La comunicazione non verbale

Materie:Tesina
Categoria:Ed. Fisica

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Testo

LA
COMUNICAZIONE
NON VERBALE
“Tutto ciò che non si realizza nella comunicazione non esiste”
Jaspers
di Greta Maiorano
La possibilità di comunicare in tempo reale con il mondo è oggi una realtà inimmaginabile nel passato. La comunicazione mediata dal computer con la posta elettronica, le chat, i newsgroup, ha creato nuove forme di interazione, spazi di socializzazione inediti che non richiedono la presenza fisica degli interlocutori. Eppure, come scrive poeticamente Goethe "in principio era l'azione".
E' possibile che i multimedia ormai di uso comune nella danza, nel teatro, nel cinema e nel quotidiano abbiano aperto nuovi orizzonti per migliorare la nostra espressività ? O forse, la vita, mediata dalle immagini virtuali, prive di un possibile contatto fisico, ha così condizionato la nostra cultura che anche quando potremmo toccare e vivere fisicamente il quotidiano, preferiamo optare per la sua rappresentazione astratta?
La teoria classica definisce la comunicazione come trasmissione, di un messaggio fra un emittente ed un ricevente che interagendo in un contesto, si avvalgono di un codice, e utilizzando un canale che può essere di diverso tipo: suoni, immagini, gesti, onde sonore nel caso della voce umana, supporto cartaceo, apparecchiature sofisticate.
L’atto comunicativo è molto complesso, il mezzo usato dal mittente implica che il ricevente metta in azioni differenti canali ricettivi ed entrambi devono possedere un codice comune che attribuisca lo stesso valore ad un dato segnale.
LA COMUNICAZIONE QUOTIDIANA
La nostra quotidianità è fatta di scambi comunicativi, relazioni più o meno intense che ci coinvolgono e che ci portano a interagire con ciò che è esterno a noi.
La scienza della comunicazione è oggetto di studio da parte di numerose discipline: antropologia, etologia, psicologia, e sociologia fra le principali.
La comunicazione umana non si svolge solo attraverso la parola: questa è, al più, uno degli elementi che caratterizzano un dialogo fra due persone. Un messaggio viene percepito da chi ascolta in modo complessivo: alla parola si associano almeno altri importanti fattori quali l’utilizzo dei toni della voce del parlante, la distanza che chi parla propone tra i comunicatori, la posizione che assume, la direzione dello sguardo, i movimenti di alcune significative parti del corpo (mani, capo, ecc.).
di franchezza e attenzione, mentre in estremo oriente o nei paesi arabi, fissare una donna è sconveniente; il nostro negare, muovendo lateralmente il capo è inteso come assenso in India o nei Balcani; e ancora, il togliersi le scarpe, considerato da noi un gesto scortese o irriguardoso, è un gesto naturale che indica rilassamento o rispetto nelle culture scandinave e in quelle medio ed estremo-orientali: sarebbe difatti impensabile non entrare scalzi in una moschea. Non conta tanto ciò che si dice (comunicazione verbale) quanto come lo si dice (comunicazione non verbale).
Studi compiuti dalla scuola di Palo Alto, in California, hanno evidenziato che la parte verbale della nostra comunicazione, ciò che noi diciamo, ha un'importanza del tutto marginale (circa il 7%) rispetto alle componenti paraverbale (38%) e non verbale (55%).E' molto importante, ai fini di una comunicazione efficace, che ci sia congruenza tra i tre livelli.
In mancanza della comunicazione non verbale è possibile che il nostro messaggio giunga a destinazione e venga decodificato in maniera difforme rispetto al nostro obiettivo.
La comunicazione non verbale consta di:
elementi non verbali del parlato
- intonazione
- paralinguistica
elementi cinesici
- mimica facciale
- sguardo
- movimenti del corpo nello spazio
- movimenti delle parti del corpo
• PARALINGUISMO
L’utilizzo dei toni della voce del parlante è il primo importante segnale di comunicazione. La capacità di persuasione percepita da chi ascolta varia in relazione a velocità di esposizione, volume del discorso, assenza di esitazioni, sottolineature tonali. E’ chiaro cioè che la vivacità e la presenza di segni paralinguistici sia in grado di aumentare la forza e l’efficacia del messaggio verbale. Per contro l’assenza di questa vivacità viene percepita come indice di scarsa competenza del parlante.
• PROSEMMICA
A distanza interpersonale che individui mantengono quando interagiscono in una conversazione “normale” è tra il metro e venti e il metro e mezzo.
Variazioni di qualche decina di centimetri in più e in meno provocano sensazioni di disagio.
La quantità di spazio che le persone lasciano è un importante fattore di comunicazione. Ciò che abitualmente si definisce con il termine intimità è, fra le altre cose, un annullamento della distanza relazionale considerata normale tra semplici conoscenti.
• SGUARDO
Gli individui sono naturalmente più propensi a inviare sguardi alle persone che preferiscono piuttosto che a quelle che non preferiscono.
Gli sguardi reciproci sono più numerosi tra le persone legate da un sentimento positivo. L’insieme della combinazione sguardo-distanza deve sempre essere adeguato alla situazione. Lo squilibrio di uno di questi due fattori viene spesso recuperato sull’altro piano. Alcune situazioni tipiche (luoghi affollati) fanno registrare una significativa riduzione compensativa degli sguardi reciproci. Lo sguardo è anche indice di potere nella relazione: quando un interlocutore mantiene insistentemente lo sguardo sull’altro che invece spesso guarda altrove, si può ritenere che il primo possegga un ruolo di maggior potere.
• POSTURA
La postura risente dei ruoli che caratterizzano la relazione. La persona di ruolo superiore si presenta con postura più rilassata, mentre l’individuo di ruolo inferiore appare in postura più tesa e con limitati movimenti del corpo. Se un individuo che comunica si protende in avanti rispetto all’altra persona, egli esprimerà un atteggiamento più positivo rispetto a colui che invece si sposta all’indietro.
Il termine postura è utilizzato per indicare la posizione che l’individuo organizza nello spazio con la totalità del suo corpo. Postura e posizione non sono però sinonimi, infatti, la postura rappresenta l’atteggiamento corporeo che deriva soprattutto dal modo di essere dell’individuo, dalle occupazioni che svolge, dal fatto che il corpo rappresenta anche un importante mezzo di comunicazione e di interazione tra uomo e ambiente.
Chi presenta una postura rilassata è certamente a proprio agio nella situazione, viceversa una postura rigida dichiarerà uno stato di tensione emotiva.
• MOVIMENTI
Durante la conversazione gli interlocutori producono dei movimenti, ma sono assai diversi tra chi parla e chi ascolta. Principalmente chi parla tende a sottolineare ciò che sta dicendo con dei gesti per ridurre la possibilità che chi ascolta fraintenda il messaggio complessivo.
Chi ascolta tende a fornire al parlante dei feedback comunicativi
(movimenti del capo, mimica facciale) che raffigurano il parlante.
Quando l’ascoltatore intende intervenire nel colloqui segnala questa volontà attraverso un movimento del corpo. Nel caso la richiesta venga ignorata dal parlante i movimenti del corpo dell’ascoltatore diventeranno più marcati.
FUNZIONI DELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE
1. individuazione del senso (frasi ambigue acquisiscono un significato preciso in funzione del contesto)
2. completare il senso della frase
3. sostituzione della comunicazione verbale
4. integrazione (comincio con una frase e termino con un gesto)
5. espressività (come nella danza)
6. creare il senso della frase, trasformarla di senso, oppure orientare una parola verso un altro significato

