Metodo di lettura di un'opera d'arte

Materie:Appunti
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Come leggere un’opera d’arte.

Un immagine artistica può stupire per la sua bellezza, può emozionare, ma può anche deludere perché ci risulta incomprensibile ad una lettura immediata. La prima valutazione dell’opera è di tipo spontaneo, cioè legato alle nostre impressioni e alle sue qualità visive. Ne osserviamo i colori, gli andamenti delle linee, l’organizzazione delle forme.
Storicamente i diversi linguaggi i diversi linguaggi espressivi sono stati classificati per “stili” e in base a questa classificazione ne valutiamo, almeno all’inizio, l’aspetto estetico. Tuttavia l’analisi stilistica dell’opera d’arte dev’essere affiancata dall’analisi di altri fattori: il contesto culturale, la committenza, la funzione dell’opera, i processi di ideazione, gli aspetti tecnici. Tutti questi aspetti compongono l’insieme di significati: storici, social, religiosi, psicologici di cui l’immagine è portatrice.
In sostanza un’opera d’arte è il risultato di una volontà creatrice, espressa all’interno di un contesto culturale e linguistico ben definito. È fondamentale avvicinarsi a un’opera d’arte senza pregiudizi, primo fra tutti il concetto di bello legato alla categoria della verosimiglianza, cioè la fedeltà dell’immagine al dato naturale. L’altro pregiudizio si riassume si riassume nel principio per cui sarebbe “bello ciò che piace”, questo principio vale a livello emotivo, ma non corrisponde all’esigenza di una analisi critica e scientifica di un’opera d’arte.

Modello di analisi di un’opera d’arte.

Quattro passaggi fondamentali:
Dati preliminari
Descrizione del soggetto
Analisi degli elementi del linguaggio visuale
Individuazione dei valori espressivi

1. Dati preliminari:
• Autore: in primo luogo occorre sapere l’autore dell’opera, ma non è sempre possibile farlo. Nel mondo romano, spesso l’esecutore materiale di una statua ha copiato o reinterpretato un’opera precedente. In età medioevale invece raramente le opere sono autografe; tant’è che l’interesse si sposta sull’opera di provenienza. Dal rinascimento in poi le opere sono generalmente autografe.
• Data o periodo di realizzazione: non è sempre conoscere con esattezza l’anno di esecuzione dell’opera, tuttavia è importante l’ambito temporale. Se l’opera non è datata, si procede alla ricostruzione sulla base di documenti, attraverso lo studio dell’evoluzione stilistica e dell’artista o per confronto con altre opere coeve. In molti casi è la tecnica utilizzata ad indicarci la datazione (x es.: la pittura a olio)
• Tecnica utilizzata
• Dimensioni: la dimensione dell’opera d’arte è strettamente legata alla sua funzione e alla sua fruibità.
• Tipologia formale: polittico;
dittico;
pala d’altare;
tondo.
Sono termini che nell’individuare la tipologia dell’opera offrono anche indicazioni sulla sua funzione.
• Committenza: ha sempre svolto un ruolo fondamentale per la definizione stilistica e soprattutto dei contenuti di un’opera. Essa è mutata nel tempo: durante il periodo medioevale era prevalentemente religiosa, in età tardo medioevale e rinascimentale si affianca anche alla committenza laica.
• Collocazione:raramente le opere d’arte si trovano nei contesti originali. È dunque importante non solo indicare la collocazione odierna, ma anche individuare la destinazione originaria, perché la collocazione dell’opera ne condizionava la struttura e le modalità di fruizione.
2. Descrizione del soggetto:
• Soggetto: il soggetto che coincide con il tema dell’opera e va collocato all’interno di una specifica categoria corrispondente al genere artistico.
I generi artistici vengono classificati in base ai contenuti; possono essere di soggetto religioso, mitologico storico e profano: all’interno di quest’ultimo distinguono il ritratto, il paesaggio o la natura morta.
• Elementi che costituiscono l’opera: in questa fase si descrivono gli elementi più significativi dell’opera:se è figurativa si analizzano oggetti, uomini, animali; se è astratta si analizzano forme e colori.
Vanno in primo luogo distinti gli elementi principali da quelli secondari: figura e sfondo, forme naturali e presenze architettoniche, ambienti interni o esterni.
• Lettura iconografica: se il soggetto dell’opera è religioso, o mitologico, è bene spiegarne il significato allegorico o simbolico. Iconografia vuol dire rappresentazione dell’immagine. L’iconografia è quel settore della ricerca storico artistica che si occupa della descrizione e della classificazione dell’opera dell’arte.
3. Analisi degli elementi del linguaggio visuale:
• Segno: il segno può essere usato dall’artista e letto dall’osservatore secondo un significato tecnico. In molti casi infatti è strettamente legato alla tecnica utilizzata.
• Punto: (vedi sopra)
• Linea: la linea si presta a utilizzi diversi, in questo segue in maniera diretta la volontà espressiva dell’artista. Può essere spezzata o mista, in andamenti continui, può avere un segno nervoso o incerto.
• Superficie: in un’opera figurativa la qualità della superficie dipende dal supporto utilizzato, dalla tecnica o dalla qualità del segno impresso.
Un supporto ligneo offre una base omogenea (grazie all’imprimitura); la trama della tela può invece essere volutamente lasciata in evidenza sotto una stesura meno densa di colore.
• Colore: l’analisi del colore riguarda le qualità di tono e luminosità, le armonie e i contrasti. Occorre rilevare se il colore prevale sugli altri, oppure se contribuisce a determinare simmetrie o asimmetrie compositive.
• Volume e spazio: la variabile principale x la classificazione di questi elementi è l’aderenza o meno al dato reale.
In particolare nella pittura del rinascimento si è fatto ricorso ad uno schema di riferimento quale la prospettiva.
La pittura del tardo barocco crea effetti di profondità spaziale ancora più arditi.
• Composizione: l’assetto compositivo dipende dall’organizzazione complessiva di linee, forme e colori. Questi elementi possono disporsi secondo andamenti ritmici, dinamici, statici, radiali, etc..

