Seconda guerra mondiale e nazismo

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

Seconda guerra mondiale
Italia
La genesi del fascismo
Il Partito socialista e il Partito popolare raccolgono intorno a sé le grandi masse del paese, ma anche altri gruppi sociali vanno organizzandosi. Alla fine del 1918 sorge il movimento dei “combattenti”, che rivendica il valore degli ideali della guerra, esprimendo confuse esigenze di una nuova giustizia sociale. I combattenti raccolgono piccoli borghesi e si conquistano posizioni notevoli nel mezzogiorno, si pongono come obiettivo la convocazione di una Costituente. Nella crisi sociale e politica si inserisce l’azione dell’ex dirigente socialista Mussolini, che nel marzo 1919 fonda a Milano i “fasci di combattimento”. È entrato negli alti vertici del partito socialista, ottenendo la direzione del quotidiano “Avanti!”. Durante la “Settimana Rossa”, nel 1914, ha assunto posizioni di sostegno delle azioni insurrezionali. Allo scoppio della guerra, prima si è schierato su posizioni neutraliste, poi si è spostato a favore dell’intervento. Nel novembre 1914 fonda il quotidiano “il popolo d’Italia”. Il 24 novembre i socialisti lo hanno espulso dal partito per indegnità e tradimento. Sul suo quotidiano, Mussolini si è fatto sostenitore della tesi che l’Italia dovesse intervenire a fianco delle potenze dell’Intesa e che la guerra avrebbe creato le condizioni favorevoli per la rivoluzione sociale. Il partito fascista nacque ufficialmente a Milano il 23 marzo 1919, quando Mussolini da vita ai “Fasci di combattimento”. Principi fondamentali:
• Difesa della guerra e dell’intervento;
• Messa sotto accusa della classe dirigente liberale;
• Richiesta di mutamenti sociali e politici.
Il programma appare poco coerente, ma bene esprime le contraddizioni di certi strati piccolo-borghesi, la loro posizione intermedia tra le grandi classi, la volontà di fare, con rivendicazioni democratiche, mostrando la propria avversione ai proletari. I fascisti individuano nei combattenti la propria base naturale. Quasi subito Mussolini e i fascisti mettono in piena luce quale sia l’obiettivo principale delle loro azioni. Il 15 aprile 1919, durante uno sciopero generale, una colonia fascista insedia la sede dell’”Avanti!”. Mussolini assume subito tutta la responsabilità dell’impresa.
L’occupazione delle fabbriche. Movimento operaio e controffensiva fascista
Nel settembre 1919 si costituisce alla Fiat il primo Consiglio di fabbrica, di orientamento “sovietico”. Nel marzo 1920 gli industriali decidono di creare alla Confederazione generale dell’industria, per concordare una strategia comune di fronte alle lotte operaie. Tra giugno e agosto 1920 il sindacato dei lavoratori metallurgici, FIOM, chiede aumenti salariali, ma è rifiutato. Il 30 agosto, la FIOM decide l’occupazione delle fabbriche; dilaga un movimento di dimensioni colossali. I dirigenti dei sindacati si dichiarano contrari alla rivoluzione, così la protesta si esaurisce. Giolitti promuove un accordo sulla base di un progetto di “controllo operaio” delle aziende, progetto che non sarà mai attuato. L’occupazione delle fabbriche ha inasprito la situazione politica generale del paese. La grande industria inizia a considerare i fascisti come un utile strumento da contrapporre al movimento operaio e a finanziarli in modo consistente. Ma è nelle campagne che il fascismo si è sviluppato e ha preso quota. Nato in città, esso dilaga nel mondo agrario, mantenendo le sue caratteristiche originarie:
- Esasperazione nazionalista;
- Odio antisocialista;
- Aspirazione ad un governo antiparlamentare;
- Esaltazione della violenza come metodo di lotta politica;
- Boria di classe;
- Disprezzo per le masse.
Nella campagne operano i RAS fascisti che aggrediscono con le loro squadre socialisti e sindacalisti e commettono ogni sorta di violenza. I proprietari agrari non lesinano sui finanziamenti; nuovi sindacati fascisti impongono con la forza contratti favorevoli agli agrari. È un po’ in tutta l’Italia centro-settentrionale che le “squadre d’azione” fasciste prendono d’assalto le sedi dei sindacati e del Partito socialista. Esse sono formate prevalentemente da giovani borghesi, piccolo-borghesi e sotto-proletari. Il 1921 è l’anno che segna una svolta decisiva nella crisi dello stato liberale perché emerge che questa crisi avrebbe avuto uno sbocco dichiaratamente autoritario. Nel gennaio matura la scissione dell’ala di estrema sinistra; nasce il Partito Comunista d’Italia. L’ipotesi che lo guida è: la rivoluzione italiana è ormai matura, se essa non avviene è perché la direzione del partito è inadeguata. Mussolini si è reso esattamente conto che il movimento operaio va indebolendosi. La crisi dei primi mesi si abbatte su una classe operaia stanca, il numero degli scioperi diminuisce drasticamente. Giolitti è sempre più sgradito agli industriali, che invece guardano con simpatia a Mussolini. Ora, anche i settori dell’industria finanziano il fascismo. Giolitti fa sciogliere le Camere e indice nuove elezioni, nel maggio 1921. I primi mesi del 1921 offrono un panorama devastante e desolante della violenza fascista. Sono mesi “barbarici”, durante i quali centinaia di persone vengono uccise.
L’avvento del fascismo
Le elezioni del maggio 1921 non hanno dato a Giolitti quella forte maggioranza che ha cercato: dà le dimissioni da presidente del Consiglio. Idea forte ma perdente di Giolitti è stata quella di “costituzionalizzare” il fascismo, ma il fascismo non si è disperso negli altri partiti, ma entra in Parlamento come partito autonomo e ben definito. A Giolitti succede Bonomi. Mussolini entra per la prima volta in Parlamento come uno dei deputati fascisti eletti nei “blocchi nazionali”. Si appresta a raccogliere tutti i frutti delle violenze extraparlamentari e cerca di stabilire buoni rapporti con il Vaticano, rendendosi conto che il fascismo non sarebbe potuto diventare forza di governo senza l’approvazione della chiesa e del re. Al Congresso di Roma, nel novembre 1921, il movimento fascista si trasforma in Partito nazionale fascista. Vi è un’unica possibilità di fermare il fascismo: un’alleanza tra Partito Socialista e Partito Popolare, ma ogni intesa è impossibile, sono troppi i sospetti, le diffidenze e le ostilità. Nel febbraio 1921 il governo di Bonomi cade, lo succede Facta, che forma il governo con una coalizione di liberali e popolari, l’ultimo governo prima di un ventennio di dittatura. Nel 1922 il fascismo si organizza sul piano sindacale. Il 31 luglio l’Alleanza del lavoro (sinistra) proclama uno sciopero “per la libertà”, contro il terrorismo fascista. È un completo insuccesso, i fascisti organizzano un’offensiva violentissima contro le sedi dei partiti antifascisti. In ottobre la crisi dello stato liberale precipita. Giolitti inizia trattative in varie direzioni, nel tentativo di fare del fascismo una forza subalterna allo stato liberale. Il 20 settembre, in un discorso ad Udine, Mussolini enuncia 4 punti di fondo:
1. Disciplinare la violenza fascista;
2. Pace per dare al paese una politica di respiro internazionale;
3. La monarchia non sarà più messa in discussione;
4. Lo Stato deve tornare al liberismo e favorire l’iniziativa privata in economia.
Mussolini rassicura così l’opinione pubblica, ma i suoi seguaci si preparano ad offensive meno pacifiche. Sotto la guida di un quadrunvirato: Balbo, De vecchi, De Bono e Bianchi. Il 30 ottobre i fascisti entrano a Roma, Mussolini è ricevuto dal re e proclamato presidente del Consiglio. Il ministero Mussolini assume la forma di un governo di coalizione, ma in realtà è una dimostrazione della vittoria del fascismo. È dominante la convinzione che il governo fascista sarebbe stato un episodio transitorio nella vita dello stato italiano.
