Concetti fondamentali dell'etica e della politica di Kant

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

TESTO ESPLICATIVO SUI CONCETTI FONDAMENTALI DELL’ETICA E DELLA POLITICA DI KANT.

Venerdì 17 ore 8: 00 classe 5 As
- ARIANNA: buon giorno popolo! Dov’è?! Dov’è?! Ditemi dov’è Simone, ho un bisogno impellente di lui!!! E’ già arrivato?! Ditemi di si, ma soprattutto ditemi dov’è!!!
Ciao Clodia, hai visto Simino?! …Va beh, già che ci sei potresti aiutarmi anche tu…
- CLAUDIA: Ary, che cosa non hai fatto in tempo a studiare?!
- ARIANNA: l’etica, la morale che poi è la stessa cosa…Insomma la “Critica della ragion pratica”…Me la dici?! Eh?! Dai me la ripeti?!
- CLAUDIA: no, dai Ary, cerca Simone…Io non ho voglia…Guarda è là insieme agli altri…
- ARIANNA: Clo, sei sempre cattiva…Però ti voglio bene lo stesso perché mi hai trovato Simo!!!
Simo! Simo! Simo!
- SIMONE: cosa c’è?! Di cosa hai bisogno?! Se si tratta di filo, sappi che non…
- ARIANNA: dai, non fare così…Ti prego, ti supplico, ti scongiuro…Sei la mia ultima speranza…Se non riesco ad imparare tutto nelle prossime due ore Maio-Maio mi massacra…Dai…Non ti faccio neanche un po’ di pena?! Tesoruccio, amore della mia vita…Ti ho mai detto che ti voglio bene?!
- SIMONE: sì, hai ragione, mi fai proprio pena! Dai, che cosa non hai capito?! Poi dimmi che non sono buono!
- ARIANNA: adesso…Va bene tutto, ma arrivare a dire che non ho capito…Non sono così tarella…Dicamo che ho solo tralasciato alcuni particolari del pensiero di Kant…vedi Simo, io non è che non ho capito è che non ho proprio letto alcune sfumature della sua ideologia…
- SIMONE: tipo?!
- ARIANNA: l’etica…E se poi aggiungi anche qualche chicca sulla politica, diventi il mio eroe preferito!!!
- SIMONE: hai tralasciato qualche sfumatura del suo pensiero…Sì, giusto quelle quindici, venti pagine!!!
- ARIANNA: allora?! Hai due ore per farmi un sunto succinto ma approfondito su Kant…Sono tutta orecchie!!!
- SIMONE: allora…Vediamo…Almeno sai dove è inserito il discorso sull’etica?!
- ARIANNA: eam…Forse non mi sono spiegata, o forse tu non hai capito bene…Quando dico che non l’ho neppure letta, non scherzo…Sono molto ma molto seria…Io quelle pagine non le ho neppure viste!
- SIMONE: quanta pazienza ci vuole con te! Incominciamo dall’inizio…
L’etica o morale, viene presa in considerazione e discussa da Kant nella “Critica della ragion pratica”…In questo testo, Kant fa la distinzione fra una ragion pura pratica, che opera indipendentemente dall’esperienza e dalla sensibilità, e una ragione empirica pratica che opera sulla base dell’esperienza e della sensibilità. Kant ritiene che la ragione pratica non ha bisogno di essere criticata nella sua parte pura ovvero la morale stessa, concepita come un’attività razionale o a priori, perché essendo tale si comporta in modo legittimo e obbedisce a leggi universali; invece deve essere criticata nella sua parte empirica, non legittima dal punto di vista morale perché legata all’esperienza, una volontà dettata dalla sensibilità, ovvero dalle inclinazioni o dalle passioni.
