Il Canavese

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Categoria:Storia

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Testo

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Percorsi Naturalistici
"Il verde Canavese...", "...il giardino di Torino" Quante volte abbiamo sentito queste definizioni riferite a Canavese e Valli di Lanzo?
E, in effetti, le nostre vallate, così ricche di verde e di acque, così caratterizzate dai colori dei pascoli, dei boschi e dei fiori, vantano tradizioni secolari di fascino esercitato sui villeggianti di pianura e della grande città, primi fra tutti i Reali di Casa Savoia.
Si tratta di valli che offrono parchi e riserve, sentieri e percorsi escursionistici, ma anche storici e archeologici, possibilità di praticare diversi sport in ogni stagione, fino alle opportunità più impegnative per esperti alpinisti; valli in cui la tipica architettura alpina si sposa con le tracce di un'archeologia industriale che culmina nelle antiche gallerie delle miniere e nelle fucine per la produzione artigianale
Parco Gran Paradiso
Nelle valli Orco e Soana è compresa una delle più importanti aree protette d'Europa, unico per il suo patrimonio naturalistico.
Escursionisti e alpinisti possono
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trovare ospitalità in rifugi e bivacchi, mentre il lago di Ceresole Reale (1582 m) e diversi percorsi segnalati sono a disposizione degli amanti della wind-surf, della. mountain-bike e dell'equitazione.
La Paraj Auta
La Paraj Auta è il nome con il quale viene familiarmente chiamata la collina che si estende tra Pavone Canavese e Ivrea, molto interessante dal punto di vista geologico e naturalistico per i ritrovamenti archeologici e le testimonianze medievali.
Per evidenziare e tutelare gli aspetti storico-artistici e scientifico-naturalistici della collina sono stati predisposti sentieri di interesse segnalati con un`adeguata cartellonistica e un’ area attrezzata.
Monti Pelati
Un territorio unico per la convivenza di forme di vita vegetale e animale tipica di zone molto diverse tra loro.
L'area si caratterizza per due elementi immediatamente visibili da una parte la scarsità di vegetazione, che rende lo scenario particolarmente suggestivo.
Dall'altra la presenza di vasti affioramenti di magnesite, che con le sue venature biancastre interseca la caratteristica colorazione grigio-verde della peridotite.
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ESCURSIONE GEOLOGICO- NATURALISTICA AL BRIC FILIA
Il Bric Filia è geograficamente collocato in Piemonte, nell’Alto Canavese, in Valle Sacra: è costituito da un modesto rilievo che si interpone tra le prealpi canavesane (Monte Quinzeina, 2231 m; Monte Verzel 2406 m) e la pianura piemontese della zona di Castellamonte.
Nel dettaglio il Bric Filia insiste sul territorio appartenente a tre diversi comuni: Cintano, Castelnuovo Nigra e parzialmente Castellamonte.
L’escursione, lungo i numerosi sentieri che permettono di raggiungere la sommità del Bric Filia, consente di poter osservare da vicino le caratteristiche geologiche e naturalistiche di un settore del canavese davvero particolare. Infatti il Bric Filia è geologicamente costituito da rocce appartenenti alla cosiddetta “Zona del Canavese”; tale terminologia è stata introdotta proprio per descrivere l’insieme di rocce affioranti lungo la fascia che da Montalto Dora (Ivrea) giunge sino a Levone, tra le prealpi piemontesi e la pianura.
Dal punto di vista naturalistico il Bric Filia offre un piacevole sentiero attrezzato con
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corrimano in ferro per i non-vedenti che consente di osservare da vicino una decina di specie arboree differenti, tra le quali abeti, pini, betulle ed una fantastica faggeta ad alto fusto. Lungo il sentiero per ogni diversa tipologia di albero è stato collocato un piccolo panello esplicativo, scritto anche in “braille” per i non-vedenti. Le numerose escursioni sul Bric Filia consentono anche di esercitarsi nella letturala geomorfologia del paesaggio, grazie alla favorevole posizione prospiciente la pianura che presenta il rilievo.
