Idealismo

Materie:Riassunto
Categoria:Filosofia

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IDEALISMO E ROMANTICISMO: CARATTERI GENERALI

LO STURM UND DRANG
Nella cultura tedesca di fine ‘700 l’opera di Kant rappresentт il culmine del pensiero razionalistico ed illuministico; tuttavia nel pensiero di Kant erano presenti, soprattutto nella Critica del giudizio, anche quei motivi che furono poi utilizzati dai primi pensatori romantici per attaccare il razionalismo illuminista e sostituirlo con concetti e modelli nuovi.
In realtа, prima ancora che Kant scrivesse i suoi capolavori (negli anni ’80 e ’90), in piena etа illuministica, cioи negli anni ’70, si era sviluppato nella cultura tedesca un movimento che giа aveva cominciato ad erodere e a smantellare alcune delle basi teoriche dell’illuminismo e che, pur esaurendosi nel breve volgere di alcuni anni, ebbe una forte influenza nella Germania intellettuale di fine ‘700. Si trattт dello Sturm und drang (tempesta ed impeto), nome tratto dal titolo di un dramma teatrale di Maximilian Klinger, che fu anche uno dei suoi primi esponenti.
Ad esso aderirono giovani filosofi e letterati come Leisewitz, Wagner, Muller e soprattutto Lenz, che formulт la poetica del movimento. Parteciparono inoltre al nuovo movimento, nella loro etа giovanile, anche Herder, Schiller e Goethe. Lo Sturm und drang si impose nel panorama tedesco come centro di intellettuali contestatori che non si identificavano nй con i valori etici e razionalistici dell’illuminismo nй con il conservatorismo politico e sociale della Germania del tempo.
I seguaci dello Sturm non condividevano ad esempio la visione meccanicistica e materialistica della natura tipica della scienza moderna e dell’illuminismo e propugnavano invece il ritorno ad una concezione finalistica: la natura non era affatto una macchina ma costituiva invece un sistema organico e vivente, una totalitа animata da una energia cosmica infinita e divina.
Gli sturmisti inoltre esaltarono, contro le gabbie e i limiti dell’intelletto, il sentimento, l’intuito, la fede religiosa, la creazione artistica, ossia quelle facoltа e quelle esperienze che non rientravano nei canoni e nel dominio della razionalitа illuministica e scientifica. In particolare nel genio artistico videro, platonicamente, una sorta di misterioso e divino potere: l’artista era una sorta di demiurgo, le cui opere riproducevano il mistero, la forza e l’intelligenza attraverso cui la natura stessa formava le cose.
Alla base della creazione artistica c’era soprattutto una libertа assoluta e ribelle rispetto a qualsiasi regola prestabilita e a qualsiasi vincolo estetico, etico o sociale. Tale libertа era quella della fantasia e dell’immaginazione, da cui in modo particolare nascevano la bellezza e la poesia, spesso alimentate da forti ed impetuose passioni. Lo Sturm d’altra parte rifiutт il modello estetico neoclassico (basato quindi sui canoni dell’armonia, del decoro e della misura) che l’illuminismo, soprattutto quello francese, aveva fatto proprio, e contrappose ad esso lo stile gotico, che rappresentava la piщ genuina e autentica espressione dello spirito nazional-popolare tedesco.
Per tutte queste ragioni il movimento dello Sturm und drang и stato considerato dagli storici come un precorrimento ed un’anticipazione della filosofia romantica: i suoi temi infatti furono poi largamente utilizzati e sviluppati proprio dal romanticismo.
Negli anni ’80 lo Sturm und drang andт progressivamente esaurendosi mentre si affermт vigoroso il nuovo razionalismo kantiano; gli stessi esponenti dello Sturm evolsero poi verso altre posizioni ma i loro semi furono raccolti da pensatori e letterati che, all’inizio del nuovo secolo, cominciarono a smantellare il sistema ideologico dell’illuminismo, proponendo proprio alcune di quelle tematiche antirazionalistiche che erano state tipiche dello Sturm.

