Comunicazione non verbale

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Testo

Capitolo 1 ORIGINI DELLO STUDIO SCIENTIFICO DELLA CNV
Lo studio della CNV ha origini e radici diverse che si ritrovano in varie discipline scientifiche quali biologia, antropologia, sociologia e psicologia.
La prospettiva biologica nasce da Charles Darwin, che ne L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali discuteva le origini biologiche e innate della comunicazione non verbale. Secondo tale prospettiva infatti, gli uomini dispongono di un repertorio di segnali che rappresentano adattamenti filogenetici con lo scopo di regolare la coesistenza sociale. Le espressioni non verbali delle emozioni non solo avrebbero origini innate ma sarebbero comuni tra le varie culture e tra specie animali diverse.
Esistono segnali non verbali che sfuggono al controllo cosciente, che Ekman e Friesen chiamano inconsapevoli, nel senso che possono essere ricordati solo dopo un esame cosciente.
Gli antropologi invece si sono prevalentemente dedicati a interpretare i comportamenti non verbali basandosi su un orientamento culturale, esaltando le differenze tra i popoli nell’utilizzare e nel riconoscere questi segnali. Secondo tale prospettiva l’origine di una buona parte dei comportamenti non verbali è culturale. I primi studi antropologici sulla CNV risalgono alla prima metà del Novecento.
Efron cominciò a esaminare la comune credenza che gli italiani e gli ebrei gesticolassero in misura maggiore rispetto ai nordeuropei. Birdwhistell afferma che ogni segnale non verbale ha di per sé poco o nessun significato e che ne assume uno solo in determinati contesti culturali. Hall introducendo il termine prossemica, ovvero la relazione dell’uomo con lo spazio fisico, analizza le differenze culturali della distanza interpersonale, distinguendo quattro tipi di distanza: intima, personale, sociale e pubblica, le quali vanno da una distanza nulla o minore a una maggiore.
Esistono parecchie differenze tra popoli orientali e occidentali nei segnali non verbali, non soltanto le due aree culturali danno significati sociali diversi allo stesso comportamento non verbale, ma possono utilizzare comportamenti diversi con lo stesso significato sociale.
I sociologi partono dall’assunto che certi segnali non verbali hanno funzioni importanti nel gestire diverse regole sociali. Secondo l’orientamento sociologico esistono delle regole che governano gli stili di comportamento e le sequenze di eventi in contesti e situazioni particolari, chiamate contesti comportamentali. Per i sociologi tutti i segnali non verbali possono essere spiegati sulla base di queste regole sociali, a volte non del tutto esplicite.
L’interazionismo simbolico, pone l’attenzione sui significati soggettivi che vengono assegnati ai
segnali non verbali dalla cultura e da determinati gruppi. Goffman sostiene che gli individui utilizzano particolari comportamenti, come autopresentazione, vale a dire per comunicare agli altri una determinata immagine di sé, come in una rappresentazione teatrale, approccio drammaturgico.
L’approccio psicologico si distingue in due orientamenti fondamentali:
- la psicologia sperimentale, sviluppatasi nei primi decenni del ‘900, analizzava particolari segnali non verbali come la rappresentazione di emozioni indotte da stimoli controllati e manipolati in laboratorio, con l’obiettivo di individuare i processi cognitivi sottostanti, ponendo l’attenzione anche sulla percezione e interpretazione;
- la psicologia sociale mostra come la semantica, il contesto e i processi di attribuzione giochino un ruolo fondamentale nelle interpretazioni delle espressioni non verbali, approfondendo il fenomeno della percezione interpersonale.
Anche la psicologia si è occupata della CNV e il suo ruolo rispetto ad alcune psicopatologie.
La CNV è stata studiata da molte altre discipline non scientifiche come l’arte e in particolare il teatro, la danza, la pittura e la scultura.

FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE NN VERBALE
Esiste una diatriba inerente alla questione se i comportamenti non verbali possano essere considerati
realmente comunicativi. Alcuni studiosi hanno sostenuto che, un comportamento non verbale per
essere considerato comunicativo debba essere utilizzato sia per trasmettere sia per ricevere
informazioni, utilizzando i concetti di codificazione sistematica e decodificazione appropriata. Sembra pertanto più indicato non parlare di separazione tra comportamento comunicativo e non e accettare la proposta di Ricci Bitti di un “continuum”detto “scala di specificità comunicativa”, ai quali estremi troviamo comportamenti estremamente comunicativi e dall’altro puramente espressivi. Infatti la CNV può andare totalmente contro le intenzioni espresse dal “codificatore” e può avvenire oltre che senza intenzione anche senza consapevolezza cosciente sia da parte del codificatore che da parte del decodificatore, come nel caso della dilatazione delle pupille.
La ricerca si è focalizzata ampiamente sul ruolo della CNV nell’interazione sociale evidenziando
molteplici funzioni della CNV; essa infatti:
- comunica atteggiamenti interpersonali
- esprime,atteggiamenti circa l’immagine di se e del proprio corpo e partecipa alla presentazione di sé agli altri.
- sostiene e completa la comunicazione verbale e svolge una funzione metacomunicativa;
- svolge una funzione di regolazione dell’interazione conversazionale;
- esprime e comunica emozioni:
- funge da“canale di dispersione”in quanto lascia filtrare più facilmente contenuti profondi
dell’esperienza;
- può sostituire la comunicazione verbale in stazioni che non consentono l’uso del linguaggio
Le funzioni svolte dalla CNV possono essere pertanto così classificate:
A- caratterizzazione delle relazioni interpersonali;
B- presentazione di se;
C- persuasione, dominanza, potere, status,
D- differenziazione individuale di personalità e genere;
E- espressione e riconoscimento delle emozioni;
F- comunicazione degli atteggiamenti interpersonali;
G- CNV nel linguaggio verbale.