MADONNA DELLA NEVE (997 m.): itinerario in mountain byke
Le possibilità di escursioni in M.Byke in Canavese sono molteplici e tutte interessanti sul piano sportivo, naturalistico e paesaggistico. Questa ha sempre dato a chi l’ha sperimentata personalmente nuove emozioni e sensazioni, perché il tracciato permette una panoramica a largo raggio sulla pianura canavesana fino ai confini con il Vercellese ( nelle giornate limpide sono visibili le due torri della centrale nucleare di Trino vercellese); inoltre si possono ammirare il monte Soglio, la Quinzeina e il
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Verzel. La chiesetta, meta del nostro itinerario, chiude un semicerchio ideale di
luoghi di devozione alla Madonna che già i nostri antenati avevano posto a Sentinella del Canavese: S. Elisabetta, Madonna del Belice, santuario di Belmonte e in ultimo appunto la cappella della Madonna della Neve.
Partenza: Rivarolo
Arrivo: Rivarolo
Dislivello in salita: 660 m.
Tempo: 3 ore e trenta circa
Difficoltà: sterrato in salita di tipo tecnico, tratto su asfalto di tipo turistico.
Periodo consigliato: tutto l’anno ( neve permettendo).
Arrivati a Forno, in frazione Chiagnotti, dopo essere passati per Favria, Busano e Rivara, si segue il segnavia per il mulino percorrendo uno sterrato che si inerpica con ampi tornanti.
Dopo una sosta per ammirare la suggestiva abitazione, si prosegue sulla stessa mulattiera che, dopo alcune centinaia di metri, si addentra in un bosco di castagni.
Giunti in cima al crinale, dove si apre un ampio panorama sugli abitati di Rocca e di Levone, si svolta a sinistra e dopo una breve discesa si giunge alla suggestiva chiesetta
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della Madonna della Neve circondata da un bel bosco di betulle. La strada sterrata, dopo
un primo tratto a mezza costa, scende in picchiata sul versante opposto a quello di salita lungo una serie di stretti tornanti; poi continua su asfalto e conduce rapidamente all’abitato di Rocca Canavese.
Si prosegue per Levone e poi, raggiunta la sommità della collina che sovrasta l’abitato di Rivara, si scende fino all’incrocio con la provinciale per Forno. L’ultimo tratto ripercorre lo stesso itinerario dell’andata e conduce, in leggera ma costante discesa, a Rivarolo, passando per Rivara, Busano e Favria.
I complessi minerari di Traversella
Cenni storici. Queste coltivazioni sono antiche quanto quelle di Brosso, infatti, già nel tempo feudale, questo giacimento veniva coltivato dalle famiglie locali. Ogni famiglia aveva il suo "croso" (buco dal quale estraevano il minerale). A trasportare il minerale erano solitamente le donne e i ragazzi, che con enorme fatica lo portavano fuori dai "crosi" per ammucchiarlo nel piazzale. L'escavazione divenne col tempo indiscriminata e vi furono così parecchi crolli con la conseguente perdita di vite umane.
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Questo fece si che le escavazioni venissero successivamente regolamentate eliminando,
così, anche i continui diverbi tra famiglie, a volte anche sanguinosi, per lo sconfinamento in miniera.
Il ferro estratto serviva principalmente per la costruzione d’arnesi agricoli e ceppi per ruote dei carri. Le piccole imprese legate all'attività mineraria sono scomparse, perchè il minerale in media profondità è diventato scarso e non soddisfa le esigenze della popolazione. La miniera di Traversella ritornò alla ribalta con la gestione Fiat, durante l'ultima guerra.
Si scavarono nuovi livelli e si ampliò il tunnel del Livello 779 Anglosarda dove esistevano alcune coltivazioni Bertolino e si costruì il grande ascensore alto circa cento metri che portava il materiale fino al livello 890 sul piazzale Bracco Giorgio, da dove veniva inviato al frantoio e alle separatrici magnetiche. In questo modo si poterono ampliare tutti i vari livelli (cinque in tutto più un livello superiore denominato 913 che non era servito dall'ascensore).