LINGUAGGIO DEL CORPO
Il linguaggio del corpo ha una grandissima importanza nel comportamento sociale dell’uomo, la nostra vita quotidiana si basa molto di più sul non verbale che sul verbale.
Negli animali la comunicazione non verbale è in gran parte innata, ma nell’uomo la questione è più complessa: senza dubbio i segni gestuali vengono insegnati e dunque appresi, ma è sui segnali elaborati dal corpo che l’attenzione è ancora scarsa. Alcuni segni sono a tutti gli effetti parte di un linguaggio consapevolmente scelto, altri riguardano aspetti della comunicazione che possono anche non essere consapevoli, anzi il più delle volte non lo sono. Tali segni, definiti come innati provengono dall’istinto: arrossire o sudare, ad esempio, sono i tipici segni che smascherano una situazione di imbarazzo.
Quando un colloquio con un nostro interlocutore si fa particolarmente noioso, il nostro sguardo smetterà di essere fissato sul suo viso e comincerà a vagare per la stanza.
Un altro esempio di segnale è l’azione del sorriso: quando spontaneo è simmetrico, scopre leggermente i denti e raggrinza i lati della bocca e degli occhi. Quando è prodotto volontariamente, questa azione perde invece di simmetricità, spesso le labbra non si schiudono a sufficienza e le “zampe di gallina” attorno agli occhi paiono congelate.
Perché si possa dare l’impressione di credibilità, tra parola e gesto non deve mai esserci opposizione: è l’attore che nel suo percorso formativo deve imparare a costruire la congruenza tra il verbale e il non-verbale.

