Impero tedesco

Materie:Appunti
Categoria:Storia

Voto:

1.5 (2)
Download:255
Data:16.06.2008
Numero di pagine:15
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
impero-tedesco_1.zip (Dimensione: 15.92 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_impero-tedesco.doc     54.5 Kb


Testo

L’IMPERO TEDESCO
L’assolutismo prussiano assume un carattere militare.
Il fondatore dell’assolutismo in Prussia fu Federico Guglielmo I, figlio di Federico I Hohenzollern, re di Prussia nel 1701. grazie a questa concessione, fattagli dall’imperatore, la Prussia entra sulla scena europea.
Le prime forze di Federico Guglielmo I si espletarono nei confronti di un rafforzamento dell’esercito. Fu tanto scrupoloso da essere soprannominato “re sergente”.
La Prussia era un paese di prevalenza agricolo, in cui dominavano gli junker (i proprietari terrieri). Federico Guglielmo si impegnò per introdurre la coscrizione obbligatoria, secondo cui anche i contadini dovevano entrare a far parte dell’esercito. Inoltre, essa imponeva dura disciplina, instaurata anche nell’amministrazione dello Stato.
I nobili erano scelti in maggior parte per appartenere all’esercito, mentre tra i borghesi venivano scelti gli alti funzionari dello Stato. Così, sia la nobiltà che la borghesia si sentivano al servizio dello Stato. In più, in Prussia, non c’era alcuna forma di antagonismo fra le due classi, come accadeva, invece, per il resto d’Europa.
Questa trasformazione della Prussia (da paese esclusivamente agricolo a “caserma”) fu accolta favorevolmente dai sudditi, in quanto erano convinti che la potenza di uno Stato si misurasse non con la ricchezza economica, ma si basasse sulla forza dell’esercito e, quindi, per essere buoni cittadini era necessario essere, prima di tutto, buoni soldati.
Per prepararsi alle guerre, attuò una politica economica e finanziaria che accrescesse le risorse monetarie e la produzione.
Nel 1740 Federico Guglielmo I muore e gli succede Federico II, che eredita uno Stato fortemente coeso con un esercito assai efficiente. Federico II proseguì l’opera del padre e acquistò grande prestigio negli ambienti intellettuali, per cui fu chiamato “re filosofo”, anche grazie alla notevole cultura da lui dimostrata.
Per le sue capacità militari fu soprannominato il Grande.
Nasce, a metà ‘700 un assolutismo detto illuminato, che è il tentativo di attuare riforme con metodi governativi propri della monarchia assoluta. Fra i sovrani illuminati, si annoverano Federico II di Prussia, Maria Teresa d’Austria e suo figlio Giuseppe II.
Per quel che riguarda Federico II, si capì subito che il suo interesse per la cultura era dovuto al fatto che egli voleva accrescere il prestigio della Prussia. Cade, dunque, l’illusione dei prussiani che credevano di aver trovato un re che era un punto di riferimento.
L’Austria di Maria Teresa non giovò di tanto prestigio quanto ne ebbe la Prussia, ma la sua attività riformatrice fu molto più sviluppata. Maria Teresa tenne sempre il comando dell’amministrazione, nonostante il titolo di imperatore spettasse al marito Francesco I (granduca di Toscana). Maria Teresa formò un’amministrazione più accentrata e aumentò il numero degli organi di governo, così che potessero occuparsi meglio di un impero tanto vasto.
Maria Teresa era molto cattolica e riuscì ad evitare una frattura con la Chiesa, però limitò l’influenza della stessa negli affari dello Stato. Nel 1773, in conseguenza di ciò, espulse dall’Austria la compagnia di Gesù. Maria Teresa soppresse anche molti monasteri, non per una posizione ideologica contraria alla Chiesa, ma perché voleva limitare la sua influenza nelle vicende statali e la sua potenza economica.
Morto Francesco I nel 1765, Maria Teresa associa al trono il figlio Giuseppe, che inizialmente, quindi, deve dividere il potere con la madre. Nel 1780 Maria Teresa muore e Giuseppe II riesce ad adottare una linea politica più originale, chiamata giuseppinismo.