La chiusura di queste miniere determinò un impoverimento storico della zona.
La figura del minatore scomparve quasi del tutto nel Canavese, ma è restato nella gente di queste valli un grande rispetto per quel
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periodo che diede inizio alla grande industrializzazione e a tutto il suo indotto.
I complessi minerari di Brosso
Il paese di Brosso è, oggi, un centro di circa cinquecento abitanti, situato in una valletta laterale dell’Alta Valchiusella.
1. Miniera di Salvere
E’ situata ai piedi del monte Gregorio. Queste miniere sono raggiungibili sia dal Comune di Brosso sia, ancor più facilmente, dal Comune di Lessolo.
Cenni storici
Questo complesso minerario è senza dubbio uno dei più antichi; è diventato proprietà della famiglia Sclopis, e infine della Società Montecatini che la condusse fino alla totale chiusura avvenuta nel 1964-66.
2. Miniera Giarinere
Cenni storici
Questo complesso è stato coltivato sotto la direzione Sclopis. Pare accertato che in alcuni complessi per il trasporto del minerale venissero usati i muli all'interno della
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miniera. Per trasportare a valle il materiale venivano utilizzati piani inclinati.
3. Miniera S.Giuseppe
Per raggiungere l'ingresso del complesso, bisogna arrivare a Valcava seguendo la mulattiera Napoleonica risalendo quest'ultima fino ad incontrare un vecchio binario.
Proseguendo quindi sulla sinistra e risalendo un sentiero che si snoda nel bosco, si raggiunge un ponticello semidistrutto e pericoloso.
4. Miniera Fortune
Percorrendo la mulattiera Napoleonica e giunti all'incrocio con dei binari, si prosegue verso sinistra a ridosso di questi, per un comodo sentiero. Dopo circa 250 metri sulla destra vi è l'ingresso principale del complesso Fortune. Questo complesso non è possibile visitarlo.
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Lavorazione del rame
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E’ un’attività antichissima dell’Alto Canavese ed in particolare della Valle Orco, Valle Soana e Valle Sacra. La materia prima, cioè il rame, veniva scavata sul posto e fusa in loco. Vi erano miniere per quanto piccole a Valprato, Sparone, a Noasca, a Ceresole e a Ronco.
Venivano anche rifusi i rottami raccolti girando di casa in casa. Il rame era fuso nelle fucine mediante il calore prodotto bruciando carbone di legna.
La successiva lavorazione, raffreddato il metallo, veniva fatta a mano con martello ed incudine.
Attualmente le botteghe degli artigiani stanno diventando laboratori artistici e, recentemente, ad Alpette e a Pont sono sorte scuole dove è possibile apprendere i sistemi più raffinati di lavorazione,come la cesellatura, l’incisione, semisbalzo e sbalzo di qualsiasi oggetto.
Ci sono maestri ramai, conosciuti ed affermati, che continuano a portare avanti quest’attività. Ogni articolo rappresenta un esemplare unico e sembra quasi risaltare lo stato d’animo di chi l’ha costruito nel momento della sua realizzazione. Quasi come il segno del pennello di un pittore su una tela.
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La tradizione della battitura e della lavorazione manuale del rame è rimasta a Pont (dove si tiene una fiera artigianale nel mese di giugno ed esiste qualche laboratorio con vendita ), a Sparone ( dove si trova una piccola fonderia ) ad Alpette ( dove ha sede la scuola del rame ed un museo ) e a Cuorgnè.
La Fiera del Rame di Valperga ( annualmente a settembre ) è un importante appuntamento per chi vuole ammirare, apprezzare ed eventualmente comprare i lavori degli artigiani locali che riescono a creare oggetti di elevata eleganza e rara preziosità artistica. A Ronco ( Valle Soana ) nel 2001 è stata creata la “fucina del rame di Glauco Calvi’’, dove si possono vedere le batterie dei magli, le ruote idrauliche e le macchine soffianti. Alcuni di questi macchinari risalgono al 1675, anno di costruzione della fucina. Il percorso di visita, che viene introdotto da alcuni pannelli descrittivi e da un filmato segue idealmente le fasi del processo produttivo del rame commentato da un walkman fornito all’ingresso della fucina.