CONOSCERE LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
Giocare con l'anello, pizzicarsi il naso, annodare i capelli su un dito (tipico del sesso femminile), grattarsi la nuca o aggiustarsi un polsino e numerosi altri comportamenti simili sono tutti segnali che produciamo senza sosta, in modo quasi interamente automatico e senza intenzione di trasmettere alcunché.
Questo però non significa che i segnali del corpo non vengano colti e non producano effetti.
Il processo avviene però, per lo più, al di fuori della nostra consapevolezza.
Nelle nostre interazioni quotidiane questo "bailamme" viene di solito ignorato o giudicato senza senso.
Eppure, armato di cronografo, il ricercatore Ray Louis Birdwhistell ha constatato che, mediamente, in una giornata non parliamo per più di dieci, dodici minuti e che una frase media non dura più di dieci secondi e mezzo.
Inoltre, sulla base delle sue valutazioni, ha poi stabilito che il 65% delle interazioni da lui esaminate "prendeva la via del corpo".
Insomma, il corpo é proprio un "chiacchierone", ma parla una lingua che non conosciamo e invia messaggi che spesso travisiamo.
Attualmente, psicologi e antropologi hanno identificato e catalogato numerosi segnali non verbali e li hanno divulgati attraverso pubblicazioni e corsi.
Imparare a leggere ed interpretare correttamente questi messaggi non é però semplice. Quando leggiamo il corpo, in definitiva, non dobbiamo soffermarci su un singolo gesto: quello che viene espresso in modo non verbale infatti é più simile ad un concerto che un assolo.
Questo vuol dire per prima cosa che un messaggio riverbera in più parti del corpo (così, l'ansia può essere riflessa in una mano contratta, in un'alterazione del respiro e in abbassamento del tono di voce).
Inoltre, i segnali del corpo possono agire in accordo (come nel caso descritto dell'ansia), in disaccordo o contribuire in "coro" al messaggio globale.
Una disarmonia si osserva quando alcuni segmenti del corpo contraddicono il senso trasmesso da un’altra parte.
Questo succede perché alcune regioni del corpo sono maggiormente sotto il nostro controllo; mentre altre lo sfuggono.
Così teniamo sott'occhio e "supervisioniamo" buona parte della mimica facciale e della gestualità; al contrario, non sappiamo in genere cosa stanno facendo i nostri piedi.
Più in generale, abbiamo un certa consapevolezza del corpo fino al bacino e siamo poco coscienti di quello che accade da sotto la cintura in giù.
Inoltre, abbiamo piuttosto presente quello che facciamo con il lato destro; per contro, molte cose ci possono sfuggire con la metà sinistra.
Può capitare così che ci si trovi ad una festa e si sia coinvolti in una conversazione noiosa, quando a pochi passi c'é una persona che ci piace.
In quella situazione, potremmo orientare il tronco verso l'interlocutore e avere i piedi puntati verso l'oggetto di attrazione.
E' proprio per evitare fraintendimenti o distorsioni che conviene apprendere il linguaggio del corpo in un corso; dove si impara innanzitutto a conoscere la "sintassi" della comunicazione inconscia e dove, soprattutto, viene spiegato il rapporto che lega stimoli e reazioni non verbali e come questi vadano letti nel contesto in cui si presentano.

Esempio



  


  1. laura pozzoli

    sto cercando appunti sulla comunicazione non verbale per tesi in psicologia

  2. laura

    università degli studi di Milano Bicocca