ROMANTICISMO ED IDEALISMO
Su questa scia si posero ad esempio pensatori significativi, come Georg Hamann e Friedrich Jacobi, i quali segnarono in un certo senso il passaggio dall’illuminismo al romanticismo, sviluppando una forte polemica contro l’esaltazione illuministica della razionalitа scientifica: simbolo di tale razionalitа era stato Kant, soprattutto il Kant scientifico della Ragion pura, che aveva teorizzato l’esistenza di un intelletto analitico ed astratto, che si limitava a distinguere e separare e che era incapace di cogliere la natura profonda delle cose, il loro principio unitario, il loro costituire una totalitа organica infinita. Tale intelletto scientifico ed illuministico negava d’altra parte la trascendenza del divino e tendeva ad affermare una concezione del mondo atea o panteistica.
Hamann ad esempio, contro le pretese velleitarie della scienza e l’insufficienza della ragione, propose di affidarsi all’esperienza della fede: essa era un sentimento, ossia una credenza (intesa un po’ alla maniera di Hume) che permetteva di superare in modo immediato e diretto le scissioni kantiane tra soggetto e oggetto, tra fenomeno e noumeno, tra divino e umano, tra scienza e moralitа ecc. e che permetteva di cogliere quindi la coincidentia oppositorum che caratterizzava la realtа.
Sulla stessa falsariga si pose Jacobi, il quale perт insistette soprattutto sul tema dell’assoluta trascendenza di Dio rispetto al mondo e sul suo carattere decisamente personale, contro le tendenze ateistiche, deistiche (Dio generico ed impersonale) e panteistiche largamente diffuse nell’illuminismo europeo. La razionalitа astratta era responsabile di questi errori che, secondo Jacobi, avevano trovato la loro sintesi massima nella filosofia di Spinoza, generatrice di ateismo e panteismo. Famosa e dura fu la polemica condotta da Jacobi contro lo spinozismo, anche se essa ebbe poi l’effetto contrario di diffondere sempre piщ il pensiero di Spinoza nella cultura tedesca (Spinoza infatti divenne un punto di riferimento fondamentale dell’idealismo).
Nei primi anni del XIX secolo, soprattutto in Germania, si sviluppт un intenso dibattito filosofico intorno al significato da dare alla kantiana cosa in sй: i pensatori che si distinsero in tale dibattito furono soprattutto Reinhold, Schulze e Maimon.
Il Reinhold, approfondendo le tematiche kantiane, elaborт la teoria della rappresentazione. Conoscere significava rappresentare e la rappresentazione implicava a sua volta due elementi distinti, il rappresentante (il soggetto) e il rappresentato (l’oggetto): tutti i dualismi kantiani potevano essere risolti all’interno del rapporto rappresentante-rappresentato. Da tale rapporto veniva perт esclusa la cosa in sй, che costituiva un quid non rappresentabile.
Piщ estrema fu la posizione di Schulze, che criticт il concetto di cosa in sй evidenziandone la contraddittorietа: infatti da un lato essa veniva dichiarata inconoscibile, dall’altro se ne ammetteva in qualche modo l’esistenza, considerandola causa nascosta dei fenomeni. Ciт implicava perт la presenza di un dogmatismo kantiano che andava negato riproponendo la posizione scettica di Hume.
Maimon infine liquidт la teoria della cosa in sй sostenendo che essa, lungi dal costituire un qualcosa di esterno al pensiero, era da intendere piuttosto come un concetto limite interno alla coscienza, analogo alle piccole percezioni di Leibniz.