Accanto agli spazi espositivi si trovano una foresteria ed un laboratorio dove è possibile su prenotazione, apprendere alcuni segreti dei magnin.
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La Ceramica
In un Paese come l'Italia, ad altissima densità di beni culturali, ambientali e architettonici, è frequente il rischio di dimenticare o confondere luoghi d'eccellenza, ma in qualche modo "periferici". E' il caso di Castellamonte, sito nel Canavese, che per la sua sperimentazione nella ceramica meriterebbe più attenzione. Non è quindi possibile parlare di Castellamonte senza nominare le terracotte locali né dissertare di ceramiche piemontesi senza parlare di Castellamonte.
Dalla natura del territorio canavesano nasce, infatti, una delle più prestigiose produzioni artigianali ed artistiche della zona: l’arte della terra cotta. Infatti dalle colline di Castellamonte è facilmente estraibile un’ ottima argilla(terra rossa) che consente la produzione di stoviglieria popolare, di rivestimenti refrattari, di piccoli e grandi oggetti di uso comune. In particolare, la terra rossa locale,in grado di sopportare alte calorie, si rivela singolarmente adatta alla fabbricazione di stufe e caminetti, nella quale le aziende castellamontesi detengono
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il primato in funzionalità, bellezza e perfezione.
Le migliori opere degli artisti castellamontesi sono esposte nel Museo della Ceramica, situato nelle sale restaurate di Palazzo Botton, un importante edificio del XVIII secolo nel centro del paese, nato sotto il nome di "Raccolta Civica di Terra Rossa", la quale fu aperta al pubblico nel 1993.
Oggi, il Museo costituisce uno dei maggiori punti espositivi della Mostra della Ceramica. Esso vanta della compresenza di storicità e d'attualità.
Annualmente, verso la fine di settembre, sempre sotto il patrocinio del comune di Castellamonte, viene indetta “La Mostra della Ceramica”, manifestazione, aperta al pubblico, durante la quale vengono esposte le opere non solo degli artisti castellamontese ma anche quelle risalenti a maestri internazionali.
La fiaccola secolare rimane affidata oltre a qualche valido ed intrepido artigiano, soprattutto alla Scuola Statale d’Arte
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”F.Faccio”, timidamente sorta nel 1922, e dotata di una degna sede negli anni ’50. Quest’istituto prepara le nuove generazioni ad operare nel settore della ceramica. Sempre a Castellamonte vi è, ancora, un ecomuseo che, oltre alla ricostruzione storica e alle raccolte di oggetti, presenta l’insieme ambientale, sociale ed economico tipico. La visita alle aziende ceramistiche realmente attive, l’avvicinamento agli alpeggi lungo le vie ancora in uso, la riscoperta di ritmi ancestrali sono le esperienze dirette che avvolgono il visitatore immergendolo in una realtà partecipativa. Questi percorsi riguardano l’ambito cittadino ed i comuni limitrofi, pertanto sono pedonali o richiedono l’utilizzo di un mezzo di trasporto.
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La gastronomia
La cucina locale affonda le radici nelle consuetudini dell'agricoltura e dell'allevamento. I ristoranti tipici offrono una grande varietà di piatti come la zuppa di ajucche,i capunet,la tofeia;gustose ricette a base di funghi, castagne, cipolle; salumi e formaggi freschi e stagionati,fra tutti la toma di Lanzo. Fiorente anche la produzione di salumi:la mocetta è carne(di selvaggina,di capra, di mucca)conservata a pezzi interi, mentre tra gli insaccati spiccano il salame di patate, un composto di patate bollite e carne suina e il boudin, sanguinaccio che le norme sanitarie hanno costretto a trasformare in una salamella a base di rape o barbabietole. Nei ristoranti canavesani potrete assaggiare durante la primavera sapori freschi, insoliti, deliziosi;un incontro di profumi del bosco e dell'alpeggio. Viaggiando per il Canavese ,ci si rende conto che le erbe non solo si prestano a preparazioni erboristiche, quali tisane e decotti,ma potrete entrare a far parte in un modo fondamentale della preparazione di gustosi piatti;proprio cosi' potrete assaggiare deliziosi piatti fatti con Alchemilla vulgaris, Chenodopium bonus,Hypericum perforatum e tante altre erbe.