La sua politica ha un’impronta antiecclesiastica e concede libertà di culto ai non cattolici. Chiude più di 700 monasteri e costringe 36.000 monaci a lasciare i loro ordini. Nemmeno una visita di Pio VI nel 1782 lo convinse ad abolire i provvedimenti tesi a limitare i poteri della Chiesa.
Per l’economia, Giuseppe II favorisce lo sviluppo delle manifatture, eliminando i dazi che ostacolavano il commercio interno.
1787: approvazione di un nuovo codice penale che proibiva la tortura, la pena di morte e rendeva tutti i cittadini uguali di fronte alla legge.
Usò un grande autoritarismo per imporsi sul popolo e questo provocò malcontento nella popolazione, soprattutto da parte dei nobili, costretti a pagare le tasse dopo la formazione di un catasto.
Il suo successore è Leopoldo II, che aveva attuato una linea di governo non autoritaria in Toscana dove era stato granduca col nome di Pietro Leopoldo I, non riuscì bene a mantenere ciò anche in Austria.
Si verificano, poi, delle guerre di successione per il trono austriaco. Nel 1713 Carlo VI aveva emanato una prammatica sanzione secondo la quale, in assenza di eredi maschi, veniva riconosciuto anche alle figlie femmine il diritto di salire al trono. Ci furono 3 ragioni, però, per cui la successione non fu pacifica:
1. la prammatica sanzione era una restrizione alla consuetudine;
2. c’erano 2 principi tedeschi che aspiravano al trono d’Austria ed erano gli elettori di Baviera e di Sassonia, sostenuti dai Borbone di Francia e di Spagna;
3. Federico II di Prussia voleva approfittare delle difficoltà dell’Austria per ampliare il suo regno a spese dell’Austria stessa.
Quando Carlo VI muore, Federico II entra con l’esercito in Slesia per impossessarsene e la Francia si allea con lui. La prima fase della guerra vede uno svantaggio di Maria Teresa; nel 1742 c’è un nuovo imperatore, Carlo VII. Dopo, però, l’Austria si riprende. La morte improvvisa di Carlo VII e la conquista della Slesia da parte di Federico II, che aveva dunque realizzato il suo obiettivo, portarono alla pace di Aquisgrana nel 1748.
LA GUERRA DEI 7 ANNI (1756 – 1763)
L’atmosfera tra l’Austria e la Prussia rimane tesa:
- Maria Teresa rivoleva la Slesia e progettò un’alleanza anti-prussiana, unendosi alla Russia e alla Francia;
- In appoggio della Prussia intervenne la Gran Bretagna.
Nel 1756 la guerra inizia con una predominanza inglese grazie al primo ministro William Pitt che invia molte truppe nell’America del nord (dove sono presenti molte colonie inglesi e quelle francesi del Canada e della Louisiana) dove i francesi sono costretti ad arrendersi nel 1759; anche in India gli inglesi ebbero la meglio, conquistando la Compagnia francese delle Indie.
Anche la Spagna entra in guerra nel 1761 a fianco della Francia: entra perché aveva con la Francia un interesse comune nel fermare l’espansione inglese e, inoltre, per il legame che c’era tra i Borbone di Francia e quelli di Spagna.
La Gran Bretagna, dunque, stava vincendo sul fronte extraeuropeo, mentre la Prussia resisteva alla superiorità numerica del nemico. Nel 1762 la Russia si ritira dal conflitto e nessuno dei 2 schieramenti, a quel punto, si riteneva in grado di sopraffare l’altro. Nel 1763 fu firmata la pace di Hubertsburg.
Dopo la guerra, non ci fu nessun cambiamento nell’assetto territoriale europeo: la Slesia, infatti, rimane alla Prussia.
I cambiamenti più evidenti sono nelle colonie:
- col trattato di Parigi (1763) la Gran Bretagna toglie alla Francia il Canada, la valle dell’Ohio e una parte della Louisiana. Il resto di questa fu ceduto alla Spagna;
- le colonie francesi in America settentrionale andarono perdute ma rimase una forte influenza culturale soprattutto in Québec.