1922-26: il Fascismo alla conquista del potere totale. La disfatta delle opposizioni
Il quinquennio dal 1922 al 1926 è il periodo di trapasso, durante il quale il fascismo distrugge le istituzioni dello Stato Liberale; lo stato viene trasformato nello Stato di un dittatore. Per consolidare il suo potere, il fascismo crea propri strumenti politici e militari permanenti.
• Nel 1922 nasce il Gran Consiglio del fascismo, una sorta di suprema direzione politica del governo, con il compito di fare da tramite tra il partito e il governo;
• Nel Gennaio 1923 si costituisce la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (MVSN);
• Nel Marzo 1923 si realizza la fusione tra Partito fascista e Partito nazionalista, unione di grande importanza, perché il nazionalismo dà al fascismo un’ideologia ufficiale.
• Nei confronti del mondo cattolico, Mussolini agisce con abilità, cercando di stringere buoni rapporti con il Vaticano. Il 27 Aprile 1923 viene approvata dal governo la riforma scolastica Gentile, che dovrà segnare la fine della scuola laica, dare un nuovo e grande peso alla dottrina cattolica, favorire la scuola provata con l’introduzione dell’Esame di Stato. Nel Luglio 1923, don Sturzo è costretto alle dimissioni da segretario del Partito Popolare, fascismo e Vaticano cercano l’intesa.
• Nuova legge elettorale il 13 Marzo 1923 (Legge Acerbo), stabilisce che la lista di maggioranza relativa che abbia raggiunto minimo il 25% dei voti, avrebbe ottenuto 2/3 dei seggi in Parlamento. Alle elezioni dell’Aprile 1924, si presenta una lista unica, in questo modo i fascisti si assicurano il controllo del Governo.
• Matteotti denuncia le violenze fasciste nel corso delle campagne elettorali, ma il 10 Giugno 1924 viene rapito e ucciso da sicari fascisti. Questo provoca una grande reazione nel paese, ma in pratica non accade nulla, perché l’opposizione non è in grado di organizzarsi per formare una controffensiva.
• Il 3 Gennaio 1925, alla Camera, Mussolini, con un discorso duro e violento, respinge ogni addebito riguardante il delitto Matteotti, assume personalmente la responsabilità dell’accaduto, difende apertamente tutto ciò che la violenza delle camicie nere ha fatto e farà. Questo discorso segna la fine della politica dell’opposizione, la conquista da parte del fascismo del monopolio politico.
• Il 2 Ottobre 1925, viene messa fuori gioco la Confederazione generale del lavoro; i sindacati fascisti sono riconosciuti come gli unici rappresentanti dei lavoratori.
• La legge del 24 Dicembre stabilisce che:
- Il presidente del consiglio diventi Capo del Governo;
- Il capo del governo sia nominato e revocato dal Re, e i ministri su consiglio del Capo del Governo;
- I Ministri non siano più responsabili davanti al potere legislativo;
- È il capo del governo a decidere che cosa viene discusso in Parlamento. Il Parlamento è così ridotto alla volontà del Capo del Governo, che ormai è un dittatore.
• Nel Febbraio 1926 vengono abolite le norme di amministrazione locale elettive, e vengono sostituiti con i podestà, nominati dal capo del governo.
• Nel Novembre 1926 sono annullati tutti i passaporti, sciolti i partiti di opposizione e bruciati i giornali antifascisti; viene anche creato un tribunale speciale per la difesa dello Stato, formato da ufficiali delle forze armate e dalla Milizia, affiancato all’Organizzazione per la vigilanza e la repressione dell’antifascismo (OVRA); viene introdotta la pena di morte.
• A partire dal 1930 il controllo sulle scuole diventa capillare e totale; impiegati e insegnanti sono obbligati ad iscriversi al Partito, pena il licenziamento; il loro operato viene costantemente sorvegliato.
• Anche ambienti dell’alta cultura si allineano su posizioni di adesione alla dittatura, nasce così un apposito ministero, per la Cultura Popolare (MINCULPOP) che controlla la stampa.
• Viene creato un apposito organismo con l’incarico di produrre documentari per celebrare la grandezza del Duce e del regime; da proiettare obbligatoriamente nelle sale cinematografiche prima dell’inizio del film.
Il regime totalitario in Italia
Scuola
A partire dal 1926 inizia l’inquadramento sistematico dei bambini sotto i 12 anni (fotocopia)
Leggi
Nel 1928 la camera vara una nuova legge elettorale: è il tramonto definitivo del sistema parlamentare. Il Gran Consiglio del fascismo sceglie 400 candidati con cui costituire la Lista Unica, presentata agli elettori. Gli elettori avrebbero solo dovuto scegliere tra il sì e il no. Le elezioni diventano così un Plebiscito. Il 24 marzo 1929 si tengono le elezioni, e chiaramente vincono i “Sì”. A questo punto il fascismo, basato sul culto del Duce infallibile e sul consenso, costruito sulla base dell’annientamento delle opposizioni, può presentarsi come “Una democrazia di tipo nuovo”, uno “Stato di popolo”.
Rapporto con la chiesa
Le elezioni del ’29 ebbero un esito positivo, anche perché la Chiesa invitò il popolo a votare “Sì”. Dopo una lunga controversia per la “Questione Romana”, l’11 Febbraio 1929 avviene la Conciliazione, nel palazzo del Laterano, a Roma. I punti centrali del trattato comprendono:
1. Il riconoscimento della religione cattolica come unica religione di Stato;
2. Riconoscimento dell’indipendenza dello Stato Vaticano;
3. Riconoscimento da parte della Chiesa dello Stato Italiano e di Roma come sua capitale.
La convenzione include anche il pagamento da parte dello Stato di 1 miliardo e 750 milioni. Le clausole più importanti prevedono:
1. La protezione del clero e il riconoscimento del carattere sacro di Roma;
2. Lo Stato non interverrà sugli affari ecclesiastici, ma i vescovi verranno nominati solo se graditi allo Stato;
3. Esonero dei chierici dal servizio militare;
4. Impegno dello stato a non mantenere negli uffici pubblici sacerdoti che non sono più tali;
5. Riconoscimento degli effetti civili del matrimonio cristiano;
6. Introduzione, nelle scuole di stato, della dottrina cattolica;
7. Riconoscimento delle organizzazioni cattoliche, a patto che siano al di fuori degli altri partiti politici.
La laicità dello stato è abbandonata, si realizzano due propositi:
• Mussolini mira a far diventare il cattolicesimo un pilastro del nuovo ordine politico;
• La Chiesa conta sullo Stato italiano per rinsaldare la propria influenza nella società.
Nonostante i patti, Chiesa e fascismo entrano in contrasto nel 1931, per la questione dell’Azione cattolica. Oggetto della contesa sono la gioventù e l’educazione. La Chiesa intende mantenere in piedi e in modo autonomo, l’organizzazione cattolica, soprattutto in gioventù. Il conflitto tocca l’apice nel Maggio, con violenze fasciste contro le sedi cattoliche; ma nel Settembre viene raggiunto di nuovo l’accordo. L’Azione cattolica rimane in vita, ma con l’impegno di limitarsi solo all’ambito religioso, e di espellere tutti gli antifascisti e i non fascisti. La Chiesa si mostra un’organizzazione amica, ma non è proprio in linea con il regime; stesso discorso vale per la monarchia. Pare nelle mani dl fascismo, ma non è così: il re resta la più alta autorità dello stato, a lui spettano il comando supremo delle forze armate, la scelta dei senatori, il diritto di nominare e rievocare il capo del governo.
