Immanuel Kant

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Categoria:Filosofia

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Testo

Immanuel Kant
(1724 – 1804)
1. Vita
La vita di Kant si divide in due periodi fondamentali:
1724 – 1770: periodo precritico
1770 – 1804: periodo critico
Kant è stato professore universitario.
2. Opere
1755 Storia generale della natura e teoria dei cieli
Ipotesi sulla derivazione dell’attuale sistema astronomico da una nebulosa primitiva, per un processo semplicemente meccanico.
1756 Monadologia fisica
Tentativo di conciliare il meccanicismo newtoniano con il dinamismo della metafisica leibniziana.
1763 L’unico argomento possibile per una dimostrazione dell’esistenza di Dio
1766 Sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisia
Affermazione dell’inconsistenza di della metafisica tradizionale.
1781 – 1787 Critica della ragion pura
1788 Critica della ragion pratica
1789 Critica del giudizio
1783 Prolegomeni a ogni metafisica futura che si presenterà come scienza
Presentazione più sommaria e facile della Critica alla ragion pura.
+ varie opere minori.
1.0 IL PROBLEMA CRITICO
1.1 Critica della ragione e rivoluzione copernicana
Kant è importante perché:
- opera una sintesi delle maggiori filosofie sviluppatesi prima di lui;
- è punto di partenza delle filosofie moderne.
Il problema di partenza della riflessione kantiana è quello delle condizioni che rendono possibile una conoscenza assolutamente valida sia nelle scienze della natura sia nella metafisica.
Egli eredita questo problema dalla discussione tra empiristi e razionalisti.
Per risolvere questo problema si trattava:
- in ambito scientifico: di giustificare i caratteri di necessità e universalità delle leggi scientifiche nonostante i dati empirici siano sempre contingenti e particolari;
- in ambito metafisico: di giustificare le affermazioni su Dio... che la ragione fornisce al di là dell’esperienza sensibile.
Kant vuole evitare:
- il dogmatismo (argomentazioni inconsistenti);
- lo scetticismo (tali questioni sono insolubili).
Il suo vuole essere un punto di vista critico: per questo è necessario sottoporre tali problemi al tribunale della ragione.
La ragione deve criticare gli oggetti del suo conoscere ma anche se stessa, in modo da stabilire ciò che di diritto la ragione umana può conoscere dei vari campi del sapere (criticismo).
Empiristi: la conoscenza dipende da dati empirici ricevuti in modo passivo dalla ragione.
Razionalisti: la conoscenza dipende da principi che l’uomo possiede in se stesso non dipendenti dall’esperienza.
Kant: la conoscenza è il risultato di elementi materiali (rispetto a cui la ragione è passiva) e formali (che derivano a priori dalla ragione e ne attestano l’intervento attivo nel processo conoscitivo).
Kant afferma la centralità dell’uomo nei confronti della natura, perché la natura stessa, così come si presenta all’uomo, è già il risultato del suo modo attivo di conoscere.
Ossia: l’uomo, conoscendo, contribuisce a costruire (costituire) gli oggetti stessi del suo conoscere.
Rivoluzione copernicana: cambiamento di prospettiva, il centro è portato dall’oggetto al soggetto.
estetica: sensibilità
analitica: intelletto
dialettica: ragione
_____
La ragione scorge soltanto ciò che essa stessa produce secondo il suo disegno, e deve costringere la natura a rispondere alle sue domande.
La metafisica non ha avuto sinora un destino tanto favorevole quanto la matematica e la fisica.
Dunque, è necessaria una rivoluzione copernicana.
Matematica e fisica hanno trovato la via della scienza rivoluzionando il rapporto conoscitivo con il proprio oggetto: non siamo noi a dover dipendere passivamente dall’oggetto ma esso deve dipendere dai nostri concetti.
Si può ritenere che una rivoluzione analoga a quella copernicana in astronomia possa portare chiarezza anche nella metafisica.
1.2 Elementi a posteriori ed elementi a priori della conoscenza.
Kant: la conoscenza umana è frutto di un particolare procedere passivo ed attivo della ragione, ovvero di un confluire di elementi derivati dall’esperienza e di elementi posti direttamente dalla ragione.
Sonno dogmatico: andare oltre l’esperienza con argomentazioni razionali.
La conoscenza è il convergere sia di elementi a posteriori tratti dall’esperienza sia di elementi a priori tratti dalla stessa ragione.
_____
Della distinzione tra conoscenza pura ed empirica.
Ogni conoscenza incomincia con l’esperienza. Esperienze sensibili mettono in movimento l’attività del nostro intelletto.
Ogni conoscenza incomincia con l’esperienza ma non necessariamente dall’esperienza (ci sono delle aggiunte).