Proprio su quest’ultimo versante si mosse la riflessione di J. Fichte (1762-1814), che fu sicuramente l’iniziatore dell’idealismo filosofico tedesco: egli infatti partм dalla filosofia trascendentale di Kant e la trasformт in senso metafisico ed idealistico. Fondamentale fu quindi l’influenza di Fichte sul movimento romantico. A questo proposito occorre precisare che l’idealismo tedesco s’intrecciт strettamente con la nuova visione romantica, anche se i due movimenti non si identificarono del tutto e su tutto, poichй ad esempio l’idealismo si presentт prevalentemente come una forma di razionalismo assoluto (soprattutto con Hegel), mentre il romanticismo filosofico e letterario esaltт soprattutto le dimensioni non razionali della vita e della natura (ad esempio l’arte o la fede religiosa). Tuttavia, su molte tematiche, la vicinanza e le affinitа tra idealismo e romanticismo furono notevoli ed innegabili.
D’altra parte romanticismo ed idealismo furono movimenti essenzialmente tedeschi: la Germania fu il centro della grande cultura romantica europea, cosм come la Francia lo era stata per l’illuminismo. Questa componente nazionale non и da sottovalutare per la comprensione complessiva di questi movimenti intellettuali giacchй, sotto alcuni aspetti, romanticismo ed idealismo furono considerati anche come una sorta di reazione dello spirito tedesco piщ autentico alla tendenza egemonica della cultura razionalistica francese del ‘700.
La genesi della cultura idealistico-romantica и da collegare quindi anche all’idea di una riscossa politico-culturale della Germania, dopo la grave umiliazione del periodo napoleonico (occupazione della Prussia nel 1806 e sottomissione degli altri Stati tedeschi): nei circoli borghesi, intellettuali ed universitari dei vari Stati si diffuse rapidamente la consapevolezza della necessitа di dare avvio ad un processo di unificazione politica nazionale che restituisse dignitа, forza e grandezza alla Germania, e furono proprio questi intellettuali gli esponenti di punta della nuova cultura romantica.
I centri di questa cultura furono soprattutto le universitа di Jena e di Berlino, dove operarono i suoi esponenti piщ significativi, tra i quali occorre ricordare Novalis, Holderlin, i fratelli Schlegel, Schleiermacher, Jacobi. Per quanto concerne il discorso piщ strettamente filosofico, nell’ambito delle discussioni sorte intorno al kantismo, emerse e s’impose, come giа detto, la figura di Fichte: Fichte andт ben oltre Kant ed approdт ad una posizione decisamente metafisica. Egli, come abbiamo accennato, operт una vera e propria trasformazione in senso idealistico del criticismo kantiano: la filosofia di Kant, che aveva avuto una netta impostazione critico-metodologica, cioи scientifica ed antimetafisica, venne metafisicizzata ed assolutizzata dall’idealismo fichtiano. Comunque si possono cosм riassumere le trasformazioni del kantismo operate dall’idealismo:
1) l’Io penso, che per Kant aveva rappresentato l’unitа di un soggetto pensante finito e limitato, divenne un soggetto infinito ed assoluto: per Fichte e per l’idealismo il singolo soggetto umano infatti non aveva realtа se non all’interno di un Io universale, sovraindividuale ed assoluto. Ogni individuo, ogni soggetto pensante quindi appariva come una semplice determinazione particolare di uno spirito infinito senza il quale lo stesso singolo non avrebbe avuto alcuna ragion d’essere, non avrebbe avuto senso: ogni ente particolare infatti esisteva solo in virtщ della sua relazione con il tutto, la singolaritа era quindi solo un’astrazione. Per l’idealismo dunque ogni uomo era portatore ed espressione di un principio infinito che lo attraversava e lo superava.
2) La cosa in sй (il noumeno) di Kant scomparve: gli idealisti infatti annullarono la cosa in sй in quanto, dal loro punto di vista metafisico, la distinzione tra fenomeno e noumeno non aveva alcuna ragion d’essere. Quella dimensione infinita e incondizionata, che era stata dichiarata inaccessibile alla conoscenza scientifica, finм con l’identificarsi proprio con il soggetto assoluto, ossia con l’io infinito, con il pensiero infinito, con lo spirito universale. Il soggetto pensante assolutizzato assorbм in sй il noumeno kantiano, proprio perchй per gli idealisti il pensiero divenne un’essenza metafisica sovraindividuale ed infinita.
