Elio Vittorini: Il garofano rosso

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Testo

Elio Vittorini: Il garofano rosso
BIOGRAFIA
Elio Vittorini nacque a Siracusa il 23 luglio 1908. Poiché il padre era ferroviere, egli trascorse la maggior parte della sua infanzia in piccoli paesi della Sicilia, che faranno da sfondo ai romanzi della maturità: sfondo di miseria e di solitudine, in una natura arida e malsana. Sin dall'adolescenza si dedica a letture che lo avvicineranno al mondo della narrativa e della poesia. Tenta di fuggire di casa per ben quattro volte; alla quarta non tornò più a casa. Si stabilì nel Friuli come impiegato in un'impresa edile. Negli stessi anni in cui lavora nel Friuli, comincia la sua carriera di scrittore. I suoi primi tentativi mostrano un'adesione alquanto ingenua al falso realismo strapaesano, come, per esempio, il Ritratto di Re Giampiero; mentre i racconti del suo primo volume, Piccola borghesia (1931), risentono dell'influsso degli scrittori che lavorano intorno alla rivista “Solaria”, i quali tentavano di rompere l'isolamento della nostra letteratura e di stabilire un contatto rinnovatore con le esperienze più avanzate della cultura europea ed extraeuropea. Attiratovi dall'ambiente culturale di “Solaria”, Vittorini nel 1930 è a Firenze dove lavora come correttore di bozze in un quotidiano e impara l'inglese da un vecchio operaio della tipografia. Da allora comincia il suo interesse per la narrativa americana, a cui si dedica con molto entusiasmo, traducendo subito un romanzo di Lawrence e poi altri, dando luogo a sospetti presso i gerarchi del regime. Infatti, viene espulso dal partito fascista, di cui non aveva più da tempo rinnovato la tessera. Si trasferisce a Milano, dove prosegue la sua attività di traduttore e di redattore di case editrici. Con la seconda guerra mondiale si chiarirà la sua ideologia politica e culturale. Nel '39 la prima edizione di Conversazione in Sicilia fu lasciata passare dalla censura fascista, ma, bene accolta dalla critica, suscitò subito il risentimento della stampa di regime che lo accusava di essere antinazionale e immorale. Nel 1941 la censura fascista vietava la pubblicazione della sua antologia, Americana; nel '43, dopo il 25 luglio, venne rinchiuso nel carcere di S. Vittore.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, partecipò a quel momento di entusiasmo e di ottimismo liberale, che portò al Neorealismo, come espressione di un nuovo clima culturale. La testimonianza più significativa di queste esigenze rinnovatrici si può rinvenire nella rivista “Il Politecnico” diretta da Vittorini e pubblicata a Milano dal 1945 al 1947. Nel dicembre 1947 il “Politecnico”, sconfessato dai comunisti, cessava le pubblicazioni; ma l'esigenza liberale di una nuova cultura che era al fondo delle istanze di Vittorini diede in quegli anni buone messi, se sorsero subito altre riviste e opere letterarie e scientifiche di grande rilievo. La funzione di Vittorini, maestro e guida del Neorealismo, non si esauriva, però, con il “Politecnico”, in quanto egli intraprendeva tutta una serie di traduzioni di romanzi americani, di pubblicazioni neorealistiche, che lo indicavano come uno dei massimi organizzatori di cultura del dopoguerra. Le elezioni politiche del 1948 imprimevano una svolta conservatrice alla politica italiana: la cultura si ritrovava di nuovo isolata ed era costretta a cercare nuove vie per adeguarsi alla realtà sociale del Paese. Nel '51 ha inizio la pubblicazione dei “Gettoni”, con cui Vittorini apre ai giovani scrittori uno spazio sperimentale dedicato ai problemi e agli aspetti più vivi della realtà contemporanea. Fenoglio e Calvino vengono lanciati da questa sua iniziativa. Nel 1966, dopo avere avviato una lunga conversazione critica tra letteratura e industria nella rivista “ Menabò ”, muore per una grave malattia.
