La II guerra mondiale anno per anno

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Testo

LA II GUERRA MONDIALE
Era un’alba nebbiosa quella del primo settembre 1939 quando gli abitanti delle cittadine e dei villaggi polacchi, a ridosso della frontiera con la Germania, videro passare per le strade i primi mezzi corazzati tedeschi.
Passarono con fragore tremendo, facendo tremare il suolo, e i civili salutarono con il braccio teso i militari in divisa nera che si affacciavano alle torrette, perché erano quasi tedeschi anch’essi; e anche perché non potevano prevedere il futuro, il terribile futuro che aspettava loro e il mondo intero.
IL 1939: SPARISCE LA POLONIA
Il formidabile esercito tedesco in pochi giorni seppellì la Polonia. Tremendi bombardamenti aerei sbriciolarono le fortificazioni, le ferrovie, gli aerodromi, i nodi di comunicazione polacchi. Il giorno 17, secondo l’accordo di Mosca, l’esercito sovietico invase la Polonia da est, e l’eroico esercito polacco, preso tra due fuochi, dopo una disperata resistenza, dovette arrendersi il giorno 27. La Polonia venne spartita tra Russia e Germania con il trattato di Mosca del 28 settembre 1939.
Il fronte occidentale
Francia e Inghilterra erano entrate in guerra con la Germania il 2 settembre. Ma il lungo confine tra Francia e Germania, cioè sul fronte occidentale, per otto mesi non accadde nulla.
IL 1940: IL TRIONFO DELLA GERMANIA
La conquista della Norvegia e della Danimarca
La Danimarca e la Norvegia avevano una grossa importanza per le due parti in guerra: attraverso la Norvegia passavano i rifornimenti di ferro svedese alla Germania, i porti danesi e norvegesi avrebbero potuto servire come basi per gli Inglesi; la Norvegia possedeva un quinto circa delle navi petroliere mondiali, ecc. Tutte e due le parti quindi avevano posto gli occhi su questi stati, ma i Tedeschi arrivarono prima.
Il 9 aprile la Danimarca venne invasa e tutto il paese fu occupato senza incontrare resistenza. Lo stesso giorno le truppe tedesche invasero anche la Norvegia e in due mesi esatti la occuparono.
La conquista della Francia
Nel frattempo, sul fronte occidentale, improvvisamente era esplosa la guerra. Nella notte fra il 9 e il 10 maggio la Germania attaccò la Francia, e ancora una volta, come venticinque anni prima, porte d’ingresso furono il Belgio e l’Olanda. Il giorno 10 i due piccoli stati furono invasi. Dopo bombardamenti aerei di violenza incredibile, più di un milione di uomini, sostenuti da quattromila carri armati, avanzarono su un fronte che andava dal mare del nord fino a Metz.
L’attacco fu condotto con tremenda violenza e decisione: il 15 maggio capitolò l’esercito olandese, il 28 quello belga, e i Tedeschi penetrarono in Francia e dilagarono.
L’esercito francese andò in frantumi. Il 14 giugno le truppe tedesche entravano a Parigi e sfilavano sotto l’arco di trionfo.
Il 22 giugno fu firmato l’armistizio con la Germania.
Nella zona non occupata dai Tedeschi fu stabilito un governo francese, con sede a Vichy , che attuò una politica di collaborazione con la Germania. Ma il generale Charles Degaulle, riparato a Londra, costituì là un governo francese in esilio, che mantenne viva l’ostilità dei Francesi contro la Germania.
L’entrata in guerra dell’Italia
Il 10 giugno 1940, come abbiamo già visto a pag. 2997, l’Italia dichiarò guerra alla Francia e alla Gran Bretagna. Le operazioni si ridussero a un’offensiva che portò alla conquista di Mentone, e il 24 giugno venne firmato a Roma l’armistizio con la Francia.
