Kant

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Testo

Kant
Il Criticismo è il pensiero proprio di Kant (1724/1804), poiché fa della critica lo strumento della sua filosofia.
Termine di cui si è servito per designare sia la critica della ragione, sia quell’atteggiamento filosofico che consiste nell’interrogarsi circa il fondamento di determinate esperienze umane, ai fini di chiarirne la possibilità, la validità e i limiti.Frutto di questo atteggiamento sono tre capolavori: Critica della ragion pura, Critica della ragion pratica, Critica del giudizio.
Critica della ragion pura.
È sostanzialmente un’analisi critica dei fondamenti del sapere, questa ricerca prende la forma di un’indagine valutativa sulle due attività della mente: scienza e metafisica. Per Kant alla base del sapere ci sono alcuni principi assoluti, delle verità universali e necessarie che valgono ovunque e sempre allo stesso modo: sono i giudizi sintetici a priori essendo universali non possono derivare dall’esperienza
Aggiungono un soggetto al predicato
Il predicato dice qualcosa di nuovo e in più
Questi giudizi si distinguono dai:
- giudizi analitici a priori: sono quelli enunciati senza bisogno di ricorrere all’esperienza, in quanto il predicato non fa che esplicitare quanto già è implicitamente contenuto nel soggetto; questi giudizi, anche essendo universali, sono infecondi perché non ampliano il nostro patrimonio conoscitivo
- giudizi sintetici a posteriori: sono quelli il cui predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto, Kant chiama questi giudizi ampliativi; però pur essendo fecondi sono privi di universalità perché poggiano sull’esperienza.
Kant trova la soluzione al suo problema (come i giudizi sintetici a posteriori sono possibili?), con una nuova teoria della conoscenza concepita come sintesi di:
- materia e forma: della conoscenza. Per materia intende la molteplicità delle impressioni sensibili provenienti dall’esperienza; per forma intende l’insieme delle modalità fisse attraverso cui la mente ordina la materia sensibile
ossia
- elemento a posteriori e di uno a priori: a posteriori significa , a priori .
Puro è il termine che indica sia l’a priori in generale, sia una particolare sottospecie.
La Rivoluzione copernicana è il mutamento di prospettiva realizzato da Kant, il quale invece di supporre che le strutture mentali si modellino sulla natura, suppose che l’ordine della natura si modelli sulle strutture mentali. Incontrando grosse difficoltà nello spiegare la conoscenza a partire dalle ipotesi che siano gli oggetti a ruotare intorno al soggetto, suppose che sia il soggetto a ruotare intorno all’oggetto.
Il fenomeno è la realtà quale ci appare tramite le forme a priori che sono proprie della nostra struttura conoscitiva. Il fenomeno è l’oggetto della conoscenza in quanto condizionato dalle forme dell’intuizione e dalle categorie dell’intelletto. Il fenomeno è sempre qualcosa che risulta relativo al nostro modo di conoscere.
Cosa in sé è la realtà considerata indipendentemente da noi e dalle forme a priori mediante cui la conosciamo. Le facoltà conoscitive sono 3:
1. sensibilità: facoltà mediante cui gli oggetti ci sono dati attraverso i sensi, in modo immediato
2. intelletto: è la facoltà per cui pensiamo attivamente i dati offerti dalla sensibilità, le forme attraverso cui opera l’intelletto sono i concetti puri o categorie
3. ragione: è la facoltà che ci dà i principi della conoscenza a priori; insieme all’intelletto è la seconda sorgente della conoscenza
Trascendentale nella terminologia scolastica indicava quelle proprietà universali che tutte le cose hanno in comune; Kant si collega a ciò, anche se connette il concetto di trascendentale con quello di forma a priori.
Estetica trascendentale è la scienza di tutti i principi a priori della sensibilità, la sezione in cui Kant studia lo spazio e il tempo, mostrando come su di essi si basi la matematica (è la scienza a priori per eccellenza).
Lo spazio è la forma del senso esterno, cioè la rappresentazione a priori di tutte le intuizioni e del disporsi delle cose. Il tempo è la forma del senso interno, cioè la rappresentazione che sta a fondamento dei nostri stati interni e del loro disporsi secondo un ordine preciso. Poiché è unicamente attraverso il senso interno che giungono a noi i dati del senso esterno, il tempo si configura anche come la forma del senso esterno.
Intuizione è la conoscenza alla quale l’oggetto risulta direttamente presente. Kant distingue in:
- intuizione sensibile: propria di un essere pensante finito
- intuizione intellettuale: è quella di un essere rispetto a cui gli oggetti non sono dati, bensì creati (Dio).
Distingue anche tra:
- intuizioni empiriche: immediato riferirsi all’oggetto mediante le sensazioni
- intuizioni pure: le forme a priori delle sensazioni, sono lo spazio e il tempo.
