"Il fu Mattia Pascal" di Luigi Pirandello

Materie:Scheda libro
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Testo

Antonio Monteleone
V Meccanica serale SIRIO
ITIS “ L. Da Vinci “ Porretta Terme (Bo)
Scheda di lettura
“ Il fu Mattia Pascal “ di Luigi Pirandello
Protagonisti e coprotagonisti.
Mattia Pascal
Mattia Pascal e il vero protagonista dell’opera, che si “ tramuterà “ poi in Adriano Meis, per tornare alla fine il fu Mattia Pascal.
Si tratta di un uomo bizzarro, dall’aspetto poco piacevole (capelli lunghi rossi, folto barbone e un occhio strabico) che dopo aver trascorso un’infanzia felice, in un ambiente di agiatezza economica sostenuto dall’amore della madre (il padre era morto quando Mattia era in tenera età) e dalla complicità del fratello Roberto, si trova nell’età adulta a vivere una deludente esperienza matrimoniale al fianco di una donna apatica, Romilda che, sostenuta dall’appoggio della arcigna madre Marianna Dondi vedova Pescatore, contribuisce a deprimere e avvilire il povero Mattia (sposato solo per denaro, ma ora ridotto in una situazione più umile e modesta) portandolo poi a cadere in quella crisi di identità che è alla base del romanzo. E’ infatti nell’ambiente della biblioteca comunale, dove Mattia ha incominciato a lavorare, che egli può dedicarsi alla lettura, ma soprattutto alla riflessione sulla sua misera condizione e il germe della follia che si impossesserà successivamente di lui, quando egli riterrà possibile cambiando nome, cognome e vita, recidere tutti i ponti che lo legano non solo al suo deludente presente, ma più in generale a tutti gli obblighi e i doveri che comporta la vita in società, comincia a farsi strada.
Il personaggio di Mattia, descritto in prima persona per mano di Pirandello con toni spesso vivaci e comici è un personaggio tragico, un perdente che rifugge la vita nell’illusoria speranza di recidere ogni legame con il passato ma che purtroppo a sue spese, capirà l’impossibilità dell’impresa e si renderà inoltre conto dell’insostituibile necessità di essere circondato dagli affetti umani a dal calore che all’epoca della “sua prima morte” erano stati una delle fonti principali da cui fuggire per sempre.
La nascita di Adriano Meis non è quindi che una maschera che Mattia cerca di curare con la massima attenzione per farla aderire indissolubilmente alla propria persona, convincendo così di iniziare una nuova vita, finalmente libero da tutti i pensieri che lo avevano fino ad allora oppresso.
Ed in effetti, per il primo periodo di questa nuova esistenza, è realmente così: Adriano, grazie ai soldi vinti a Montecarlo, (evento fortuito che gli ha permesso l’inizio della sua nuova vita, appresa la notizia della sua presunta morte nel mulino della Stia) può dedicarsi a girovagare spensierato per l’ Italia, ma alla fine è costretto a fermarsi, convinto che non si può peregrinare per tutta la vita e così riaffiorano inesorabilmente quegli obblighi a cui egli aveva voluto sottrarsi; contemporaneamente poi si fa avanti nel suo cervello l’idea dell’inevitabilità della morte ed essendo egli ancora una persona in carne e ossa (pur cominciando a sentirsi come un fantasma) si rende conto dell’inutilità della morte di Mattia.
Ecco allora che quel germe della follia che aveva cominciato a “lavorare” quand’egli era ancora nella biblioteca, nella sua “prima vita”, riaffiora e alla fine, riconoscendo l’assurdità del suo gesto e soprattutto il fallimento della sua intera esistenza, è costretto a morire di nuovo per diventare “il fu Mattia Pascal “.
Coprotagonisti.
Romilda e Marianna Dondi
Rispettivamente moglie e suocera di Mattia Pascal costituiscono la causa scatenante di questo travaglio psicologico che colpisce il debole uomo, con il loro comportamento insidioso e acido, negandogli ogni soddisfazione, ma anzi, al contrario, facendolo sentire come un fallito, un peso morto per la famiglia, una figura scomoda quasi da mantenere, nemmeno in grado di generare figli sani (tacitamente gli attribuiscono la colpa della morte delle due gemelline premature partorite da Romilda), né di soddisfare l’arida moglie che si è ormai lasciata cadere in uno stato di apatia e noi completa.
