Vercelli e le sue torri

Materie:Altro
Categoria:Storia

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Testo

LA TORRE DEI TIZZONI
La torre dei Tizzoni è situata in C.so Libertà, verso Porta Milano, ed è parte integrante del palazzo della famiglia ghibellina Tizzoni risalente alla metà del XV secolo.
Ha forma ottagonale che ripete i motivi morfologici della Torre dell’Angelo, anche se interventi di restauro e rifacimenti di fine Ottocento, precisamente nel 1874 su progetto dell’architetto Locarni, modificarono parzialmente l’aspetto originale; la torre fu infatti intonacata, vennero aperte tre finestre nella parte inferiore, furono rifatti il tetto e le bifore delle finestre sottostanti.
In epoca più recente la parte inferiore è stata rivestita in pietra.
La torre è provvista di belle piombatoie ed avanzi di grandi finestroni con decorazioni in cotto; fino al 1935 doveva essere più suggestiva, quando appariva completamente in cotto.
Il salone, a piano terreno, conserva nella volta a vela notevoli affreschi che riproducono una serie di divinità classiche di G.Caccia detto il Moncalvo (scuola vercellese del XVI secolo), secolo nel quale il palazzo venne restaurato; nel Settecento appartenne poi alla famiglia Mariani.
La famiglia Tizzoni ha origini antichissime. Si pensa che discenda da un tribuno militare che venne ucciso nella battaglia di Ravenna. Nel XII secolo, un suo nipote era divenuto podestà di Vercelli e tutti i suoi altri parenti divennero celebri nelle scienze e nelle lettere. I Tizzoni stettero sempre dalla parte Ghibellina e furono acerrimi nemici degli Avogadro. La figura più importante nel XII secolo fu Pietro Tizzoni, giovane ghibellino, ardimentoso guerriero che sconfisse i guelfi, guidati dagli Avogadro in una battaglia presso Trino (marzo 1329) che venne occupata ed incendiata.
Dopo questo sanguinoso scontro fu nominato vicario imperiale Riccardo Tizzoni, potente capo dei ghibellini vercellesi.
Nel 1334 dopo la vittoria degli Avogadro, la famiglia Tizzoni praticamente scompare dalla scena politica; da quell’anno non si hanno più notizie della stessa.
Nel 1335 subentrò in Vercelli la famiglia Visconti, con a capo il guelfo Azzone, che governò la città, per quasi un secolo.

A proposito della torre, che alcuni testi definiscono anche come “Torre della brava figlia” ricordiamo un’antica leggenda dai contenuti non verificabili: Pietro Tizzoni, invaghitosi di Maria Avogadro, la fece rinchiudere nella torre della sua casa; ella, nota ai vercellesi per le opere di carità, seppe resistere alle lusinghe del Tizzoni che le offriva la sua ricchezza in cambio dei suoi favori, contribuendo così alla pacificazione fra la famiglia ghibellina dei Tizzoni e quella guelfa degli Avogadro; provocò così con la sua fede il pentimento di Pietro Tizzoni (G.BO – M.GUILLA, pag.176).

LA TORRE DEI VIALARDI
La slanciata torre dei Vialardi è un fabbricato posto tra via Giovanni Achille Cagna e via Francesco Antonio Vallotti, che fu dimora dell’omonima famiglia. La torre, unica superstite quasi inalterata nella casa dei Vialardi, venne edificata agli inizi del XV secolo e si erge elegante, snella e diritta con un fusto ottagonale, in cui si aprono due finestre al di sopra di altri edifici addossati alla sua base. La parte superiore è formata da un primo livello di piombatoie poco sporgenti sormontato da un secondo livello dotato di otto finestre bifore orlate di fregi in terracotta, qualcuna cieca e murata dal lato nord ed in cima una copertura a travata a tese larghe. Si hanno notizie del rifacimento del tetto nel XIX secolo (R.ORDANO, Torri e castelli del Vercellese). Essa è, tra le torri vercellesi, probabilmente quella che ha meglio conservato il suo aspetto originario.
Entrando nel piccolo cortile, con ingresso in Via Cagna, sono visibili, affioranti dalle pareti perimetrali, le arcate di quello che,in antico era un portico rinascimentale e, più in alto, si scorge la traccia di un fregio ad affresco (assegnabile alla fine del ‘400- R.ORDANO, Torri e castelli del Vercellese) che decorava l’ambiente, con forse altre decorazioni.

