I Sofisti

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Elisa Brambati 27 dicembre 2000
Cl. III sez. As
Saggio breve
Traccia n°2 (filosofia)

La scuola di pensiero dei Sofisti è una tra le più importanti di tutta la filosofia Greca; essa è ricordata per diversi motivi, tra i quali un atteggiamento relativistico, che non ammetteva verità assolute sia nel campo della conoscenza sia in quello dell'etica. Per questo motivo la sofistica fu un movimento intellettuale di un certo peso, che mise in discussione insegnamenti e valori della cultura greca arcaica, sottoponendoli ad un’attenta verifica razionale. L’eccedente uso della ragione ci ha portato, oggi, a definire i Sofisti come una sorta di precursori dell’Illuminismo. Di questo fatto troviamo riscontro in un noto detto di Protagora, secondo cui l’uomo "è la misura di tutte le cose", proprio perché è l’unica entità in grado di ragionare: egli può conoscere gli oggetti che rientrano nel campo della sua percezione e della sua azione, valutandoli secondo le prospettive di cui è di volta in volta portatore. In tale valutazione, tuttavia, entra in gioco il relativismo sopra citato: ogni persona è influenzata dalla cultura del proprio paese ed è in pratica impossibile riuscire a liberarsi di essa.
Per far capire questo concetto, Erodoto ricorre ad un esempio semplice ed esplicativo al tempo stesso: se si proponesse all’umanità una serie di leggi, tutte apparentemente d’uguale valore, ognuno sceglierebbe per sé quella che più si avvicina alla propria idea di giustizia. Giustizia che coincide con la serie di norme applicate nel paese di quello stesso individuo, poiché ciascuno pensa che le legislazioni del proprio stato, siccome sono più vicine alla propria realtà, siano quelle più valide.
Questo principio è certamente valido ancora oggi: per fare un esempio, prenderò il caso della pena di morte, una delle leggi più discusse a livello internazionale. Mi è capitato di ascoltare alcune brevi interviste realizzate negli Stati Uniti d’America circa la suddetta questione, in occasione dell’ultima condanna a morte effettuata in quello stesso stato. Ebbene, la maggior parte, se non la totalità, degli intervistati aveva risposto al giornalista che reputava la pena di morte una punizione giusta e per niente eccessiva. Ritengo invece, in base alle persone che io conosco, che la maggior parte degli Italiani consideri questa punizione esagerata e non attinente alle comuni credenze morali. Ora, fatte le dovute eccezioni, credo che questa sia la prova del fatto che ognuno ha dietro di sé una storia culturale che, per quanto cerchi magari anche di dimenticare, non può ignorare. “La legge”, se intendiamo con questa parola non soltanto l’insieme di norme giudiziarie, ma anche ogni categoria di pensiero (in particolare etico) appartenente ad una civiltà, “è regina di tutte le cose” in quanto indirizza ogni scelta dell’uomo. Ieri come oggi.

Esempio