gallico divisi in sette libri più un ottavo composto probabilmente dal suo luogotenente Irzio; Commentari De Bello Civili divisi in tre libri; un epigramma in versi su Terenzio. Tra le opere perdute ricordiamo: De Analogia, un trattato sulla lingua e sullo stile che
SCIPIONE: Spesse volte mi è capitato di meravigliarmi, assieme al qui presente Caio Lelio, della tua straordinaria e perfetta saggezza in tutte le cose, Marco Catone, ma specie del fatto che non ho mai avuto la sensazione che ti sia gravosa la vecchiaia, la quale alla maggior parte dei vecchi è così odiosa che dicono di sostenere un peso più grave
[25] Inoltre tra questi c'era Sempronia, che spesso aveva compiuto molti delitti di audacia virile. Questa donna fu abbastanza fortunata per la stirpe e la bellezza, e inoltre per il marito e per i figli; (era) istruita in letteratura greca e latina, (sapeva) suonare la cetra e ballare più abilmente di quanto è necessario ad una (donna) onesta, (co
l. Quinto Mucio l'augure 1 soleva raccontare piacevolmente affidandosi alla memoria molte cose intorno a Gaio Lelio suo suocero; e non esitava a chiamarlo in ogni discorso «sapiente»; io Poi Presa la toga virile ' ero stato condotto dal padre mio a Scevola con l'intenzione che finché potessi e mi fosse consentito non mi allontanassi mai dal fianco del v
Euclione, però, trovata la pentola, diventa frenetico, pauroso e bisbetico, litiga con Stafila, la serva, perché teme che possa scoprire tutto. Stafila, che ignora ciò che sta alla base del malumore del padrone, ma è a conoscenza di un fatto di cui Euclione non sa nulla (Feria aspetta un figlio, concepito con Liconide), vedendolo sempre sveglio di notte
quid uerum atque decens, curo et rogo et omnis in hoc sum;
condo et compono quae mox depromere possim.
Ac ne forte roges quo me duce, quo Lare tuter;
nullius addictus iurare in uerba magistri,
15 quo me cumque rapit tempestas, deferor hospes.
Nunc agilis fio et mersor ciuilibus undis,
uirtutis uerae custos rigidusque satell
3. I primi testi prodotti furono composti e tramandati, in forma scritta od orale, in prosa, ma, per lo più, in poesia, in versi saturni, vale a dire in metri di antichissima origine greca, ma così ben acclimatati nel mondo romano che già nel VII sec. a.C. li si sentì correntemente come indigeni. Il termine che li definisce, carmina, ne indicava la p
2. Il mondo greco del III sec. a.C. stava ormai attraversando pienamente la cosiddetta età ellenistica, un momento, sotto il profilo letterario, di intenso ripensamento di tutta la cultura precedentemente elaborata, in cui intellettuali, sempre più eruditi, i filologi, si cimentavano sia nell’archiviazione, in maestose biblioteche, del maggior numero