Lo stato totalizzante
L’ideologia fascista pone come suo scopo supremo, l’integrazione totalitaria del cittadino nello Stato. Lo statalismo si manifesta nell’aspirazione alla generalizzata militarizzazione della società, da intendersi come etica e organizzazione della società, e come mezzo per l’espansione imperiale dell’Italia fascista, orientata a far rivivere la grandezza di Roma antica. La guerra è considerata legge storica, inevitabile, positiva, selezionatrice di popoli, ad essa la nazione deve continuamente prepararsi. L’imperialismo è rivolto sia verso gli altri stati europei, sia verso le nuove colonie da conquistare. Il fascismo esalta l’unità tra Stato e popolo, ma un’unità piramidale: in alto il Duce e i suoi gerarchi, detentori del potere decisionale. Questo potere deve trovare il suo veicolo nel partito unico, con compiti di organizzare, disciplinare, indottrinare, dirigere e mobilitare le masse, chiamate a “Credere, obbedire, combattere!”.
Antisemitismo
L’ideologia fascista, di base, non è razzista; auspica allo stato nazionale fascistizzato. Nel 1938, il regime compie una svolta spinto dalla volontà di dare un carattere “virile”, adeguato alla “razza dominatrice”, e sotto un’influenza sempre maggiore del nazismo, fa suo il razzismo. Queste gravissime misure discriminatorie, colpiscono gli ebrei, che vengono “ghettizzati”.Contro gli ebrei non vengono però attuate misure di violenza fisica; l’antisemitismo non trova appoggio nella popolazione e neanche nel partito, ma paura e conformismo prevalgono.
Economia
I primi anni del governo fascista sono contraddistinti da una politica economica liberista. La produzione aumenta, ma questa situazione ha dei punti deboli:
1. Cessa l’emigrazione verso gli Stati Uniti;
2. Inflazione e perdita del potere d’acquisto dei salari.
Dal 1925 si avvia un accentuato intervento statale. Gli obiettivi sono la rivalutazione e la stabilizzazione della lira. La legge del 21 Dicembre 1927 fissa a 92,45 lire in cambio di una sterlina (quota 90), ma i risultati sono peggiorativi; la lira così rivalutata non corrisponde al valore reale, e limita le nostre esportazioni. Sempre con il proposito di ridurre il deficit commerciale con l’estero, si cerca una “autosufficienza” nel settore dei cereali. La crisi americana del 1929, giunge in Italia sul finire del 1930. Ci sono flessioni dei titoli azionari, crollo dei prezzi agricoli e industriali. Il fascismo interviene con alcuni provvedimenti:
Facilita e difende le concentrazioni industriali;
Per alleviare la disoccupazione, si vara un impegnativo programma di lavori pubblici;
Interviene nel settore industriale: nel 1931 crea l’Istituto Mobiliare Italiano, nel 1933 crea l’Istituto per la ricostruzione industriale, con il compito di salvare dal crollo banche e industrie. Ora lo Stato ha il controllo dei maggiori istituti finanziari del paese e di alcune industrie strategiche;
Dal 1934, il regime si lancia nell’impresa di rendere il più possibile autonomo il paese dalle importazioni straniere e proclama l’autarchia, una sorta di autosufficienza produttiva, si cerca di trarre tutto il possibile dal sottosuolo, ma è una politica devastante e totalmente antieconomica.
Gli oppositori del fascismo.
In Italia l’opposizione al fascismo dal 1926 è diventata un delitto contro lo Stato; chi si oppone al regime, va incontro al tribunale speciale. Il regime ha invece un atteggiamento di tolleranza verso gli esponenti di alta cultura. Il caso più emblematico è Benedetto Croce, filosofo, che viene lasciato libero di svolgere il proprio ufficio intellettuale, a dimostrazione che il fascismo è ancora tollerante. Fra coloro che dovevano emigrare dall’Itali, c’erano alcune fra le più eminenti personalità della politica italiana: Nitti, Sturzo, Godetti, Treves e Turati, Nenni, Sforza, Rosselli, Lussu, Togliatti, Gramsci e De Gasperi. In Francia, Rosselli e Lussu, prendono l’iniziativa e danno vita, nel 1929 al movimento “Giustizia e Libertà”, con l’intento di costituire una terza via tra fascismo e comunismo, entrambi da respingere perché totalitari. Nel Novembre 1929 il manifesto programmatico ne indica gli obiettivi: lotta al fascismo, repubblica, democrazia politica, profonde riforme sociali fondate sulla riforma agraria, nazionalizzazione delle grandi imprese capitalistiche e monopolistiche che costituiscono il sostegno del regime fascista. L’azione antifascista più organica è svolta dal Partito comunista. Nel 1933 la polizia fascista può dire di essere riuscita a distruggere quasi completamente l’organizzazione clandestina comunista. Gramsci è condannato a quasi 20 anni di carcere e scrive i Quaderni del carcere.
Germania
Tre fasi
Fino al Gennaio 1933, possiamo dividere la storia della Germania in Tre fasi:
1. 1919 – 1924:
la fine della prima guerra mondiale è caratterizzata da disordini sociali, conseguenze della crisi economica e politica della Germania. I disordini derivano anche da conflitti politici:
L’impero tedesco è crollato e viene proclamata la repubblica;
Si costituiscono due schieramenti: estrema destra e estrema sinistra.
Estrema sinistra: partito comunista tedesco. Sulla scia di ciò che è accaduto in Russia, sogna la rivoluzione anche in Germania, tenta un colpo di stato, ma fallisce; perché aveva solo la minoranza, ma anche perché la popolazione si oppone e la Destra soffocherà la rivolta nel sangue.
Estrema destra. Sono ostili al comunismo. Coloro che sono delusi dalla fine della guerra, coloro che avevano creduto nella vittoria tedesca e che non accettano la sconfitta, convinti che se questo è successo, occorre trovare spiegazioni e colpevoli. La sconfitta non sarebbe accaduta se non ci fosse stato qualcuno a tradire la Germania: comunisti ed ebrei, che hanno complottato e hanno sottoscritto la resa, quando l’esercito era ancora in grado di combattere. C’è il mito che qualcuno abbia tradito e che costoro dovranno pagare -> antisemitismo. Dopo i trattati di pace, vogliono la rivincita, c’era l’idea che il conto fosse ingiusto e voleva solo distruggere la Germania. I tedeschi dovevano riorganizzarsi e prendere le armi. Il nemico era soprattutto la Francia, ma per ottenere la rivincita, bisognava ricompattare i tedeschi intorno all’idea di nazione. Tre nemici: Comunisti, Democratici liberali (hanno a cuore solo gli interessi economici) e gli ebrei (sintesi di tutti i nemici, ostacolo alla grandezza della Germania; Marx e i capi del bolscevismo erano ebrei). Scopo: liberare e distruggere le nazioni europee, poiché anche il capitalismo aveva alle spalle gli ebrei, che diventano l’unico nemico. In questa situazione di sconfitta, ci rimette la Repubblica di Weimar, che si ispira ai principi della democrazia e che governa la Germania fino all’avvento del Fascismo.
2. 1924 – 1929:
I socialdemocratici respingono l’idea della rivoluzione, per questo si scontrano con i comunisti; a loro volta i comunisti li considerano social-fascisti, perché sono traditori della causa del proletariato. Estrema DX e estrema SX si oppongono a tutte le proposte del governo. Per tutte le 3 fasi, l’attività del governo è ostacolata dagli estremisti di DX e SX. In questa seconda fase però, le cose sembrano funzionare, perché una commissione internazionale, presieduta da Dawes, propone un mutamento di comportamento da tenere verso la Germania sconfitta: bisognava far uscire la Germania dalla crisi, aiutandola perché la crisi avrebbe avuto conseguenze negative sull’economia europea e mondiale. Viene così alleggerita l’indennità di guerra, che era insostenibile, e gli USA si fanno portatori di questa proposta:
• Diminuzione dell’indennità;
• Aiuto della Germania con l’uso d capitali stranieri, tutto ciò che si realizzò in quegli anni fu soprattutto grazie ai capitali stranieri, da questi aiuti, gli USA ottengono comunque dei vantaggi.
