I sofisti e socrate

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Testo

I SOFISTI
Il termine “sofista”
Una volta il termine “sofista” era sinonimo di saggio, cioè di un uomo che conosceva tecniche particolari e che era dotato di una vasta cultura generale [Pitagora].
Verso la metà del 5° sec. a.C. la parola “sofista” diventa sinonimo di intellettuale che sa inventare argomentazioni sottili e che si presenta come un educatore dei giovani a pagamento. Questo fatto appariva scandaloso agli aristocratici di allora, ma furono soprattutto Platone e Aristotele a giudicare i sofisti falsi sapienti, interessati più ai soldi che alla verità.
La “rivoluzione” dei sofisti
Il merito principale dei sofisti consiste nell’avere operato una vera e propria “rivoluzione filosofica”: invece di ricercare il “principio” del cosmo, i Sofisti si dedicarono alla politica, alla religione, alla lingua e all’educazione, divenendo così i filosofi dell’uomo e della città.
L’ambiente storico-politico
Atene aveva appena vinto la guerra contro i Persiani e dopo tutto ciò ci fu una rapida espansione navale.
Dal punto di vista sociale ci furono:
• La crisi dell’aristocrazia
• La crescita del potere della borghesia cittadina
• L’allargamento dei traffici e dei commerci
• Il raffinamento delle tecniche e
• L’avvento della democrazia
La democrazia
Durante la vita attiva della polis democratica i cittadini dovevano partecipare alle assemblee, prendervi la parola,far valere la propria opinione ecc. ecc. A queste necessità pongono rimedio i sofisti che danno lezioni di grammatica e retorica [la loro creazione fondamentale fu la retorica, cioè l’arte di persuadere il pubblico attraverso ragionamenti suggestivi e ben costruiti] ai giovani appartenenti al ceto dirigente per renderli abili negli affari e nella politica.
Le caratteristiche culturali della sofistica
a) La Sofistica può considerarsi una specie di “illuminismo greco” che insegnò l’uso spregiudicato del sapere.
b) I Sofisti hanno riconosciuto il valore formativo del sapere: essi affermano che la virtù dipende dal sapere, per questo si propongono non solo di aumentare le conoscenze, ma anche di diffonderle.
PROTAGORA

Il primo e il più importante esponente della Sofistica fu Protagora.
- Nacque ad Abdera (nella Tracia) intorno al 490 a.C.
- Tenne scuola in diverse città, fermandosi più volte ad Atene
- Le sue idee spregiudicate in fatto di religione gli crearono, però, notevoli opposizioni e un’accusa di empietà, per cui dovette allontanarsi da Atene.
L’uomo misura di tutte le cose
La tesi fondamentale di Protagora è: “L’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che sono, in quanto sono, delle cose che non sono, in quanto non sono”: tutto questo vorrebbe dire che l’uomo è colui che giudica della realtà o meno delle cose e del loro significato.
Secondo una prima interpretazione di Platone la tesi di Protagora significherebbe che le cose appaiono diversamente a seconda delle persone e delle circostanze (oggi per me è caldo, invece per te è freddo).
Da una seconda interpretazione tutto ciò vorrebbe dire che gli individui giudicano la realtà tramite parametri comuni, tipici della specie umana; invece per una terza interpretazione ognuno valuta le cose secondo il gruppo sociale di appartenenza.
In conclusione, l’uomo che intende Protagora è misura delle cose ai vari livelli della sua umanità: come singolo, come comunità, come specie. Infatti, egli giudica le cose come singolo, che però è influenzato dai parametri culturali del suo gruppo sociale e, più in generale, dell’umanità intera.
GORGIA
L’altra grande figura della Sofistica fu Gorgia da Lentini che ha una dottrina più negativa circa le possibilità di conoscere che ha l’uomo.
Nacque verso il 485 in Sicilia e sembra sia morto a Larissa in Tessaglia a 109 anni.
L’essere è inconoscibile e incomunicabile
Nello scritto Sul non essere o sulla natura Gorgia espone le sue tre tesi fondamentali:
1. Nulla c’è.
2. Se anche qualcosa c’è, non è conoscibile dall’uomo.
3. Se anche è conoscibile, è incomunicabile agli altri.
TESI N.1 T In altre parole, più che il mondo concreto che ci sta dinanzi, Gorgia, intende probabilmente smentire la possibilità di affermare un senso ultimo e definitivo che spieghi la struttura della realtà. La sua polemica è diretta contro il tentativo dei primi filosofi di ricercare il “principio” ultimo di tutte le cose e che dà senso al mondo.
TESI N.2 T Nella seconda tesi Gorgia afferma che, anche se esistesse questo principio, noi non lo potremmo conoscere, in quanto per poterlo conoscere dovremmo presupporre che la nostra mente pensi solo ciò che esiste, cosa impossibile.
TESI N.3 T Nella terza tesi Gorgia afferma che anche se la realtà fosse conoscibile non sarebbe spiegabile con le parole, poiché il linguaggio appartiene alla realtà e non è in grado di dirla verbalmente né di comunicarla agli altri.
SOCRATE
La vita e la figura
Nacque ad Atene nel 470 o 469 a.C..
Il padre, Sofronisco, era uno scultore e la madre, Fenarete, levatrice.durante la sua giovinezza visse ad Atene e studiò probabilmente geometria e astronomia. Sia allontanò da Atene solo tre volte per compiere il suo dovere di soldato.
Si tenne lontano dalla vita politica; la sua vocazione fu la filosofia, ma egli intese la ricerca filosofica come un esame incessante di sé stesso e degli altri.
La sua personalità aveva qualcosa di strano e inquietante che non sfuggiva a quelli che l’avvicinavano e che l’ hanno descritto.
Nonostante avesse dedicato la sua intera esistenza alla filosofia, non scrisse nulla su di essa, forse perché ritenne che la ricerca filosofica non poteva essere continuata da uno scritto dopo di lui.Per Socrate nessuno scritto può dirigere il filosofare; può comunicare una dottrina, non stimolare la ricerca.
Le fonti principali di cui possiamo usufruire sono quelle di:
- Aristofane (commediografo) la sua testimonianza è l’unica che risale a Socrate ancora vivente ed è contenuta nella commedia Le nuvole, rappresentata ad Atene nel 423 a.C.. Socrate, per Aristofane, rispondeva bene ai caratteri della commedia comica: era un personaggio concreto, con un aspetto fisico originale (viso da Sileno e occhi bovini) come le sue abitudini (andare per la città a piedi nudi e discutere sempre con tutti); egli ha delineato Socrate come “il peggiore sofista”.
Infatti, per i tradizionalisti, i filosofi erano una minaccia per l’ordine sia politico, sia sociale: i naturalisti con le loro indagini sulla natura avevano rinnegato le divinità del passato e ora i sofisti erano temuti ancora di più perché avevano evidenziato che le leggi sono relative, per cui in una città potresti commettere un reato, in un’altra no.
Argomenti in comune con i sofisti
Argomenti non in comune con i sofisti
1
Attenzione per l’uomo e disinteresse per le indagini naturalistiche
Amore per la verità
2
Cercare nell’uomo i criteri del pensiero e dell’azione
Rifiuto di ridurre la filosofia retorica ad un esibizionismo verbale fine a se stesso
3
Tendenza a mettere tutto in discussione e a non accettare nulla
Socrate non “vende” il sapere
4
Inclinazione per la dialettica