Sembrerebbe che la Prussia di Federico II non abbia subito perdite, ma nemmeno vantaggi. Esce, anzi, dalla guerra dei 7 anni più forte perché il suo esercito era riuscito a tenere testa agli avversari, mentre era stata prevista una sua immediata sconfitta. Così la Prussia diventa una potenza importante in Europa, inferiore per popolazione e estensione territoriale a Francia, Gran Bretagna, Spagna, Russia e Austria, ma in grado di svolgere un ruolo di primo piano nelle faccende militari.
IL CONGRESSO DI VIENNA (1815)
Dopo la caduta di Napoleone a Waterloo nel 1815, ad opera degli eserciti britannico e prussiano, i rappresentanti degli Stati che avevano sconfitto Napoleone si riunirono a Vienna in un Congresso per stabilire il futuro assetto europeo.
Coloro che avevano riportato la vittoria sul campo contro Napoleone erano state Gran Bretagna, Austria, Russia e Prussia. Durante il congresso fu affermato il principio di legittimità, secondo cui sui troni europei dovevano tornare i sovrani delle dinastie a cui appartenevano per antico diritto.
Fu deciso anche di porre termine alla tratta degli schiavi, che però continuò a svolgersi clandestinamente, soprattutto nelle colonie, nell’America centrale e in Africa.
Fu affermato anche il principio dell’equilibrio, che riguardava il rapporto tra tutti gli Stati europei:
- Metternich (cancelliere austriaco) era convinto che l’equilibrio dovesse essere attuato tra le dinastie;
- Castlereagh (ministro degli esteri inglese) sosteneva che fosse da considerare tra gli Stati
Per mantenere questo “equilibrio” si decise che era necessario impedire alla Francia di riprendere il suo espansionismo, circondandola con Stati forti:
- a est fu formato lo Stato dei Paesi Bassi, in cui entrarono a fra parte l’Olanda, il Belgio e il Lussemburgo;
- sul trono si lasciò Guglielmo I di Orange - Nassau che lo aveva già tolto a Luigi Napoleone, fratello di napoleone, nel 1813.
Dal congresso di Vienna lo Stato che ne uscì più rafforzato territorialmente fu la Prussia: ad essa, infatti, furono unite una parte della Vestfalia e la Renania, quindi estese i suoi confini fino al Reno: da ora, qualsiasi tentativo della Francia di espandersi nell’Europa centrale, l’avrebbe portata a scontrarsi con una Prussia forte.
Così, mentre si fermavano le mire espansionistiche della Francia, si creava una potenza molto forte che avrebbe avuto un ruolo sempre più importante a seguire.
Per quel che riguarda modifiche territoriali per l’Austria, possiamo dire che ad essa vennero annesse le Province Illiriche e il Veneto.
L’Austria esercitò, così, la sua egemonia sull’Italia, in 2 modi:
a) dominio diretto;
b) pone sui troni di alcuni Stati italiani dei sovrani imparentati con la dinastia asburgica:
- la Lombardia e il Veneto costituirono il regno lombardo - veneto sotto un viceré nominato dal governo austriaco;
- dominio indiretto sul ducato di Parma affidato a Maria Luisa d’Austria (moglie di Napoleone);
- Francesco IV d’Austria d’Este governava sul ducato di Modena;
- Ferdinando III di Lorena (fratello dell’imperatore austriaco) governava sul granducato di Toscana.
Nei primi decenni dell’800 assistiamo all’affermazione dell’idea di nazione, con i suoi massimi teorici in Germania: nella battaglia di Jena del 1806, i prussiani erano stati battuti da un esercito francese che combatteva in nome della nazione francese, così anche nei tedeschi si era diffusa la consapevolezza di formare anche loro una nazione col desiderio di renderla unita e indipendente.
Tra i teorici che si fanno strada in questo frangente troviamo Fichte, il quale sostiene che, mentre lo Stato ha il compito di tutelare la pace, la proprietà, la libertà, la vita e il benessere degli individui, invece la patria aveva un fine più alto, cioè quello di tramandare in eterno la vita della collettività nazionale. Per raggiungere questo stato sarebbe anche stato necessario limitare i diritti del singolo. Il “germanesimo”, quindi, doveva essere rafforzato perché senza di esso la Germania sarebbe stata annientata dallo straniero.