La spartizione dell’Europa
La guerra sul continente era per il momento finita, e Hitler ne approfittò per sistemare l’Europa alla sua maniera. La Germania si prese l’Austria, l’Alsazia, la Lorena e il Lussemburgo. Mezza Polonia, Norvegia, Olanda, Belgio, la Moravia e la Slovacchia entrarono a far parte della comunità tedesca. La Russia, dal canto suo, non stette a con le mani in mano: oltre a mezza Polonia, si prese Estonia, Lettonia, Lituania, parte della Finlandia (dopo una guerra di aggressione) e alcuni territori della Romania.
Altre aggressioni
Il 1940 sembrava ormai concludersi con la definitiva vittoria nazista, ma nessuno poteva immaginare che la vera, spaventosa tragedia doveva ancora cominciare. Nell’ottobre e novembre 1940 Hitler, preoccupato per l’espansione russa, occupò Romania, Ungheria e Bulgaria. Anche l’Italia volle estendere la sua zone d’influenza, e il 28 ottobre partendo dall’Albania (che era già stata occupata nell’aprile dell’anno precedente) invase con le sue truppe la Grecia. L’impresa politicamente fu una aggressione senza scusanti, militarmente fu un criminale errore. Le nostre truppe dovettero affrontare nel gelido inverno un nemico agguerritissimo, e subirono spaventose perdite senza riuscire a piegarlo.

IL 1941 : L’ATTACCO ALLA RUSSIA
Il fornte mediterraneo
Nella primavera del 1941, altri eventi: il 6 aprile. Italia e Germania dichiararono guerra alla Jugoslavia che si era affiancata all’Inghilterra. L’esercito jugoslavo fu travolto e il 18 aprile a Belgrado venne firmato l’armistizio con le potenze dell’Asse. Poi fu la volta della Grecia: assalito da Tedeschi e Italiani, il poccolo Stato capitolò alla fine di aprile.
La guerra in Africa.
Sul fronte mediterraneo, in Africa, le cose andavano in maniera diversa: male per l’Italia in Etiopia, dove le truppe inglesi fra il gennaio e l’aprile del ’41 riconquistarono la Somalia italiana e tutta l’Etiopia; bene in Cirenaica, dove Italiani e Tedeschi era all’offensiva contro l’Egitto.
La guerra contro l’Unione Sovietica
Nel giugno del ’41 Hitler, accecato dal suo folle orgoglio e dall’ambizione, commise il suo più grande errore: attaccò l’Unione Sovietica. Il 22 giugno oltre un milione e mezzo di uomini, appoggiati da 9000 aerei migliaia di carri armati, scatenarono su tutto il confine il loro attacco . I soldati tedeschi avevano l’ordine di abbattere in fretta il colosso sovietico, prima che arrivasse l’inverno . E in effetti il primo colpo fu micidiale d’un solo balzo, in un mese, i Tedeschi avanzarono di km 4000. A fine ottobre le punte avanzate germaniche, nonostante l’eroica resistenza russa, giunsero a quasi cento chilometri da Mosca; ma quello fu il punto più avanzato raggiunto dai Tedeschi. L’inverno, il tremendo inverno russo era alle porte: e il colosso sovietico non era stato abbattuto…..
L’entrata in guerra degli Stati Uniti e la guerra con il Giappone
Sul fronte asiatico, da alcuni anni gli Stati Uniti erano ai ferri corti con il Giappone che continuava la sua politica aggressiva in Cina. Verso la fine del '‘1 era salito al potere un governo antiamericano e propenso alla guerra. Nel novembre, gli Stati Uniti inviarono al governo giapponese una dura nota, nella quale chiedevano il ritiro delle truppe giapponesi dalla Cina. I Giapponesi risposero con un tremendo bombardamento effettuato di sorpresa il 7 dicembre sulla base americana di Pearl Harbour. Era la guerra con gli Stati Uniti; l’11 dicembre anche Germania e Italia dichiaravano guerra alla Repubblica Americana.