- ARIANNA: quindi se non ho capito male, Kant in questo testo, critica la prestesa della ragion pratica di restare sempre e solo legata all’esperienza…
- SIMONE: beh, sì, possiamo dire così, anche se mi sembra un po’ riduttivo…Infatti c’è ancora molto da dire riguardo all’argomento…Ad esempio, per entrare un po’ più nel particolare, possiamo aggiungere che il motivo che sta alla base della “Critica della ragion pratica” è la persuasione del filosofo che esista, scolpita nell’uomo, una legge morale a priori valida per tutti e per sempre, in altre parole una legge etica assoluta e incondizionata, cioè capace di svicolarsi dalle inclinazioni sensibili e di guidare la condotta in modo stabile; tale incondizionatezza, che fa tutt’uno con il carattere razionale o a priori della morale, si lega strettamente ai concetti di libertà, universalità e necessità che rappresentano il fulcro dell’analisi etica di Kant. Secondo il filosofo, la morale si gioca all’interno di una tensione bipolare tra ragione e sensibilità, ovvero se l’uomo fosse esclusivamente sensibilità, ossia animalità ed impulso, è ovvio che essa non esisterebbe, perché l’individuo agirebbe sempre per istinto; viceversa se l’uomo fosse pura ragione, la morale perderebbe ugualmente di senso in quanto l’individuo sarebbe sempre nella “santità” etica, ovvero in una situazione di perfetta adeguazione alla legge. Invece la bidimensionalità dell’essere umano fa sì che per Kant l’agire morale prenda la forma severa del “dovere” e si concretizzi in una lotta permanente tra la ragione e gli impulsi egoistici; da ciò la natura finita, ossia limitata ed imperfetta dell’uomo, che può agire secondo la legge, ma anche contro di essa.
- ARIANNA: ah! Ho capito! Grande Simone! Ma…Che cosa s’intende con “categoricità” dell’imperativo morale?!
- SIMONE: Ary, con calma…Mi hai dato due ore, no?! Adesso ci arrivo…Dunque…Kant distingue i “principi pratici” che sono le regole generali che disciplinano la nostra volontà in “massime” ovvero regole di comportamento soggettive, valide solo per gli individui che le fanno proprie, e in “imperativi” ossia prescrizioni di carattere oggettivo, valide per chiunque. Inoltre c’è da specificare che gli imperativi si suddividono a loro volta in “ipotetici” e “categorico” : i primi prescrivono dei mezzi in vista di determinati fini ed hanno la forma del “se…devi”
- ARIANNA: ah! Ho capito! Dimmi se è giusto: se voglio prendere sei all’interrogazione di filosofia devo studiare e sapere tutto entro le prossime due ore!
- SIMONE: beh, potrebbe andare come esempio, anche se sarebbe stato meglio qualcosa nello stile: se voglio prendere otto all’interrogazione di filo, devo studiare sempre in modo costante…
- ARIANNA: scusa, ma io cosa ho detto?! Due ore non ti sembrano sufficienti?! D’accordo che nel mezzo ci sono anche latino e matematica…Ma credo di potercela fare…Giuro che studierò costantemente per le prossime due ore…Va bene, non prenderò nove, ma un sei è assicurato! E poi, come si dice?! Chi si accontenta gode!
- SIMONE: contenta te! Comunque stavamo dicendo…L’imperativo categorico, ordina il dovere in modo incondizionato, a prescindere da qualsiasi scopo, in altre parole è un’azione pensata come buona in sé, quindi necessaria per una volontà in sé conforme con la ragione e ha la forma del “devi” puro e semplice.
- ARIANNA: riassumendo, allora, posso dire che solo “l’imperativo categorico”, che ordina un “devi” assoluto, e quindi universale e necessario, ha in sé stesso i contrassegni della moralità…E fino a qua, siamo tutti d’accordo, ma…Che cosa comanda quest’ultimo?!
