Memoria, R. Gabbai

Materie:Altro
Categoria:Italiano

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Testo

Martina Matteucci
“MEMORIA”, regia: Ruggero Gabbai, a cura di Marcello Pezzetti (si occupa del c.d.e.c. = centro di documentazione ebraica)
Si tratta di un filmato nel quale sono intervistati alcuni deportati d’Aushwitz italiani, i quali raccontano la loro storia da quando furono emanate le prime leggi persecutorie contro gli ebrei.
Inizialmente queste persone raccontano di come sia cambiata la loro vita in modo notevole appena queste leggi sono emanate nel settembre del 1938. La loro vita è ora diversa, sono considerati cittadini di seconda classe e sono privati dei diritti di lavoro e di studio. Gli stessi vicini di casa che qualche giorno prima li salutano e con cui parlano amichevolmente, ora li ignorano come se non esistessero più. Sono persino cacciati dalle scuole.
Il 10 Giugno 1940, l’Italia entra in guerra con la Germania.
L’8 Settembre 1943, i tedeschi occupano l’Italia e instaurano la Repubblica fascista di Salò. I nazisti iniziano gli arresti e le deportazioni degli ebrei.
Il 30 Novembre 1943 per ordine della Repubblica di Salò anche la polizia fascista comincia ad arrestare gli ebrei. I nazisti entrano nelle case degli ebrei mostrando mandati, in cui gli si è indicato di prendere tutti i loro averi, perché sarebbero dovuti andare a lavorare altrove ignari di quale fosse la loro meta. Arrestano anche donne e bambini solo perché sono ebrei.
Cremenaga, confine italo-svizzero. Goti Herskovits racconta di come certe organizzazioni fasulle chiedevano soldi promettendo salvezza in Svizzera che in realtà gli ebrei non avrebbero mai trovato.
Nel carcere di San Vittore, Liliana Segre racconta la sua storia: i nazisti la portano via insieme al padre, il quale è una persona anziana molto protettiva nei confronti della figlia che non vuol veder soffrire per sofferenze che le sono inflitte dai nazisti e delle quali si sente responsabile.
Gli ebrei, dai carceri in cui ora si trovano, sono trasferiti in campi di concentramento e, ignari di cosa li attendesse, vedono questo cambiamento quasi come qualcosa di liberatorio.
Il viaggio è lungo e interminabile, il trasporto è su treni per il bestiame nel quale restano quasi una settimana senza poter uscire, qui ci sono persone che piangono, altri pregano poi momenti di silenzio, certi sembrano che stiano quasi per morire.
Arrivati ad Aushwitz nei campi di concentramento sono spogliati di tutti i loro beni. Qui sono selezionati tra uomini che sono in grado di lavorare e chi no, questi ultimi sono direttamente mandati ai forni crematori, sono l’80%, mentre il 20% diventano schiavi.
Il 27 Aprile 1940, le vecchie caserme diventano campi di concentramento.
Tra la fine del 1941 e l’inizio del 1942 Aushwitz è scelto come luogo di sterminio.
I prigionieri sono trasferiti a Birkenau, nella quale due costruzioni sono trasformate in camere a gas e sono costruiti quattro crematori con camere a gas.
Chi riesce a sopravvivere il più possibile in questi luoghi assiste a situazioni sconvolgenti che segnano la loro vita per sempre. I loro comportamenti sono dettati dall’istinto di sopravvivenza.
Qui gli ebrei devono imparare in fretta la lingua tedesca per evitare di essere picchiati perché non ubbidiscono ai comandi dai tedeschi. Ognuno dei prigionieri è tatuato con un numero d’immatricolazione, iniziano così a perdere qualsiasi tipo di dignità, non sono più nessuno, sono trattati come cani.
Nedo Fiano si è salvato perché canta per i tedeschi, perché a loro piace e lo tengono come divertimento.
Altri assistono allo sterminio nei crematori nei quali il loro compito è portare via i cadaveri, vedono passare di li persone a loro care il cui destino è segnato qualsiasi sforzo essi cerchino di fare per aiutarli.
Alcune donne sono utilizzate per esperimenti, come cavie, nemmeno si riconoscono, si sentono morire.
I più forti sono mandati nelle cave, a lavorare sotto terra per anni.
Chiunque alzi gli occhi al cielo poteva vedere il fumo nero uscire dai tetti dei crematori, e sentire l’odore acre che emanavano; molto di quel fumo era dato da “carne” giovane, di bambini che scesi dai treni erano subito diretti verso la morte.
Molti deportati che sono sopravvissuti a queste tristi storie raccontano le loro esperienze:
Romeo Rubini Salmoni, Lina Navarro, Virginia Gattegno, Nedo Fiano, Piero Terracina, Dora Venezia, Raimondo De Neris, Goti Herskovits, Liliana Segre, Matilde Beniacar, Alessandro Krodo, Settimia Pizzichino, Alberto Sed, Dora Klein, Ida Marcherio, Shlomo Venezia, Alberto Mieli, Leone Sabatello, Elisa Springer, Luigi Sagi, Elena Kugler.
Questi sono solo alcuni dei pochi sopravvissuti d’Aushwitz.
Un lungo viaggio del ricordo che ha inizio dal 1938 in poi di persone che evocano, ricordano ciò che è stato e che ora sono riuscite a rifarsi una vita ma che vivono con un enorme peso indescrivibile.

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