L'ideologia della restaurazione e il Romanticismo

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Ideologie della restaurazione e romanticismo

L’Europa della Restaurazione e del legittimismo monarchico, ottenne anche una base di consenso grazie alla diffusione d’ideologie che fecero da contraltare ai principi della Grande Rivoluzione.
Gia nel 1790 il britannico Edmund Burke nelle Riflessioni sulla Rivoluzione francese aveva espresso una radicale condanna, perché la rivoluzione si sarebbe ispirata ad astratti principi, in omaggio ai quali avrebbe violentato la realtà storica, suscettibile solo d’evoluzioni lente e progressive.
Secondo Berke, in altre parole, nessuna presunta razionalità perfetta può sostituirsi o sovrapporsi all’unica vera e concreta razionalità, che si viene gradualmente affermando attraverso la storia.
Secondo analogie, la Ragione degli illuministi avevo portato con sé soltanto stragi, guerre e dispotismo, e la rivoluzione francese non aveva mantenuto le vantate promesse di libertà, uguaglianza e fraternità. Era dunque tempo di ritornare ai costumi dei padri. L’astratta religiosità del deismo s’era dimostrata incapace di conquistare le coscienze: ci si doveva dunque riconvertire al cattolicesimo,calunniato dagli illuministi e perseguitato dai rivoluzionari, e si doveva anzi riconoscere nel Sommo Pontefice il promotore più potente dell’incivilimento.
I sovrani, a loro volta, dovevano anzi sottoporsi alla sua autorità spirituale, perché solo il trono e l’altare, conciliati e concordi, potevano avere il prestigio necessario per guidare i popoli nell’ordine e nella pace. E nel nuovo clima di perfetta concordi fra gli Stati e la Chiesa, i gesuiti, di cui i potenti della Terra avevano chiesto e quasi imposto lo scioglimento nel 1773 furono r5icostituiti nel 1814 da Papa Pio VII.
Le ideologie della restaurazione erano parte integrante della cultura romantica, che peraltro comprendeva anche spunti e temi di significato diverso e persino opposto. Essa traeva origine del pensiero d’alcuni filosofi e letterati tedeschi del tardo ‘700 e, matura in Germania nel primo quindicennio dell‘800, si andava diffondendo in Francia, in Inghilterra e altrove.
Come reazione all’illuminismo, il Romanticismo si concretò in varie forme nella letteratura, nelle arti, nella filosofia, nella concezione della natura e in ogni altro campo della cultura e della vita spirituale.
Agli ideali cosmopolitici settecenteschi degli illuministi, che consideravano la regione come l’unico principio atto ad unificare tutti gli uomini, il Romanticismo contrappone il recupero dei valori tradizionali elaborati dai singoli gruppi umani e professa la nuova idea di nazione, destinata ad animare la storia della prima metà dell’800.
L’illuminismo aveva esaltato la ragione come valore supremo. I Romantici antepongono la bellezza alla pura razionalità, e attribuiscono un valore positivo al sentimento, che considerano anzi atto a cogliere intuitivamente le verità più profonde, celate alla fredda e astratta ragione.
La scienza era intesa dagli illuministi in termini galileiani, cartesiani, newtoniani: suo compito era ridurre la complessità dei fenomeni al minimo numero possibile di grandezze misurabili e stabilire quali rapporti quantitativi leghino fra di loro tali grandezze. Secondo quella scienza l’universo dev’essere considerato come un immenso meccanismo, perché solo a questa condizione è possibile descriverlo in termini matematici. Poeti scienziati filosofi romantici ritengono invece che l’interpretazione meccanicistica della natura sia superficiale e insodisfaciante. Ridurre la straordinaria ricchezza e varietà dell’universo alla banalità di un semplice meccanismo è per loro del tutto deludente. Occorre dunque sostituire alla fisica meccanicistica del n’600 e del ‘700 una nuova fisica, capace di cogliere la vita che anima l’universo e che si manifesta nell’infinita molteplicità delle forme e delle specie vegetali e animali.
Anche più interessante della rivalutazione del sentimento e dell’intuizione, fu la rivalutazione romantica della storia. L’Illuminismo tendeva a contrapporre la regione alla storia e condannava le tradizioni storiche in nome della ragione, rispetto alla quale esse apparivano quasi sempre come un cumulo di credenze superstiziose e di crudeli prevaricazioni. La cultura romantica rovescia questo giudizio e nega che ragione e storia si escludano a vicenda: la ragione, anzi, si incarna nelle istituzioni, negli eventi, nelle lotte stesse di cui la storia è costituita, cosicché in ogni epoca noi dobbiamo riconoscere la presenza concreta della razionalità, perché ogni epoca è tappa di uno sviluppo che è razionale e positivo.
La rivalutazione della storia, inquadrata da Hegel, in una filosofia vigorosamente razionalistica, degenera però presso altri autori in un’irrazionale nostalgia del passato, cioè in un sentimento ambiguo che con lo storicismo ha ben poco a che fare. E questa nostalgia si rivolge in particolare verso il medioevo: verso un medioevo che nobili e cavalleresche virtù, di serenità, di pace, d’armonia fra le classi sociali.
Il romanticismo si espresse anche in concezione e tendenze diverse e opposte. Poiché eventi gloriosi o drammatici del passato, ricordare il passato e persino e persino idealizzarlo poteva rafforzare il sentimento nazionale, poteva spingere a contrapporre all’Europa degli stati e della diplomazia, cioè all’Europa del Congresso di Vienna, l’Europa dei popoli e delle nazioni.

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