A. Caratterizzazione delle relazioni interpersonali
Gli indicatori non verbali assumono un ruolo molto importante nel definire il tipo di relazione
interpersonale; Ekman e Friesen definiscono la CNV come un linguaggio di relazione utilizzato per segnalare cambiamenti di qualità nei rapporti interpersonali. In effetti diversi comportamenti non verbali servono a sviluppare, mantenere, rinforzare, modificare o estinguere le relazioni nel corso del tempo (sorrisi,distanze,gesti,espressioni,tono della voce ecc).
La CNV pare essere particolarmente importante nelle relazioni interpersonali anche nella loro
percezione dall’esterno, in quanto hanno una rilevanza notevole nell’influenzare la percezione e il giudizio del tipo di rapporto che esiste tra le persone.
Nelle relazioni interpersonali è importante anche la coordinazione dei movimenti tra le persone,
ovvero la sincronia internazionale, il processo secondo cui, durante un’interazione, parlante e
ascoltatore sembrano muoversi in armonia. Un concetto simile è quello di congruenza posturale: durante interazioni familiari ed amichevoli, le persone adotterebbero posture simili. Alcuni studi distinguono tra postura speculare (la parte sinistra del corpo di una persona è in posizione identica alla parte destra dell’altra), che caratterizza le relazioni intime più positive e postura identica.
B. Presentazione di sé
Il grado in cui le persone controllano le impressioni di sé che trasmettono agli altri varia secondo Leary passando attraverso i seguenti stadi:
- oblio: le persone sono completamente non curanti (incoscienti) delle impressioni che suscitano sugli altri.
- analisi preattentiva: la consapevolezza delle reazioni degli altri sopraggiunge senza un vero e
proprio processo di attenzione;
- consapevolezza: le persone pongono attenzione alle impressioni di se che stanno trasmettendo.
- focalizzazione: le persone sono completamente concentrate sulle impressioni di sé che trasmettono.
Nella maggior parte dei casi i segnali non verbali comunicano messaggi sulla presentazione di sé in condizioni di bassa consapevolezza. I comportamenti non verbali riguardanti la presentazione di sé variano notevolmente e significativamente con il variare delle persone cui sono indirizzate, in base a differenze individuali rispetto all’attrativa fisica, all’autoconsapevolezza pubblica, all’automonitoraggio, al bisogno di approvazione, a variabili situazionali e a caratteristiche fisionomiche o espressive proprie della persona.
La regolazione volontaria e deliberata della CNV per la presentazione di sé è essenziale al regolare funzionamento della vita sociale. Ciò porta inevitabilmente al fenomeno dell’inganno, in particolare al voler comunicare, anche attraverso altri canali informazioni su di sé che non sono vere.
C. Persuasione, dominanza, potere e status
Persuadere il proprio interlocutore significa esercitare su di lui una certa influenza sociale o una
dominanza comunicativa. Dominare nell’interazione comunicativa può significare influenzare la
condotta degli altri, portare gli individui a svolgere un compito o ad accettare un’idea secondo le proprie preferenze.
Durante un’interazione, un soggetto, con uno stile comunicativo persuasivo assume un ruolo
dominante. La dominanza interattiva si configura come il processo, mentre l’influenza sociale sugli altri come il prodotto, ottenuto mediante uno strumento persuasivo, che è la comunicazione, in tutti i suoi aspetti, verbali e non.
I comportamenti non verbali sembrano influenzare l’attribuzione di status e di leadership, come l’apparenza fisica, l’abbigliamento, il tono della voce. Le persone più dominanti assumono più frequentemente e per un maggior tempo posture più aperte. Uno stile persuasivo può essere caratterizzato anche da mimica facciale, espressioni del volto e cenni del capo, mediamente pronunciati, tali da tenere alti l’attenzione e l’interesse di chi ascolta e da dominanza visiva, infatti i leader tendono a guardare maggiormente gli altri mentre loro stessi parlano. Inoltre i membri che vengono percepiti come più influenti tendono a produrre più gesti delle mani connessi al discorso, in particolare ideativi e coesivi.
D. Differenziazione individuale e di genere
Gli indicatori non verbali possono essere una risorsa da cui trarre informazioni sull’identità personale e sociale del nostro interlocutore. Un aspetto altamente saliente è l’identità di genere. Le donne sembrano più capaci di esprimere le emozioni e di conseguenza sono più brave anche nella decodifica. Tali differenze sono state generalmente interpretate come funzione dei ruolo dell’uomo e della donna nella società: le abilità di decodifica della donna possono essere dovute alla sua posizione “ inferiore” nella società. Un’altra
interpretazione sostiene che le donne sarebbero state educate ad essere più compiacenti nei riguardi degli altri.
Le persone differiscono inoltre anche individualmente: vi sono due pattern distinti di
