Il Neorealismo e Elio Vittorini

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Testo

Gli anni del neorealismo delinearono il distacco dalla cultura del ventennio, in particolar modo dall’idealismo.
Il maturare di una generazione già venuta a contatto con altre esperienze intellettuali; lo stato d’animo che si determinò durante la guerra, la partecipazione alla resistenza, la consapevolezza dei tanti e seri problemi apertisi all’Italia; questo assieme di circostanze, provocò alla fine della guerra un distacco dagli spiriti e dalle forme che avevano costituito la letteratura del ventennio, ma anche la necessità di un modo diverso di concepire al rapporto, nel letterato tra il suo lavoro e ciò che allora si disse >.
Questo stato d’animo di superamento del passato, e di confidenza fiduciosa nell’avvenire si definì Neorealismo.
Tradotto in letteratura o generalmente in arte questa corrente letteraria, fu dunque il tentativo di contrapporre al vecchio stato d’animo di angoscia esistenziale, un atteggiamento di fiducia nel mondo e negli uomini e con l’intento di far ritornare la letteratura una funzione sociale, in modo da far incontrare uomini ed esperienze diverse. Tuttavia, questi uomini, dovevano fare i conti con il proprio passato e perciò in ognuno di essi le parole d’ordine nuove, che essi tutti accettavano, nelle quali appunto vedevano la possibilità di un rinnovamento umano e artistico, dovevano avere risonanze diverse e dare luogo a esiti vari.
Tra i maggiori esponenti del neorealismo vi è Elio Vittorini, il quale nato a Siracusa nel 1908 trascorse la sua infanzia in piccole stazioni ferroviarie siciliane, intraprese gli studi tecnici, ma non soddisfatto intraprese lo studio di scrittori stranieri, in particolar modo con quelli americani che insieme a Pavese fece conoscere l’Italia diede più tardi una memorabile antologia definita “Americana” nel 1942 e poi integrata nel 1968. Questo venne subito vietato dalla censura fascista, ma la cui influenza si colse in tanti momenti della generazione più giovane.
Grazie a questi studi e attraverso la collaborazione a “Solaria, egli maturò il suo distacco dalla letteratura del ‘900 e cominciò a delineare il suo sforzo a una narrativa intensa a cogliere la realtà con un significato più profondo.
L’incontro con i solariani, rappresentò una svolta fondamentale per quanto riguarda la sua formazione intellettuale mirata sempre verso una direzione antifascista e antitradizionalista. Trasferitosi , a Firenze dal 1930 iniziò a lavorare come correttore di bozze, presso il giornale “La Nazione”;poi l’anno successivo pubblicò una raccolta di racconti definita “Piccola Borghesia”, dopo qualche anno, invece uscì il suo primo romanzo “Il Garofano Rosso”, la cui sua pubblicazione venne vietata dalla censura fascista.
L’approfondimento della sua tematica e poetica Vittorini la continuò nei seguenti libri: “Viaggio in Sardegna” pubblicato nel 1936 e poi ripubblicato nel 1953 con il titolo Sardegna come infanzia; “Erica e i suoi fratelli” che iniziò a scrivere nel 1936 e fu completato nel 1956.
Nonostante, questi scritti, Vittorini maturò il suo capolavoro con il romanzo “ Conversazione in Sicilia” scritto a puntate su “Letteratura” 1938-1939, dove un viaggio in Sicilia, l’incontro della madre, la scoperta di una realtà umana di miseria e di dolore, il tuffo nel passato si tramutano per il modo in cui Vittorini li vede e gli trascrive in situazioni e figure mitiche in simboli di un’eterna realtà umana.
Tuttavia il peso della vita presente, dietro quella sua trasfigurazione in mito, la carica di socialità operosa nel libro,spiegano perché egli paresse a guerra finita un maestro del neorealismo nascente. D’altronde lo stile di Vittorini lo portava a compiti di organizzatore di cultura e di diffusore di idee. In questa sua attività fondò un settimanale nel 1945, che divenne poi l’anno successivo un mensile “Il Politecnico”. Un mensile che ebbe subito una fondamentale importanza, sia per la conoscenza che favorì critici e scrittori stranieri, sia per il dibattito che aprì e condusse,sulla cultura,sull’intellettuale su i suoi compiti.