Le conoscenze a posteriori (empiriche) hanno origine dall’esperienza.
Le conoscenze a priori si dividono in:
- pure (non sono mescolate con elementi empirici)
- non pure (sono mescolate con elementi empirici)
Noi siamo in possesso di conoscenze a priori
Ciò che importa è un criterio con cui distinguere una conoscenza pura da una empirica: necessità e universalità sono segni di una conoscenza a priori.
La nostra conoscenza empirica può essere un composto di elementi tratti dai sensi e di elementi forniti dalla nostra facoltà conoscitiva indipendentemente dai sensi. Mentre i primi possono dirsi conoscenze empiriche a posteriori, i secondi vengono chiamati conoscenze a priori (pure nel caso non siano mescolate con nulla di empirico).
La conoscenza comincia con l’esperienza ma non deriva tutta dall’esperienza.
La nostra conoscenza empirica può essere un composto di conoscenze a posteriori tratte dall’esperienza e di conoscenze a priori che la facoltà conoscitiva fornisce da se stessa. Sono delle conoscenze pure quelle conoscenze a priori in nulla mescolate con elementi empirici.
L’universalità e la necessità dei giudizi scientifici e di quelli implicati nel comune uso dell’intelletto sono la prova della presenza in noi di conoscenze a priori.
1.3 Come sono possibili i giudizi sintetici a priori?
Giudizi sintetici a priori:
a priori: sono universali e necessari;
sintetici: il predicato aggiunge per via di sintesi qualcosa al soggetto.
(es. tutto ciò che accade ha la sua causa)
Giudizi analitici:
il predicato è già contenuto nel soggetto ed è quindi ricavabile da esso per semplice analisi.
(es. i corpi sono estesi)
Giudizi sintetici a posteriori:
il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto ma non in modo universale e necessario.
(es. la rosa è rossa)
Il problema della critica della ragion pura è: come sono possibili giudizi sintetici a priori?
Negare la possibilità di tali giudizi, come ha fatto Hume, significa negare non solo la possibilità della metafisica, ma anche della matematica e della fisica.
Poiché matematica e fisica sono scienze reali, ci si deve chiedere non se siano possibili ma come siano possibili.
Della possibilità della metafisica si può invece dubitare.
1.4 La struttura della Critica della ragion pura
Ragion pura: facoltà che contiene i principi per conoscere assolutamente a priori qualcosa.
Critica della ragion pura: esame accurato che descriva sia come avvengono le nostre conoscenze, sia quali siano i limiti di esse.
La critica della ragion pura introduce alla filosofia trascendentale.
Trascendentale (def.): conoscenza che non si occupa direttamente di oggetti ma del nostro modo di conoscere a priori gli oggetti;
ossia
trascendentale (def.): conoscenza che riflette sul nostro modo di conoscere, in quanto esso è all’origine della costituzione stessa degli oggetti in generale.
(trascendentale, tradizionalmente, significava ciò che è proprietà dell’essere in quanto essere)
La Critica della ragion pura si divide in:
- estetica trascendentale (sensibilità);
- logica trascendentale (intelletto).
La logica trascendentale si divide in:
- analitica trascendentale;
- dialettica trascendentale.
estetica: studia gli elementi a priori che intervengono nei giudizi sintetici a priori delle scienze matematiche;
analitica: studia gli elementi a priori che intervengono nei giudizi sintetici a priori delle scienze fisiche e naturali;
dialettica: studia gli elementi a priori che intervengono nei giudizi sintetici a priori delle metafisica.
2.0 ESTETICA TRASCENDENTALE
2.1 Spazio e tempo sono forme a priori della sensibilità
I principi a priori della sensibilità sono lo spazio ed il tempo.
L’estetica è la dottrina della conoscenza sensibile.
Spazio e tempo sono forme a priori della sensibilità: esse condizionano ogni nostra conoscenza sensibile e rendono possibile che questa ci presenti le cose sempre situate nello spazio e nel tempo in modo unitario e uniforme.
La sensibilità è la facoltà di conoscere con i sensi.
Caratteristica della sensibilità è la passività (o recettività): conosciamo sensibilmente perché siamo modificati dagli oggetti che agiscono nella capacità di rappresentazione.
Sensazione è l’effetto prodotto in noi da tale azione.
Con la sensazione conosciamo gli oggetti come essi ci appaiono attraverso le modificazioni che producono in noi.
Oggetto della conoscenza sensibile è chiamato fenomeno (ciò che appare).
Intuizione empirica: conoscenza sensibile suddetta.
Nell’intuizione empirica vengono distinti due elementi:
- materia (contenuto grezzo della modificazione sensibile);
- forma (che ordina il contenuto).
La materia deriva a posteriori dall’esperienza.
La forma è fornita a priori dalla sensibilità stessa.