In questo modo la disoccupazione diminuisce, la produzione aumenta e si riesce a contenere l’inflazione; maggior ordine sociale e politico, meno proteste e scioperi. Anche gli estremisti di DX e SX hanno meno seguito, perché i cittadini stanno bene, hanno più sicurezza economiche e non vogliono una rivolta.
3. 1929 – 1933:
Nel 1929, il crollo della borsa di New York, provoca disastri economici anche in USA e porta con sé conseguenze gravi sull’economia mondiale. Nel 1930 – 1931, si sentono gli effetti anche in Europa, soprattutto in Germania, che ripiomba in una crisi economica. Riprendono potere l’estrema DX e SX, sembra la prova che il sistema capitalistico non funziona, produce povertà, disoccupazione e disperazione. Sembrano più credibili le parti politiche che danno altre opportunità oltre al sistema capitalistico. L’estrema SX è forte della crisi del sistema capitalistico e della ripresa dell’economia sovietica, che sembra rendere più e meglio di quella capitalistica. Si fa largo l’idea che bisogna trovare un altro modello. L’estrema DX propone soluzioni simili: controllo dello Stato sull’economia, condivide con la SX l’idea che il problema del capitalismo è stata la rincorsa al profitto. Quindi DX e SX attribuiscono al capitalismo un eccesso di Anarchia, non funziona se non c’è qualcuno che pianifica e controlla. Per la SX i Borghesi, per la DX, lo Stato. Assistiamo anche alla crisi della Repubblica (come in Italia). Le forze di governo, sempre più divise, ripropongono continuamente nuove elezioni politiche per creare un governo forte. Dal 1931 al 1933, i Tedeschi sono continuamente richiamati alle urne. Va crescendo il consenso politico nazional-socialista, la cosa preoccupa la DX, ma anche Cattolici e Conservatori; ma ormai le sorti della Germania sono segnate. Nel 1932, i Nazisti diventano la maggioranza e devono formare il nuovo governo (30 Gennaio Hitler come Cancelliere/Primo Ministro) e inizia nel Gennaio 1933. si chiude così la fase della Repubblica di Weimar e inizia la stagione del Nazismo.
Nazismo al potere.
➢ Il Nazismo arriva al potere come il Fascismo: è un Governo Legale;
➢ È un Governo di Coalizione: non sono in grado di governare il Paese in alcuni settori, devono appoggiarsi a partiti con più esperienza;
➢ Vogliono mandare messaggi rassicuranti, sembrano accantonare le idee rivoluzionarie per un governo più tranquillo, ma questo solo per non intimorire l’opposizione.
Nel 1920, il Partito dei Lavoratori Tedeschi, si trasforma in Partito Nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi. Nel Dicembre1921, il Partito ha il suo giornale, nel 1923, vengono organizzate le SA (squadre d’assalto). Hitler aveva capito che la sua salita al potere non sarebbe mai potuta avvenire se non si fosse accordato con la grande industria e con l’esercito, che ha una grande influenza sulla vita politica. Si accorge di questo nel tentato colpo di Stato del 1923. Prima il partito era centralizzato a Monaco, aveva simpatie nel Sud della Germania, ma soprattutto nelle birrerie. Nei primi anni una figura di spicco è il generale Ludendorf. Nel 1923 i Nazisti tentano un colpo di Stato, le possibilità di riuscita erano pari a zero. Hitler viene incarcerato, processato e condannato a poco meno di un anno di prigione; questo periodo è fondamentale per due ragioni:
1. Capisce che tentare il colpo di Stato avendo contro esercito e grande industria vuol dire andare incontro alla sconfitta: bisogna preparare meglio il terreno;
2. Il processo gli da una veste pubblica, gli consente di far conoscere e di conoscere meglio le sue idee. Momento di straordinario successo; è imputato, ma nelle sue difese, processa i suoi oppositori. In questi mesi scrive il suo manifesto politico, tutto ciò che scrive lo mette in atto quando sale al potere. Negli anni successivi si rafforza e stringe alleanze; la crisi del 1929, per lui è un momento di successo, propone una politica in grado di mettere ordine in un paese disastrato.
“Mein Kanf”, il suo libro sostiene:
• Occorre salvare la Germania, se non si interviene con la forza, scomparirà. Le forze che minacciano la Germania le spiega nel libro. Quando da giovane arriva a Vienna, ne rimane scioccato, perché era una città multi-etnica, era frequente imbattersi in uomini non-tedeschi.
• Scopre ciò a cui tutta la Germania sarebbe andata incontro: la perdita dell’identità tedesca, storica e nazionale. Quest’identità è legata a due parole, che esprimono il rifiuto per il mescolarsi dei popoli: Sangue & Terra = razza che non può essere contaminata; è forte il richiamo al mondo contadino, dove il cuore della cultura tedesca è ancora vivo. Non c’era individualismo, vive il senso di appartenenza alla nazione. Folk = popolo.
Il Nazismo è quindi un rifiuto della modernità e delle idee che con esse si sono affermate. Il Nazismo non è una rivoluzione, ma una reazione; non vuole una società nuova, ma solo recuperare un’antica grandezza, dove gli antichi ideali del popolo sono traditi e devono essere ripristinati: diventa una lotta contro chi ha progettato e realizzato quella corruzione (morale e politica), dietro ci sono coloro che hanno contribuito a privare i tedeschi della loro mentalità. Ma chi può averlo fatto? Solo gli Ebrei l’avrebbero potuto fare, perché non hanno una loro identità, e ne sono invidiosi, sognano un mondo senza patria dove domineranno, in due possibili modi: Comunismo e Liberalismo.
La formazione dello “Stato Totale”.
Hitler chiede al Parlamento di conferire formalmente al governo i pieni poteri, di fatto, si chiede al Parlamento di farsi da parte. La legge conferisce all’esecutivo anche il potere legislativo, compresa la facoltà di modificare la Costituzione e persino di approvare trattati internazionali. È giunta l’ora della fine di tutti i partiti e i sindacati. Il governo del Reich ha deciso la legge:
1. Esiste un solo Partito Politico, il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi;
2. Chi opera contro quest’unico Partito, viene punito con il carcere per 3 anni, o la detenzione per un periodo da 6 mesi a 3 anni.
Procede parallela l’azione per dare all’apparato burocratico un carattere rigorosamente nazista e per centralizzare il potere del governo; bisogna anche costituire un apparato poliziesco adeguato, per impedire alle opposizioni di agire. Nel 1933 viene creata la Gestapo, nel 1934 il Nazismo è già totalmente padrone dello Stato.
L’eliminazione delle SA e l’assoggettamento dell’esercito.
Hitler è consapevole che il Nazismo ha preso il potere e può costituire lo Stato totalitario grazie all’appoggio del grande capitale industriale e bancario e all’approvazione dell’esercito. Nella notte del 30 Giugno 1934, passata alla storia come “La notte dei lunghi coltelli”, Rohm (capo delle SA) e alcuni collaboratori, vengono uccisi barbaramente da alcune truppe scelte delle SS. Questa notte ha avuto un’importanza storica decisiva; un’unica azione violenza e freddamente organizzata che ha conseguito due fondamentali obiettivi: ha rassicurato l’esercito, gli industriali, i conservatori e ha reso monolitico il Partito. Il 2 Agosto 1934 Hindenburg muore, la strada al potere assoluto di Hitler è sempre più aperta. Viene proclamato cancelliere e presidente. I soldati giurano fedeltà a Hitler; il vincitore su tutta la linea è lui, capo indiscusso dello Stato e dell’esercito.
Il regime totalitario in Germania. L’antisemitismo.