3) Scomparve la distinzione netta e fondamentale tra causa cognoscendi (le condizioni che rendevano possibile la pensabilitа e la conoscenza di qualcosa) e causa essendi (le condizioni in virtщ delle quali un ente esisteva, la sua ragion d’essere), cioи scomparve la separazione tra pensiero e natura. Kant infatti aveva distinto nettamente tra il piano logico, del pensiero, e quello ontologico, della realtа esterna: il pensiero era autonomo rispetto al mondo e viceversa, pensare una realtа non implicava la sua esistenza reale. Per gli idealisti invece pensiero e realtа, logica ed ontologia, soggetto e oggetto, idea e natura, res cogitans e res extensa (tutti termini diversi per indicare la medesima cosa) coincidevano, erano cioи soltanto le due facce di un’unica realtа assoluta, erano i due termini di un’unica indissolubile relazione dialettica (in una relazione dialettica ogni posizione, ogni tesi, implica il suo contrario, cioи la sua negazione, la sua antitesi). Mentre per Kant e per l’illuminismo era possibile immaginare un pensiero esistente anche “senza” la natura e viceversa, in quanto la dimensione logica risultava autonoma ed indipendente rispetto all’ontologia, per l’idealismo invece, sulle orme di Spinoza e ritornando per certi aspetti alle posizioni della filosofia greca arcaica (nella quale non sussisteva ancora una vera differenza tra logica ed ontologia), non aveva senso parlare di un pensiero separato dal mondo esterno e di un mondo esterno che non implicasse a sua volta un pensiero infinito che lo pensava. L’idealismo quindi unificт dialetticamente, nel concetto di Assoluto, logica ed ontologia, pensiero ed essere, soggetto ed oggetto, anche se, diversamente dalla filosofia antica e medioevale, era la logica, ossia il pensiero, a fondare l’ontologia, la realtа esterna: infatti il pensiero (l’Io infinito, l’Idea) era il primum, costituiva cioи l’origine da cui partire per comprendere il processo del reale e per costruire una totalitа metafisica.
4) Nuovo rapporto tra intelletto e ragione: in Kant l’intelletto aveva rappresentato la vera facoltа conoscitiva del pensiero razionale, quella facoltа che consentiva di pensare l’oggetto e le sue relazioni, mentre la ragione, con le sue idee trascendentali, tendeva ad oltrepassare i confini del mondo fenomenico per accedere alla dimensione noumenica. La ragione perт, nel suo vano tentativo, finiva per costruire un sapere non scientifico (quale era quello metafisico). Per tali ragioni si puт dire che Kant considerasse in un certo senso l’intelletto come la facoltа conoscitiva superiore. Per l’idealismo invece era vero esattamente il contrario, la ragione cioи risultava qualitativamente superiore all’intelletto, in quanto era una ragione dialettica, capace di superare ed unificare, in una sintesi finale, tutte le distinzioni e le opposizioni poste dall’intelletto (umano e divino, pensiero e natura, finito ed infinito, universale e particolare, fenomeno e noumeno, soggetto ed oggetto ecc.). Quello che in Kant si presentava come difetto e debolezza (la tendenza metafisica) diventava motivo di superioritа per l’idealismo. L’intelletto infatti venne decisamente declassato dagli idealisti in quanto considerava gli aspetti della realtа ben distinti e separati tra loro e si atteneva rigorosamente ai principi di identitа e di non contraddizione. Con l’intelletto si poteva costruire solo la scienza ma non un sapere assoluto. Solo la ragione dialettica, organo di un sapere filosofico considerato superiore alla scienza, era in grado di fornire una visione unitaria del reale, superando tutte le distinzioni dell’intelletto e riconducendole ad un principio unitario assoluto. Questa ragione dialettica andava oltre gli stessi principi di identitа e di non contraddizione in quanto affermava l’identitа degli opposti (A implica nonA), considerava cioи l’opposizione tra due termini come essenziale al processo della vita (ogni aspetto della realtа implica il suo contrario e da tale opposizione nasce una nuova forma, una nuova posizione, una sintesi).