4. Individuazione dei valori espressivi:
• Valori espressivi e visivi: i valori espressivi possono essere separati dai valori visivi. L’analisi delle linee, dai colori, della luce, della profondità spaziale, etc.. sono funzionali al significato dell’opera.
• Il significato “nascosto”: non dimentichiamo che l’opera può nascondere significati diversi da quelli direttamente espressi dal soggetto.
Per esempio: una battaglia può avere valore solo celebrativo, ma può anche esprimere valori ideologici, cioè simboleggiare la lotta di un popolo per la conquista delle libertà.
Un tema apparentemente banale può essere portatore di forti valori emozionali. Simboli e allegorie vanno sempre decifrati rintracciando il significato che in ogni epoca hanno assunto sulla base di precisi valori religiosi, mitologici o culturali.

L’immagine di Cristo

La nascita di un’iconografia di Gesù è strettamente legata alle dispute che per 300 anni travagliarono la chiesa circa la vera natura di Cristo.
All’inizio Gesù era raffigurato solo ricorrendo a simboli quali la colomba, l’agnello, la vita, il pesce (Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore: ICHTUS.)
La croce, il monogramma del nome. Solo a partire dal concilio di Nicea (325) in cui si afferma la conquista consustanzialità di padre, figlio, spirito santo, le comunità cristiane si liberarono dal precetto ebraico che proibisce la raffigurazione di Dio, e danno origine all’iconografia di Gesù.
Non esiste nei testi sacri alcuna descrizione dell’aspetto fisico di Gesù. Le prime icone raffigurarono il volto di Gesù secondo la tradizione del velo della Veronica.
Questo tipo, un viso soave e dolce con lunghi capelli e barba è tramandato dalle icone più antiche, mentre le prime immagini a figura intera lo rappresentano giovane e sbarbato, indossante una corta tunica, secondo un tipo iconografico che in seguito, dal 4° secolo, si trasformerà in una figura solenne e monumentale, che evoca in sé anche l’idea di Dio padre con lunghi capelli e barba, con aureola recante all’interno la croce. Si passa così ad un’ immagine che tende a comunicare tutto il potere e la solenne maestosità del Cristo, per esempio il Cristo Pantocrator. Spesso è circondato dai 4 evangelisti e si può trovare per tutto il Medioevo la figura di Cristo nel punto più sacro della chiesa, il catino absidale: Gesù appare in genere benedicente con la mano destra e la posizione delle sue dita allude alla doppia natura umana e divina.
Accanto alle raffigurazioni di Cristo nella sua potenza, l’occidente elabora la fortunatissima iconografia della “Croce dipinta”, che connota in particolare l’arte italiana. Dapprima Cristo è presentato come fosse vivente, trionfante sulla morte “ Christus triunphans”. Dall’oriente proviene invece l’iconografia del “Christus Patiens”, il Cristo morente sulla croce, dal corpo spasmodicante arcuato solo nel primo Duecento che l’ Iconografia di C. Patiens avrà risonanza in Italia, ma con una diffusione rapida e capitale perché abbracciata e promossa dall’ordine francescano. Un’ altra iconografia è quella della “Pietà”. Più diffusa nel Medioevo, nel Nord Europa e nel rinascimento in Italia è l’ Iconografia della pietà ridotta alla sola Vergine Maria che tiene sulle ginocchia il cadavere del figlio. Innumerevoli sono i cicli dedicati ala vita di Cristo soprattutto nel Medioevo, mentre dal Rinascimento in poi verranno sviluppati temi singoli quali “L’ ultima cena”, “La flagellazione”, “La crocifissione”, “La deposizione” o il “trasposto di Cristo al sepolcro”.