IL 1942 : L’ANNO DELLA SVOLTA
Il quarto anno di guerra fu quello decisivo; le potenze dell’Asse erano come un proiettile lanciato, ma giunto alla fine della sua corsa quando rallenta per iniziare la parabola discendente.
Sul fronte russo
L’offensiva tedesca arrestata dall’inverno riprese l’8 maggio con una serie di poderosi colpi: furono occupate Sebastopoli, Voronesc, Rostov e fu raggiunta (ma non conquistata) Stalingrado. Ma erano gli ultimi sforzi: l’esercito sovietico, riavutosi dai tremendi colpi iniziali, preparava la sua riscossa.
Sul fronte africano
Gli Italio-Tedeschi il 27 maggio partirono all’attacco e dopo tre mesi raggiunsero El Alamein, a 100 chilometri da Alessandria d’Egitto. Questo fu il punto massimo raggiunto dall’avanzata delle forze dell’Asse.
Il 23 ottobre l’8ottava armata inglese scatenò la controffensiva: superiore per uomini e armi, essa riuscì a sfondare dopo dieci giorni il fronte italotedesco. Entro l’anno, tutta la Libia era in mano degli Inglesi.

Sul fronte del Pacifico
Nei primi mesi del 1942 ci fu una serie di spettacolosi trionfi dei Giapponesi: conquistarono la Malesia e Singapore, la Birmania, l’Indocina e il Siam, tutte le Indie Olandesi, le Marianne, le Salomone, la Nuova Guinea, le Filippine e parte delle Aleutine. Fu una cosa impressionante: i Giapponesi avevano bisogno di fare presto. Dovevano conquistare una zona di protezione, e assicurarsi territori ricchi di materie prime, prima che gli Stati Uniti potessero riprendersi e passare al contrattacco. Ma sorretti dalla loro fenomenale potenza industriale, gli Stati Uniti si ripresero presto, e iniziarono la controffensiva nella prima metà del ’42. Si iniziò la serie dei successi americani: fra il 1943 e il 1944 essi non solo ripresero le posizioni perdute, ma organizzarono l’attacco a fondo contro lo stesso Giappone.
IL 1943: IL DECLINO DELL’ASSE
Ed ecco il quinto anno di guerra: ormai le forze del Patto tripartito (vedi pag. 1997) avevano iniziato decisamente il loro declino, e il colpo più tremendo venne vibrato alla Germania dall’Armata sovietica.
Durante l’inverno 1942-43 incominciò la grandiosa offensiva sovietica, che durò cinque mesi prima di riuscire; fu un inverno spaventoso per tutti. Il Corpo di spedizione Italiano inviato da Mussolini fu quasi distrutto.
La battaglia di Stalingrado, durante la quale fu accerchiata e distrutta una armata tedesca (febbraio 1943), segnò per la Germania l’inizio della rovina.
Le sue truppe cominciarono a retrocedere; fra il luglio e il novembre ’43 i Tedeschi si ritirarono di oltre km 500, perdendo più di un milione di uomini fra morti, feriti e prigionieri. E i Russi rimasero sempre all'’offensiva.
L’ARMISTIZIO DELL’ITALIA
Il 13 maggio 1943, dopo due mesi di violentissimi combattimenti, il corpo di spedizione italo-tedesco in Tunisia cessava ogni resistenza. Con ciò, era aperta la via, per l’ invasione dell’Italia . Il 10 luglio, dopo un intenso martellamento aereo, una armata americana e una britannica sbarcarono sulle coste della Sicilia. In trentanove giorni l’isola fu conquistata.
Intanto, la situazione politica interna del nostro paese diveniva sempre più grave; l’avversione per il regime che aveva portato l’Italia alla catastrofe cresceva ogni giorno. Finchè , il 25 luglio, il Gran Consiglio del fascismo votò la sfiducia a Mussolini; il Re allora lo fece arrestare e affidò il governo al generale Badoglio. Non c’era altro da fare che chiedere l’armistizio, e Badoglio lo chiese: esso fu firmato il 3 settembre a Cassibile (Siracusa).