Sulla base di questi aspetti si possono indicare schematicamente alcuni dei capisaldi teorici dell’idealismo o del romanticismo filosofico e letterario:
A) rapporto organico e dialettico tra finito ed infinito, tra particolare ed universale. Come giа si accennava, la filosofia romantico-idealistica considerava ogni ente finito (un singolo uomo, un ente della natura) come portatore di un principio infinito che lo fondava, lo attraversava e lo rendeva possibile, esprimendosi attraverso esso. La singolaritа e la particolaritа erano quindi realtа solo apparenti e comunque venivano assorbite nell’ambito di una totalitа assoluta ed infinita (la natura infinita, il pensiero infinito, la divinitа).
B) Nuova concezione della dialettica: questo termine risaliva alla filosofia antica, era stato giа usato da Zenone (scuola eleatica) e poi soprattutto dai sofisti, da Platone e da Aristotele.
Nella filosofia antica la dialettica era stata intesa soprattutto come una tecnica logico-discorsiva, era l’arte dell’argomentare e del confutare, ma in Platone essa aveva assunto un significato decisamente ontologico, in quanto la dialettica fu considerata dal grande filosofo come la scienza suprema delle idee che, in quanto tale, implicava una conoscenza profonda della struttura del mondo (mondo sensibile copia del mondo ideale). L’idealismo sviluppт proprio questa concezione platonica della dialettica: essa infatti non era soltanto una semplice tecnica logico-discorsiva, non riguardava solo il pensiero, ma si poneva come ontologia, ossia come legge suprema di tutta la realtа, quindi del pensiero, della natura e della storia umana. Non esisteva un solo aspetto del reale, della vita, che non obbedisse alla legge dell’opposizione dialettica: l’essere stesso era un essere dialettico.
Dialettico, dal punto di vista idealistico, significava che ogni determinazione del reale (un’idea, un ente, una qualitа ecc.) presupponeva il suo opposto, implicava la propria negazione: ogni cosa era se stessa solo in quanto rimandava al suo contrario (come si vede era una ripresa della vecchia idea della filosofia greca antica basata sulla relazione tra coppie di opposti, vedi soprattutto Eraclito e la sua teoria dell’archй inteso come unitа degli opposti). La realtа quindi era insieme affermazione di qualcosa e sua negazione. Il pensiero filosofico dell’idealismo riprese dunque questo motivo tipico dei greci e lo rielaborт in senso dinamico-processuale.
La realtа era un processo, ossia un divenire che si esplicava attraverso tre momenti: tesi, antitesi e sintesi. Infatti ogni cosa in primo luogo poneva se stessa, costituendosi come tesi (posizione); ma ogni posizione implicava necessariamente il suo opposto e rimandava ad esso, generando cosм l’antitesi (negazione).
Dal contrasto tra tesi e antitesi, tra posizione e negazione, nasceva la sintesi, ossia una nuova posizione, che racchiudeva in sй i due momenti precedenti ma andava oltre essi, in quanto li aveva unificati e superati, generando qualcosa di nuovo, che non c’era nй nella tesi nй nell’antitesi (applicando, ad esempio, questo schema dialettico al piano della storia umana possiamo dire che se il mondo antico greco-romano era la tesi, il medioevo si era posto come sua antitesi, cioи come suo ribaltamento e sua negazione; da tale opposizione dialettica era nata la sintesi, ossia l’etа moderna, che aveva ereditato tutta la ricchezza del passato trasformandola in qualcosa di nuovo). Ogni sintesi a sua volta costituiva una nuova posizione, da cui si ripartiva per un nuovo processo: la vita pertanto era un infinito divenire dialettico.