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I dolciumi
Per quanto riguarda l'arte dolciaria,è opportuno ricordare che i pasticceri del Canavese sono dei veri e propri artisti,ritenuti depositari di segreti. Alcuni dolci importanti nel Canavese sono:
• i Nocciolini di Chivasso,nati all'inizio dell'Ottocento dal connubio di nocciole del Piemonte, zucchero e albume d’uovo
• i croccanti Torcetti di Agliè, Andrate e Lanzo
• gli Amaretti morbidi di Castellamonte
• la Torta '900 di Ivrea
• i Canestrelli di Borgofranco dai più svariati gusti
• i Biscotti della Duchessa di San Giorgio Canavese
• i Canavesani al rhum
• gli Eporediesi al cacao
• le Paste di melia a base di farina di mais
• i Grappini di Chiaverano
• i cioccolatini ripieni di ottima grappa dalle antichissime tradizioni locali
• i Martin sec, piccole pere di produzione locale
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L’enogastronomia
Ma la cucina non può essere apprezzata sino in fondo se non accompagnata dai suoi vini doc, che raccontano la millenaria fatica dell'uomo per dominare la natura con la realizzazione di terrazzamenti:dall'Erbaluce al Carema,dal Passito al Canavese. Eccone alcuni dei più preggiati: l'Erbaluce di Caluso è un vino di una limpidezza brillante, un color giallo paglierino, un profumo fine e fruttato, un sapore intenso e caratteristico. E' ideale come aperitivo, con i primi piatti e con il pesce. Il Carema è considerato uno tra i maggiori vini italiani. E' un vino rosso che deve essere invecchiato per almeno tre anni in botti di rovere o di castagno. E'ottimo con le carni rosse, la cacciagione, i formaggi stagionati, la frutta secca e i dolci a pasta secca. Il Caluso Passito è un vino di colore dal giallo all'ambrato scuro,dal profumo delicato e dal sapore vellutato, è ideale come vino da dessert e con i formaggi forti. La D.O.C. Canavese è di recentissima istituzione: il riconoscimento è del 1996. Tutela una zona tipica, dall'antichissima tradizione vitivinicola. Altri vini che potrete assaggiare sono: il Caluso spumante,il
Canavese Barbera, il Canavese Nebbiolo, il Canavese Bianco, Rosso e Rosato.
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Tradizioni del Canavese
Il torneo di maggio
Intorno all'anno Mille il Canavese subì i tentativi degli imperatori germanici e della Chiesa di affermare il loro potere sull’Italia
settentrionale: numerosi furono gli scontri tra i feudatari laici e i vescovi-conti. Tra tutti emerge la leggendaria figura di Arduino, ardimentoso marchese d’Ivrea e più volte re d’Italia dal 1000 al 1014, attraverso le sue gesta contro gli imperatori Ottone III e poi Enrico II, i vescovi di Ivrea, Warmondo, e di Vercelli, Leone.
E' l'anno 1000 quando i feudatari del Nord Italia eleggono a Re d'Italia Arduino, affermando così la propria indipendenza dal Sacro Romano Impero. La notizia giunge nella primavera ad Arduino mentre si trova a Cuorgnè, dove iniziano i primi festeggiamenti...
Da tanta storia trae la sue origini il “Torneo di maggio alla corte di re Arduino” che da una ventina d’anni, per sette giorni della seconda metà di maggio, riporta annualmente Cuorgnè all’età di mezzo. I cittadini riuniti in sei corporazioni e vestiti con rigorosi abiti d’epoca, presentano le loro attività con improvvisate taverne, gestite dai sette borghi cittadini sotto i portici
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quattrocenteschi illuminate da torce in via Arduino dove si trovava la casa del re.
