Romanticismo Filosofico

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Caratteri generali del Romanticismo tedesco ed europeo
Per Romanticismo (che originariamente faceva riferimento al romanzo cavalleresco) si intende un movimento, nato in Germania nella fine del Settecento. E’ di difficile catalogazione; per esso valgono principalmente due definizioni: 1) quella di Hegel e dei romantici in genere, secondo i quali il Romanticismo è la cultura che esalta il sentimento e che ruota attorno al Circolo di Jena. Tale definizione è però troppo ristretta e privilegia soprattutto le arti, per cui è più preciso considerare il Romanticismo come “un’atmosfera” storica, cioè una situazione mentale generale che si riflette sull’arte, sulla filosofia, sulla politica ecc. Non è però neanche esatto rinunciare totalmente di definire tale movimento (come fanno parecchi studiosi odierni), perché è sempre possibile dare i tratti principali, come la ricchezza di “ambivalenze” (che denotano come, pur permanendo, la logica aristotelica, basata sul principio di non contraddizione, stia per essere superata da quella hegeliana): c’è l’esaltazione del genio (cioè del singolo) e contemporaneamente l’esaltazione della società, il sentimentalismo e il razionalismo, l’esaltazione del passato e l’attesa del futuro ecc., movimenti antitetici ma che hanno basi comuni e che insieme sintetizzano il Romanticismo. Le ambivalenze, inoltre, derivano anche dal periodo storico, caratterizzato dal ritorno in auge della Chiesa e dei sovrani e contemporaneamente dalla nascita delle sette e dei moti.
Perché il Romanticismo nasce in Germania? Perché, dopo tanto tempo, c’è in Germania un movimento filosofico originale?
Per capirlo dobbiamo presupporre che la Francia aveva speso sangue e soldi nelle guerre napoleoniche (tra l’altro erano nate tante industrie belliche che ora bisognava riconvertire) e che l’Inghilterra era il principale paese antinapoleonico. Tra le cause della rivoluzione francese (e della conseguente ascesa di Napoleone) c’è la diffusione del pensiero illuminista, quindi in tutta Europa le sue idee furono rigettate, mentre in Francia e Inghilterra avvenne un abbandono totale della filosofia. La Germania, invece, che aveva visto quegli avvenimenti da lontano, pur rigettando l’illuminismo, continua a filosofare: tale rigetto avviene soprattutto nei giovani del nutrito gruppo “Sturm und Drang” (tempesta e assalto), che esaltano il sentimento smodato, l’amore libero e vanno contro le regole in genere. Questo movimento si incrocia con il neoclassicismo (che riprende i motivi classici, aggiungendo la tragicità contemporanea). Sturm und Drang e neoclassicismo sono due movimenti antitetici: la loro sintesi dialettica forma il Romanticismo.
Rigettando l’illuminismo, il Romanticismo vede nella ragione i limiti che gli aveva imposto Kant, per cui per raggiungere l’infinito essa è inutile: è necessario il sentimento. L’esaltazione del sentimento è affiancata dal culto dell’arte, vista come porta della conoscenza, e in particolare della musica (celebrata non solo dai musicisti ma anche dai filosofi, come Schopenhauer).
Diffusa in tutti i romantici è la ricerca dell’infinito, diversi sono, invece, i rapporti con il finito. La visione predominante è quella panteista, che tende a concepire il finito come realizzazione vivente dell’Infinito; panteismo accompagnato ad una religiosità cosmica, diversa delle fedi positive. Accanto ad essa c’è la visione teista e trascendete, che distingue finito da Infinito (vedendo nel finito una manifestazione più o meno adeguata dell’Infinito).
Un altro motivo ricorrente tra i romantici è la visione della vita come sforzo incessante: l’uomo è preda di un “demone dell’infinito” che lo porta sempre a trascendere gli orizzonti del finito.
L’espressione germanica “Sehnsucht” (desiderio, brama…) sintetizza bene il pensiero dei romantici, che tendono sempre a desiderare l’impossibile, per il piacere provocato dal desiderio stesso (che porta al senso di noia e di vuoto rispetto alle esperienze umane). Tale stato esistenziale si accompagna all’ironia e al titanismo. L’ironia deriva dalla consapevolezza che ciò che accade è solo manifestazione particolare dell’Infinito e quindi è inutile prendere le cose “sul serio”. Il titanismo (detto anche prometismo, visto che i romantici vedono in Prometeo il simbolo della ribellione in quanto tale) è invece una sorta di sfida e di ribellione di chi si propone di combattere sapendo già che sarà sconfitto. Tant’è vero che a volte il titanismo mette capo al suicidio, visto come massima sfida contro il destino.