RIASSUNTO
Il protagonista, Alessio Mainardi, è un liceale siciliano di sedici anni che trascorre con l’amico Tarquinio, di due anni più grande, la propria adolescenza. I due ragazzi, spinti dalla voglia di essere adulti, aderiscono al fascismo sebbene non capiscano perfettamente le idee di questo movimento, tanto in voga in quel periodo. Accomunati dalle medesime idee antiborghesi, i due giovani danno origine ad un mondo tutto loro chiamato “La Cava”, all’interno del quale si discute di politica si elogiano le figure ideali, come Rosa Luxemburg. Accanto al tema dell’amicizia è accostato quello dell’amore che Alessio prova nei confronti di una studentessa diciottenne chiamata Giovanna. Fra i due ragazzi vi era stato una volta sola un bacio effimero e un dono da parte di Giovanna di un garofano rosso. In realtà la ragazza è indifferente al sentimento che Alessio prova per lei.
Il ragazzino viene bocciato per aver partecipato all’occupazione della scuola e ritorna tristemente al suo paese d’origine, dove trascorrerà le vacanze estive. In questo soggiorno nel paese natale rivive, accanto alla famiglia, tutti i momenti felici della sua infanzia, ma le sue posizioni antiborghesi lo portano a contrasti con la famiglia stessa, come il disprezzo del lavoro del padre, imprenditore, mentre apprezza maggiormente il lavoro degli operai dipendenti nell’azienda paterna.
Al suo ritorno in Sicilia ritrova l’amico Tarquinio, ma qualcosa nel loro rapporto è cambiato, l’amico assume un atteggiamento quasi forzato da adulto, e fra i due nascono delle incomprensioni. Abbandonato dall’amico, Alessio decide di dedicarsi intensamente allo studio per superare gli esami, e riuscirà perfettamente nel suo intento, superando brillantemente gli scritti.
Ma l’impegno scolastico avrà vita breve, in modo particolare a causa dell’incontro con Zobeida, una prostituta misteriosa, con la quale Alessio intraprende una relazione amorosa, passionale ed intensa con sentimenti ben lontani da quelli che provava per Giovanna. Pare quasi che Alessio si sia innamorato veramente di questa donna ma appunto per questo motivo ha termine la loro relazione: Zebeida è una prostituta e come tale non ha il permesso di innamorarsi. Tempo dopo il giovane siciliano incontrerà i vecchi compagni di scuola e l’amico Tarquinio ma non per un incontro felice tra amici, bensì al funerale di una ragazza siciliana di diciotto anni, Daria Cortis, suicidatasi per amore. Il fatto sconvolgente li farà incontrare dopo il funerale, tutti uniti, in un bar ad ascoltare il discorso di un ragazzino sconosciuto. Questo ragazzino sostiene le sue idee criticando la società borghese e propone un codice d’amore che regoli i rapporti umani amorosi e non, rispecchiando ancora le aspirazioni della gioventù del tempo.
COMMENTO
Il garofano rosso pubblicato a puntate a partire dal '33 su «Solaria» e infine in edizione definitiva solo nel 1948, è un romanzo incentrato sulla figura di Alessio, un giovane come tanti, che vive, in una epoca difficile e piena di contraddizioni, il delicato passaggio dalla giovinezza all’età adulta.
Nelle pagine si materializza man mano il mondo protagonista, un liceale sedicenne che desidera diventare adulto al più presto, e che già, in un certo senso, si crede adulto frequentando ragazzi maggiori di lui, riflettendo sui grandi problemi dell’uomo e, soprattutto, aderendo al fascismo, anche se però senza troppo discernimento, come capitava in molti casi nel ventennio fascista, quando l’aderire al partito era pressoché un fenomeno di massa.
Una certa importanza nel romanzo ha l’ambientazione cronologica della vicenda: siamo, infatti nel '24, lo stesso anno del tragico delitto Matteotti. Il deputato socialista che affrontò il fascismo senza mai esitare, in seguito a un coraggioso discorso alla camera, nel quale denunciava le violenze elettorali, venne rapito e pugnalato a morte il 10 giugno 24, per ordine di alti esponenti del fascismo, tra i quali non si può escludere lo stesso Mussolini.
Alessio, colpito e quasi eccitato da questa dimostrazione di forza del regime, quasi volesse ripetere, nel suo piccolo, le valorose azioni fasciste, pesta a sangue un compagno, soprannominato Rana, colpevole, a suo giudizio, di essersi impicciato dei suoi affari.