Il fascismo era corllato; l’Italia usciva sconfitta dalla guerra, ma per essa il peggio doveva ancora venire. Infatti appena fu conosciuta la resa dell’Italia, fulmineamente i Tedeschi occuparono il paese, reprimendo con spietata durezza la resistenza dei pochi reparti italiani rimasti ai loro posti dopo lo sfasciamento dell’esercito.
Fu quello un periodo triste e terribile: migliaia di Italiani furono uccisi, altri vennero catturati e deportati in Germania. Ma fu proprio in quei giorni che soldati e patrioti si ritirarono sui monti, unirono in gruppi armati e organizzarono la Resistenza contro i nazisti.
L’ITALIA DIVISA
Il 12 settembre Mussolini, prigioniero in un albergo sul Gran Sasso, fu liberato da paracadutisti tedeschi. Venne trasportato nell’ Italia settentrionale e là il 23 settembre proclamò un governo fascista repubblicano che divenne poi Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.). Il governo ufficiale del Regno ebbe invece sede a Brindisi, dove si era trasferito il Re.
L’Italia così era divisa in due tronconi: uno al settentrione in cui esisteva un fantasma di governo fascista, in realtà dominio dei Tedeschi; uno, che comprendeva l’Italia meridionale fino a Napoli (raggiunta il 3 ottobre), sottoposto all’occupazione degli Alleati.
Il 13 ottobre 1943 il generale Pietro Badoglio, tenendo conto anche dell’opinione popolare italiana, dichiarò guerra alla potenza Hitleriana, e truppe italiane scesero in linea a fianco di quelle alleate. I Tedeschi, ritirandosi, fra il novembre e il dicembre si attestarono sulla linea dei fiumi Garigliano e Sangro: e il fronte italiano rimase fermo per tutto l’inverno del 1943-1944.
IL 1944: L’ASSALTO ALLA GERMANIA IL 1944: L’ASSALTO ALLA GERMANIA
Il sesto anno di guerra fu quello in cui gli Alleati riuscirono a prendere decisamente il sopravvento sia in Europa che nel Pacifico, e a vibrare alla Germania e al Giappone colpi decisivi.
Il fronte orientale
Fu il primo a mettersi in moto. L’esercito sovietico anche durante l’inverno non aveva dato respiro alla Wehrmacht (l’esercito tedesco) e fin dai primissimi giorni del 1944 riprese la sua vigorosa offensiva, con forze ormai superiori. Nonostante la disperata resistenza tedesca, fu liberata Stalingrado dall’assedio, ed entro maggio, a sud, fu ripresa tutta la Crimea.
L’esercito tedesco cominciò a vacillare, indebolito da perdite paurose (6 milioni di uomini fra morti e prigionieri dal principio della guerra). Nel giugno, contemporaneamente (come vedremo) con lo sbarco alleato sulle coste della Francia, l’esercito sovietico operò un nuovo sforzo che diede grandi risultati. I primi di luglio venne oltrepassato il confine polacco ed entro il mese venivano invase Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.
Sul fronte italiano
Nel mese di maggio gli Alleati ripresero l’offensiva appoggiati da truppe del nuovo esercito italiano. Il 4 giugno entrarono a Roma, poi riuscirono a respingere i Tedeschi ancora per 250 chilometri, fino alla cosiddetta “linea gotica”, una fascia difensiva che i Tedeschi avevano creato attraverso l’Appennino Tosco-Emiliano per sbarrare agli Alleati l’accesso alla valle del Po. Nell’Italia settentrionale, intanto, era in pieno sviluppo la lotta partigiana, che si svolgeva con attentati, sabotaggi, scontri sanguinosi fra i patrioti e le truppe nazifascista.