Altre feste del Medioevo
Anche Oglianico, sotto l’ ombra della Torre del Ricetto, ricorda nello stesso mese un’ antica festa medioevale che celebra l’ arrivo della primavera: durante il Calendimaggio e le Idi di Maggio l’ antico borgo vede rivivere in ogni via e in ogni piazza i mestieri, le musiche, i canti e le danze del XIV secolo.
A giugno è la volta di Pavone canavese dove le fiere medioevali riportano per una settimana all’ atmosfera del ‘300 i Ricetti dell’ Antico Borgo, dominati dal maestoso Castello attraverso concerti, sfilate in costume e spettacoli d’ armi.
Infine, Sparone: all’ inizio di Luglio, la Rievocazione storica di Re Arduino presso i ruderi della Rocca celebra la vittoria del mitico sovrano canavesano sull’ imperatore tedesco, che qui lo aveva cinto d’ assedio, mettendo così fine ad una stagione ricca di eventi coinvolgenti. E il testimone passa a questo punto alle Valli di Lanzo. Anche qui tutto il mese di luglio è denso di appuntamenti. Castrum Berengari è, per esempio la tradizionale manifestazione che si tiene a Balangero, durante la quale sfilano gli sbandieratori e si esibiscono gli arcieri, mentre la sera, sulle scalinate della
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suggestiva Chiese di San Giacomo, i protagonisti della scena sono i balli medioevali e l’ assedio e la presa figurata del castello.
Trae spunto da un antico mestiere in Triathlon del Boscaiolo, che ogni anno richiama a Coassolo moltissimi spettatori. La gara, che è nata per recuperare le tradizioni agro-silvo-artigianali e per riportare alla memoria la figura del boscaiolo, consiste in tre prove distinte nelle quali i concorrenti devono abbattere e tagliare tronchi e pali nel minor tempo possibile.
Altre feste importanti sono il Carnevalone di Chivasso che risale all’ inizio del nostro secolo e l’ antico Carnevale di Castellamonte che dura undici giorni e rievoca la distruzione del castello avvenuta durante il periodo detto Turchinaggio.
Città d’arte a porte aperte
Ogni primavera torna l'appuntamento con Operazione Città Porte Aperte , il grande evento organizzato da “Turismo in Canavese” che tutte le domeniche da metà aprile a metà maggio aprirà eccezionalmente al pubblico castelli, palazzi storici, musei, chiese ed altri luoghi di interesse storico-artistico del Canavese abitualmente non visitabili. Un'occasione unica per conoscere da vicino la bellezza
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nascosta di località al di fuori dei circuiti turistici più gettonati ma non per questo meno affascinanti, che custodiscono gelosamente gemme architettoniche, tesori
pittorici, scorci paesaggistici d'incantevole bellezza, nei quali è bello perdersi fantasticando tra episodi storici ed antiche leggende popolari. E proprio per rievocare e rendere vivo un passato che profuma intensamente di storia e leggenda Operazione Città Porte Aperte metterà in scena un fiorire di eventi che animeranno monumenti, vie e piazze del borgo.
Il carnevale d’Ivrea
Il Carnevale è sicuramente il più importante carnevale della provincia di Torino da circa quarant’ anni. Un carnevale che è qualcosa di più di una festa giocosa fatta di sfilate, di carri allegorici e gruppi folcloristici, di getto di arance, coriandoli e confetti, di veglioni e mascherate.