Anselmo Paleari
E’ il capostipite della nuova famiglia romana presso cui Adriano Meis si stabilisce; si tratta di una figura molto bizzarra, un vecchietto dall’apparenza impacciata e svampita, ma che vive in realtà in una dimensione tutta sua. Fanatico dello spiritismo e di tutte le tecniche paranormali, passa le sue giornate leggendo libri sull’argomento o parlandone con Adriano, contribuendo così a farslo cadere preda della pazzia, senza accorgersi minimamente di tutti gli inganni e i sotterfugi che si attuano in casa sua.
Adriana Paleari
E’ la dolce figlia di Anselmo, sulle cui spalle grava tutto il peso dell’intera famiglia, nonché l’angoscia procuratale dal cognato Terenzio, il cui motivo si scoprirà poi nel procedere del romanzo.Molto timida e religiosa, Adriana (segretamente chiamata da Adriano nei suoi pensieri “la mammina”, proprio per sottolinearne la dolcezza e la pazienza) conquista, con i suoi modi il cuore di Meis, ricambiata ed anche questo fatto contribuisce a far capire ad Adriano l’inevitabilità di vivere senza vincoli di nessun tipo.
Terenzio e Scipione Papiano e Silvia Caporale
Sono le tre figura più sfuggenti del romanzo, coloro che contribuiscono a creare nell’atmosfera di casa Paleari quel senso di falsità e di inganno che aleggia costantemente.
Personaggi minori
Monsignor Boccamazza, Don Eligio Pellegrinatto, genitori di Mattia, Roberto Pascal, zia Scolastica, Gerolamo Pomino,……….
SITUAZIONE DI PARTENZA.
Il romanzo si apre nella biblioteca comunale di Miragno dove Mattia lavora come bibliotecario e vede il protagonista intento a fissare la sua incredibile vicenda in un libro, su consiglio dell’amico don Elegio Pellegrinatto .
In realtà Mattia non vorrebbe farlo, innanzitutto perché convinto che una simile vicenda non interessi nessuno, eppoi, siccome il mondo gira, non ha senso scrivere un seguito di vicende, in quanto non esistono verità assolute o fatti interpretabili in un unico modo, ma su insistente richiesta dell’amico egli si risolve a farlo, anche per occupare il tempo.
Ambiente di svolgimento.
Nella prima parte l’opera si svolge a Miragno e nei territori circostanti alcuni di proprietà di Mattia (tra i quali la “ Stia “ ), poi , dopo una breve parentesi a Nizza e a Montecarlo, Mattia (che nel frattempo si è tramutato in Adriano) comincia a peregrinare per diverse città dell’Italia settentrionale, fino a quando non decide di stabilirsi a Roma. Alla fine del romanzo, dopo la seconda morte del protagonista, il fu Mattia Pascal torna nei suioi luoghi di origine, per rispecchiare anche sotto questo aspetto la struttura ciclica che costituisce la stesura del libro, appositamente adottata dall’autore per ribadire come in fondo nel mondo tutto gira.
Trama.
Nel romanzo si narra la storia di un timido provinciale, Mattia Pascal, che si allontana da casa dopo una delle solite liti con la moglie Romilda e la suocera Marianna Dondi e, arrivato a Montecarlo, si lascia prendere dalla febbre del gioco vincendo fortuitamente ottantunomila lire. Il possesso di questa ingente somma di denaro, dapprima gli appare come un dono del cielo per tornare a casa e farsi finalmente apprezzare dalle due acide donne che, pur non conoscendo la provenienza dei soldi, gradiranno ed accetteranno comunque ( “fossero stati anche rubati”), ma poi sulla via del ritorno, la lettura di una notizia di cronaca che annuncia la sua morte ( si tratta dell’erronea identificazione del cadavere di un disperato che si è ucciso buttandosi nel pozzo del podere di Mattia), dapprima gli provoca un senso sinistro, ma ben presto diventa il pretesto per iniziare una nuova vita dando un calcio al passato: Mattia simula così veramente la morte, si inventa un nuovo nome ed un tormentato passato, getta la fede e si fa operare all’occhio strabico come ultimo tentativo di recidere ogni vincolo e parte alla conquista del mondo, assaporando quel senso di libertà troppo a lungo desiderato. Ma dopo circa un anno egli inizia ad essere assalito dal senso di solitudine e comincia effettivamente a considerare anche gli svantaggi derivanti dalla sua nuova condizione: l’impossibilità di acquistare una casa o di far valere i propri diritti di fronte alla legge, poiché egli di fatto è deceduto, lo spingono a cercare una fissa dimora a pensione; ecco così che Adriano Meis approda a Roma, nella buffa casa di Anselmo Paleari, maniaco dell’occultismo.
