scheda libro - il birraio di preston

Materie:Scheda libro
Categoria:Italiano

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2.5 (2)
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Data:21.12.2005
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Testo

1) Estremi bibliografici
Andrea Camilleri, Il Birraio di Preston, Sellerio editore Palermo,1995
2) Analisi del testo
a) Voce Narrante
La voce narrante è esterna ed onnisciente (conosce gli avvenimenti futuri).

b) Grado di presenza del narratore
Il narratore è occulto. Infatti non esprime mai commenti sulla storia raccontata.
c) Punto di vista
Il punto di vista, come già detto, e chiaro. Il narratore è esterno, conosce più dei personaggi ed è onnisciente, perciò si tratta di una focalizzazione zero.
d) Corrispondenza tra fabula e intreccio
Fabula e intreccio non coincidono. Chiaro indicatore è dato dal grande intreccio dei vari capitoli, che non seguono l’ordine logico dei fatti avvenuti realmente. Altro indicatore è l’ultimo capitolo, che afferma chiaramente che l’intera storia è un’analessi, raccontata da Gerd Hoffer, il bambino presentato nel primo capitolo, figlio dell’ingegnere tedesco Fridolin Hoffer.

e) Variazioni del tempo
L’intero racconto è ricco di scene (vedi, oltre all’esempio i numerosi dialoghi presenti nel libro). Il ritmo è omogeneo, anche se non lo si può dire con certezza dato che la narrazione non è continua ma completamente frammentata da capitolo a capitolo.
La vicenda si svolge in circa due settimane, una prima e l’altra dopo l’incendio del teatro.
f) Sistema dei personaggi
I personaggi del libro sono molti. Molti di questi hanno una propria descrizione, ma il narratore (come già detto nel punto 2.b) non fa mai commenti personali su di loro. Nella vicenda non è riconoscibile un vero e proprio protagonista, ma il narratore si sofferma su figure come quella del delegato Puglisi, del prefetto o del Tarquisi. Posso leggermente distinguere come figure negative le ultime due, a contrario del delegato Puglisi.
3) Analisi Stilistica
Nel testo si alternano periodi molto lunghi e complessi ad altri di media lunghezza. La struttura ritengo sia paratattica, poiché le frasi sono ben costruite, con grande presenza di coordinate. Lampante è l’uso che il narratore fa di termini siciliani. Sono molti i momenti nei quali il narratore appunto parla come parlerebbero i personaggi , ad esempio quando il personaggio in questione è Riguccio Concetta vedova Lo Russo; la descrizione degli avvenimenti e dei fatti avviene con le parole che userebbe Concetta, termini marinareschi che gli erano stati “imparati” da suo marito (che era appunto un marinaio)(vedi esempio 1)
4) Periodo storico in cui è ambientata la vicenda
Le indicazioni temporali sono molto precise. Il teatro prese appunto fuoco (come già detto) la sera del 10 Dicembre 1874. L’intera storia si svolge appunto intorno a questa data. (vedi per l’esempio il quarto riquadro)
5) Luoghi in cui è ambientata la vicenda
La vicenda è ambientata Vigàta e a Montelusa (Sicilia), che fa appunto da capoluogo a Vigàta.
6) Tipo di vicenda Narrata
La vicenda narrata ha spunto da fatti realmente accaduti. Non è certo tutto quello che è scritto nel libro, ma è di sicuro andato a fuoco il teatro di Vigàta e la presenza del prefetto Bortuzzi; ma solo successivamente l’autore ha ricamato abilmente il giallo che abbiamo letto.
7) Genere letterario (aspetto messo in maggiore evidenza)
Il romanzo è un giallo – storico. Compaiono i caratteri fondamentali di un giallo, ma il testo testimonia anche fatti realmente accaduti e riporta la realtà. È quindi, anche se in minor parte, un romanzo storico.
8) Breve commento personale al testo, con riferimenti ai passi ritenuti migliori e/o a quelli poco apprezzati
Il testo mi è relativamente piaciuto. Non è di certo il mio genere, sia dal punto di vista giallo che dal punto di vista storico. Sono più interessato ai romanzi gialli tra questi due, perché il colpo di scena mi lascia sempre di stucco. Penso che il mancato completo apprezzamento del libro sia dovuto talvolta dall’eccessivo uso che l’autore fa dei termini siciliani. Ma, attenzione. Ritengo che questi siano stati un coltello a doppio taglio, perché se da una parte non avevo la più pallida idea di che cosa volessero dire, dall’altra mi sono spesso divertito e messo a ridere per quelle espressioni tipiche siciliane che il narratore riprende più volte.
Non ho trovato un passo che più mi è piaciuto, ma in compenso posso dire un aspetto del libro che mi è piaciuto molto: il riprendere i dialetti, non solo siciliani, ma anche quelli delle regioni da cui venivano alcuni dei personaggi del libro. Quello milanese piuttosto di quello toscano, hanno significato per me una grande apertura dell’autore non solo verso il dialetto siciliano ma anche verso quello altrui.
Forse questo mio apprezzamento è dovuto dal fatto che io in prima persona non sono siciliano e non capisco una parola in dialetto…
Concludendo posso dire con sicurezza che se in futuro mi troverò davanti ad un libro di Camilleri saprò di cosa si sta parlando, e non mi tirerò indietro se dovrò leggerlo.
9) Traduzione: Birraio di Preston – Italiano (come lo parlerei io)
Capitolo 6 (Egregie Signore e diciamolo pure)
Salto il primo paragrafo perché in perfetto italiano.
Fece una specie di singhiozzo , tirò fuori dalla tasca il fazzoletto a quadrati rossi, scosse il capo davanti e dietro per un po’, quasi chiedesse compassione ai presenti, si soffiò il naso facendo un forte rumore, rimise via il fazzoletto nelle tasche dei pantaloni e ricominciò a parlare con un sorriso amaro sul volto.
“Mia Madre me l’aveva detto, me l’aveva spiegato e rispiegato: mi vuoi dire perché ti sei fissato di sposartela? Concetta ha trent’anni meno di te, dopo dieci anni di matrimonio tu avrai sessant’anni e lei solo trenta. Per non fartela scappare e per non litigare, dovrai diventare peggio di un servo, pronto a piegare la schiena ad ogni capriccio che le passa per la testa. Quanto aveva ragione l’anima santa! Quello che diceva era oro colato!”
10) Traduzione: Promessi sposi – Birraio di Preston
“Possu fare qualche cosa per vostra signoria?” Disse Don Rodrigo, addritta nel mezzo della sala. La rumorata delle parole era questo; ma da come furono dette parevano dir chiaramente, adenzia a chi sei davanti, pesa le parole e muoviti.
Per dari coraggio al nostro fra Cristoforo, non c’era mezzo chiù sicuro e chiù veloce che trattarlo con arroganza. Iddru che stava sospeso, cercando le parole, e facendo scorrere tra le dita le ave marie della corona che teneva a cintola, come se in anichi di quelle sperasse di trovare il modo per cominciare; a quel fare di don Rodrigo, si sentì subito venir sulle labbra chiù parole del bisogno. Ma pensando quanto importasse di non sbinchiare i fatti suoi o, ciò ch’era assai più, i fatti altrui, corresse e temperò le frasi che gli si erano presentate alla mente, e disse, con guardinga umiltà: “ vengo a proporle un atto di giustizia, ad apprigarla di una carità[…]”.

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