Nella stazione neorealista che caratterizza la narrativa italiana dell’immediato dopoguerra Vittorini non solo fu un operoso organizzatore di cultura ma apparve anche come un maestro, difatti nel 41, quanto comparse “Conversazione in Sicilia” aveva suscitato una profonda impressione; per poi l’anno successivo con “Uomini e No” indicò la strada di una nuova narrativa.
Tra le opere del Vittorini quella che spicca e dà più efficace in questa nuova corrente è “Conversazione in Sicilia”.
Questo fu apparso inizialmente nel 1941 sotto un altro titolo “Nome e Lacrime” e poi con quella attuale quando fermò la composizione del romanzo “Erica e i Suoi Fratelli”. Questo romanzo tratta la storia del viaggio di un tipografo che emigra da Torino dopo 15 anni, torna in Sicilia a visitare la madre, la quale fu abbandonata dal marito. In questo ritorno, ebbe modo di ritrovare il senso della fanciullezza, ma anche di riscoprire con gli occhi adulti, l’isola, vedendola ora nella sua cruda realtà sociale. Il libro è composto da 49 brevi capitoli che si dividono in cinque parti più un epilogo.
• La prima si basa sulla descrizione del viaggio di ritorno, dove, vede già Silvestro Ferranto in contatto con un’umanità sofferente, ma comunque, forte per riacquistare il valore della comunicazione e della solidarietà tra gli uomini.
• La seconda parte, invece, si concentra soprattutto sulla conversazione con la madre, attraverso la quale, ritornano alla mente del protagonista i luoghi, i paesaggi, i fatti del passato e soprattutto alcune figure importanti come quello del nonno materno, considerato come un eroe mitologico.
• Nella terza parte, invece, vediamo impegnato Silvestro a conoscere da vicino le drammatiche condizioni di miseria e arretratezza di un popolo abbandonato alla propria miseria.
• Invece nella quarta parte, si inizia ad avere un carattere allegorico, dove i personaggi assumono sempre più in modo profondo una figura simbolica come l’arrotino Calogero e i suoi amici Erechicle e Porfirio, con i quali si sofferma nell’osteria di Colombo. Questi presentano tra possibili forme di riscatto rispettivamente la ribellione armata la denunzia intellettuale e la spiritualità.
• Infine, nella quinta parte c’è la descrizione del decisivo incontro al cimitero con il fantasma del fratello Liborio, morto in Spagna durante la guerra, che rappresenta il simbolo della sofferenza ed individuale.
Nel testo confluiscono come possiamo vedere le diverse componenti della formazione culturale e intellettuale dell’autore.
Difatti, preso della necessità di affrontare temi sociali, senza incorrere nella censura fascista, Vittorini si inventa uno stile del tutto originale, dove il realismo e irrealismo, discorsività e allusività s’intrecciano senza soluzione di continuità. In questo romanzo, contribuiscono a determinare un tono oracolare, la continua ripetizione delle parole e delle frasi.
Il coraggioso contenuto etico e sociale in questo romanzo è stato assunto come modello della successiva letteratura neorealista, anche se la sua narrazione particolare lo rese un capolavoro originale e irrepetibile.
Nel 1947, Vittorini, ebbe una grande divergenza con alcuni dirigenti del Partito comunista, dove, vide lo stesso costretto, ad uscire dal partito e a sopprimere il giornale.
Vittorini, nonostante ciò, espresse una carica viva e rispettabile di esigenze estetiche e morali,mirante soprattutto ad assicurare alla cultura e all’uomo di cultura un’indipendenza sicura dalla “politica” e dai “politici”, ma rileva anche i limiti teorici e la pericolosità nel suo concetto di cultura. Difatti, egli attribuisce all’uomo di cultura una funzione sociale preminente per cui definisce, “rivoluzionario” lo scrittore,che riesce a porre attraverso la sua opera esigenze rivoluzionarie diverse da quella che la politica pone.

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Esempio



  


  1. Elena

    un collegamento dell'epoca neorealista e fascista da collegare con vittorini per sostenere l'esame di stato.