- SIMONE: “l’imperativo categorico” prescrive di tenere sempre presenti gli altri e ci ricorda che un comportamento risulta morale solo se, e nella misura in cui, supera il “test della generalizzabilità”, ovvero se la sua massima risulta generalizzabile; in altre parole il fine oggettivo e incondizionato della morale non è la propria individualità egoistica e incondizionata, bensì l’umanità in generale…
- ARIANNA: quindi…La prima formula dell’imperativo categorico sottolinea la forma della legge morale ovvero l’universalità, e la seconda ne sottolinea la materia ovvero il fine, che è l’umanità, la terza sottolinea l’autonomia della volontà, la quale mediante la sua massima può considerare se stessa come universalmente legislatrice…Ciao Laura hai sentito come sono brava?!
- LAURA: infatti…Che lezione interessante stai tenendo, Simo! Ma non sapevo che volessi rubare il lavoro a Maiorano…
- SIMONE: Laura, per favore, lascia stare! Non mi sembra proprio il caso! O ammazzo la tua compagna di banco, oppure m’improvviso insegnante!
- LAURA: ti capisco…Comunque vorrei fare un piccolo appunto alla tua spiegazione…Se non vado errando, quando hai parlato dell’imperativo categorico, hai dimenticato di sottolineare una caratteristica fondamentale della struttura dell’etica kantiana: ovvero la sua formalità; infatti Arianna, devi ricordare che la legge etica non ci dice che cosa dobbiamo fare, ma come dobbiamo fare ciò che facciamo. Questo significa che l’imperativo etico risiede in una legge formale universale, che possiamo riassumere così dicendo: “quando agisci tieni presente gli altri e rispetta la dignità umana che è in te e nel tuo prossimo”.
- SIMONE: hai ragione! Quasi lo stavo dimenticando! Ma ora ricordo…Poi si deve continuare parlando del carattere anti-utilitaristico dell’imperativo etico. Il cuore della moralità kantiana risiede infatti nel dovere per il dovere, ossia nello sforzo di attuare la legge della ragione solo per ossequio ad essa, e non sotto la spinta di personali inclinazioni o in vista di risultati che possono scaturirne.
- LAURA: esatto! E, di conseguenza secondo la Critica della ragion pratica, noi non dobbiamo agire per la felicità ma soltanto per il dovere; da ciò il cosiddetto rigorismo kantiano, che esclude dal recinto dell’etica, emozioni e sentimenti, che sviano la morale.
- ARIANNA: ma…se non ricordo male esiste un sentimento che viene approvato da Kant…
- LAURA: infatti ricordi bene! L’unico sentimento appoggiato dal filosofo, è il rispetto per la legge.
- SIMONE: tutto quello che dite è giusto, ma ricordate di sottolineare il fatto che non basta che un’azione sia fatta esteriormente secondo la legge, infatti la morale implica anche una partecipazione interiore, altrimenti rischia di scadere in atti di legalità ipocrita; Kant sostiene dunque che non è morale ciò che si fa, ma l’intenzione con cui lo si fa.
- ARIANNA: quindi, se per esempio, io decido di fare la carità ad un povero, la mia azione sarà morale o meno a seconda dell’intenzione con cui donerò il mio denaro: se lo farò per ricevere qualcosa in cambio, tipo un ringraziamento o un elogio, la mia azione non sarà morale, mentre se lo faccio perché lo ritengo giusto e senza volere nulla in cambio, la mia azione sarà secondo morale.
- LAURA: sì, come esempio va bene…Ma per poter concludere l’argomento c’è da aggiungere il concetto dell’autonomia morale, infatti il senso profondo dell’etica kantiana, e della sua sorta di “rivoluzione copernicana morale”, consiste infatti nell’aver posto nell’uomo e nella sua ragione il fondamento dell’etica, al fine di salvaguardarne la piena la libertà e purezza.
- SIMONE: in altre parole la rivoluzione capernicana di Kant consiste nel ricercare nell’uomo, e non al di fuori di esso, la presenza di una legge universale e necessaria di comportamento.