L’immagine della Vergine Maria

Maria è insieme a Cristo, la figura del vangelo più frequentemente rappresentata, non solo come tramite prima dell’incarnazione, ma come intermediaria tra l’umanità e Dio e poi nella simbologia che la identifica con la Chiesa, sposa di Cristo. Si sviluppa un’ iconografia individuale della Vergine con il bambino, oppure da sola nella posizione ORANTE (PREGHIERA).
Dalla maternità di Maria nascono molte icone. Nel Duecento e nel Trecento l’ azione degli ordini mendicati trasformò profondamente le immagini sacre, cercando di avvicinare l’ iconografia a un pubblico più vasto. Il tema della Madonna col bambino si orienta a trasmettere valori sempre più umani e si diffondono immagini di natura devozionale (la macchina del latte) mentre si sviluppa l’ iconografia della “Maestà”, cioè Maria in Trono solennemente circondata da angeli e Santi, soprattutto durante il Medioevo, mentre nel Rinascimento questa stessa immagine avrà il nome di “Sacra conversazione”. Sviluppando una forte tendenza alla narrazione, il tardo Medioevo produce molti cicli dedicati alla vita di Maria: “Lo Sposalizio della Vergine”, “L’ incoronazione della Vergine”, “La visitazione” cioè la Vergine incinta davanti a S. Elisabetta. Ancora al tardo Medioevo risale l’ inizio di un’ iconografia di Maria col bambino a S. Anna, detta “S. Anna Metterla”. In rapporto alla passione di Cristo viene poi elaborato il tema della Pietà. Il ruolo di mediazione di Maria appare con grande forza nell’iconografia del “Giudizio Universale” per cui Maria sarebbe “Madre di Misericordia” accanto al Cristo giudice. In rapporto a questo concetto si sviluppa anche l’ iconografia della “Madonna della Misericordia”, che ripara i fedeli sotto al suo manto, diffusa in ambiente francescano e sulle strade percorse dai crociati.