L’anelito all’infinito porta anche al disprezzo verso il quotidiano e alla tendenza all’evasione e all’amore dell’eccezionale, del meraviglioso e del primitivo. Tale desiderio di evasione si manifesta nel culto del medioevo e dell’esotismo e soprattutto del mondo dei sogni (l’intera arte romantica sembra muoversi in un’atmosfera rarefatta e quasi transmateriale), che a volte si tingono di macabro (come accade nel “Romanticismo nero”, popolato da cadaveri, scheletri e simili). Collegata all’evasione è anche la figura romantica del “viandante”, che, diversamente dal “viaggiatore” cosmopolita illuminista (che viaggiava per curiosità e studio), “vaga” inquieto in cerca di un non so che di irraggiungibile (è un’altra manifestazione della “Sehnsucht”). Altro tema caratteristico del Romanticismo è l’”immediatezza felice” e “l’armonia perduta”, secondo la quale, in un non meglio precisato periodo della storia, l’uomo ha perso la sua simbiosi con la natura (nella quale corpo e spirito non erano in lotta), diventando “inautentico” e quindi desideroso di ricomporre la scissione uomo – mondo. Secondo ciò Schiller fa una distinzione tra “poesia ingenua” (tipica degli artisti antichi, che erano natura) e “poesia sentimentale” (degli artisti moderni, per i quali la natura è oggetto di ricordi e nostalgia). Questa concezione di armonia iniziale – scissione intermedia – ricostruzione futura basata sul ricupero del passato (che anticipa la logica di Hegel) vede la storia come regresso e come progresso contemporaneamente. C’è quindi una mitizzazione del passato felice e la consapevolezza di essere al momento culminante della scissione: il poeta si sente nella mezzanotte del mondo, mentre attende l’alba.
Le caratteristiche precedenti, piuttosto sfumante, valgono soprattutto nel Romanticismo letterario. Nel Romanticismo filosofico è centrale, invece, la figura dell’uomo come “Spirito”, inteso come: attività infinita inesauribile, che supera di continuo i propri ostacoli; soggetto in funzione di cui esiste e trova un senso l’oggetto.
Questa teoria, che mette capo all’equazione Io = Dio, nasce con Fichte (non a caso indicato da Schlegel come iniziatore del Romanticismo tedesco). L’io di Fichte, però, è costretto ad obbedire alla necessità razionale ed è quindi limitato, quello della scuola romantica (Novalis, Tieck ecc.), invece, si basa sul sentimento è quindi non ha limiti. Entrambi comunque si basano sull’infinita potenza dello spirito: che si manifesta nel romanticismo filosofico come sorgente necessaria di produzioni reali, mentre in quello letterario come libertà assoluta di produzioni fantastiche. Da questi due modi di vedere nasce il parallelismo tra individualismo e antiindividualismo: da una parte notiamo il riconoscimento del valore della personalità (che ama, soffre, teme la morte…), l’esaltazione del genio (tutti “pensano” allo stesso modo, ma ognuno “sente” diversamente, quindi il genio spicca tra gli altri), fino a cadere nel soggettivismo; dall’altra parte, in antitesi, vediamo la proclamazione della missione sociale del dotto e l’esaltazione della società.
Il Romanticismo esalta anche l’amore (tale esaltazione discende principalmente dalla ricerca di evasione dal quotidiano) come sentimento che solleva lo spirito. La prima caratteristica dell’amore romantico è la globalità, ovvero la ricerca di una sintesi tra anima e corpo, spirito e istinto. L’ideale di donna cambia: la donna dell’illuminismo, chiusa in certi schemi (con falsi pudori e sottostante alla tradizione), fa posto ad una donna più emancipata (capace di amare senza freni, presupponendo una parità di sessi nella vita come nella cultura). Seconda caratteristica dell’amore è la ricerca dell’unità assoluta degli amanti, cioè della completa fusione delle anime e dei corpi. In terzo luogo, l’amore viene visto come “cifra dell’assoluto”: nell’amore si intravede l’infinito (Dio è trascendente ma illumina l’anima di colui che ama).
