Guerra Russo-Giapponese e I° Rivoluzione Russa

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1904 GUERRA RUSSO-GIAPPONESE
Nel 1904, dopo essere divenuto una potenza imperialista, il Giappone invade la Manciura costringendo l’esercito russo alla resa di Port Atrthur. Il conflitto si concluse drammaticamente nel maggio 1905 quando le corazzate nipponiche dell’ammiraglio Togo affondarono la flotta zarista al largo di Tsushima, presso la costa della Corea. Il Giappone conquista la Manciuria e la Corea. La sconfitta ha gravi ripercussioni in Russia.
1905 – PRIMA RIVOLUZIONE RUSSA
Il 22 gennaio del 1905 a Pietroburgo una folla di oltre 140.000 persone, guidata dal pope Gapon, si accalcò davanti al palazzo reale per presentare una petizione allo zar per invocare aiuto e protezione. Davanti al Palazzo d’Inverno l’esercito aprì il fuoco sui manifestanti facendo un migliaio di morti. Quella giornata, passata alla storia come la “domenica di sangue”, suscitò in tutto il paese sdegno, scioperi, tumulti e persino l’ammutinamento della flotta ancorata nella baia di Kronstandt presso Leningrado. L’agitazione si estese anche nelle campagne provocando rivolte agrarie e il 28 giugno i marinai dell’incrociatore Potemkin si ammutinarono a Odessa. Dovunque sorsero i soviet, ovvero dei consigli di operai in sciopero. Il movimento culminante della rivolta si ebbe con la costituzione del Soviet dei rappresentanti degli operai (guidato da Lev Trotzkij). Ormai da tempo l’opposizione al regime andava crescendo: lo sviluppo dell’industria e, conseguentemente, del capitalismo, avevano colto impreparata la società russa. La nascita di nuove fabbriche concentrate nelle città aveva creato una massa di proletari che sempre più andava assumendo una coscienza di classe e reclamava un miglioramento delle proprie condizioni. Inoltre era sempre irrisolta la questione agraria che da secoli affliggeva la Russia. La servitù della gleba, abolita dallo zar Alessandro II nel 1861, non contribuì a risolvere le tensioni come sperato. All’iniziale entusiasmo dei contadini subentrò ben presto la rabbia: le terre assegnate erano scarse ed improduttive, le migliori restavano nelle mani dei nobili che venivano pure indennizzati per le terre date ai loro ex servi. La contestazione cominciò a darsi delle organizzazioni. Il partito socialdemocratico in seguito ai congressi di Londra e Bruxelles si scisse in due componenti: la MENSCEVICA, più moderata, e la BOLSCEVICA, che puntava su un nucleo di rivoluzionari di professione ed alla cui guida c’era Vladimir Ilic Ulianov meglio noto come LENIN. Lo Zar Nicola II dovette sottoscrivere il manifesto del 17 ottobre (data russa corrispondente al 30 ottobre del calendario gregoriano): in esso si promise piena amnistia, il riconoscimento delle libertà civili e la concessione di un parlamento rappresentativo o Duma. L’opposizione più radicale non accettò quelle che reputò concessioni minime; voleva un’assemblea costituente e riteneva eccessivo il potere della Zar. Per la prima volta si votò col suffragio universale e si formò una Duma con una maggioranza ostile al governo e lo Zar cominciò a non tollerare le richieste della Duma. La grande questione era quella della terra, la maggioranza della Duma voleva che essa fosse realmente distribuita a chi la lavorava ponendo un freno ai latifondisti. Lo Zar non accogliendole richieste sciolse la Duma e furono indette nuove elezioni. Ma la maggioranza fu ancora ostile allo Zar ed anche la seconda Duma fu sciolta dopo soli 3 mesi. A questo punto lo Zar decise arbitrariamente di cambiare le leggi elettorali: il suffragio divenne ristretto, in modo che la maggioranza fosse dei ricchi possidenti e che l’opposizione venisse emarginata. Lo zar Nicola II nominò primo ministro STOLIPYN, un reazionario, ma di grande abilità. Lotto durissimamente con quelli che definiva rivoluzionari e cercò di attirare dalla propria parte i contadini con una riforma agraria. Stolipyn puntò a creare un gruppo di agricoltori che, resi autonomi, sarebbero dovuti diventare fedeli allo Zar. Fu un’opera importante ma lontana dal risolvere i veri problemi delle campagne. La vita dei contadini rimase povera ed inalterato il potere feudale. In politica interna Stolipyn agì col pugno di ferro: numerosi furono gli arresti e le condanne a morte. Ma lo stesso Stolipyn il 14 settembre 1911 venne ucciso da un poliziotto affiliato ad un gruppo terroristico. Con paurose differenze sociali la Russia si stava apprestando ad entrare nel conflitto mondiale, durante il quale lo Zar Nicola II conobbe la propria capitolazione in quelli che vennero poi chiamati “i dieci giorni che sconvolsero il mondo” che portarono i bolscevichi diretti da Lenin a prendere il potere ed abbattere la dinastia dei Romanov.

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