Manifesto del partito comunista

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Testo

Elaborato di filosofia : Manifesto del partito comunista”

Cenni biografici sull’autore

Karl Marx nasce a Treviri nel 1818 da una famiglia ebrea. S’inscrive alla facoltà di giurisprudenza ma successivamente passa alla facoltà di filosofia. Dopo la laurea si dedica al giornalismo politico divenendo caporedattore della gazzetta renana. Si sposa con Jenny Von Westphalen e nel 1843 termina la stesura della critica della filosofia del diritto di Hegel. Nel 1844 vengono pubblicati negli Annali franco-tedeschi due importanti saggi che testimoniano l’esplicito passaggio di Marx al comunismo La questione ebraica e Per la critica della filosofia di Hegel. Trasferitosi a Parigi stringe amicizia con Friedrich Engels e scrive i Manoscritti economico-filosofici, mentre in collaborazione con Engels scrive La sacra famiglia. Matura un distacco polemico dall’intera filosofia tedesca concretizzato nelle Tesi su Feuerbach e soprattutto nell’Ideologia tedesca.
Nel 1847 si tiene a Londra il primo congresso della lega dei comunisti e nello stesso anno Marx viene incaricato dalla lega di elaborare un documento che li rappresentasse. Così Marx insieme ad Engels pubblica a Londra il Manifesto del partito comunista. Nel 1864 viene fondata a Londra l’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Nel 1866 Marx inizia a scrivere Il Capitale ma rimane incompiuto anche se concluso da Engels perché Marx muore nel 1833 a Londra.

Friedrich Engels nasce a Barmen nel 1820. Segue la vita politica, legge, studia musica e scrive poesie. Ebbe per lui grande importanza l’incontro a Parigi nel 1844 con Karl Marx con cui scrisse varie opere politiche economiche e filosofiche in particolare il Manifesto del partito comunista. Dopo la morte di Marx curò la redazione del II e III libro del Capitale. Scrisse numerose opere come L’origine della famiglia della proprietà privata e dello stato, Dialettica della natura. Muore a Londra nel 1895.