Gran parte della giornata il protagonista la passa con il suo migliore amico, Tarquinio, un ragazzo di diciotto anni che avendo perso alcuni anni scolastici a causa di bocciature si prepara da esterno alla maturità, alloggiando nella stessa pensione di Alessio.
Il protagonista crede di avere sempre qualcosa da imparare da Tarquinio – sul modo di parlare, pensare e rapportarsi con gli altri – e quindi prova allo stesso tempo invidia e ammirazione, mentre quest’ultimo si sente, in un certo senso, un maestro di vita e ne è orgoglioso.
Tarquinio è solo, lontano dalla famiglia sia fisicamente che idealmente, infatti non trascorre l’estate nella casa paterna, ma rimane nella cittadina siciliana, alloggiato ancora nella pensione, benché in vacanza. I suoi atteggiamenti rispecchiano chiaramente il suo carattere: spiccano il suo senso di superiorità e di maturità rispetto agli altri, che lo porteranno a scelte sbagliate.
Sarà proprio questa consapevolezza di maturità a indurlo, alla fine, a lasciare la pensione e di conseguenza anche Alessio, non perché sentisse quel mondo estraneo, ma esclusivamente per dimostrare agli altri, o forse solo a se stesso, la propria autonomia.
Punto chiave nello sviluppo del racconto è l’innamoramento, da parte del protagonista, per Giovanna, una bella ragazza dagli occhi grigi e l’aspetto da bambina, figlia di un autorevole colonnello.
Stranamente nelle pagine la figura di Giovanna compare direttamente solo in poche circostanze e le uniche sue azioni rilevanti sono il regalo di un garofano rosso (dal quale lo scritto prende il nome) al ragazzo e un fugace e innocente bacio con lo stesso. Questo probabilmente perché l’autore vuole idealizzare questo amore, quasi a significare che amare non significa necessariamente possedere e che spesso gli amori più belli sono proprio questi, cioè quelli in cui, alla fine, non succede proprio niente.
All’improvviso Giovanna scompare dalla vita di Alessio, che cerca, e in un primo tempo riesce, di sostituirla con Zobeida, una prostituta matura e sensuale, dai lunghi capelli biondi e dal corpo perfetto. Oltre al ruolo di compagna nelle vicende puramente sessuali, la donna assume un ruolo quasi materno nei confronti di Alessio, uno dei pochi ragazzi che riesce ad avvicinarla.
I due si innamorano, ma la loro relazione dura solo qualche notte perché il protagonista è consapevole del fatto che fra loro non può esserci nulla a causa del lavoro di Zobeida. Inoltre a rammentargli Giovanna c’è ancora quel garofano rosso, diventato per Alessio più che un ricordo della ragazza, nostalgia di un mondo, di un periodo della sua vita che non avrà più, perché ormai Alessio è diventato adulto e ha chiuso con l’adolescenza.
Concludendo, credo sia opportuno sottolineare alcuni aspetti importanti sul piano linguistico, alcune innovazioni che hanno contribuito a rivalutare l’autore negli ultimi anni.
Il linguaggio utilizzato ne Un garofano rosso, apparentemente immediato e poco elaborato, esprime una continua tensione dell'anima verso le cose, un bisogno di comunicare velocemente i sentimenti, l'invenzione, la realtà presente. Inoltre ha anche un'intenzione polemica verso la retorica che era diventata l'ispiratrice del linguaggio della cultura di massa fascista: per Vittorini questa lingua retorica non è solo brutta, altisonante e tuttavia priva di significati, ma è anche la lingua dell'imbroglio politico e ideologico: la retorica ha nascosto la verità tragica della storia: definisce gloriose le azioni umane più crudeli, esalta la guerra, loda la morte, cerca di consolare i vivi per i dolori che li colpiscono con false motivazioni ideali. Questa la lingua retorica è insomma la lingua del potere, il quale opprime i più poveri, i braccianti, gli operai, i disperati. Scegliendo di stare dalla loro parte, Vittorini decide di utilizzare anche un linguaggio diverso da quello del potere, quindi le sue convinzioni politiche (antifascismo) si manifestano in una scelta linguistica precisa (antiretorica) e quasi coincidono.

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