Le forme a priori della sensibilità (che non derivano dall’esperienza) sono dette intuizioni pure.
Lo spazio e il tempo sono le due forme a priori della sensibilità e quindi le due intuizioni pure che rendono possibile la matematica come scienza.
Spazio
Mediante il senso esterno (una proprietà del nostro animo), noi ci rappresentiamo gli oggetti come fuori di noi e tutti quanti nello spazio.
Lo spazio non è un concetto empirico, che sia stato tratto da esperienze esterne.
La rappresentazione dello spazio non può essere nata per esperienza dai rapporti dei fenomeni esterni.
Lo spazio è una necessaria rappresentazione a priori, che sta alla base di tutte le intuizioni esterne.
Lo spazio è una intuizione pura. Lo spazio è unico.
Tempo
Il tempo non è un concetto empirico che sia stato tratto da qualche esperienza.
Il tempo è una rappresentazione necessaria che sta a fondamento di tutte le intuizioni.
Esso ha una sola dimensione.
Il tempo è una forma pura dell’intuizione sensibile.
Esposizione metafisica di spazio e tempo: in essa ci si chiede cosa siano lo spazio ed il tempo.
Spazio e tempo sono rappresentazioni a priori, intuitive pure.
Esposizione trascendentale di spazio e tempo: indaga le condizioni a priori del nostro conoscere spazio-temporale.
Tali rappresentazioni rendono possibili le conoscenze sintetiche a priori proprie della matematica.
Spazio: senso esterno.
Tempo: senso interno.
Rappresentazione: tutto ciò che è nella mente umana.
Lo spazio è una rappresentazione a priori del senso esterno, condizione indispensabile per cogliere le cose come fuori di noi ed esterne l’una dall’altra.
Lo spazio è un’intuizione pura che, come forma a priori della nostra sensibilità, è condizione indispensabile della possibilità dei giudizi sintetici a priori della geometria.
Il tempo è un’intuizione a priori che sta alla base di tutte le intuizioni empiriche.
Come forma pura della sensibilità, il tempo è condizione di possibilità delle proposizioni necessarie implicanti rapporti di tempo (come quelle dell’aritmetica e della meccanica pura).
3.0 ANALITICA TRASCENDENTALE
3.1 I concetti puri dell’intelletto o categorie
Spazio e tempo rendono possibili la matematica ma non le scienze della natura. In esse i dati vengono collegati tramite rapporti universali e necessari più complessi.
La conoscenza sensibile offre delle intuizioni, in modo recettivo.
L’intelletto conosce tramite concetti, in modo spontaneamente attivo.
L’intelletto non può avere intuizioni (contenuti concreti per apprensione diretta).
L’intelletto può unificare (sintetizzare) varie intuizioni empiriche tramite i concetti; il che avviene nell’attività del giudicare.
L’intelletto è la facoltà di giudicare.
Il conoscere il senso vero e proprio consiste quindi non nell’intuire (nel ricevere passivamente la realtà), ma nel giudicare, nell’ordinarla e collegarla attivamente.
Conoscere intellettivamente è giudicare.
Le categorie (o concetti puri) sono i vari modi con cui l’intelletto unifica a priori, nei giudizi, le molteplici e varie intuizioni empiriche dei sensi.
Tavola delle categorie: quadro completo di tutti i modi (12) con cui un predicato viene nei giudizi riferito ad un soggetto.
Intuizioni sensibili senza l’intelletto (i concetti) sono cieche.
L’intelletto (i concetti) senza le intuizioni è vuoto.
L’intelletto è finito: esso può conoscere solo nei limiti di ciò che i sensi possono offrirgli.
L’intelletto conosce in modo attivo con l’attività del giudicare, ovvero unificando le molteplici rappresentazioni empiriche tramite i concetti puri (o categorie).
Partendo dalla tavola completa delle varie forme di giudizi dell’intelletto, è possibile trovare la tavola completa delle categorie dell’intelletto.
L’intelletto contiene in sé a priori concetti puri con cui sintetizza le molteplici intuizioni sensibili. Ma deve riferirsi alle intuizioni sensibili per operare tali sintesi, cioè per pensare gli oggetti.
3.2 La deduzione trascendentale: la funzione dell’Io penso
Che diritto ha l’intelletto di unificare in un modo, piuttosto che in un altro, i dati empirici?
Deduzione: giustificazione di un certo diritto
Trascendentale: conoscenza che va alla ricerca delle condizioni a priori del nostro stesso conoscere.
L’unificazione non può entrare in noi attraverso i sensi. L’unificazione non può essere data dagli oggetti ma può essere costituita soltanto dal soggetto stesso, poiché essa è un atto della spontaneità del soggetto.