La logica è la scienza del pensiero discorsivo, cioè di quella conoscenza mediata che avviene per concetti. Kant la divide:
- logica generale: riguarda l’intelletto a prescindere dalla varietà degli oggetti. Si divide a sua volta in:
- logica pura: che prescinde da tutte le condizioni empiriche sotto cui il nostro intelletto è impiegato
- logica applicata:
- logica speciale: comprende le regole per pensare rettamente una determinata specie di oggetti.
Per logica trascendentale intende lo studio delle conoscenze a priori che sono proprie sia dell’intelletto, sia della ragione. Tale logica si distingue da quella generale perché: - non si limita a studiare le leggi formali del pensiero, ma prende in esame quegli specifici contenuti che sono le conoscenze a priori- si riferisce alle conoscenze razionali pure. L’analitica trascendentale è invece quella parte della logica trascendentale che studia l’intelletto e le sue forme.
Funzione tipica dell’intelletto è il concetto, ovvero quell’operazione attiva che ordina diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. I concetti si dividono in: empirici, costruiti con materiali ricavati dall’esperienza, puri, che nascono dall’intelletto.
Le categorie sono i concetti puri, cioè basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni dell’intelletto. Sono le varie maniere con cui l’intelletto unifica nei giudizi le molteplici intuizioni empiriche della sensibilità.
Con deduzione trascendentale Kant intende la giustificazione delle pretese delle categorie di valere per gli oggetti che non sono prodotti o creati dell’intelletto medesimo. Questi oggetti non sarebbero tali se non fossero pensati dall’io penso (= è il centro mentale unificatore, accompagna tutte le rappresentazioni) e dai concetti puri attraverso cui opera l’attività unificatrice.
Immaginazione è il potere di rappresentare un oggetto, anche senza la sua presenza dell’intuizione, e distingue in immaginazione riproduttiva ( che si limita a riprodurre nell’animo intuizioni empiriche già avute), in immaginazione produttiva (che è l’attività che determina a priori la sensibilità). Lo schema è la rappresentazione intuitiva di un concetto, gli schemi trascendentali sono le rappresentazioni intuitivo-temporale delle categorie.
La natura è quell’ordine necessario e universale che sta alla base dell’insieme di tutti i fenomeni. Tale ordine arriva dall’io penso, il quale è il legislatore della natura (= è la formula che riassume il senso della rivoluzione copernicana).
Le categorie funzionano solo in rapporto al materiale che esse organizzano, o in connessione con le intuizioni spazio temporali cui si applicano. Questo principio postula una distinzione tra pensare e conoscere.
Pensare e conoscere sono due cose distinte. La conoscenza richiede due elementi: - il concetto per cui un oggetto è pensato- l’intuizione per cui un oggetto è dato. Se al concetto non potesse essere data una corrispondente intuizione esso sarebbe un pensiero solo rispetto alla forma, e del tutto privo di oggetto.
Noumeno (=ciò che è pensato), è la cosa in sé in quanto oggetto di una conoscenza intellettuale.
Dialettica è il termine usato da Kant in forma negativa per indicare la logica della parvenza (apparenza illusoria). La didattica trascendentale è la seconda parte della Logica trascendentale dove si illustrano gli errori in cui incorre la ragione nel suo uso iperfisico. Le idee trascendentali sono i concetti puri della ragione; le tre idee che enuncia come oggetti necessari della ragione sono: anima, mondo e Dio. Ad esse corrispondono tre pseudo-scienze:
- psicologia razionale: è fondata su un ragionamento sbagliato, che consiste nell’applicare la categoria di sostanza all’io penso, trasformandolo in una realtà permanente chiamata anima
- cosmologia razionale: ha per oggetto il cosmo, cioè la totalità dei fenomeni; un’idea di questo tipo trascende l’esperienza, risulta illegittima, come testimoniano le antinomie (= indica il conflitto in cui la ragione viene a trovarsi con se stessa quando nella cosmologia razionale fa uso della nozione di mondo)
- teologia razionale: ha per oggetto Dio, che per Kant rappresenta l’ideale della ragion pura.
Critica della ragion pratica.
Ragion pura pratica Kant intende la morale, concepita come un’attività razionale; ad essa si contrappone la ragion pratica condizionata. La critica della ragion pratica si propone di far vedere che c’è una ragion pura pratica, e ne critica l’intera facoltà pratica. La tesi dell’esistenza di una ragion pura pratica coincide con la tesi dell’esistenza di una legge etica in-condizionata.
La volontà è la facoltà di agire secondo principi.

Sono le regole generali che regolano la nostra volontà, si distinguono in:
- massime: sono i principi pratici soggettivi che l’individuo considera validi solo per la sua volontà
- imperativi: sono le prescrizioni con valore oggettivo che valgono per chiunque, si dividono in:
o imperativi ipotetici: hanno la necessità pratica di un’azione possibile quale mezzo per raggiungere qualche altra cosa che si vuole
o imperativo categorico: è quello che rappresenta un’azione come necessaria per se stessa, rappresenta le caratteristiche di una legge pratica
comando che vale per tutti gli esseri pensanti
Per materia intende un oggetto la cui realtà è desiderata, per forma intende l’universalità della legge. Per formalismo etico si intende la dottrina secondo cui il motivo determinante dell’azione morale non è la materia, ma la forma, la quale ci dice come dobbiamo fare ciò che facciamo.