Questo è il luogo in cui i Vialardi risiedettero fin dagli inizi del 1200, quando vi trasferirono dalle loro proprietà site in Via Duomo, di fronte a Palazzo Pasta, poiché in esse, mediante acquisto, vi si installò il Comune.
La famiglia dei Vialardi è fra le più antiche della città; infatti essa incominciò a fiorire verso la metà del XVI secolo e aveva anticamente la dimora nel XII secolo nella zona poi occupata dal primitivo palazzo comunale. Essa era una nobile famiglia di stirpe Manfredinga (F.VIGLIANO, Vercelli-famiglie nobili, pag 34), cioè di origine germanica e derivata dai Signori di Casalvolone. I Vialardi ebbero una notevole importanza nei secXII, XIII e XIV.
Di Vigliano (Vercelli-famiglie nobili) si ricorda un documento in cui è citato il nobile Manfredo Vialardi i cui antenati erano feudatari di Verrone investiti dal Vescovo di Vercelli da molte generazioni; nel 1183 la medesima investitura ai Vialardi fu confermata dall’Imperatore Enrico VI.
Dal 1235 al 1241 fu Vescovo di Vercelli Giacomo Vialardi detto Carnario.
Nel secolo XII la loro abitazione era nella attuale via del Duomo ed era una casa-forte con torre patrizia, edificata sui ruderi di antiche terme romane.
Nel 1203, il Consiglio di Credenza acquistò dai Vialardi la medesima casa-forte per trasformarla in Palazzo del Comune. I proprietari si trasferirono allora nell’attuale Via Vallotti e, nel secolo XIV, alzarono la torre, ancora superstite, detta tuttora Torre dei Vialardi.
Verrone fu il loro feudo più antico e principale: infatti i Vialardi di Verrone furono i primi signori del Biellese a prestare omaggio di fedeltà ai Savoia, precedendo di sei anni la dedizione della stessa città di Biella. Tutti i fratelli Vialardi ebbero rami importanti come, ad esempio Romualdo Vialardi che fu, nel 1655, Duca del Monferrato, o Giovanni, un altro fratello, che fu Senatore Ducale di Mantova; infine Carlo Antonio, quarto ed ultimo dei fratelli, fu Governatore della Piazzaforte di Casale nel 1678.
Della famiglia si perde il proprio potere politico nel XVIII secolo, in coincidenza con l’arrivo dei Visconti; dal secolo XVIII non compare più, in documenti ufficiali

LA TORRE DELL’ANGELO
La torre dell’Angelo è probabilmente la più nota in quanto domina la centralissima piazza maggiore della città di Vercelli, vale a dire piazza Cavour. Le altre torri civili sono: la Torre dei Tizzoni, la Torre dei Vialardi , quella annessa all’antica chiesa di San Marco, ovvero degli Avogadro e quella dell’antico Comune.
La struttura della torre dell’Angelo, di origine molto antica, ha una base quadrata sulla quale si innesta un corpo ottagonale tardo gotico concluso da lunghe caditoie medioevali. La sopraelevazione, con finestroni, ampie aperture ogivali in doppio ordine e la sommità merlata risale al 1875 ed è stata interpretata in stile neo-goticizzante dal geometra Angelo Bosso. Nell’incisione del Theatrum Sabaudiae, antica stampa della fine del XVII secolo, la torre rappresenta quasi embleticamente la città. In tale stampa la torre è riprodotta con un tetto sormontato da una sfera e non sono visibili le merlature, frutto del rifacimento ottocentesco che la privò del tetto originale. Recentemente restaurata a cura del Comune, che ne è il proprietario, esclusivamente per consolidare la struttura , essa è percorribile e visitabile, ma solo su richiesta, con qualche difficoltà e con molta prudenza. Dalla Torre dell’Angelo si gode infatti un bellissimo panorama del centro storico vercellese; poiché essa è un simbolo della città di Vercelli, avrebbe necessità di un attento recupero delle superfici esterne e dell’agibilità interna ed il sistema di reti, fortunatamente poco visibili dalla piazza, che impedisce la caduta di frammenti sui tetti e terrazze sottostanti, potrebbe essere eliminato dopo un restauro definitivo e conclusivo del manto esterno in grado di riportare la torre al suo antico splendore.
Molto bella è la decorazione in cotto, quattrocentesca, che orna l’intradosso degli archi, ancora presente qua e là nei cortili su cui domina la torre (così tipica e caratteristica, con suggestiva vista dai portici opposti, specialmente attraverso la nona arcata, molto stretta, chiamata “lancetta”). Si pensa che le murature affioranti dal terreno e i sotterranei siano romanici, mentre gli elementi architettonici rimanenti risalgono alla fine del XIV secolo e all’inizio del XV.
La torre dell’Angelo venne realizzata nel Trecento sgombrando una vasta area di case fatiscenti, come la casa signorile appartenente ai Tizzoni che era parte di un’importante famiglia vercellese non sicuramente identificabile.