espressività,ovvero persone che “esternalizzano” (externalizer) e coloro che “internalizzano”
(internalizers). I primi mostrano conduzioni galvaniche della pelle molto basse, mentre i secondi conduzioni molto alte. Gli esternalizer scaricherebbero le tensioni nel canale non verbale, mentre gli internalizers no.
Oltre che nella codifica, esistono delle differenze individuali anche nella decodifica degli indici non verbali. Diversi studi hanno dimostrato che esistono differenze nella codifica della CNV rispetto all’età, al genere, alla psicopatologia e alla cultura.
Altro importante aspetto individuale è la personalità: le persone si differenziano in maniera
impressionante nell’intensità, nell’espansività, nella vivacità e nel dinamismo del loro comportamento non verbale, ma anche verbale.
E. Espressione e riconoscimento delle emozioni
I segnali non verbali emessi in modo spontaneo e costante manifestano con molta efficacia gli stati emotivi di una persona e sono molto più espliciti delle parole, grazie al fatto che essi possono essere controllati consapevolmente in misura minore rispetto alle parole. Alcuni canali rivelano meglio di altri le emozioni, come il volto ed in particolare le espressioni facciali e lo sguardo. Un altro canale difficilmente controllabile è la voce. Infine alcuni gesti particolari che possono indicare stati emotivi specifici, come lo stringere i pugni o asciugarsi la fronte.
Secondo il modello neoroculturale delle espressioni emotive di Ekman esistono delle regole
d’esposizione, display rules, che modificano le espressioni attraverso l’apprendimento di norme
culturali che regolano le modalità d’espressione nei diversi contesti sociali. Esistono, dunque, quattro modi con cui un’emozione può essere modificata:
- attenuazione, riducendone l’intensità;
- amplificazione, esagerandone l’intensità;
- nascondimento, adottando un’espressione neutra;
- sostituzione, mostrando un’espressione dissimile rispetto all’emozione che si sta provando.
Tuttavia non è sempre facile capire se alcune espressioni siano simulate o spontanee, genuine o false. Alcuni studi hanno mostrato che è possibile identificare delle differenze tra espressioni genuine o false. Il sorriso ad esempio, quello vero si distingue da quello falso per le parti del viso che vengono attivate, per la tempistica e per la forma. Un’altra espressione emotiva che viene spesso simulata o esagerata è il dolore: le vere espressioni dell’uomo sono caratterizzate dall’abbassamento delle sopracciglia, dalla chiusura degli occhi, dal sollevamento delle guance e del labbro superiore, con il dischiudersi della bocca.
Fridlund ha proposto un’alternativa al modello neuroculturale nei termini di ciò che egli chiama
ecologia comportamentale, secondo il quale le espressioni facciali non hanno un significato proprio, ma dipendono dai contesti sociali e sono manifestazioni di intenzioni sociali. Non esistono pertanto né emozioni fondamentali, né espressioni fondamentali delle emozioni, ma soltanto comportamenti, i quali sono manifestazioni di intenzioni sociali, influenzati dal contesto. Più che le emozioni attraverso specifici canali non verbali vengono trasmessi atteggiamenti sociali interpersonali.
F. Comunicazione degli atteggiamenti interpersonali
Anche nel caso degli atteggiamenti, i canali non verbali sembrano dotati di maggiore efficacia
comunicativa. Vari esperimenti svolti da Argyle, come quelli sull’amicizia/ostilità e sulla
superiorità/inferiorità hanno dimostrato che gli indicatori non verbali risultano essere più potenti rispetto al contenuto verbale nella trasmissione e nel riconoscimento dei relativi atteggiamenti.
G. CNV nel linguaggio verbale
La stretta relazione tra linguaggio e segnali non verbali ha consentito il superamento della dicotomia verbale/non verbale, permettendo di considerarli come aspetti differenti, ma anche dipendenti e interagenti, dello stesso processo comunicativo.
Una prima funzione che gli aspetti non verbali possono assumere nella comunicazione è quella
referenziale che consiste nello scambio di informazioni tra gli interlocutori su un oggetto o referente.
Sherer afferma che i segni non verbali funzionano in modo referenziale sia quando essi stanno per un referente, come nel caso degli emblemi, sia quando incidono sul significato di segni verbali cooccorrenti, che sostengono, modificano o completano il messaggio.
Un’altra funzione della CNV in relazione al linguaggio verbale è quella metacomunicativa, che
riguarda il modo in cui il messaggio deve essere interpretato. Spesso quando si parla si chiede
all’interlocutore di leggere tra le righe di ciò che si sta dicendo; ciò significa che se il ricevente vuole capire quale sia realmente il significato del messaggio trasmesso deve interpretarlo tenendo conto di alcuni segnali non verbali co-occorrenti all’enunciato verbale.

Esempio



  


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