Filosofia nel Romanticismo

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Testo

Romanticismo
Il romanticismo si colloca nella prima metà dell’800, questo nacque nel momento in cui i popoli soggetti alle guerre imperialiste napoleoniche capirono di essere assoggettati, sentirono un recupero di valori della loro identità. Nasce quindi il concetto di nazione, si ripescano le radici nel medioevo, prima considerato negativamente. La nazione è un individualità politica. [x Mazzini era comunanza di propositi]. Questo romanticismo si differenzia da quello di Hegel naturalistico in Germania in cui c’è un legame anche di sangue. Negli sviluppi di questa concezione si ritornerà allo stato primitivo del popolo tedesco chiamato “folk”. Fichte parlerà sul piano educativo del popolo tedesco dicendo che educa alla libertà, molti diranno che fichte è caduto nel nazionalismo (una nazione prevale su un'altra).

Federico Chavod fa una differenza tra il concetto di nazione nel romanticismo in cui è qualcosa di sentito e la nazione dell’800 che è voluto. Questo concetto di nazione dell’800 è progressista e si colora delle idee del liberalismo e la troviamo in Italia con l’unità di Italia e il risorgimento.
Il romanticismo è rivendicazione dell’individualità e non viene esaltata la ragione dell’illuminismo ma utilizzano la ragione propriamente detta di kant che non scivola sulle cose ma è unitaria e ci da l’essenza della realtà. L’io intelletto diventa io creatore. L’individuo viene valutato nei sentimenti, passioni e il Romanticismo si pone come liberalizzazione di tutte le facoltà dell’uomo e nasce così il superuomo, il titano o la figura del santo-profeta. La religione viene recuperata perché parla al cuore, ai sentimenti. Nel romanticismo la natura è vivente e la sua vita è data dall’opposizione di forze contrastanti, c’è “coincidentia oppositorum”. (Goethe: la natura è l’abito vivente della divinità) Nel Romanticismo c’è una spaccatura tra filosofi idealisti e letterati. I filosofi hanno una visione ottimistica della realtà, i letterati invece hanno una visione nostalgica di ciò che è stato (nell’800 nasce anche il decadentismo). Il sentimento esaltato nel Romanticismo ci riporta ad un sentimento della finalità. Dopo i movimenti come lo sturm und drang c’è bisogno di un equilibrio, questo lo si trova nel classicismo che è una categoria ricorrente nel corso della storia. Dopo ciò abbiamo la fase propriamente romantica vissuta da Goethe Schiller e Hidegel.

Hidegel parla del linguaggio come svelamento dell’essere. Il romanticismo sarà portato avanti successivamente dalla borghesia contro la borghesia stessa. Il genio viene annullato all’interno della società di massa. La radice del Romanticismo è lo Sturm und Drang, è l’esplosione di tutte le facoltà dell’uomo represse dall’illuminismo.

Goethe era contrario alla filosofia ma attraverso Schiller e Hegel conobbe le idee di Kant e gli piacque. Egli condanna anche il Romanticismo chiamandola “malattia romantica” anche se egli era un romantico. Egli ha una visione panteistica della natura ed è contrario al dio trascendente di Jacobi ed alla concezione materialistica della natura meccanicistica degli scienziati ed empiristi. (Winchelmann vede una riproduzione della natura del mondo greco, fu maestro di Goethe).

Schiller aderisce allo Sturm und Drang con le “lettere filosofiche” e vede la natura come “geroglifico di Dio”, cioè il riflesso di Dio. Ciò che in dio è unito al di fuori è spezzettato. La 2^ fase è il classicismo con “sulla grazia e sulla dignità”, questa dignità è quella di Kant, nella critica alla ragion pratica. Egli dice che superiore alla dignità è la grazia che armonizza l’istituto e ragione, la conoscenza e la moralità, la natura e lo spirito. L’educazione estetica è importante ed è la premessa di un educazione politica e morale. La 3^ fase è quella romantica sulla poesia degli antichi che è una poesia ingenua che coglie l’armonia tra natura e spirito intuitivamente. La poesia romantica ha perduto l’unità di natura e spirito per cui ha nostalgia di questa unità.