In Germania, la costituzione del sistema totalitario non ha trovato alcun impedimento: è potuto nascere pertanto un regime dittatoriale tanto mostruoso quanto perfetto. Il mondo universitario tedesco si piega al regime; il razzismo nazionalistico penetra nella scienza; tutti i giovani e i ragazzi vengono inquadrati nelle organizzazioni del regime, di cui la Gioventù hitleriana è la più importante. Dopo i 18 anni i giovani vengono avvianti ad un periodo lavorativo obbligatorio oppure immessi nell’esercito. Nella notte del 10 Maggio 1933 avviene un fatto che pare riportare al più oscuro e intollerante Medioevo: alla luce di migliaia di fiaccole, sono gettati al rogo i libri di scrittori ebrei. Nel Settembre 1933 viene creata la Camera per la cultura del Reich, tutto supervisionato da Gobbels, genio perverso della propaganda del regime. La propaganda attraverso la stampa, la radio e il cinema diviene la cura maggiore di Gobbels. Per fare il redattore un giornalista deve essere politicamente e razzialmente “illibato”. La legge stabilisce che tutti i redattori debbano possedere la cittadinanza tedesca, essere di origine ariana e non sposati con ebrei. Radio e cinema sono imbrigliati al servizio della propaganda dello Stato nazista. Gobbels ha sempre considerato la radio il più efficace strumento di propaganda della società moderna, e se ne assicura un controllo totale. Il cinema resta in mano a privati, ma il Ministero della Propaganda e la Camera per i Film, ne esercitano una costante e pesantissima censura.
Il Fuhrer è l’artefice della nuova storia, colui che incarna il destino della razza ariana e del suo Reich; il suo potere è senza limiti perché non ha una carica specifica, è semplicemente “Il Capo”. Il Fuhrer è infinitamente più potente del duce del fascismo. Il Nazismo ha inteso attuare un progetto neopagano, con i suoi simboli, i suoi riti e la sua religiosità. La svastica, simbolo ariano, diventa l’insegna del regime e dello Stato. Un ruolo fondamentale ha la legislazione diretta a preservare e migliorare la purezza della razza ariana. La legge viene diretta in primo luogo contro gli ebrei. Nel 1935, con le Leggi di Norimberga, gli ebrei vengono privati della cittadinanza e ridotti a soggetti. Viene vietato il matrimonio tra ariani ed ebrei, e gli ebrei rimangono isolati dal resto della società. Nel Novembre 1938 l’antisemitismo divampa in un clima di inaudita violenza (Notte dei Cristalli). Un numero considerevole di ebrei emigra, ma la maggioranza spera illusoriamente nel ritorno a condizioni di normalità. Nel 1933 una legislazione medico-sanitaria, rivolta alla salvaguardia della razza ariana, che sancisce il diritto dello Stato a sterilizzare persone con delle imperfezioni ereditarie. Nel 1939, viene stabilita la possibilità di eliminare i malati non guaribili. Il nazismo è anche anticristiano. Sostiene che il cristianesimo ha agito e agisce come elemento corruttore dello spirito e delle virtù ariane. Chiese protestanti e cattoliche possono essere nemiche del Nazismo. Il problema di Hitler diventa quello di asservire o almeno neutralizzare i fedeli, stroncarli in caso di opposizione. Un grande successo lo consegue con il concordato con la chiesa cattolica pochi mesi dopo l’ascesa al potere, nel 1933. Con questo concordato, lo stato Nazista può dimostrare il riconoscimento del potere da parte del Vaticano. Nel 1937, i rapporti fra Stato e Chiesa Cattolica subiscono un brusco peggioramento, Pio XI denuncia le persecuzioni contro i cattolici e il carattere anticristiano del razzismo e dell’antisemitismo. Deboli sono le resistenze della Chiesa Protestante, le Chiese Luterane si piegano alle imposizioni del Nazismo, accettando di giurare fedeltà al Fuhrer, solo poche minoranze si oppongono.
La Seconda Guerra Mondiale
Gli inizi della guerra. Dal crollo della Polonia alla caduta della Francia. (1 FASE)
La seconda guerra mondiale inizia il 1 settembre 1939, quando le truppe tedesche attaccano la Polonia. L’esercito polacco è del tutto impari ad un confronto con le forze armate naziste. Il 18 Settembre la guerra tedesco-polacca è terminata; la carta vincente dei tedeschi è stato l’uso congiunto di carri armati e dell’aviazione. Il 27 Settembre i tedeschi attuano una politica di occupazione quanto mai brutale. Sul fronte occidentale, per mesi e mesi, dal Settembre 1939 al Maggio 1940, non si spara un colpo. Il 30 Novembre l’Unione Sovietica attacca la Finlandia che rientra sotto la sfera di influenza russa. Il 9 Aprile 1940 Hitler occupa la Danimarca e la Norvegia, perché sono punti fondamentali per un futuro attacco all’Inghilterra, ma anche perché sono ricche di petrolio. Il 10 Maggio 1940 ordina l’attacco della Francia e delle truppe britanniche venute in loro aiuto. Per poter colpire la Francia sul fianco più debole, i tedeschi invedono i Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, senza dichiarazioni di guerra e in spregio alla loro neutralità. Il 14 giugno Parigi viene occupata; la grande Linea fortificata Maginot, non è servita a nulla. Tra il 24 maggio e il 3 giugno la maggior parte dell’esercito francese riesce a salvarsi, traghettato dalla flotta britannica, quasi 350.000 uomini trovano rifugio in Inghilterra. In Gran Bretagna, Chamberlaine viene sostituito da Churchill. Il suo coraggio e la sua volontà indomita di resistere, diventano leggendari. Le sue parole, pronunciate davanti al Parlamento, sono famosissime: “Non ho da offrire nulla, oltre che sangue, lacrime e sudore. Se domandate quale è il nostro programma, dirò che è di fare la guerra contro una tirannide mostruosa mai superata nel cupo e sciagurato catalogo dei delitti umani”. I travolgenti successi nazisti spingono il 10 Giugno 1940 Mussolini, desideroso di non essere escluso dai frutti della vittoria, a entrare in guerra contro Francia e Inghilterra. La Francia firma l’armistizio con la Germania, sale al potere Petain. Il 22 Giugno si giunge all’armistizio. Le clausole prevedono l’occupazione sotto amministrazione tedesca di circa 3/5 della Francia, e la formazione di una zona non occupata nella Francia centro-meridionale, che avrà il suo centro nella cittadina di Vichy, sotto un governo fantoccio francese, ma di stampo filonazista. Ma non tutta la Francia è disposta a subire questa terribile umiliazione. Il generale Charles De Grulle, che è riuscito a raggiungere l’Inghilterra, invita i suoi connazionali a non piegarsi.
L’intervento dell’Italia, la battaglia d’Inghilterra e il fallimento della “Guerra parallela italiana”. (2 FASE)
Quando la guerra scoppia, l’Italia è del tutto impreparata militarmente. La sconfitta della Francia è l’avvenimento decisivo: Mussolini entra in guerra, vuole la sua parte di bottino, accanto all’alleato nazista, vuole avere il suo “migliaio di morti da buttare sul tavolo della pace”. Il 10 Giugno 1940 l’Italia fascista entra in guerra contro la Francia e la Gran Bretagna. Ma l’Inghilterra è in condizioni diverse da quelle della Francia. La sua flotta, la prima del mondo, mantiene tutta la sua schiacciante superiorità. L’aviazione inglese è di qualità superiore a quella tedesca. Di fronte alla resistenza inglese, Hitler decide di preparare l’operazione “Leone Marino”, cioè l’invasione della Grande Isola: ma l’aviazione inglese, grazie anche all’utilizzo dei primi radar, infligge perdite pesantissime ai tedeschi. La battaglia d’Inghilterra è così una storica battaglia per gli inglesi. Il 17 Settembre Hitler sospende e rinvia senza data precisa l’operazione “Leone Marino”. I Nazisti ricorrono all’intensificazione dei bombardamenti terroristici contro le città, per determinare un crollo morale. Come già nella prima, anche nella seconda guerra mondiale, la guerra lampo si è rivelata un’illusione.