Personaggi storici e personaggi leggendari si incontrano e gli elementi del Medioevo si uniscono a quelli dell’ epoca napoleonica. La festa si apre con la tradizionale marcia suonata dei pifferi e dei tamburi, seguita da una sfilata per le vie della città. Nella piazza di Città si ha la cerimonia per il passaggio
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del potere e la consegna della sciabola al Generale. Vi è la Lettura del Giuramento al
podestà. La Mugnaia è l’ eroina della festa: si rifà alla giovane sposa che nel XII secolo vendica il suo onore mozzando il capo al tiranno e dando origine alla rivolta popolare che abbatte il malgoverno. Il Generale, il protagonista maschile della festa, si
riallaccia con un discreto salto di secoli all’ epoca napoleonica della quale veste l’ uniforme.
Vi sono poi tanti altri personaggi, dal Podestà che ricorda il tempo del libero comune, agli Abbà che rappresentano i priori dei vari rioni della città, impersonati da bambini nei loro costumi medioevali. Infine, vi sono gli aranceri, migliaia di lanciatori di arance riuniti in squadre a piedi che combattono, negli ultimi tre giorni di Carnevale, i gruppi sui carri trainati dai cavalli. Essi rappresentano il popolo eporediese in rivolta e contendono il campo ai gruppi di aranceri sui carri raffiguranti i simpatizzanti del tiranno.
Infine, la sera del Martedì grasso l’ ultimo scarlo brucia nella piazza del comune al cospetto della Mugnaia.
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La Maschera di Ferro
Rievocazione storica del misterioso personaggio che nel Seicento era stato
imprigionato nel carcere di Pinerolo e del quale non è mai stata svelata l'identità. La
città per un giorno ritorna alle magiche atmosfere seicentesche, dove musici e teatranti rallegravano i borghi, balestrieri e archibugieri si sfidavano in eccezionali prove di forza. Le precedenti manifestazioni hanno visto la presenza di circa 600 figuranti in costume d’epoca.

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Il Canavese è uno dei più incantevoli bacini turistici del Piemonte, simbiosi scaturita dalla fusione di natura, storia e arte.
I Castelli
Costruiti prevalentemente nel Medioevo, i castelli rappresentano il simbolo del potere, il luogo delle decisioni politiche e amministrative nonché delle strategie militare e, poiché il potere si estende e si manifesta sulle terre contigue la dislocazione sul territorio dei vari castelli risponde a precise esigenze di controllo e di difesa.
Ne il Canavese fa eccezione a questa regola, anzi con i suoi circa 30 castelli, numerosi ricetti, torri di avvistamento e caseforti testimonia un passato denso di storia e vicende non solo locali.
IL CASTELLO DI IVREA
Il castello fu voluto da Amedeo VI di Savoia (il Conte Verde) e rappresentò, per secoli, il baluardo difensivo di Ivrea, sostendo assedi assalti, ma ospitando anche feste e cerimonie.
IL CASTELLO DI AGLIE’
La primitiva costruzione risale al XII secolo e fu edificata dai conti S. Martino di Agliè
Nel 1765, ciò che rimaneva dell’edificio, passò a Casa Savoia A metà del XIX secolo divenne di proprietà dei duchi di Genova ed infine nel 1939 passò al demanio dello Stato.
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Oggi mantiene ricordi del suo passato di guerre nel due imponenti torrioni che incorniciano la facciata che dà sul giardino.
Stupendi il parco, con miriadi di viali e vialetti, pregiate piante d’alto fusto, amplissimo prato all’inglese impreziosito da una fontana-laghetto con zampillo.
Visitato annualmente da migliaia di persone è stato, recentemente utilizzato per una fiction televisiva di successo che ne ha rilanciato l’immagine.
CASTELLO DI PARELLA
L’attuale castello è il risultato di imponenti lavori di ristrutturazione ed ampliamento del seicento ed è ormai più simile ad una fastosa dimora residenziale; dell’antica funzione difensiva conserva solo una bella torre cilindrica.
IL CASTELLO DI MASINO
Costruito ed abitato, per quasi dieci secoli, dai Valperga di Masino passò, all’estinzione delle famiglia. Ai Masino di Borgomasino fino al 1987. Nell’anno successivo il castello venne acquistato dal F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano) che ha contribuito, in maniera determinante al restauro degli arredi e delle strutture.
