I sofisti

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Testo

I sofisti – caratt. generali
Sofista, nel V sec., significa “sapiente di professione”
e si differenzia dal “sofos” (tradizionale arist.) e dal
“filosofo pitagorico”. Essi si muovevano di città in
città x tenere lezioni di retorica, grammatica, diritto,
politica e morale. Nn costituivano una scuola di
pensiero, ma una serie di personalità in competizione
commerciale tra loro.
Dottrine comuni dei sofisti
- la virtù è insegnabile
- l’azione buona è conseguenza del sapere e nessuno
fa il male coscientemente
- i sofisti nn insegnano verità assolute, ma poss. persuadere
i cittadini ad avere opinioni utili alla città e che il vero coinc.
con l’utile
- i sofisti esercitavano l’arte di persuadere
I principali sofisti
- Protagora di Abdera (V sec.), secondo Platone, sosteneva
che la sensazione è fonte di ogni conoscenza e concepiva la
verità come opinione utile all’individuo ed alla città. L’uomo
è misura di tutte le cose. X lui il sofista era una specie di medico
della città. In quanto agli dei dice “né che sono né che nn sono”.
- Gorgia di Lentini (V sec.)
La potenza del discorso sta nei riguardi dell’ordine dell’anima
nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi
dell’ordine del corpo.
- Prodico di Ceo
Studioso del linguaggio si occupò delle etimologie dei nomi, dei
sinonimi e delle loro differenze.
- Ippia
Praticava la “scienza di molte cose” e “l’arte di fare molte cose”,
capace di produrre autarchicamente tutto quanto gli è indispens.
Socrate di Atene
Nn scrisse nulla xchè secondo lui il disc. discorso diretto era
superiore alla parola scritta. Egli ricercava il vero sapere e la
vera virtù in modo disinteressato, attraverso il dialogo e nn a
pagamento, come i sofisti. Platone, suo discepolo, fece di lui
il protagonista di quasi tutti i suoi dialoghi socratici, attribuendo
a lui anche le sue nuove dottrine. I probl. di cui Socrate si occ.
erano soprattutto di tipo morale e logico.
La diff. di Socrate dai sofisti
Egli fu proclamato dall’oracolo di Delfi l’uomo + sapiente di tutti.
Interpretò che egli sapeva di nn sapere, mentre i presunti sapienti,
da lui stesso interrogati, risultavano ignoranti e presuntuosi. Egli
diceva di nn avere dottrine proprie; disse che la virtù è unica ed
indivisibile e che virtù, felicità e sapere sono la stessa cosa. Sosten.
che è meglio subire un’ingiustizia che commetterla e che chi ha la
virtù nn può subire alcun male.
Secondo Aristotele a Socrate dobbiamo: la scop. della definizione,
la scoperta dell’universale e la scoperta del metodo intuitivo.
Morte di Socrate
Egli preferì lasciarsi condannare a morte rifiutando la fuga x restare
fedele alla sua missione divina x la rigenerazione morale di Atene,
xchè è rispettoso della legge e xchè altrimenti i suoi discorsi
diventerebbero moralmente deboli.
Nell’Apologia platonica dichiara di nn temere la morte pur nn
potendosi sapere che cos’è esattamente. Egli cerca di far notare a
tutti i propri limiti. La sua missione è di far sapere il limite del
sapere umano. Il suo miglior discorso è la brachilogia. Nei suoi
discorsi nn ci sono elementi retorici che fanno riferimento al
patos, ma ci sono solo legami logici che legano insieme tutti
brevi dialoghi.
Le scuole socratiche minori sono alcune correnti di pensiero
derivanti da discepoli diretti di socrate. La scuola di Megara,
fondata da Euclide, sviluppa idee socratiche ed eleatiche.
X loro la coscienza umana è essenzialmente paradossale

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