Mussolini dà ordine di attaccare gli inglesi in Africa. L’esercito italiano coglie al principio alcuni successi, dovuti alla momentanea debolezza degli inglesi. Ma già alla fine di Ottobre l’offensiva in Africa settentrionale è bloccata, in Dicembre seguono sia una controffensiva inglese in Egitto, sia difficoltà italiane nel settore etiopico. Mussolini decide di attaccare la Grecia, ma l’offensiva, condotta da truppe inadeguate, è impantanata e sta fallendo di fronte alla difesa greca. Questa situazione viene capovolta con l’intervento dei tedeschi: la Grecia cade e anche in Africa le sorti italiane vengono risollevate dai tedeschi, comandati dal generale Rimmel. La situazione dell’Italia precipita nel settore etiopico. Nel corso di alcune grandi battaglie appare con evidenza l’inferiorità italiana nel coordinamento aviazione-marina. L’11 Novembre 1940 gli inglesi attaccano la flotta italiana a Taranto, infliggendole gravissime perdite.
La posizione degli Stati Uniti fino al 1914. L’attacco giapponese a Pearl Harbor.
Di fronte alla crisi europea, gli USA hanno reagito con l’isolazionismo e le leggi di neutralità. La ribadita di Roosevelt quando la Germania passa all’attacco generale. Ma, con la legge del 4 Novembre, grazie alla quale i paesi belligeranti possono comprare negli USA anche materiale bellico, è una prima scelta a favore di Inghilterra e Francia. Roosevelt da un lato accelera la preparazione militare statunitense, dall’altro offre aiuto di grande portata agli inglesi, cedendo loro 50 cacciatorpediniere necessarie alla difesa delle isole britanniche. Gli USA abbandonano di fatto la loro neutralità, per ora si mantengono “non belligeranti”, ma hanno già scelto da che parte staranno. Roosevelt si presenta per la terza volta alle elezioni, convinto di essere indispensabile alla guida del paese in un’era storica così difficile, e vince. Decide di intensificare gli aiuti alla Gran Bretagna e nel Agosto 1941, Roosevelt incontra Churchill, i due firmano una dichiarazione comune (Carta Atlantica), destinata a fissare i termini di una nuova ricostruzione mondiale. Il documento lancia l’idea di Guerra antifascista come Guerra democratica. Contro ogni aspettativa, il Giappone spinge definitivamente gli USA in guerra: il 7 Dicembre 1914, aerei giapponesi attaccano improvvisamente la flotta statunitense di stanza nel porto di Pearl Harbor. Gli USA entrano in guerra l’11 Dicembre. La guerra è ora realmente mondiale, alcuni mesi prima, la Germania ha attaccato l’Unione Sovietica.
L’attacco tedesco all’Unione Sovietica. Il secondo fallimento della guerra lampo.
Il 22 giugno 1941 le truppe tedesche iniziano l’invasione del territorio sovietico, dispiegandosi su un fronte lunghissimo. Se Hitler non piegherà l’Unione Sovietica in poche settimane, avrà perso la guerra. Hitler è dominato dalla prospettiva di immense risorse economiche. Stalin chiama il popolo sovietico alla resistenza. Le truppe naziste sfruttano a fondo il fattore sorpresa. Alla fine dell’autunno 1941, l’esercito tedesco ha compiuto l’offensiva più efficace della storia. A fine ottobre le cose iniziano a prendere una piega diversa: l’inverno russo scende sulle armate tedesche, intanto l’esercito sovietico si riorganizza. La guerra lampo tedesca, fallita, si trasforma in guerra di usura. Dietro le linee nemiche si formano bande partigiane in stretto contatto con l’esercito sovietico; gli aiuti degli USA danno un notevole contributo. Nel giugno 1942 la Germania lancia un’offensiva generale. Centro decisivo del combattimento è la città di Stalingrado, dove si combatte per strada. Verso la fine del novembre 1942, l’armata tedesca, imbottigliata a Stalingrado, è sacrificata da Hitler, che ordina la resistenza ad oltranza, pur sapendo che non c’è più nessuna possibilità di salvarsi. La battaglia di Stalingrado è stata la più grande battaglia di tutta la storia umana. Hitler ordina 4 giorni di lutto nazionale, per gli antifascisti, Stalingrado diviene simbolo della riscossa contro il crudele totalitarismo fascista e nazista. Mussolini è coinvolto nella sconfitta, perché aveva fatto inviare in Russia 220.000 uomini.
La guerra nel Pacifico e in Africa.
Nel Pacifico si fronteggiano Stati Uniti e Giappone. La fine del 1942 ha visto una sconfitta dura per l’Asse, anche in Africa settentrionale. Si combatte nei pressi di Al Alamein: la battaglia finisce in un disastro per italiani e tedeschi. Agli inizi del 1943 è finito lo slancio offensivo delle forze dell’Asse, l’iniziativa è nelle mani degli Alleati.
Il crollo militare dell’Italia e la caduta del fascismo. Il governo Badoglio.
Di fronte alle sconfitte, il fronte interno italiano mostra tutta la sua debolezza, mettendo in luce il divario tra il regime fascista e le masse popolari. Massicci bombardamenti colpiscono Genova, Milano, Torino, Napoli. A metà agosto 1943, la Sicilia è interamente occupata dagli Alleati. Un segno grave per il fascismo è costituito dagli scioperi, che assumono un significato di protesta contro il regime. La crisi del fascismo è sempre più vicina, ma non cade. Il governo Mussolini cade per una congiura maturata all’interno dello stesso fascismo e della monarchia. Il re matura il proposito di sbarazzarsi di Mussolini, anche all’interno del partito. Dino Grandi propone di mettere in minoranza Mussolini. Il 25 luglio, viene approvato dalla maggioranza. Il Re nomina Badoglio Capo del Governo e fa arrestare Mussolini. Nella notte fra il 25 – 26 luglio, in tutta Italia scoppia l’entusiasmo popolare. Il Re assume il controllo delle forze armate. La caduta del fascismo, fa precipitare sull’Italia la minaccia della reazione tedesca. Badoglio prende i potere con due timori: da un lato teme la reazione fascista; dall’altro movimenti anarchici e rivoluzionari. Badoglio avvia trattative segrete con gli Alleati. Un primo accordo è firmato il 3 settembre; l’8 settembre Badoglio annuncia l’armistizio. La confusione è al massimo, la maggior parte sono nel panico, e l’esercito va disgregandosi. Il governo Badoglio ha portato l’Italia fuori dall’alleanza con il nazismo, ma in modo così inefficiente da causare una tragedia, lasciando campo libero ai tedeschi, determinando la catastrofe dell’esercito nazionale. Dopo le gravi sconfitte militari dell’Asse della fine del 1942 e della primavera 1943, giungono il crollo del fascismo e la sconfitta militare italiana. La Germania è sola contro l’Europa.
La sconfitta della Germania e del Giappone.