C) Visione organicistica e finalistica: riprendendo le idee presenti nella Critica del giudizio di Kant, l’idealismo si pose contro la concezione meccanicistica del reale, tipica della scienza moderna, che aveva ridotto ogni aspetto del mondo, quindi anche i fenomeni vitali ed organici, ai due concetti base della materia estesa e del movimento. Gli idealisti non accettarono tale riduzione ed affermarono il valore autonomo della struttura organica e finalistica del mondo, interpretandola perт in chiave dialettica.
Il mondo, per questi filosofi, non era una macchina semovente composta da pezzi collegati meccanicamente tra loro, ma era invece un organismo dialettico vivente: a tutti i livelli il reale era strutturato organicamente nel senso che, come abbiamo visto nella Critica del giudizio di Kant, ogni parte esisteva in funzione di una totalitа organica rispetto a cui stabiliva un rapporto di distinzione ed unitа. Cosм ad esempio, in una pianta o in un animale, i singoli organi, pur svolgendo una propria specifica funzione, si rapportavano alla vita del tutto organico di cui erano parte; oppure nella societа ogni individuo, pur perseguendo scopi ed interessi particolari, contribuiva tuttavia al bene generale della comunitа a cui apparteneva e da cui non poteva prescindere. Nella concezione finalistica quindi ogni parte svolgeva un ruolo insostituibile, vitale e qualitativamente determinato, non era un pezzo intercambiabile che trasmetteva meccanicamente il movimento.
Non solo la natura, considerata nei suoi diversi livelli, ma anche il pensiero, lo spirito infinito dell’uomo, costituiva una totalitа organica e processuale, poichй ogni idea o conoscenza, ogni determinazione della coscienza, rimandava sempre ad un sistema di pensiero unitario ed onnicomprensivo, che sintetizzava tutti i contenuti e tutte le funzioni e che evolveva secondo le leggi dell’opposizione dialettica. Pertanto il meccanicismo di Galilei, Cartesio, Hobbes e Newton venne completamente liquidato dalla filosofia idealistica in quanto ritenuto incapace di cogliere la vita processuale, finalistica, dialettica che caratterizzava la natura, lo spirito e la storia.
D) Storicismo: l’idealismo fu quella corrente filosofica che sviluppт soprattutto la concezione storicistica (un’idea che, come si ricorderа, si affacciт giа nella filosofia di Giambattista Vico). Lo storicismo considerava tutta la realtа, soprattutto quella umana, subordinata alla legge suprema del divenire temporale. Lo spirito universale dell’uomo, l’essenza umana (ma anche la vita della natura), non era infatti una realtа statica ed immodificabile ma costituiva invece un’entitа dinamica, che evolveva, cambiava e si realizzava attraverso il processo storico-temporale. La storia quindi non venne interpretata dagli idealisti come un semplice processo lineare, quantitativo e cumulativo, non si risolveva cioи in una mera accumulazione di fatti e di momenti, in un andare avanti progredendo, come se ogni epoca e civiltа costituisse un semplice “in piщ” quantitativo rispetto al passato (cosм era stata piщ o meno concepita dall’illuminismo).
Per l’idealismo invece la storia era un processo basato su momenti qualitativamente diversi ed insostituibili, ognuno dei quali era nello stesso tempo la necessaria continuazione del precedente e la premessa, altrettanto necessaria, del successivo. Pertanto, secondo la visione storicista, il divenire storico si configurava soprattutto come processo qualitativo, irreversibile e finalistico, governato dalle leggi della dialettica. Se ogni aspetto della realtа era il prodotto di un simile processo, allora non esistevano realtа e veritа metastoriche, niente si dava e nulla si poneva al di fuori e al di lа della storia: cultura, economia, diritto, politica, religione ecc. erano tutte realtа storiche, relative quindi al loro tempo; ogni veritа era figlia del tempo, dal momento che la stessa essenza dell’uomo era storica, si realizzava cioи solo all’interno del divenire temporale.