Manifesto del Partito Comunista

Il manifesto del partito comunista venne scritto da Marx ed Engels su richiesta della Lega dei Comunisti e venne pubblicato nel 1848 a Londra. Si tratta di un documento teorico-programmatico a scopo divulgativo propagandistico che espone i punti fondamentali della loro nuova ideologia politica. Si divide in una brevissima introduzione dove viene esposta una contestualizzazione generale della nascente ideologia e vengono spiegati i motivi per i quali viene scritto il testo, e in quattro capitoli in ognuno dei quali vengono affrontate argomentazioni diverse.
“Uno spettro si aggira per l’Europa, è lo spettro del comunismo”, è così che i due autori hanno deciso di iniziare la loro opera. Questo perché il comunismo si faceva sempre più minaccioso nei confronti delle grandi potenze europee che “si sono unite in una crociata e in una lotta spietata contro di questo” e poiché prendeva sempre più piede e accresceva sempre più la sua importanza e entità all’interno della società, era ora che i comunisti esponessero apertamente il loro modo di vedere, i loro scopi, le loro tendenze, e che contrapponessero alle favole sullo spettro del comunismo un manifesto del partito.
Chiarita la situazione dell’epoca e messe in evidenza le ragioni per le quali furono messi per iscritto gli ideali comunisti, si entra nel vivo del trattato.
Il primo capitolo, intitolato Borghesi e proletari tratta delle lotte di classe nella storia, della nascita della borghesia, dello sviluppo della stessa, e dei rapporti con il proletariato: “La storia di ogni società sinora esistita è la storia delle lotte di classe. Oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta che è sempre finita o con una trasformazione rivoluzionaria dell’intera società o con la rovina comune delle classi in lotta.
La nostra epoca, l’epoca della borghesia, si distingue dalle altre per aver semplificato i rapporti di classe. L’intera società si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici in due grandi classi direttamente contrapposte l’una all’altra: borghesia e proletariato”.
È dai servi della gleba che discendono gli abitanti delle prime città da cui si formano i primi nuclei urbani in cui si sono sviluppati i primi elementi della borghesia. Inoltre le grandi scoperte geografiche l’apertura del mercato mondiale la colonizzazione e l’accrescimento dei mezzi di scambio e delle merci favorirono i movimenti rivoluzionari e la disgregazione della società feudale.
Anche l’assetto industriale dovette cambiare in quanto non più in grado di soddisfare la domanda di merci evolvendosi così dalla manifattura alla grande industria moderna. Accanto allo sviluppo industriale accrebbe anche l’importanza della borghesia che sospinge in secondo piano tutte le altre classi tramandate dal medioevo. Questo perché la borghesia ha sempre avuto un ruolo altamente rivoluzionario, ha distrutto tutti i rapporti feudali patriarcali, idilliaci, ha introdotto lo sfruttamento aperto. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, dunque i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali, quando precedentemente era l’immutata conservazione del vecchio sistema di produzione a essere la prima condizione d’esistenza. Da un’impronta cosmopolita alla produzione e al consumo sostituendo così all’autosufficienza e all’antico isolamento nazionale un commercio universale.. trascinando con sé tutte le popolazioni anche le più barbare creando così “un mondo a propria immagine e somiglianza”. Secondo Marx ed Engels conseguenza necessaria di questo crescente ed inarrestabile sviluppo è una terribile epidemia sociale che apparirebbe assurda in una qualsiasi altra epoca: la sovrapproduzione. Questo è dal fatto che “la società borghese che ha come per incanto suscitato così potenti mezzi di produzione e di scambio rassomiglia allo stregone che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate”. Lo “stregone Borghese” però non ha evocato solo la sovrapproduzione, ma ha creato anche la classe che lo porterà alla rovina: il proletariato. Infatti “nella stessa misura in cui si sviluppa la borghesia, cioè il capitale, si sviluppa anche il proletariato, la moderna classe degli operai moderni”. Questi operai sono costretti a vendersi al minuto, sono una merce come ogni altro articolo di commercio e con la diffusione delle macchine e con la divisione del lavoro diventano sempre più accessori ai quali viene chiesto soltanto un’operazione manuale estremamente semplice e diminuendo la loro mole di lavoro diminuisce anche il loro salario. Ma con lo sviluppo dell'industria il proletariato non solo cresce di numero, esso si coagula in grandi masse, diventa più forte e più consapevole della sua forza. Gli interessi, le condizioni di vita dei proletari diventano sempre più simili, poiché le macchine annientano le differenze nel lavoro e fanno precipitare i salari quasi dappertutto verso una stessa modesta soglia. Gli scontri tra il singolo lavoratore e il singolo borghese acquistano sempre più il carattere di scontro fra due classi. I lavoratori cominciano a formare coalizioni contro il borghese; si uniscono per difendere il salario. Fino a costituire associazioni permanenti, in modo da prepararsi per queste periodiche battaglie. In qualche caso la lotta si muta in rivolta. Qualche volta i lavoratori riescono a vincere, ma solo provvisoriamente. Il vero risultato delle loro lotte non è il successo immediato, ma il rafforzamento dell'unità dei lavoratori. “La borghesia forgia così gli strumenti dello sviluppo del proletariato, produce cioè le armi con cui sarà combattuta.”. “Tutti i movimenti sono stati finora movimenti di minoranze o nell'interesse di minoranze. Il movimento proletario è il movimento autonomo della stragrande maggioranza nell'interesse della stragrande maggioranza”.
Il capitolo si conclude con la rielaborazione dei dati raccolti che da come risultato la vittoria del proletariato. Infatti si evidenzia che ogni società si basa su conflitti tra oppressori e oppressi ma per poter opprimere bisogna prima dare alla classe oppressa le condizioni per condurre una vita servile. L’operaio moderno cade sempre più in basso al di sotto delle condizioni della sua classe. Non essendo in grado di garantire la vita al proprio schiavo perché costretta a farlo sprofondare in condizioni tali da doverlo poi nutrire piuttosto che essere nutrita da lui, la borghesia non è in grado di dominare. Tutto ciò è conseguenza del processo di accumulazione di capitale nelle mani di privati che produce egli stesso le cause del suo tramonto e dell’inevitabile vittoria del proletariato.