- SenofonteSscrive le sue opere molto tempo dopo la morte di Socrate. Egli ci presenta un Socrate moralista e predicatore.
- PlatonePè la fonte più importante e nei suoi Dialoghi ci dà l’immagine più tradizionale di Socrate (vedi dopo “Maieutica”).
- AristoteleAci presenta Socrate come lo “scopritore del concetto” e il ”teorico della virtù come scienza”.
Perché Socrate non era interessato alle indagini naturalistiche
Sembra quasi certo che Socrate, in un primo periodo della sua vita, abbia seguito con interesse le ricerche degli ultimi naturalisti. Tuttavia, deluso da tali indagini, si convinse ben presto che alla mente umana sfuggono inevitabilmente i perchè ultimi delle cose e che ad essa non è dato di conoscere con certezza l’ Essere e i principi del mondo.
Dopo ciò Socrate incominciò a intendere la filosofia come un’indagine in cui l’uomo tenta, con la ragione, di chiarire sé stesso: secondo lui, si è uomini se non fra uomini, in quanto ciò che ci rende così è proprio il rapporto con gli altri.
Egli, inoltre, è convinto che “una vita senza esame non è degna di essere vissuta”.
Il non – sapere
Quando Socrate conobbe la risposta dell’oracolo di Delfi, che lo proclamava il più sapiente fra gli uomini, interpretò tutto ciò come se l’oracolo avesse voluto dire che sapiente è soltanto chi sa di non sapere, cioè non si può dire nulla con sicurezza. Questa idea di sapere ha due aspetti:
1° positivo1solo chi sa di non sapere cerca di sapere,
2° negativo2invece chi si crede già in possesso della verità non sente il bisogno interiore di cercarla.
L’ironia
Nell’esame che Socrate sottopone agli altri, coinvolgendo anche se stesso, la sua prima preoccupazione è di renderli consapevoli della loro ignoranza.
L’ironia socratica è il metodo [gioco di parole] attraverso il quale Socrate arriva a dimostrare l’ignoranza dell’interrogato gettandolo nel dubbio e nell’inquietudine: quindi, nel momento in cui distrugge in lui la presunzione del sapere, il filosofo ha raggiunto il suo scopo invogliare alla ricerca del vero.
La maieutica
Tutto quello che fa con l’interrogato non significa che Socrate voglia comunicare dall’esterno una propria dottrina, ma soltanto stimolare l’ascoltatore a ricercarne dall’interno una sua propria. Da qui la celebre maieutica, o arte di far partorire di cui parla Platone, dicendo che Socrate aveva ereditato da sua madre la professione di ostetrico. Essa consiste nell’esaminare e mettere alla prova i giovani, in modo da capire se hanno delle idee valide da sviluppare o, al contrario, dei principi da tralasciare.
La virtù secondo Socrate
Secondo Socrate la virtù :
- Non è un dono gratuito, ma una faticosa conquista, in quanto l’essere uomini è il frutto di un’arte che è la più difficile e la più importante fra tutte.
- È una forma di sapere, ossia il prodotto della mente.
Dal punto di vista socratico, per essere uomini nel modo migliore è indispensabile riflettere, cercare e ragionare: in una parola è indispensabile riflettere in modo critico sull’esistenza.

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