Il castello si affaccia su una delle più affascinanti vedute del Canavese.
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IL CASTELLO DI RIVAROLO
La splendida torre circolare svetta possente nella cinta muraria ed accentua il carattere difensivo della costruzione.
La torre è uno dei pochi elementi rimasti della struttura originaria risalente al XIV secolo, modificata attraverso rifacimenti e ristrutturazioni operate da Alfredo d’Andrade.
Addossata alla torre ce n’è una quadrata, più piccola, che contiene la scala a chiocciola che porta ai piani superiori. Sul cortile si apre un piccolo porticato decorato con eleganti affreschi.
Il castello fu eretto nel 1333 è diventato proprietà del comune di Rivarolo.
IL CASTELLO DI MONTALTO D’ORA
E’ posto a dominio della valle sia per le sue caratteristiche difensive sia per il controllo del territorio.
La facciata e l’intera cinta, tutta merlata, da qualsiasi angolatura la si guardi, sono rimaste immutate nel tempo.
Il castello dà un’immagine di forza e sicurezza in una scenografia stupenda, grazie anche al paesaggio circostante.
Il fascino del maniero è alimentato da leggende su fantasmi di innamorati delusi ed infelici e di guerrieri trucidati in battaglia.

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I CASTELLI DI RIVARA
Due sono i castelli di Rivara:
il “Castelvecchio” collocato su un’altura in posizione strategica conserva ancora l’originale impianto medioevale. La presenza della torre e la compattezza dell’architettura ricordano il suo ruolo di struttura militare e difensiva;
il “Castello nuovo” è stato trasformato in residenza barocca, a fine 800, con una splendida facciata che ben si inserisce nel parco all’inglese circostante, le due brevi ali laterali e la grandiosa scalinata. CASTELLO DI VALPERGA
Il complesso eretto sull’alto di un colle è costituito da diversi edifici appartenenti ad epoche diverse, collocati all’interno di un parco.
L’architettura esterna è spartana e pesante il che contrasta vivamente con gli interni molto raffinati ricchi di arazzi, dipinti, mobili.
Le belle torri salde e compatte riconducono al medioevo ed alle sue lotte.
IL CASTELLO DI SAN GIORGIO
L’edificio appartenente al complesso denominato “Castelnuovo” e risalente al medioevo, subì continue trasformazioni ed ampliamenti, configurandosi, ancora nel 600, come una delle più importanti fortificazioni canavesane.
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Nel XVIII secolo fu trasformato in un grande palazzo nobiliare circondato da un ampio parco.
IL CASTELLO DI OZEGNA
E’ composto da due corpi ortogonali, l’uno a nord, dotato di poderose torri quadrangolari, il secondo caratterizzato da un elegante porticato e da una bella torre rotonda.
La visione complessiva ha un effetto altamente suggestivo
CASTELLO DI PAVONE
E’ uno splendido maniero che mantiene il fascino storico pur avendo, dopo la ristrutturazione di Alfredo d’Andrade, assunto un aspetto fiabesco quasi irreale.
L’unione tra fortificazione e dimora signorile si riflette nei diversi fabbricati.
La torre di guardia, salda ed elegante, accoglie i visitatori che si inerpicano lungo il percorso tortuoso che conduce al castello.
IL CASTELLO DI MONTANARO
Già noto nel 1255 venne ricostruito nel 1533 per volere del Vescovado d’Ivrea Bonifacio Ferrero che vi fece installare la zecca in una apposita torre. Infatti la vicina abbazia di Fruttuaria era investita del potere di battere moneta, potere che esercitò fino al 1582.
Le due torri appartengono al nucleo originale, il castello venne ristrutturato e impreziosito da ampi giardini parte dei quali sono diventati pubblici.
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IL CASTELLO DI MAZZE’
E’ formato da due edifici distinti: il “Castello Piccolo” (XII sec.) caratterizzato da mura merlate ed un’alta torre quadrangolare; il “Castello Grande” (XV secolo) è formato da una struttura rettangolare sovrastata da una grande torre quadrangolare.
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