Il Manifesto prosegue con il secondo capitolo, intitolato Proletari e Comunisti, che tratta del rapporto tra proletari e comunisti, e degli interessi del partito comunista. “I comunisti si distinguono dai restanti partiti proletari solo perché, d'un lato, nelle diverse lotte nazionali dei proletari essi pongono in evidenza e affermano gli interessi comuni di tutto il proletariato, indipendentemente dalla nazionalità; dall'altro, perché essi esprimono sempre l'interesse complessivo del movimento nelle diverse fasi in cui si sviluppa la lotta fra proletariato e borghesia.”. Caposaldo del comunismo, ci dicono Marx ed Engels, è l’eliminazione della proprietà borghese in quanto è “l'ultima e più compiuta espressione della creazione e dell'appropriazione dei prodotti fondata su contrapposizioni di classe, sullo sfruttamento degli uni da parte degli altri”. L’unico modo, quindi, per far perdere al capitale il suo carattere di classe, è di metterlo in comune: “Il capitale è un prodotto collettivo e può essere messo in moto solo grazie a una comune attività di molti, anzi in ultima istanza di tutti i membri della società. Il capitale non è quindi un potere solo personale, è un potere sociale. Se allora il capitale viene trasformato in proprietà collettiva, che appartiene a tutti i membri della società, in tal modo non si muta una proprietà privata in una proprietà collettiva. Cambia solo il carattere sociale della proprietà.”. Una accusa che viene rivolta al comunismo è quella di voler abolire la famiglia, e Marx ed Engels dicono : “Su che cosa poggia la famiglia attuale, la famiglia borghese? Sul capitale, sul reddito privato. In senso pieno essa esiste solo per la borghesia; ma essa trova il suo completamento nell'imposizione ai proletari di non avere una famiglia e nella prostituzione pubblica. La famiglia del borghese decade naturalmente con l'eliminazione di questo suo proprio completamento ed entrambi scompaiono con la scomparsa del capitale.”. Dall’accusa di voler mettere in comune le mogli il comunista si difende dicendo: “Il borghese vede in sua moglie un puro strumento di produzione. Egli sente dire che gli strumenti di produzione devono essere sfruttati in comune e non può naturalmente fare a meno di pensare che il destino della comunanza toccherà anche alle donne(…)il matrimonio borghese è la comunanza delle mogli. Al massimo, si potrebbe rimproverare ai comunisti di voler sostituire una comunanza delle mogli ufficiale, aperta, a una comunanza ipocritamente nascosta.”. Finito di elencare le “accuse” al comunismo, il secondo capitolo si conclude dicendo quali saranno i “passi” da fare per la realizzazione di una società comunista: “Il proletariato userà il suo potere politico per strappare progressivamente alla borghesia tutti i suoi capitali, per centralizzare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, dunque del proletariato organizzato in classe dominante, e per moltiplicare il più rapidamente possibile la massa delle forze produttive. In un primo momento ciò può accadere solo per mezzo di interventi dispotici sul diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione”.
Letteratura Socialista e Comunista, ovvero il terzo capitolo, tratta dei vari tipi di socialismo. Ve ne è fatta subito una diversificazione tra socialismo reazionario socialismo, conservatore o borghese e socialismo e comunismo critico-utopistico. Tra il socialismo reazionario viene fatta un’ulteriore differenziazione tra socialismo feudale, socialismo piccolo borghese e socialismo tedesco. Il socialismo feudale, è nato dall’aristocrazia timorosa di perdere il proprio dominio e il proprio potere con l’avvento della borghesia. Il loro socialismo è così reazionario, come ci dicono Marx ed Engels che “la loro accusa principale contro la borghesia è che sotto il suo regime si sviluppa una classe che farà saltare in aria tutto il vecchio ordine sociale accusando la borghesia di produrre un proletariato rivoluzionario, non un proletariato in generale”.
Il socialismo piccolo-borghese, è composto da tutti i piccoli proprietari che sono rimasti schiacciati dalla concorrenza borghese. Il mezzo d’ espressione di questo socialismo, nato in Francia, è la scrittura. Questo socialismo, secondo Marx ed Engels, ha avuto dei meriti :“ha scandagliato con somma acribia le contraddizioni dei rapporti di produzione moderni. Ha smascherato gli ipocriti abbellimenti degli economisti.”; anche se propone di superare le difficoltà del periodo con il ritorno ai vecchi mezzi produzione.
Il socialismo tedesco, o “vero” socialismo, è un tipo di socialismo nato grazie agli scritti Francesi, che molti “Filosofi tedeschi, mezzi filosofi e anime belle” portarono nella loro patria. Ma, il significato che gli scritti avevano in Francia (per ragioni sociali), fu spogliato di tutto il valore pratico, e in Germania assunse un aspetto del tutto letterario. “La letteratura francese socialista e comunista fu così perfettamente evirata poiché in mano tedesca essa cessava di esprimere la lotta di una classe contro l'altra…”.
Il socialismo borghese vuole porre rimedio alle ingiustizie sociali, con l’unico fine di garantire l’esistenza della società borghese. Il socialista borghese “non fa che pretendere dal proletariato di restare confitto nella società attuale rinunciando però alle odiose idee che se ne è fatto”.
Il socialismo utopico è riuscito a cogliere la contrapposizione fra borghesia e proletariato, ma non è riuscito a cogliere l’autonomo ruolo storico del proletariato, e la possibilità di formare un partito politico, “il proletariato esiste per essi soltanto da questo punto di vista della classe che più soffre”. Per porre rimedio alla situazione attuale, “respingono qualsiasi azione politica, e specialmente ogni azione rivoluzionaria”, e vogliono “raggiungere la loro meta per vie pacifiche e tentano di aprire la strada al nuovo vangelo sociale con piccoli esperimenti che naturalmente falliscono”.
Il quarto ed ultimo capitolo del Manifesto del partito Comunista, dal titolo Posizione dei Comunisti nei confronti dei diversi partiti di opposizione, tratta della situazione attuale dei vari rappresentanti del comunismo in Europa. La più importante di quelle che vengono descritte, è la Germania, perché la Germania è alla vigilia di una rivoluzione borghese, e perché essa porta a compimento questo rivolgimento nel contesto di una civiltà europea più progredita e con un proletariato molto più evoluto che non l'Inghilterra nel XVII e la Francia nel XVIII secolo. La rivoluzione borghese tedesca può dunque essere solo l'immediato preludio di una rivoluzione proletaria . “Che le classi dominanti tremino al pensiero di una rivoluzione comunista. I proletari non hanno da perdervi altro che le proprie catene. Da guadagnare hanno un mondo. Proletari di tutti i paesi, unitevi!”

Pontillo Luca
V F

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