Autonomia è un termine introdotto da Kant per indicare l’indipendenza della volontà da ogni desiderio; eteronomia indica la dipendenza della volontà da una legge esterna.
Per dialettica della ragion pura pratica si intende il conflitto cui si va incontro in sede etica quando si ha a che fare con l’incondizionato, che egli identifica con il sommo bene (= bene intero e perfetto che coincide con l’assoluto morale).
Nel sommo bene la virtù e la felicità sono pensate come congiunte, se tale unione è considerata come analitica, o la felicità si stabilirà nella virtù o la virtù nella felicità; al contrario se viene considerata sintetica, o la felicità produrrà virtù o viceversa. Entrambi i casi sono impossibili. L’unica cosa è postulare un mondo dell’aldilà che possa realizzarsi ciò che nell’aldiquà risulta impossibile: l’equazione virtù=felicità.
Postulato della ragion pura pratica: proposizione non dimostrabile che inerisce alla legge morale come condizione della sua esistenza.
Postulato dell’immortalità dell’anima: scaturisce dall’argomentazione che:- poiché solo la santità rende degni del sommo bene- la santità non è mai realizzabile nel nostro mondo – si deve ammettere che l’uomo oltre il tempo finito dell’esistenza può disporre di un tempo infinito per progredire verso la santità.
Postulato dell’esistenza di Dio, la credenza di una volontà santa e onnipotente che faccia corrispondere la felicità al merito.
Postulato della libertà è la condizione dell’’etica che nel momento in cui prescrive il dovere presuppone anche che si possa agire o meno in conformità di esso, e quindi si sia liberi.
Primato della ragion pratica consiste nella superiorità dell’interesse pratico su quello teorico, e nel fatto che la ragione ammette, in quanto pratica, proposizioni che non potrebbe ammettere nel suo uso teoretico.
Critica del Giudizio.
Per giudizio Kant intende una facoltà intermedia fra il conoscere, che cade sotto la giurisdizione dell’intelletto, e il desiderare che cade sotto la giurisdizione della ragione. La facoltà del giudizio si identifica con quella del sentimento.
Il giudizio in generale è la facoltà di pensare il particolare come contenuto dell’universale; i giudizi si dividono in:
- determinanti: quelli conoscitivi
- riflettenti: sono quelli sentimentali che si limitano a riflettere sulla natura
implica la finitudine dell’uomo in quanto si radica nel bisogno di riscontrare un accordo fra la natura e la nostra esigenza di finalità; poiché l’uomo deve realizzare se stesso nella natura, ha bisogno di pensare che la natura sia adatta a servire i fini umani e a rendere possibile la sua libertà. Il giudizio riflettente si divide in:
- estetico: è la facoltà di giudicare la finalità formale
- teologico: è la facoltà di giudicare la finalità reale della natura mediante l’intelletto.
Estetica nella Critica del Giudizio assume il significato di dottrina dell’arte e della bellezza. Il gusto è il criterio del giudizio estetico, la facoltà di giudicare il bello. Il bello è ciò che piace, si distingue dal piacevole e dal buono.
Ci sono due specie di bellezza:
- libera: non presuppone alcun concetto di ciò che l’oggetto deve essere
- aderente: presuppone il concetto
Secondo Kant i due caratteri particolari del giudizio estetico sono il disinteresse e la pretesa dell’universalità. La deduzione dei giudizi estetici è il problema riguardante la giustificazione della pretesa di un giudizio estetico alla validità universale. Kant fonda l’universalità estetica sulla base della comune struttura della mente umana; il giudizio estetico nasce da un libero gioco, da uno spontaneo rapporto dell’immaginazione con l’intelletto. Poiché tale meccanismo risulta identico per tutti gli uomini, resta spiegato il fenomeno dell’universalità estetica e giustificata la presenza di un senso comune del gusto.
È il principio comune del gusto, quel principio meta-individuale del sentire estetico.
Antinomia del gusto costituisce l’oggetto proprio della Dialettica del giudizio di gusto, la quale studia l’opposizione di giudizi a priori che pretendono l’universalità.
Si chiama sublime quello stato d’animo che proviamo di fronte a entità naturali smisuratamente grandi o potenti.
Bello e sublime hanno in comune il fatto che entrambi piacciono per se stessi, e non presuppongono un giudizio dei sensi. L’arte in generale è un tipo di agire che produce opere, mentre la natura produce effetti; l’arte si divide in meccanica ed estetica; l’estetica si divide in:
- piacevole: dirette al godimento
- bella: è una rappresentazione che ha il scopo in se stessa
Il genio è il tratto d’unione fra natura e arte. Il genio ha caratteristiche proprie che sono:
- originalità
- capacità di produrre opere che fungono da modelli
- impossibilità di mostrare scientificamente come compie la sua produzione.
Il genio è inimitabile ed esiste solo nelle arti belle.

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