Hamann: “i memorabili socratici” auspica il ritorno alla valutazione della docta ignoranza di Socrate e Cusano e fa delle pretese nella scienza che svelano l’errore ma non provano la verità per cui l’uomo deve affidarsi alla fede perché è l’unica facoltà che fa scorgere all’uomo la realtà più profonda delle cose rappresentate dalla natura e dalle sacre scritture.
“La Metacritica del purismo della ragione” qui Hamann cerca di unire sensibilità e ragione attraverso il linguaggio che è il momento in cui la ragione si manifesta in modo sensibile, ciò è possibile oltre con il linguaccia anche con la poesia e la storia. Il linguaggio è un prolungamento del logos del divino.

Jacobi:è il sostenitore dell’esistenza di un Dio personale e trascendente in polemica con il panteismo di Spinoza e Mendelson. Un pensiero come quello di Spinoza portava all’ateismo quindi Jacobi scrive “le lettere del 1785” per cui rese famoso Spinoza che piacque ai romantici. Jacobi dice che uno può avere di Dio una spontanea rivelazione ed egli parla non di misticismo e dice “che la fede è una devozione ad un dio incognito”. Jacobi dice che la volontà è il cuore, il sentimento critico.

Heiderling: scrisse “Ibperione”, riprende il vagheggiamento dell’ideale di superiore bellezza. “Essere uno con il tutto, questa è la vita degli dei e il cielo dell’uomo. L’uomo è un dio quando sogna e un mendicante quando pensa.”

Novalis e Schlegel: hanno in comune l’esaltazione del genio nella poesia e arte che rappresenta l’infinita creatività dello spirito per cui tutti i finiti hanno un atteggiamento ironico, distaccato. Il mondo è visto come un libero sogno poetico, “una creazione magica dell’uomo” per cui si parla di idealismo magico. Novalis parla della poesia, malattia, morte negli “inni alla morte” in cui interpreta l’opposizione giorno notte in cui la luce rappresenta la vita effimera mentre la notte il santo mistero da cui è nata la vita e in cui si annulla. Il linguaggio assume la funzione di incantesimo, di evocazione.

Carlo Van Sorigni: in un opera del 1814 dice che tutto ciò che riguarda la storia, lo spirito del popolo alla base dello sviluppo del popolo sono alla base dello sviluppo del popolo stesso e non si può cristallizzare in una serie di leggi ma è un diritto in fieri non può essere scritto perché è un divenire.

Van Holler: fu tra i sostenitori della restaurazione e in sede politica sostiene la forza contro il diritto ponendosi contro il cosmopolitismo illuministico e ha un ideale di un principato più feudale che costituzionale. Egli vede distinzione tra deboli e forti.

Filosofia postcantiana: Kant non fu ben compreso perché il suo linguaggio (filosofico) era un po’ impegnativo. Molti pensatori, tra cui Jacobi, studiarono Kant cercando di risolvere i problemi del noumeno, altri studiando il rapporto noumeno-fenomeno dissero che l’uomo usa le forme ma non le conosce…questi furono vicini all’idealismo. L’io penso fu trasformato in io creatore superando la spaccatura tra fenomeno e noumeno ad opera di Ficte.

L’idealismo è ritenuto da molti come la filosofia del romanticismo. Questa definizione è incompleta perché questa è solo la più nota. Nella prima metà dell’800 l’idealismo è diverso da quello platonico, si forma su un principio assoluto: l‘io puro, io assoluto (Ficte). In Hegel si chiamerà ragione, in Schelling si chiamerà assoluto. Questo principio assoluto è la ragione enucleata dal singolo individuo e portata all’ennesima potenza. E’ una ragione propriamente detta, è una coincidentia oppositorum, è essa stessa il tutto. L’individuo è un momento del divenire della ragione stessa che è infinita.

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