IL DISASTRO NELL’ EUROPA SUD – ORIENTALE
L’offensiva russa si sviluppò con maggiore violenza a sud, contro gli alleati della Germania. La Romania fu invasa e in tre settimane liquidata: il 12 settembre essa si arrese. Poi fu la volta della Bulgaria che si arrendeva il 28 ottobre.
Sempre in settembre, le truppe russe, che erano ormai una marea, penetravano in territorio ungherese, in quello cecoslovacco e in quello jugoslavo, congiungendosi con i partigiani jugoslavi comandati dal maresciallo Tito.
Ai primi di ottobre, mentre gli inglesi sbarcavano in Grecia, tutta l’Ungheria era invasa dai Russi; le loro armate raggiunsero il Danubio, minacciando la Germania da sud.
L’INVASIONE DA OCCIDENTE
Il 6 giugno 1944iniziò veramente l’ultimo periodo della guerra.
All’alba di quel giorno, che sarà ricordato nella storia una formidabile flotta d’invasione, composta da 4000 navi scortate da 1100 aerei, al comando del generale americano Eisenhower, si schierò davanti alle coste della Normandia. Era l’invasione. Alle spalle delle linee tedesche furono lanciate oltre 18.000 paracadustisti e, alle ore 6,30 le prime andate di fanteria d’assalto e di carri armati sbarcavano sulle spiagge normanne. La resistenza tedesca fu disperata, ma non potè impedire lo sbarco in forze: a sera, oltre 150 mila uomini avevano messo piede tra l’Orne e la Vire.
Era veramente l’inizio della fine per la potenza nazista; mentre l’offensiva russa a oriente frantumava le armate tedesche e portava la guerra alle frontiere della Germania, gli alleati americani, inglesi, francesi, canadesi allargavano la testa di sbarco e di là iniziavano la riconquista della Francia. Il 15 agosto un sercondo grande sbarco fu effettuato sulle coste della Francia meridionale, vicino a Tolone, e di là le cononne corazzate alleate cominciarono a puntare verso nord. Il 24 agosto fu liberata Parigi. Il 2 settembre la prima Armata americana varcava la frontiera del Belgio e in pochi giorni il piccolo Stato fu liberato. Le forze inglesi invadevano il Belgio e finalmente il 13 settembre - per la prima volta nella storia dai tempi di Napoleone – veniva varcata la frontiera tedesca in due punti, dal Lussemburgo e dal Belgio.
Sul fronte pacifico
Continuava la progressiva riconquista delle isole occupate dai giapponesi: fra gennaio e luglio furono riprese le Marshall, le Caroline, la nuova Guinea le Marianne; la flotta giapponese subì durissime perdite; fra ottobre e dicembre furono riconquistate le Filippine. Si avvicinava la fine anche per il Giappone
IL 1945: L’ANNO DELLA VITTORIA ALLEATA
Settimo anno di guerra. Milioni e milioni di uomini erano morti in tutto il mondo; grandi città come Varsavia, Amsterdam, Londra, Colonia, Amburgo, Berlino, Tokyo semidistrutte da bombardamenti aerei; nazioni intere sconvolte: questa era l’orrenda situazione che il mondo presentava nel 1945; ma fortunatamente la guerra era quasi al termine.
Sul fronte italiano
Gli alleati avevano tentato un primo attacco alla “ linea gotica “ nell’autunno del ’44, ma avevano ottenuto scarsi risultati; e l’offensiva si era arrestata durante l’inverno quasi in vista di Bologna. Fu un duro inverno, quello, per i partigiani italiani che dovettero sopportare violenti attacchi dai nazifascisti ed ebbero gravi perdite ; ma finalmente, il 10 aprile, gli Alleati scatenarono l’azione risolutiva per la riconquista dell’intera Italia settentrionale.
Il 21 aprile fu occupata Bologna e il 23 oltrepassato il Po; il 25 tutte le forze partigiane italiane passarono all’offensiva e liberarono vaste zone del Piemonte, della Lombardia e del Veneto. Per i Tedeschi era la fine; le loro forze si dispersero. Il 28 aprile Mussolini, fuggito da Milano, fu catturato e fucilato presso Como. Il giorno dopo le truppe tedesche ancora in Italia (circa un milione di uomini) si arresero; per l’Italia dopo anni di lutti, di dolore, di distruzioni spaventose, la guerra era finalmente terminata.