La tempera su tavola

La differenza fra le tecniche artistiche può essere individuata nella quantità e nella qualità del liquido usato per preparare il colore. Oggi per “tempera” si intende quella tecnica che usa acqua per sciogliere i pigmenti e per agglutinante altro che nono sia..olio, come emulsione di uovo, latte, colle, gomme, cere ed altro.
Per quanto riguarda il supporto esso può essere di diverso materiale (pietra, legno, metallo, cartone), ma conta più di tutto la preparazione della superficie (IMPRIMITURA) destinata a ricevere il colore. Il periodo di massima diffusione della tempera è anteriore al diffondersi della pittura ad olio, tra 1400 e 1500 per supporto si usava comunque principalmente il legno, prevalentemente si usava il pioppo nel sud Europa e la quercia nel nord.
Il legno, scelto più compatto e senza nodi, veniva ben spianato per consentire la presa dell’imprimitura. La fase di incollaggio degli assi viene definita INCAMOTTATURA. Dannose si sono rivelate le sprangature fisse sul retro del legno, che impedendone i movimenti lo fanno spaccare. Le assi rivelatesi migliori sono quelle disposte in senso radiale perché si incurvano poco, mentre quelle disposte in senso tangenziale tendono a incurvarsi. L’ aggiunta delle assi era in alcuni casi rafforzata con cavicchi di legno e con chiodi e perché la testa dei chiodi non creasse danni, veniva battuta in profondità e isolata con strati di cera.
Per quanto riguarda l’ imprimitura, le linee di connessione delle assi, venivano ricoperte con strisce di tela di lino. Su una prima mano di colla, fatta asciugare, si passava uno strato di gesso a colare, dopo alcuni giorni veniva reso piano e pulito; si passavano poi fino a otto strati di gesso e colla, cosicché la tavola lasciata all’ aria e all’ ombra avesse una superficie liscia e compatta (attraverso una raschiatura finale).
È possibile indicare tre grandi periodi nei modi d’ uso della tempera: il periodo anteriore alle grandi innovazioni del 200 che indicheremo come tecnica delle sovrapposizioni successive del colore; il 1300 e il prima 1400 in cui il colore è usato per accostamento; e infine dopo la metà del 1400, in cui l’ esito finale è dato da velature successive.
- il primo modo fa si che le figure si ottengono con una stesura pressoché uniforme. Il pittore segnava i profili delle figure, stendeva quasi uniformemente i colori, poi determinava le particolarità, i rilievi, le incavità. È un sistema che pone la rappresentazione in piano piuttosto che in profondità. Dal colore di base si procedeva per aggiunte: prima la coloritura dell’ intero abito, poi i tratti scuri e poi i particolari.
- il secondo sistema detto per accostamento. Questo vuol dire che non si dava sulla superficie prima di tutto un colore poi tutto un altro, ma si procedeva con tutti i colori zona per zona, figura per figura, fino al compimento. Spesso però la tavola vedeva l’ applicazione del fondo oro. È questa tecnica della doratura. Ci si serviva della lamina d’ oro battuta appunto da “battiloro” tra due strati di pelle. Per coesivo tra l’ imprimitura e la foglia d’ oro si usava il bolo, una terra argillosa stemperata con chiaro d’ uovo montata a neve e acqua.
Si posava l’oro sul bolo e si curava che l’ aderenza fosse perfetta. Infine si bruniva con il brunitorio, di solito pietra d’ agata, e poi si poteva decorare con punzoni (vedi tecnica della punzonatura pag. 247 e anche tecnica della pastiglia).
- il terzo modo si sviluppa nel secondo 1400 quando si usa la “velatura”, che per trasparenza riempie il disegno e modifica il colore sottostante. Vi è un interesse a creare il massimo della profondità. Attraverso le velature si ottengono le più dolci graduazioni e le varietà dei riflessi luminosi.

Cimabue

Ha avuto un destino sfortunato perché già dall’antichità è stato coperto dalla fama di Giotto, e poi la maggior parte delle sue opere (vedi crocifisso S. Croce a Firenze, alluvione del ’66 e “le 2 vele di S. Francesco D’Assisi, terremoto ’97)
Poche notizie biografiche. Grazie alla biografia di Vasari su Cimabue abbia
mo qualche informazione: nasce intorno al 1240, 1272 è a Roma (un documento prezioso ce lo dice), altra documentazione 1301 a Pisa a completare mosaici dell’ abside del duomo di Pisa e in particolare i due dolenti: S. Giovanni e La Madonna.
L’ ultimo documento è del marzo 1302 in cui si citano gli eredi di Cimabue(sicuramente è morto)
Vasari riconosce a Cimabue grandi meriti, il migliore che ha detto: Cimabue è innovativo perché superò le goffaggini e la durezza bizantino. Anche se però riconosce che la sua arte è superata da quella di Giotto.
Si dice che Giotto “rimutò l’arte del dipingere di Greco in Latino e ridusse al moderno”.
CROCIFISSO S: DOMENICO AREZZO: gli storici hanno dato una data indicativa x la costruzione di S. Domenico 1260-1270. rappresenta l’ iconografia del Christus Patiens.(arriva in Italia a metà del 200 grazie a Giunta Pisano e al diffondersi del francescanesimo simbolo immortalità di cristo e della sua vittoria sul peccato originale).
Novità:
- Effetto chiaroscurale
- Volume e maestosità
Così come un sentimento di dolore
Agganci mondo bizantino:
- un ventre ancora geometrizzato e tripartito
- occhi che sono delle sorte di

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