L’ambiente è piuttosto strano, dominato da un senso di frode generale, impersonato dalla sfuggente figura di Terenzio Papiano che, aiutato dal fratello Scipione, mezzo epilettico e mezzo ladro, ed dalla signorina Silvia Caporale (una maestra di musica depressa e sfortunata, che vive anch’ella a pensione presso quella famiglia), cerca di convincere Adriana (la “mammina” di casa, di cui Adriano si è invaghito, ricambiato) a sposarlo, non per amore, ma per non essere costretto a restituire i soldi della dote della moglie, sorella di Adriana, scomparsa sei mesi prima.
La comparsa di questi strani personaggi al fianco di Adriano ricominciano a tessergli intorno la tela della vita sociale, dell’esistenza quotidiana con i suoi piccoli incidenti e le sue avventure piacevoli o sgradevoli (tra le quali appunto l’umile amore della dolce Adriana), che egli aveva cercato, illudendosi, di rinnegare.
Adriano vive quindi in una costante condizione di incertezza, diviso tra l’ansia che qualcuno possa scoprire la sua vera identità e il disperato bisogno di sentirsi vivo ed intrecciare quindi rapporti sociali con le persone che lo circondano.
La scoperta di un furto complottato a suo discapito ad opera del Papiano, e la conseguente consapevolezza di non poter denunciare il fatto, unito alla scoperta di una realtà inquietane, emersa dai colloqui con Paleari, secondo cui egli dovrebbe ancora morire sul serio e quindi, in conclusione, la consapevolezza che la morte di Mattia non sarebbe servita a nulla, lo portano quasi sull’orlo della follia e quindi egli si vede costretto a fuggire da tutto ciò, ingannando di nuovo e simulando un nuovo suicidio.
Lasciando infatti il cappotto e il cappello unito ad un breve biglietto sul parapetto di un ponte, egli “ uccide” Adriano Meis, preparandosi nuovamente ad acquistare il suo ruolo nel mondo dei vivi.
L’accoglienza che gli è riservata a Miragno è ben diversa da quella che si era aspettato di ricevere: nessuno in paese sembra riconoscerlo, la moglie risulta felicemente sposata con Pomino, con cui ha avuto una bambina e quindi a Mattia non rimane che rifiutare la vita civile, quella da lui stesso ignorata e per tanto ora non più meritata, per accontentarsi di essere “ il fu Mattia Pascal “ che ogni tanto si reca a visitare la propria tomba, fra la curiosità beffarda dei concittadini.
Messaggio dell’autore.
Con questo libro l’autore vuole esprimere il disorientamento dell’uomo di oggi che, troppo spesso impaurito da ciò che lo circonda e roso dal timore di non essere all’altezza della situazione, cerca di sfuggire il presente, evadendo in un’altra città e inventandosi una nuova vita, al di fuori delle regole sociali.
Il drammatico epilogo dell’esperienza di Mattia manifesta chiaramente l’impossibilità della cosa, dimostrando così come sia impensabile poter credere di annullare ogni vincolo sociale e umano, senza poi sentire immancabilmente la nostalgia di quel calore e di quell’affetto che, se si ha pensato anche solo per un attimo di poter evitare, diventa invece ben presto indispensabile nell’esistenza di ognuno, per arricchirla e per tenerla viva.

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