Il 1943 è stato un anno di svolta per le sorti del conflitto in Europa. I Tedeschi hanno subito la disastrosa sconfitta di Stalingrado; l’Italia è uscita dalla guerra e il suo territorio è stato invaso dalle truppe anglo-americane a sud, e dai tedeschi al nord. Maturano tutte le condizioni per attaccare il nazismo nel cuore dell’Europa. La propaganda nazista cerca di animare la popolazione tedesca e i collaborazionisti stranieri, con la speranza che le armi segrete possano cambiare le sorti del conflitto. La lotta per la “fortezza Europa” viene impostata su una grande superiorità di mezzi e uomini da parte degli Alleati. La zona scelta dagli anglo-americani per lo sbarco, è la Normandia. Lo sbarco riesce, seppure a prezzo di numerose perdite. Parigi insorge il 18 agosto ed è liberata dalle truppe golliste. Anche nel settore orientale i tedeschi subiscono gravi sconfitte. Nel gennaio 1944 una nuova offensiva porta a liberare Ucraina, Crimea e Polonia. In agosto viene occupata la Romania, poi la Bulgaria, Lettonia ed Estonia. Il 1944 segna una profonda crisi all’interno della Germania, culminata con il tentativo di eliminare Hitler, che però viene solo ferito. Tra la fine del 1944 e la primavera 1945 i tedeschi consumano fino in fondo la loro tragedia nazionale; le incursione alleate sono spesso rivolte contro obiettivi civili, per seminare il panico tra la popolazione; in tutto circa 600.000 tedeschi muoiono sotto i bombardamenti. Il periodo tra l’autunno 1944 e l’aprile 1945 non è altro che la storia di una lotta senza speranza per i tedeschi. A metà del gennaio 1945, sono liberate Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia e Austria. Tra il 19 aprile e il 2 maggio si compie l’ultimo atto della guerra in Europa: si accende la battaglia di Berlino. Hitler ordina la resistenza ad oltranza, si uccide il 30 aprile. Il 7 maggio 1945 la Germania firma la capitolazione senza condizioni. La guerra in Europa è finita. Nel settore del Pacifico, il 1943 ha visto l’inizio dell’incontrastata superiorità statunitense sui mari, fatto gravissimo per il Giappone. Il Giappone è colpito direttamente nell’aprile 1945, con l’attacco a Okinawa. La sconfitta del Giappone va ormai profilandosi, ma ha ancora un esercito di 3 milioni di uomini. Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Truman, decide di utilizzare la bomba atomica, sperimentata con successo nel deserto del Nevada. Il primo ordigno viene sganciato il 6 agosto 1945 su Hiroshima; un secondo ordigno, viene lanciato si Nagasaki. L’armistizio viene firmato il 2 settembre 1945. Germania e Giappone sono annientati; l’Italia si trova in posizione di Stato senza alcuna importanza; Francia e Gran Bretagna hanno ridimensionato il loro ruolo di grandi potenze. L’Europa occidentale si trova oppressa tra due grandi vincitori: Stati Uniti ed Unione Sovietica.
Il fenomeno del collaborazionismo. I movimenti politici e militari di resistenza.
Il collaborazionismo.
Le vicende militari della guerra fra Germania e Alleati costituiscono la cornice di un mondo profondamente lacerato da drammatici conflitti interni. In tutti i paesi soggetti alla dominazione tedesca, le forze politiche e sociali sono state poste di fronte ad una drastica alternativa: collaborare con i nazisti, oppure opporsi e resistere. In mezzo stanno coloro che praticano l’attendismo, cioè fautori di un atteggiamento passivo e in attesa degli eventi. Tipici casi di collaborazionismo sono stati i governi della Norvegia, Francia occupata, Repubblica di Salò, regimi satelliti della Germania. La base sociale del collaborazionismo è stata formata da conservatori di varia estrazione e tendenza che hanno visto nel nazismo un baluardo contro il bolscevismo, e hanno temuto che una sconfitta dell’Asse avrebbe potuto portare ad una rivoluzione sociale.
Resistenza in Europa.
La resistenza in Europa ha agito nelle campagne, nelle città, sulle montagne. La lotta partigiana si è sviluppata in larga scala, soprattutto in Iugoslavia, Grecia, Italia, Polonia, Russia e Francia. I combattenti della Resistenza sono stati operai, contadini e gli strati piccolo-borghesi. Gli operai sono guidati da comunisti e socialisti, la loro comune aspirazione è stato un futuro di profondo mutamento sociale. I resistenti borghesi invece hanno guardato con speranza agli anglo-americani. In Francia, la Resistenza si organizza soprattutto nella “zona occupata” dai tedeschi. Dal 1941prende consistenza sotto l’influenza dei comunisti e di De Gaulle. In Polonia, ricordiamo la rivolta dei giovani ebrei del ghetto di Varsavia dell’aprile 1943, che ha portato alla distruzione dell’intero quartiere e allo sterminio degli insorti. In Iugoslavia la Resistenza è sfociata in una lotta di dimensioni veramente vaste. Dopo l’invasione, si creano due forze contrapposte: da una parte le forze del colonnello serbo Mihajlovic, composte da monarchi conservatori (cetnici); dall’altra le forze del croato Tito, capo dei comunisti iugoslavi, che aspira ad una rivoluzione. Tito costituisce un esercito di liberazione nazionale, di stampo comunista, in grado di sostenere battaglie di grandi proporzioni e costituire nelle zone controllate un’amministrazione ed un governo. Anche in Grecia ci sono state profonde divisioni, le forze della Resistenza hanno visto contrapporsi gruppi formati da partigiani collegati al governo filo-britannici, a quelli collegati ai comunisti. In Germania non si è sviluppato un vero e proprio movimento di resistenza. Non sono però mancati piccoli episodi, hanno operato contro il nazismo piccoli gruppi di comunisti e socialdemocratici, intellettuali, cristiani e conservatori. Tutti inesorabilmente stroncati. Il gruppo di opposizione più importante è stato quello la cui azione è culminata con il tentato assassinio di Hitler, il 20 luglio 1944.
L’Italia dopo l’8 Settembre.
L’Italia, dopo l’8 settembre 1943 e la fuga da Roma di Badoglio e del Re, è occupata dai nazisti, e il fascismo risorge dalle sue ceneri. Mussolini riprende la guida del neofascismo e il Partito Fascista prende il nome di “Repubblicano” e il regime si chiamerà Repubblica Sociale Italiana. Il Governo neofascista si forma il 23 settembre. La costituzione delle forze armate, avviene sotto la direzione tedesca. La sede del governo è Salò, sulle rive del Garda. Contrapposto al governo neofascista, sta il “Regno del Sud”, questo governo il 13 ottobre 1943 dichiara guerra alla Germania, ottenendo dagli Alleati il titolo di “Cobelligeranti”. Il Regno del Sud ha assoluto bisogno di un governo, gli Alleati vogliono il Re e Badoglio, ma tutti i partiti antifascisti chiedono l’abdicazione immediata in attesa che una futura Assemblea decida la questione istituzionale. A sbloccare la situazione intervengono l’Unione Sovietica e il Capo dei Comunisti Italiani, Palmiro Togliatti. Il 13 marzo 1944, l’Unione Sovietica riconosce il governo Badoglio; Togliatti si esprime a favore di un nuovo governo Badoglio, con la partecipazione dei partiti per l’unità nazionale e per combattere il fascismo, rinviando a guerra finito la questione “monarchia – repubblica”. È questa la “Svolta di Salerno”. Il Partito d’Azione e il Partito Socialista, repubblicani, si trovano spiazzati e accettano le condizioni. Il 21 aprile 1944 viene formato il nuovo governo Badoglio con uomini e appoggio dei partiti antifascisti. Il 5 giugno 1944 il re trasferisce tutti i propri poteri a Badoglio e si dimette. Bonomi, il 18 giugno forma il nuovo governo a cui partecipano: Croce, De Gasperi, Saragat, Togliatti, Sforza. Questo governo dura in carica fino a dicembre.
La Resistenza in Italia.
