Ficino, Cusano, Campanella

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Testo

Marsilio Ficino
Fu il rappresentante principale dell’umanesimo fiorentino. Cosimo de Medici donò lui una villa perché vi fondasse una scuola per far rivivere il pensiero platonico.
Qui, traduce le opere di Platone e di Ermete Trismegisto, incarnazione del dio egiziano Tot che scrisse “Corpus Ermeticum”, dove emergeva sapere sulla magia.
La magia è un sapere privato, difficile da comprendere, chiuso, aperto solo agli iniziati [è appunto “ermetico”] . La formula magica aveva la capacità di interferire con la natura e modificarla.
[Es: alchimia → capacità di trasformare cose e persone da non nobili a nobili]
Ficino riprende la teoria dell’emanazione di Plotino, secondo la quale l’uno avrebbe generato tutte le cose che sono rimanendo in tutte le cose che sono, ma allontanandosi da se stesso. Le 3 ipostasi erano: l’uno, l’intelletto e l’anima. La materia viene posta per ultimo, in quanto la più imperfetta.
L’uno e la materia sono gli estremi della natura e la funzione dell'anima è quella di mediare tra essi.
L’anima è copula mundi. Senza l’anima non sarebbe possibile comprendere il rapporto tra quelli che sono gli estremi della realtà in quanto essa, che è l’essenza media, appartiene ad entrambi i mondi.
N. Cusano
Intellettuale vissuto nella prima metà del 1400. si tratta di un intellettuale cattolico, è un cardinale.
Vive in un periodo assai travagliato per la Chiesa [Scisma d’occidente e più avanti, gli scontri di religione], accusata di simonia [vendita di cariche ecclesiastiche].
C’era un forte richiamo perché la Chiesa tornasse ad occuparsi delle anime e non delle ricchezze. Cusano vorrebbe ripristinare l’armonia cattolica, grazie a 3 concetti.
• De docta ignorantia: in materia di religione, l’uomo deve rendersi conto di essere ignorante.
Può sì avvicinarsi a Dio, ma non potrà mai dirsi Dio. L’uomo spesso tende a confondere la propria immagine di Dio con Dio stesso e ciò è sbagliato. Se tutti noi riconosciamo che l’immagine di Dio appartiene a noi stessi e non è assoluta, siamo più disposti a confrontarla con quella degli altri.
Il nostro sapere su Dio è simile ad un quadrilatero che moltiplica i suoi lati: diverrà pentagono, esagono, ottagono, etc. Quando il numero di lati sarà altissimo, la figura somiglierà sì ad una circonferenza, ma solo apparentemente, poiché avrà sempre un certo numero di lati.
Questo esempio vuole spiegarci meglio l’affermazione secondo cui il nostro pensiero si avvicina a Dio, ma non è Dio.
• Coincidenza degli opposti: se la nostra mente è finita, Dio è infinito. All’infinito, non c’è la possibilità di distinguere i contrari [quindi il minimo dal massimo, il piccolo dal grande, etc.] poiché nell’infinità sfuma la presenza di quegli opposti che si negano l’un l’altro. In Dio gli opposti coincidono in quanto tutto è presente in lui ed egli è unità perfetta.

• Rapporto tra Dio e il mondo spiegato attraverso la matematica:
[Cusano è un neoplatonico. Sulla porta della scuola di Platone vi era scritto “Qui non entra chi non è geometra”. Platone trovava la matematica il passo necessario per arrivare alle idee. Se prendiamo un oggetto qualsiasi e lo svuotiamo di tutte le cose sensibili – colore, consistenza, etc. – ci rimane una forma geometrica. La realtà sensibile è imperfetta, ma con la matematica diventa perfetta, poiché viene resa come idea. La matematica porta a cogliere nel divenire il permanere.]
Il rapporto tra Dio e il mondo corrisponde al rapporto tra il punto e la linea.
Linea: esplicazione del punto [ripetizione di punti]. ---> nella linea c’è il punto così come nel mondo c’è Dio.
Punto: implicazione della linea ---> nel punto c’è già la realtà della linea cosi come in Dio è già contenuta l’idea del mondo.
Mentre il punto è totalmente nella linea. Dio trascende il mondo. E’ nel mondo con la sua forza, la sua intelligenza, ma non ne fa totalmente parte.
Tommaso Campanella
Ogni nostra conoscenza ha inizio utilizzando i nostri sensi.
Il sentire è comune a uomini e animali. Quando l’uomo compie l’azione di sentire, riesce a sentire il proprio interlocutore solo se prima sente se stesso.

SENTIRE sensus sui

L’anima possiede la capacità di sentire da sempre. E’ una sapienza innata che l’anima ha di se stessa. Sentendo se stessa, ha la capacità immediata di sentire che cos’è.
Questa conoscenza che l’anima ha di se stessa è detta autocoscienza.
L’empatia è la capacità di sentire pienamente l’altro [mettersi nei panni dell’altro]. Se sente il proprio dolore, ha la capacità di sentire anche il dolore altrui, se sente la propria gioia, la gioia altrui, e così via.
L’anima conosce bene le altre anime. E’ conoscenza e sapienza di se stessa. L’anima è:
• Potenza di essere: l’anima conosce la sua precarietà. Dipende da altro [colui che ha creato l’anima, l’atto primo, il motore immobile che attrae tutte le cose a se stesso]. Non è ancora completa, e cerca questa sua completezza con l’atto [che viene prima della potenza].
• Sapienza di essere: l’anima sa di essere potenzialità di essere: è sapiente.
• Amore per il proprio essere
Quando l’anima inizia a conoscere le cose esterne, dimentica le sue caratteristiche innate. Il conoscere implica un parziale permanere nel proprio stato originale e un parziale mutarsi . Esso significa , in certa misura , morire in parte a se stessi . Secondo Campanella, la filosofia serve a ritrovare il sensus sui, per far in modo che l’uomo scopra ciò che lui è davvero, la sua dignità, per far sì che rinasca [rinascimento/umanesimo].
Ne “La città del sole”(1602), Campanella espone il modello di una città perfetta. In questa città ideale, vi è un principe sacerdote chiamato Sole, reggitore delle cose spirituali e materiali, che è a sua volta affiancato da tre princìpi:
Potenza [Pon], Sapienza[Sin], e Amore[Mor] , ai quali spetta rispettivamente il controllo
della guerra [Pon], delle scienze e delle arti [Sin], della salute e della riproduzione [Mor].

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