la condizione dell'analfabeta

Materie:Tesina
Categoria:Italiano

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Testo

TEMA

L’analfabeta è stato sempre considerato, nelle diverse epoche storiche, un uomo privo di soggettività, incapace di formare un autonomo e libero convincimento.
La storiografia, il più delle volte, identifica l’analfabeta con la massa, negandogli una precisa identità; vi è quindi un generale disinteresse nei suoi confronti; e questo perché l’azione è inevitabilmente imputata all’uomo capace di governare i processi storici e non all’insignificante pedina, figlia casuale degli eventi più disparati. D’altra parte, la storia si fonda su documenti, su scritti ed è quindi inevitabile che essa si disinteressi dei soggetti incapaci di comprenderla e quindi di condizionarne gli eventi.
Una descrizione mirabile delle condizioni di vita degli analfabeti, è contenuta nel bellissimo libro di Carlo Levi: “ Cristo si è fermato ad Eboli “. Quest’ opera racconta, come in un viaggio al principio del tempo, la scoperta di una diversa civiltà, quella appunto dei contadini analfabeti del Mezzogiorno, fuori della Storia e della Ragione.
Lo scrittore ci narra efficacemente la miseria profonda di quella parte oscura e dolente d’Italia, rimasta sepolta per millenni sotto il peso dell’Ingiustizia sociale e dell’Indifferenza, per la quale lo stesso messaggio di Cristo sembra ancora di là da venire.
Quindi, l’anonimato in cui si trova l’” illetterato “ perdura fino a quando il velo dell’indifferenza non viene squarciato: può accadere infatti che la linea della astoricità( gli analfabeti ) e quella della storiografia ufficiale ( i non analfabeti ) , benché parallele, s’incontrino per una casuale alchimia. Ciò accade, per esempio, quando gli analfabeti, i cafoni, i bifolchi uccidono la persona importante, l’autorità precostituita. Solo allora, per il tempo fisiologico della cronaca, gli eventi si occupano inevitabilmente di lui.
Come non ricordare, a questo proposito, la novella di Verga: “ La libertà “? Intanto i contadini illetterati di Bronte diventano protagonisti, soggetti che fanno storia, in quanto si rendono colpevoli, esasperati dalla mancata divisione delle terre demaniali, di una carneficina nei confronti dei notabili siciliani.
L’azione importante quindi, è l’unica occasione che gli analfabeti hanno per calcare il palcoscenico della Storia, altrimenti insignificante ai loro lamenti ed alle loro speranze.
A conferma di quanto sopra, si può citare la vicenda di Tommaso Aniello ( più noto con il soprannome di Masaniello ), il pescivendolo napoletano analfabeta. Intanto gli Eventi si sono occupati di lui, fino a tramandarne nei secoli le gesta, in quanto ha capeggiato la rivolta antispagnola del 1647, provocata dall’inasprimento delle tasse.
In assenza del gesto eroico e disperato, lo status della persona incapace di leggere e scrivere non può essere altro che quello di un’entità per sempre dominata dalle correnti della vita, incapace di portarsi al timone dell’esistenza.
D’altronde, la politica dei tiranni di tutto il mondo, è stata proprio improntata a mantenere nell’analfabetismo o nel semi - analfabetismo la popolazione dominata; e questo per meglio sottometterla.
Nel regime nazionalsocialista, infatti, è predicata una “ entusiastica intolleranza” contro chi dimostra troppa volontà di cogliere il frutto dell’albero della conoscenza. Più si è subordinati, meno si deve sapere, come risulta evidente dal programma di Himmler per i popoli assoggettati dell’Europa orientale: “ Per questa popolazione non ci dev’essere nessuna scuola che vada oltre quella elementare di quattro anni. Scopo di tale scuola, dev’essere solo d’insegnare a far di conto al max fino a 500, la scrittura del proprio nome e cognome e, infine, di insegnare che è un comandamento divino quello di obbedire ai tedeschi, loro padroni. Non ritengo indispensabile insegnare a leggere.”

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