Il movimento della Resistenza, in Italia, ha avuto il suo massimo sviluppo al nord, meno al centro e quasi inesistente al Sud. Tranne il caso particolare di Napoli, dove il popolo libera la città. Nell’Italia centrale la Resistenza si sviluppa dopo l’8 settembre; già il 9 settembre si costituisce il Comitato di liberazione Nazionale (CLN) con la rappresentanza dei partiti antifascisti. A Roma e nel Laziosi verificano azioni di guerriglia e sabotaggi. A Roma ha luogo un’azione che provoca la morte di 32 militari tedeschi; la reazioni di Hitler è durissima, vengono trucidati, presso la Via Ardeatina, 335 ostaggi. Nel nord Italia, la Resistenza conosce il suo maggior sviluppo, con le più durature conseguenze politiche e sociali. Al nord ha operato la Repubblica di Salò, quindi, la lotta Partigiana si è presentata non solo come lotta antifascista, ma anche come guerra civile. La lotta è durissima e lunga, dal settembre 1943 all’aprile 1945. il movimento di resistenza, che ha avuto circa 70.000 caduti, ha abbracciato tutte le classi sociali, ma le masse dei combattenti è composta dagli strati popolari. In questi strati è diffusa la convinzione che la resistenza armata al nazifascismo debba costituire il preludio per una rottura con il vecchio Stato, con il suo centro burocratico e con i privilegi sociali. La maggior parte delle formazioni partigiane è di sinistra, poi ci sono le formazioni “autonome”, formate da militari. I moderati vorrebbero che i partigiani si limitassero alla lotta militare, senza entrare troppo in questioni di governo; i liberali e i monarchici concepiscono la fine del fascismo come restaurazione dello stato liberale; i democristiani sperano in un ordine sociale che si opponga alla rivoluzione comunista. Nell’Italia del nord, la lotta partigiana gode di un vasto appoggio popolare e nelle campagne. Il proletariato urbano è in prima linea. Ci sono stati scioperi a Milano, Torino e Genova. Nel marzo 1944 viene attuato un grande sciopero generale che paralizza la produzione nelle grandi città; la popolazione soffre per atroci rappresaglie. La direzione politica della Resistenza è in mano a Comitati di liberazione nazionale (CLN), che rappresentano i partiti antifascisti. Nel gennaio 1944 si costituisce il comitato di liberazione dell’alta Italia (CLNAI), come centro di coordinamento dei vari comitati locali. Un accordo del 7 settembre 1944 stabilisce strategie e gerarchie: riconosce il movimento partigiano e l’autorità del Comitato; sottopone le forze partigiane (CVL – volontari della libertà) a un comando militare supremo, a capo del quale c’è Raffaele Cadorna, questo comando è sottoposto alle direttive degli Alleati; impegna le forze partigiane ad accettare le decisioni del governo militare alleato. È evidente il tentativo degli Alleati di controllare le forze partigiane. I governi del Sud hanno ottenuto dagli anglo-americani la possibilità di costituire un Corpo italiano di Liberazione. L’insurrezione nazionale ha luogo il 25 – 26 aprile 1945. Mentre le truppe alleate iniziano l’invasione della Valle del Po, il CLNAI dà ordine ai partigiani di liberare le città e assume i poteri provvisori di governo. I tedeschi si arrendono o si ritirano, la Repubblica di Salò si disgrega. Mussolini tenta di fuggire verso la Svizzera travestito da soldato tedesco, ma è riconosciuto e giustiziato dai partigiani il 28 aprile, trasportato a Milano, è esposto per qualche ora a piazzale Loreto, appeso per i piedi. Alcune migliaia di fascisti vengono giustiziati il giorno della liberazione nazionale.
Grandi potenze e “sfere di influenza”. Le conferenze di Teheran, Jalta e Potsdam. Il processo di Norimberga.
Le grandi potenze alleate hanno dovuto affrontare e risolvere le questioni militari. Ma dedicano la loro attenzione anche alla futura sistemazione politica-territoriale del mondo dopo la vittoria sulle potenze nemiche. Il primo incontro tra Roosevelt, Churchill e Stalin avviene a Teheran il 28 novembre 1943 e si decide la divisione della Germania in stati. Alla conferenza l’Unione Sovietica si siede come una delle due massime potenze mondiali. Le sue vittorie militari le conferiscono un immenso prestigio; non esiste più pericolo di sentirsi isolata. Agli occhi di Stalin hanno perso significato l’Internazionale comunista e l’appoggio diretto ai partiti comunisti come strumento per salvaguardare l’Unione Sovietica dall’accerchiamento capitalistico. Stalin ritiene conveniente sciogliere l’Internazionale, sia perché non ha più concreto bisogno del suo appoggio, sia perché ritiene che, così facendo, le potenze alleate occidentali non sospetteranno più che Mosca si serva di partiti comunisti come sue pedine. Il secondo incontro, è nell’ottobre 1944 a Mosca, tra Stalin e Churchill. È una riunione segretissima, ne scaturiscono accordi che prevedono la divisione dell’Europa in zone di influenza: a occidente, la prevalenza sarà di Stati Uniti, Francia e Inghilterra; a est dominerà l’Unione Sovietica. Una terza importante conferenza è quella di Jalta, il 4 febbraio 1945. le principali decisioni di Roosevelt, Churchill e Stalin sono: divisione della Germania in 4 zone di occupazione da parte di USA, Inghilterra, Francia e Russia; misure di smilitarizzazione integrale e denazificazione della Germania; pagamento di riparazioni ai vincitori; accordo riguardante il governo provvisorio polacco; i governi liberati avrebbero dato vita a governi “responsabili di fronte alla volontà popolare” e fondati su “libere elezioni”; creazione dell’ONU; impegno dell’Unione Sovietica di entrare in guerra con il Giappone entro 2 o 3 mesi. Alla conferenza di Postdam, il 17 luglio 1945, prendono parte Stalin, Churchill e Truman, in questa sede vengono confermati gli accordi di Jalta. L’ultimo atto dell’immane tragedia si ha a Norimberga il 14 novembre 1946. In una città-simbolo del regime nazista, le potenze alleate processano per “crimini contro l’umanità” alcuni dei massimi esponenti del Terzo Reich. La sentenza è di condanna: le pene vanno dall’impiccagione, al ergastolo, alla prigione.
In sintesi: una guerra totale, senza precedenti.
La guerra che ha insanguinato il mondo fra il 1939 e il 1945 è stata mondiale e totale in un senso ancora più ampio e profondo di quanto non fosse stata quella del 1914-18. Per i seguenti motivi:
• Ha coinvolto tutti i continenti, visto le operazioni militari dispiegarsi su scala e con un’intensità senza precedenti sugli oceani e nei cieli;
• Ha richiesto una mobilitazione di risorse materiali e umane in una misura tale da superare qualsiasi paragone con il passato;
• Ha coinvolto la popolazione civile in modo diretto.
Molte nazioni e territori sono stati occupati e poi abbandonati con enormi devastazioni. Tutto un volto dell’Europa è stato cancellato per sempre, con i suoi tesori di arte e cultura. La mobilitazione totale delle risorse umane e tecnologiche al servizio della guerra ha portato l’industria a diventare la protagonista del conflitto, che ha messo in luce l’immensa superiorità della coalizione antifascista e antigiapponese, e lo sbalorditivo potenziale della macchina produttiva degli Stati Uniti. Nel corso della seconda guerra mondiale le potenze fasciste e il Giappone hanno dichiarato di battersi per due scopi supremi. Il primo: la creazione di un nuovo ordine, che avrebbe dovuto dare ai paesi giovani e poveri il diritto storico di creare un rinnovato assetto internazionale, ponendo fine all’imperialismo delle vecchie e ricche potenze democratiche. Il secondo: la lotta contro il bolscevismo. Tutte le guerre fino a quel momento combattute non avrebbero potuto mutare l’ordine politico internazionale, ma la seconda guerra mondiale è stata diversa. Se il Terzo Reich avesse vinto, il mondo avrebbe subito una trasformazione profonda, perché avrebbe visto il proseguimento di una concezione razzista, violenza, brutale, fondata sul predominio di un popolo eletto, sulla sottomissione di altri popoli ritenuti schiavi.
L’ONU. Il nuovo assetto geopolitica mondiale. Il piano Marshall.
La fine della seconda guerra mondiale ha lasciato molta parte del mondo in una situazione di disastro, per le perdite umane e la distruzione delle risorse umane; ha dilatato immensamente sia sofferenze, sia perdite di beni. Ma quei massacri e quelle distruzioni non hanno indebolito in egual misura tutte le parti scese in guerra. Gli USA, sono usciti indenni per quanto riguarda il loro territorio, con un apparato produttivo in piena espansione e con perdite umane modeste. Nella guerra hanno perso la vita oltre 50 milioni di persone, di cui circa 30 milioni nella sola Europa. Quanto alle perdite materiali, l’Europa ha sofferto nel modo più catastrofico.

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