LA persecuzione degli ebrei in puglia

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Categoria:Storia

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PERSECUZIONE DEGLI EBREI IN PUGLIA
Già nel marzo del 1933, molti ebrei tedeschi cominciarono a capire con intelligenza profetica che per loro non c'era più posto in Germania ed iniziarono a fuggire. Ma dove? Soprattutto in direzione degli stati democratici, sia europei (Francia ed Inghilterra) che extraeuropei (U.S.A.). Per molti di questi ebrei il sogno era quello di raggiungere la Palestina, la terra dei loro antichi padri Abramo e Mosè ma le cose non erano così facili per almeno tre motivi: perché in Palestina non esisteva uno stato ebraico, perché gli inglesi vi esercitavano un mandato che non consentiva l'ingresso oltre certe rigide "quote" annuali e perché per andare in Palestina bisognava attraversare molti paesi europei e, tra questi, ben pochi concedevano il visto d'ingresso agli ebrei. Ma l'aria che si cominciava a respirare in Germania era talmente pesante che qualche rischio bisognava pur correrlo, e allora via all'estero, anche in Italia, dove pur c'era al governo una dittatura ma dove, almeno nel 1933, non si sentiva ancora parlare di vera e propria persecuzione contro gli ebrei. Dell'Italia si preferivano le città portuali perché consentivano gli imbarchi e le città con grandi comunità ebraiche. In Puglia si cominciarono a vedere ebrei stranieri nella città di Bari e in quella di Brindisi. Nel capoluogo, nel novembre del 1933, la questura segnalò l'arrivo di alcuni ebrei laureati in medicina che volevano conseguire una nuova laurea presso l'università di Bari per essere abilitati (almeno così speravano) ad esercitare la professione in Italia. Dopo la promulgazione delle "Leggi sulla Razza" nel 1938, la Prefettura di Bari, come tutte le altre Prefetture del Regno d'Italia, segnalò al Ministero dell'Interno il censimento degli ebrei italiani e stranieri residenti nella provincia e costituì una "rubrica speciale " per gli ebrei nella quale venivano annotati tutti gli spostamenti e le variazioni dei nuclei familiari.Ispirandosi ai principi fondamentali della teoria nazista sulla superiorità della razza ariana, enunciati nel Mein Kampf di Hitler e nel Mito del XX secolo di Rosemberg, in Italia nel 1938 fu pubblicato il Manifesto della razza. Le leggi approvate nel settembre dello stesso anno (leggi razziali) impedivano agli ebrei l'insegnamento e la frequenza nelle scuole italiane e limitavano i loro diritti civili e politici. Il mese successivo una dichiarazione del Gran Consiglio conteneva disposizioni che vietavano il matrimonio tre italiani e appartenenti ad altre razze. Nel 1939 fu inoltre soppresso il parlamento fascista, sostituito dalla Camera dei fasci e delle corporazioni. A fine giugno del 1939 la Questura di Bari segnalava la residenza in provincia di Bari di ventidue ebrei italiani di cui solo diciannove avevano denunziato allo stato civile la loro appartenenza alla "razza ebraica " e di sette ebrei stranieri nella sola città di Bari. Ma fu a Brindisi che si concentrarono, a partire dal 1933, varie centinaia di profughi ebrei: volevano imbarcarsi sui piroscafi della Lloyd Triestino in partenza ogni giovedì per raggiungere la Palestina. IL più delle volte queste partenze incontravano ostacoli e difficoltà, poiché facevano imbarcare non più di dieci persone alla volta, per cui gli ebrei dovevano trattenersi a proprie spese negli alberghi della città senza sapere né dove riunirsi né dove andare perché la Polizia vigilava attentamente per impedire la nascita di comitati ebraici.

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