Nel Romanticismo c’è anche il culto della storia, che non è più dominata dall’uomo (come nell’illuminismo), bensì da un soggetto provvidenziale assoluto (Dio, lo Spirito del mondo, l’Io trascendente…). La storia è dunque vista positivamente: come continuo progresso (si tende alla perfezione: ogni evento comprende e supera il precedente; la pensano così i filosofi della metà dell’Ottocento). Oppure come insieme di momenti tutti ugualmente perfetti. (l’errore nella storia è l’antitesi della logica hegeliana, che poi porterà alla sintesi; la pensano così i filosofi del primo Ottocento e in particolare Hegel). Vengono quindi rivalutate il medioevo e la tradizione: il passato non è più visto criticamente (come facevano gli Illuministi, che giudicavano il passato alla luce dei valori del presente), bensì viene santificato (come “corso di Dio nella storia”, nel quale ogni periodo ha la sua individualità).
In politica, inizialmente il romanticismo tedesco assume forme (come lo erano già i partecipanti dello Sturm und Drang) di radicalismo repubblicano e anche di ribellismo anarchico: si assiste allo sviluppo del tema dell’individuo contro la società. In seguito, però, in virtù della visione provvidenzialistica e tradizionalistica della storia, il Romanticismo si fa conservatore ed esalta l’Autorità (i romantici, non tutti e soprattutto in Germania, si schierano dunque dalla parte della Restaurazione). Nasce l’idea di nazione: l’illuminista è cosmopolita e parla di “popolo” (insieme di individui che “vogliono” stare insieme, perché hanno stipulato un contratto sociale); la nazione è invece un insieme di individui che “devono” stare insieme, perché altrimenti rinnegherebbero tradizioni, razza, religione e, di conseguenza, se stessi. Il culto della nazione, comunque, non è solo esaltazione dell’autorità: fuori dalla Germania (per esempio in Italia) si assiste ad una saldatura tra il concetto di nazione e quello di libertà, libertà non solo dallo straniero ma come libertà nello stato (ognuno ha una libertà limitata da una legge universale che porti la pace nella società, affinché “tutti” siano liberi). In Mazzini, per esempio, il culto della nazione è unito al liberalismo (salvaguardia dei diritti individuali), alla democrazia (teoria del popolo come sovrano), al patriottismo (battaglia affinché lo stato coincida con la nazione) e all’autodeterminazione nazionale (ogni nazione deve essere padrona del proprio destino politico).
La natura è manifestazione dell’infinito. In antitesi alla visione meccanicistica nata con Galileo, si presentano, una visione organicistica (la natura è composta da organi tutti utili), una energetico – vitalista (la natura è energetica), una finalistica (la natura è strutturata così per determinati scopi), una spiritualistica (la natura è uno spirito in divenire) e una dialettica (la natura è organizzata secondo coppie opposte). Viene posto un forte legame tra uomo e natura (per cui è autorizzata l’interpretazione psicologica dei fenomeni fisici e l’interpretazione fisica di fenomeni psichici). Dividendo la natura qualitativamente, la filosofia romantica sembra fare un passo indietro: filosofia e scienza si dividono (tra l’altro lo scienziato si va specializzando e nascono le équipe).
Nonostante il Romanticismo sia permeato di pessimismo (la base stessa del Romanticismo è l’anelito impossibile all’infinito; e l’infelicità viene vista come il prezzo da pagare per diventare grandi), in una visione complessiva la sua atmosfera è ottimista, a causa della visione provvidenzialistica del reale che hanno i romantici (e anche gli atei sublimano il negativo, la sofferenza, nel positivo, l’arte).
Dal kantismo all’idealismo
La filosofia kantiana viene studiata e approfondita e criticata per i suoi dualismi. Gli viene accusato che la realtà noumenica, non essendo conoscibile, non può neanche essere introdotta. Inoltre l’ammissione del noumeno viene vista pericolosa, perché se si scoprisse, le leggi che dipendono dalla rivoluzione copernicana non varrebbero più: studiare il noumeno è dunque inutile e pericoloso. Diversi filosofi preferirono, quindi, intendere il noumeno non come cosa eterna bensì come limite interno dell’attività dell’io (per poi arrivare infine alla completa negazione dell’esistenza della realtà noumenica).
Nasce in questo periodo, con Fichte e Schelling, l’idealismo (che riconduce tutto ad un principio, che è la spiritualità), che fa scomparire il dualismo: la materia è anch’essa spirito.
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Copyleft by Marco Carnazzo. Romanticismo –
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