Perché sia stata denominata “dell’Angelo”, non si sa. Il nome della torre pare derivi, secondo una popolare leggenda, dal miracoloso intervento di un angelo che avrebbe salvato la vita di un uomo di passaggio a Vercelli che, per avere una veduta panoramica della città, salì sulla torre ma giunto in cima, imprudentemente si sporse e precipitò. Durante la caduta invocò il nome della Vergine, cui era devotissimo; allora un angelo sceso dal cielo lo afferrò deponendolo incolume al suolo. Altre fonti di tipo letterario riportano il miracoloso intervento operato da S. Mauro su di un uomo precipitato dalla torre nell’anno 543, che però non spiegherebbe il nome assegnato alla torre e ne ricondurrebbe l’origine ad una data forse troppo antica.

LA TORRE DI CITTA’
La torre di Città o Comunale è situata a ridosso della centrale Piazza Cavour ed è osservabile sia da Via Gioberti che dalla cosiddetta “Piazza dei Pesci” o Piazza Palazzo Vecchio, nominata così poiché dominava la sede dell’antico Broletto.
Sembra trattarsi della più antica delle Torri Vercellesi, come dimostra il suo aspetto disadorno ben più delle restanti torri elegantemente elaborate in forma poligonale, con mole quadrata. La Torre si presenta infatti a pianta quadrangolare; l’intonaco di colore beige non uniforme ricopre quasi completamente la struttura, la restante parte è coperta di mattoni. Nel fusto compaiono finestroni ad arco a tutto sesto disposti in ordine non regolare, di cui alcuni tamponati. La parte superiore presenta due finestroni analoghi su ogni facciata. La superficie muraria è ancora oggi disseminata di fori (lasciati consapevolmente dalle maestranze per eventuali restauri) nei quali si inserivano gli elementi di sostegno dei ponteggi. La copertura non è particolarmente sporgente. Nel 1821 un fulmine ne abbattè la cupside che le fonti (R.ORDANO, Torri e Castelli del Vercellese) descrivono come ottagonale e altissima (20 metri).
Il nome-torre di città- è sicuramente appropriato, perché, oltre a sovrastare la sede del Comune per una lunga serie di secoli, è veramente stata la torre di tutti i vercellesi, i quali, sentendo i rintocchi delle sue campane e guardando il suo grande orologio, regolavano su di essa i ritmi della loro vita. La torre fu dotata di orologio fin dalla fine del XIV secolo, epoca in cui entrarono in uso in Europa gli orologi pubblici.

Si tratta della torre più alta di tutte le torri gentilizie di Vercelli (37 metri, ricordiamo tuttavia che delle altre Torri non sono mai state rilevate le misure esatte), venne subito dotata di campane per convocare il parlamento cittadino e il popolo, per annunciare un momento di festa o un lutto, o per segnalare un grave, imminente pericolo. Nel XVII secolo ebbe ben tre campane ma, dopo l’assedio franco-spagnolo del 1704, durante il quale fu colpita da alcune cannonate, di cui conserva i segni, dovette cederne una per pagare le imposizioni dei vincitori. Rimasero un vecchio “campanone” (chiamato proprio così dai vercellesi) ed una campana minore. Il primo, di un metro e mezzo di diametro, era stato rifuso ed ingrandito nell’agosto 1765; la campana più piccola, invece aveva il diametro di 1,20 metri, ed era stata collocata nella cella campanaria nel marzo del 1569; poi, dopo essere stata per un certo tempo fuori uso, nel 1926 venne calata e portata ad una fonderia di Valduggia che la rifuse. Fu quindi donata alla chiesa di Billiemme affinché con i suoi rintocchi ricordasse i caduti per la patria.
Purtroppo, neppure le pubblicazioni più antiche ricordano il nome della famiglia che fece costruire la torre.
Col nome di Broletto si indicano in genere le vecchie sedi dei Comune; oltre al Broletto di Vercelli, ricordiamo quello, forse più noto, di Novara.
Nel corso dei secoli (soprattutto fra1500 e 1600) il Broletto era formato da case medievali molto basse, sulla cui facciata si trovano piccole finestre ad ogiva ed al posto del tutto rettangolare è costituito da una serie di archi e furono costruiti numerosi edifici (case, di cui alcune signorili). Fino al decennio scorso fortemente degradato, il Broletto di Vercelli è stato recentemente restaurato, così come la piazzetta trapezioidale nel cui centro è stata riportata alla luce una fontana che inizialmente si credette di rilevanza archeologica e in un secondo tempo fu identificata come novecentesca.