L’Io penso deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni poiché altrimenti la rappresentazione per me non sarebbe niente.
Tramite i sensi noi possiamo ricevere solo molteplici rappresentazioni, mentre la loro unificazione è possibile solo tramite l’attività spontanea e quindi a priori dell’intelletto.
L’Io penso è la suprema condizione a priori di ogni conoscere.
Poiché l’unificazione del molteplice delle rappresentazioni sensibili non viene offerta dai sensi, essa deve essere il risultato di un’attività unificatrice dell’intelletto.
L’Io penso accompagna necessariamente tutte le mie rappresentazioni, quale unità trascendentale ultima di tutto ciò che viene pensato.
3.3 La funzione delle categorie per il costruirsi della natura come insieme dei “fenomeni”
Le categorie sono concetti che prescrivono leggi a priori ai fenomeni.
La natura non ci è mai data come una realtà in se stessa, indipendentemente da un intelletto che la conosca, bensì sempre come un insieme di fenomeni o apparenze che sono tali perché già da noi conosciuti.
La natura che noi conosciamo non è quindi retta da altre leggi che non siano quelle che il nostro intelletto vi ha impresse.
Le categorie possono unificare legittimamente, secondo leggi a priori, fenomeni della natura.
La natura infatti non è l’insieme delle cose in se stesse, bensì, appunto, l’insieme dei fenomeni, ovvero degli oggetti così come sono da noi conosciuti (in seguito alla ricezione dei dati sensibili nelle forme della sensibilità e la loro unificazione ad opera dell’intelletto).
3.4 Fenomeno, noumeno e ambito d’uso delle categorie
Le categorie sono pure forme del pensiero, dotate esclusivamente della facoltà di unificare a priori, in un’unica coscienza il molteplice dell’intuizione.
L’ambito d’uso legittimo delle categorie è limitato al campo della sensibilità.
L’oggetto della conoscenza scientificamente valida è ristretto al campo del fenomeno (insieme dei dati sensibili variamente unificati dalle categorie).
Esclude dal campo della conoscenza scientifica legittima ogni tipo di metafisica che pretende di andare con il ragionamento al di là dell’esperienza.
Il noumeno è il concetto in se stesso, non attingibile per via conoscitiva.
Il concetto di noumeno è un concetto limite.
Il concetto di fenomeno, quale apparenza dei sensi, rimanda di per sé al concetto di noumeno, quale ente in sé, ente dell’intelletto.
In senso negativo, il concetto di noumeno è un concetto limite, in quanto la sua funzione è di limitare la sensibilità, impedendole di considerarsi cometente per la totalità dell’essere.
Tramite il concetto di noumeno, l’intelletto limita però anche se stesso.
In senso positivo, il concetto di noumeno non ha alcuna funzione conoscitiva, dato che l’uomo non possiede intuizioni intellettive ma solo sensibili.
Il concetto di noumeno pone il problema di oggetti trascendenti la sensibilità, di cose in sé, ma non lo risolve né in senso positivo, né in senso negativo, pur mantenendone aperta la possibilità.
4.0 LA DIALETTICA TRASCENDENTALE
4.1 La logica dell’illusione
Nell’analitica trascendentale Kant esclude la possibilità di applicare validamente le categorie al di fuori dell’ambito del sensibile.
La dialettica trascendentale cerca di svelare i meccanismi con cui nasce l’illusione metafisica.
4.2 Le tre idee della ragione e la critica alla metafisica
Diversamente dall’intelletto, che procede tramite concetti limitandosi ad unificare le intuizioni empiriche, la ragione è guidata, nel suo procedere, da tre idee trascendentali:
- anima (unità assoluta di tutti i fenomeni interni dell’io);
- mondo (unità assoluta di tutti i fenomeni esterni della natura);
- Dio (unità assoluta di tutti i possibili oggetti del pensiero).
Con esse nasce la metafisica. La metafisica si divide in:
- psicologia razionale (tratta dell’anima);
- cosmologia razionale (tratta del mondo);
- teologia razionale (tratta di Dio).
La prova ontologica, che vuol ricavare l’esistenza di Dio dal suo stesso concetto, si riduce in realtà ad una tautologia. L’esistenza di Dio non è mai contenuta nel concetto di una cosa. Solo se è già stata introdotta in un concetto, si può in esso ritrovare.
La prova cosmologica, non ha valore dimostrativo perché si regge sulla indebita applicazione del principio di causalità fuori dell’ambito dell’esperienza sensibile.
La prova fisico-telogica, benché della massima importanza per accrescere la fede nell’esistenza di Dio, non è in grado di dimostrare tale esistenza. Ma anche se fosse valida, dimostrerebbe tutt’al più l’esistenza di un sommo architetto, non del creatore del mondo.

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Esempio