Abbiamo accennato al fatto che l’idealismo filosofico di pensatori come Fichte ed Hegel si presentasse come una forma di razionalismo assoluto, in cui si metteva l’accento sul carattere profondamente razionale della realtа e si esaltava la conoscenza filosofica intesa come forma di sapere razionale supremo, in grado di cogliere l’Assoluto (= unitа di pensiero e natura, di umano e divino, di particolare ed universale).
Diversa fu invece la prospettiva dei romantici e di Schelling, il filosofo idealista piщ vicino ad essi. Volendo schematizzare alcune posizioni teoriche tipicamente romantiche si possono indicare questi punti:
1) esaltazione della natura, considerata come un organismo vivente infinito, come una sorta razionalitа inconsapevole che tendeva verso la consapevolezza e che non era affatto inferiore al pensiero. Anzi la natura era vista dai romantici come l’espressione piщ diretta, adeguata e potente dell’Assoluto.
2) Esaltazione delle forme o facoltа conoscitive non razionali, come l’intuizione e il sentimento, di cui avevano giа parlato Kant e gli empiristi inglesi. Proprio il sentimento consentiva di cogliere quegli aspetti profondi del reale che invece l’intelletto razionale e scientifico non solo non riusciva a cogliere ma tendeva addirittura a negare: la bellezza, il sublime, finalismo della natura, la divinitа.
3) Esaltazione dell’arte e della religione, intese appunto come forme di conoscenza sentimentale superiori alla razionalitа scientifica e filosofica. Il pensiero razionale si fermava alla superficie esteriore delle cose e non perveniva all’intuizione dell’Assoluto, che invece era resa possibile dal sentimento estetico e da quello religioso. L’unitа organica e dialettica di pensiero e natura, di finito ed infinito, di umano e divino, che stava alla base dell’arte e della religione, non poteva essere espressa adeguatamente da un concetto logico, come riteneva Hegel, ma poteva essere invece solo sentita ed intuita in modo immediato e diretto, in modo prerazionale, quasi inconsapevole.
4) Contrapposizione permanente tra ideale e reale: il mondo cosм come era si presentava sempre inadeguato rispetto all’ideale, al fine universale che operava nelle cose e nella storia e che le orientava verso forme superiori. Il poeta e il filosofo romantico si sentivano quindi in conflitto con la realtа circostante, con la societа, proprio perchй esse erano ben lontane dall’esprimere quell’ideale che ancora non si realizzava: anzi i valori dominanti erano agli antipodi rispetto a quelli vagheggiati dagli intellettuali romantici.
5) Mitizzazione del passato, soprattutto del Medioevo: a questo presente meschino e deludente veniva spesso contrapposto un passato idealizzato, ricco di poesia, ingenuitа, purezza e sentimento. Soprattutto il Medioevo era stato l’epoca degli ideali, delle emozioni, dei sentimenti profondi, del mistero, della vita vissuta in modo naturale, immediato, diretto, istintivo. Tutto ciт aveva contribuito a rendere bella, poetica ed attraente la vita dell’uomo medioevale, rispetto a cui la vita presente appariva in tutto il suo squallore e in tutta la sua meschinitа.
6) Esaltazione dei valori etnici e nazionali, in contrapposizione al cosmopolitismo illuministico. Gli uomini non erano uguali e non lo erano nemmeno i popoli perchй essi esprimevano valori, culture, linguaggi, forme di vita differenti da luogo a luogo, da civiltа a civiltа. Non si poteva estrapolare un singolo dalla comunitа organica a cui apparteneva, dalla sua storia, dalle sue radici profonde, da quell’orizzonte culturale, nazionale ed etnico da cui proveniva e in cui si realizzava secondo una propria originalitа. L’uomo universale dell’illuminismo era dunque solo un’astrazione filosofica ed intellettuale, era un uomo senza identitа. A questo proposito occorre ricordare che le posizioni politiche di buona parte del movimento romantico (tranne alcune eccezioni) furono prevalentemente conservatrici, se non proprio reazionarie, e comunque, anche quelle piщ liberali, esaltarono i valori della patria, della nazione, dell’identitа linguistica, culturale, religiosa.
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