- LAURA: di conseguenza, Kant polemizza aspramente contro tutte le morali eteronome, cioè contro tutti quei sistemi che pongono il fondamento del dovere in forze esterne all’uomo e alla sua ragione, facendo scaturire la morale, anziché dalla pura “forma” dell’imperativo categorico, da principi materiali.
- SIMONE: esatto! Tanto, che nella Critica della ragion pratica, Kant stabilisce una tavola dei motivi pratici materiali, dividendoli in motivi soggettivi ed oggettivi e criticando queste dottrine eteronomiche, sia che pongano il principio della moralità nel piacere o nell’utile oppure nella felicità o nella volontà di Dio, perché in qualunque modo rendono impossibile la libertà e l’universalità della legge morale.
- LAURA: e detto questo, siamo ormai giunti alla fine…Per diciamo concludere che virtù e felicità, in questo mondo non sono mai congiunte, in quanto lo sforzo di essere virtuosi e la ricerca della felicità sono due azioni distinte e per lo più opposte; di conseguenza, virtù e felicità costituiscono l’antinomia etica per eccellenza, che forma l’oggetto specifico della “Dialettica” della Ragion pratica. Kant afferma che l’unico modo per uscire da tale antinomia è di “postulare” un mondo dell’aldilà in cui possa realizzarsi ciò che nell’aldiqua risulta impossibile: ovvero l’equazione virtù=felicità. I postulati di Kant sono quelle proposizioni teoretiche non dimostrabili che ineriscono alla legge morale come condizione della sua stessa esistenza e pensabilità.
- SIMONE: i postulati tipici di Kant sono tre: l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio, la libertà. Riguardo al primo possiamo dire che: poiché solo la santità, cioè la conformità completa della volontà alla legge, rende degni del sommo bene e poiché la santità non è mai realizzabile nel nostro mondo si deve per forza ammettere che l’uomo, oltre il tempo finito dell’esistenza, possa disporre, in un’altra zona del reale, di un tempo infinito, grazie a cui progredire all’infinito verso la santità.
Riguardo al secondo possiamo dire che: il secondo elemento del sommo bene, cioè la felicità proporzionata alla moralità, risulta possibile solo se si postula l’esistenza di Dio, ovvero la credenza in una volontà santa ed onnipotente che faccia corrispondere la felicità al merito.
Riguardo al terzo, che si affianca ai due postulati religiosi, possiamo dire che è la condizione stessa dell’etica, e che nel momento stesso in cui prescrive il dovere presuppone anche che si possa agire o meno in conformità di esso e che quindi si sia sostanzialmente liberi.
- LAURA: e con questo riguardo all’etica è tutto…Contenta Ary?!
- ARIANNA: davvero, ragazzi, io non so come ringraziarvi…Il fantastico voto di filo, lo dedicherò a voi…Ma…se mi dite qualcosa anche riguardo la politica, sarà indubbiamente un voto migliore!
- LAURA: Ary…Uffi!!! E va bene, ma solo perché sei tu!
- ARIANNA: grazie angioletto mio!!! Sapevo di poter contare su di te!
- LAURA: il problema politico, viene affrontato nel saggio “Per la pace perpetua”, in questo testo egli propone l’elaborazione di un progetto politico dettagliato utile alla concreta realizzazione della pace tra i popoli. Tale progetto include tre “articoli definitivi”, nei quali si stabiliscono le condizioni necessarie per conseguire una pace internazionale e duratura. Il primo articolo prescrive che la costituzione di ogni stato deve essere repubblicana e quindi non dispotica; il secondo prescrive che il diritto internazionale deve fondarsi sopra una federazione di liberi stati; in fine il terzo prescrive che il diritto cosmopolitico, che regola i rapporti tra uno Stato e i cittadini stranieri, deve essere limitato alle universali condizioni di una universale ospitalità.
Con questo abbiamo davvero finito!!!
- ARIANNA: Simone, Laura, non so davvero come fare a ringraziarvi!!! Sarò vostra schiava fedele per il resto della mia vita!!!

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