Sul fronte orientale
Nel gennaio, le truppe sovietiche si rimisero in moto su tutto il fronte, e penetrarono in territorio tedesco. Entro il mese esse giunsero sull’Oder occupando la Slesia il più importante bacino minerario tedesco dopo la Ruhr. Oltre 3 milioni di uomini dell’esercito sovietico dilagarono con migliaia di carri armati in Germania; il paese aggressore ormai stava provando tutto l’orrore di un invasione nemica. Il 13 febbraio cessò ogni resistenza tedesca a Budapest, alla fine del mese i sovietici erano a 80 chilometri da Berlino.
Una alla volta, tutte le grandi città della Germania orientale caddero in mani russe.
Il 20 aprile. 4000 carri armati sovietici erano già alle porte di Berlino, semidistrutta.
Il 24 fu scatenato l’assalto decisivo: i Tedeschi si difesero con un coraggio e un accanimento incredibili. Intanto, in quei giorni, anche gli Alleati erano giunti a pochi chilometri da Berlino, ma per un accordo intervenuto fra i capi di governo si arrestarono, lasciando che la capitale fosse occupata dai Russi. Il 2 maggio, la guarnigione di quel mare di macerie che era Berlino si arrese alle truppe sovietiche. Hitler, chiuso nel sotterraneo corazzato della Cancelleria, si era ucciso.
Sul fronte orientale
Avvenne praticamente la stessa tragica vicenda del fronte opposto. Il 7 marzo, a Remagen fu varcato il Reno e pochi giorni dopo fu occupata Colonia. Anche qui, sotto una mostruosa valanga di fuoco e davanti all’irrompere delle colonne corazzate, i tedeschi non poterono far altro che sgombrare giorno per giorno il loro territorio. La Germania crollava a pezzi il 1 maggio fu annunciata da radio Amburgo la morte di Itler e la nomina dell’ ammiraglio Doenitz a suo successore. Ma che cosa poteva fare ormai Doenitz, mentre le forze alleate dilagavano in tutta la Germania? Il 3 maggio cominciarono le capitolazioni delle armate tedesche; e finalmente, il giorno 6 maggio 1945 il generale jodi, capo di stato maggiore dell’esercito germanico giungeva al Quartiere Generale alleato, a offrire la sua resa incondizionata della Germania. L’atto di resa fu firmato il giorno dopo, 7 maggio, alle ore 2,41. Si concludeva così, in Europa, l’ultimo atto della peggior tragedia che avesse mai colpito l’umanità.
Sul fronte pacifico
Il 14 aprile vennero completamente rioccupate le Filippine. Intanto sul Giappone venivano effettuati tremendi bombardamenti aerei che distrussero il centro di Tokyo e di altre città. Poi, fra l’aprile e il giugno, gli americani, conquistarono dopo una lotta atroce, l’isola di Okinawa, che era territorio giapponese. Ora toccava al corpo vero e proprio del Giappone, che si preparava ad una difesa fino all’ultimo uomo. Gli americani, per non perdere soldati decisero di usare una tremenda arma da poco costruita: la bomba atomica.
LA TRAGEDIA DI HIROSHIMA
La prima bomba atomica fu lanciata il 6 agosto su Hiroshima: la città fu rasa al suolo e morirono 70000 persone. Tre giorni dopo, fu lanciata un’altra bomba su Negasaki: morirono oltre 30000 persone. Dopo questo atroce bombardamento, il 15 agosto, anche il Giappone si arrese. Il 2 settembre 1945, a bordo della corazzata Missouri, i delegati del Giappone e dei governi alleati firmarono l’atto di resa. Era finita così la seconda guerra mondiale.

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