LA TORRE DI SAN MARCO
La torre di San Marco è probabilmente l’antica torre della casa degli Avogadro, costruita a partire dal 19 agosto 1266, quando fu posta la prima pietra della chiesa di S.Marco. Si erge in Via Verdi e la sua tipologia costruttiva si discosta dalle altre torri vercellesi per la caratteristica cornice marcapiano, visibile a tre quarti dell’altezza complessiva e per gli spigoli che non sono vivi, ma smussati dalla sporgenza di una lesena; ha pianta ottagonale che rientra nella tipologia delle torri gentilizie vercellesi e manca delle caditoie, il che la colloca in una data più antica rispetto alle altre, ma più recente rispetto alla quadrangolare torre di città.
Il fusto ottagonale della torre si presenta strutturata in mattoni di color rosso-bruno molto scuro; ogni facciata reca una doppia fila di fori (in cui si inserivano i sostegni dei ponteggi) lasciati dalle maestranze per eventuali futuri restauri. Alcune facciate sono segnate da strette feritoie disposte senza regolarità. Al di sopra della cornice marca-piano in cotto, in alcune facciate si apre un finestrone ogivale murato. La parte terminale è caratterizzata e alleggerita da alcuni finestroni rettangolari parzialmente tamponati con mattoni di colore più chiaro. La copertura è relativamente sporgente.
Attualmente sia la chiesa, che fino al secolo scorso era adibita a mercato coperto, che la torre campanaria sono di proprietà comunale e le strutture dovrebbero essere presto adibite ad uso pubblico. Nei lavori ottocenteschi ne hanno trasformate alcune parti venne ritrovata intatta la sepoltura verticale di Simone Avogadro da Collobiano, condottiero e signore di Vercelli; l’armatura e la spada sono passati all’Armeria Reale cui furono donati dalla Città.

La famiglia degli Avogadro era di Casata Manfredinga e trasse il nome dalla carica ereditaria di avvocati e visconti della Chiesa Vercellese.
Nel periodo delle lotte tra il Papato e l’Impero, fu di parte guelfa; poi fu sopraffatta dalla parte ghibellina nella battaglia di Trino contro i Tizzoni (marzo 1329) e dovette esulare e richiudersi nei castelli posseduti tra i monti del Biellese.
Tutti gli Avogadro Vercellesi e Biellesi derivano da un Guala, Conte di Vercelli nel 1050.
Nei secoli XII, XIII e XIV, la cattedra episcopale di Vercelli fu occupata da esponenti della stessa famiglia. Degli Avogadro si ricordano vari rami secondari come i signori di Caresana, i conti di Collobiano, di Formigliana, di Massazza e di Villanova.
A rami rimasti vitali fino a tempi recenti appartennero i Vercellesi Alessandro, Generale d’Armata e Senatore del Regno di Savoia a cui la città dedicò una via; Emiliano Avogadro di Collobiano e della Motta che ospitò nel 1904, presso il suo Palazzo sito in Via Duomo, il Principe Vittorio Emanuele di Savoia Aosta, conte di Torino, allora comandante di guarnigione a Vercelli. Tra il 1867 e il 1945 ricordiamo anche il conte Gregorio Agostino Avogadro di Valdengo, capitano nel reggimento provinciale di Vercelli e il Tenente Colonnello Amedeo Avogadro di Valdengo, comandante del secondo battaglione del Reggimento “Saluzzo” d’ordinanza nazionale, ed il famosissimo fisico Amedeo Avogadro, da cui prende il nome dell’omonima scuola.

BIBLIOGRAFIA : AA.VV., Quella Vercelli da scoprire, edizione del Comune di Vercelli allegato alla rivista dell’Assessorato al Turismo e ai Beni Culturali di Vercelli
G.BO, M.GUILLA, Vercelli – invito a scoprire la città in nove itinerari, Casa Editrice Gallo Arti Grafiche, settembre 1994
ROSALDO ORDANO, Le torri di Vercelli - 1949
ROSALDO ORDANO, “Torri e Castelli del Vercellese”- storia, leggende, divagazioni-1985
ROSALDO ORDANO, “Storia di Vercelli”-1982
F.AVOGADRO DI VIGLIANO, Vercelli - famiglie nobili - antiche famiglie vercellesi-1961
G.CASALIS, Storia di Vercelli - 1961
Sito: www.vercellicentro.it/arte/torri/html
FOTO : Le foto sono state scattate da Fabio e Gian Piero MARZOLA.

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