Un altro teorico importante è Hegel (prussiano) che sviluppò le idee di Fichte, ponendo, però, un maggiore accento sul concetto di Stato: secondo lui c’era bisogno di un forte Stato prussiano che potesse incarnare lo spirito nazionale tedesco. Quindi, in Germania, comincia a diffondersi un’idea di nazione che tende ad identificarsi con quella di Stato.
LA RESTAURAZIONE nell’IMPERO
Siamo, ora, nel periodo della Restaurazione dopo il periodo napoleonico. In Austria predomina l’autoritarismo: Metternich voleva, principalmente, mantenere l’ordine, garantito, in Austria, dalla centralizzazione dell’amministrazione e dalla polizia. Però, nell’impero erano tante le forze disgregatrici a causa delle diversità etniche dei paesi che lo componevano e che, come elemento unitario, avevano solo l’imperatore:
- Ungheria: era diventata possedimento austriaco nel 1687 ma per lingua e tradizioni era rimasta una nazione diversa dall’Austria;
- Lombardo – Veneto, Croazia, Serbia: consideravano l’Austria rappresentante di un potere estraneo e ostile.
La situazione in Germania era diversa: le forze che mettevano in discussione l’assetto esistente della Germania, puntavano all’unità, non alla rottura.
Nel 1828 gli Stati tedeschi cominciano a stipulare degli accordi fra loro per giungere ad un’unione doganale ma l’Austria, consapevole che questa si sarebbe costruita attorno alla Prussia, si oppose. Nonostante quest’opposizione, però, nel 1834 nasce lo Zollverein (unione doganale) che permise la formazione di un mercato nazionale tedesco: importante premessa economica per la futura nascita di un’unione politica.
LE RIVOLUZIONI DEL 1848
Esse vedono come protagoniste anche l’impero tedesco.
CAUSE:
- aspirazioni di autonomia;
- desiderio di riforme per la libertà politica;
- malcontento per la situazione economica.
L’insurrezione che dà il via al movimento rivoluzionario europeo scoppia a Parigi il 22 febbraio 1848 e si conclude qualche giorno dopo. Subito dopo viene proclamata la repubblica.
Il 27 febbraio iniziano le agitazioni in Germania; il 29 febbraio insorge anche Vienna. Metternich è costretto a lasciare il governo. La notizia della caduta di Metternich fece insorgere anche l’Italia: prima insorse Venezia, poi Milano. Dopo 5 giorni di combattimenti per le strade, gli austriaci lasciano Milano. Il 14 maggio la prima fase di questa rivoluzione si conclude con una manifestazione in cui l’imperatore viene costretto a concedere libere elezioni. Una causa importante per la rapidità dello svolgimento dei fatti va ricercata nella diffusione delle notizie che spingeva a buttarsi per realizzare le proprie aspirazioni al rinnovamento.
In Germania, le rivolte e le manifestazioni scoppiate costrinsero il re di Prussia Federico Guglielmo IV a indire delle elezioni per formare un’assemblea che si occupasse dell’elaborazione di una costituzione.
In aprile, il parlamento prussiano:
- abolisce la servitù feudale;
- proclama la libertà di stampa;
- proclama il suffragio universale maschile;
- proclama il controllo del parlamento sul bilancio statale;
- proclama la parità delle confessioni religiose.
Ma l’opinione pubblica prussiana e tedesca puntavano all’unificazione; c’erano 2 ipotesi che potevano essere adottate:
1. unità “piccolo-tedesca”, sotto la guida prussiana, che comprendesse solo i territori della Germania escludendo, quindi, l’Austria;
2. unità “grande-tedesca”, che comprendesse anche l’Austria.
Prevale la “piccolo-tedesca”. Nel marzo 1849 fu approvata una costituzione che prevedeva la formazione di uno Stato tedesco, la cui corona fu offerta a Federico Guglielmo IV che, però, rifiutò temendo un’opposizione da parte dell’Austria; per cui elaborò un progetto più limitato, di un’unione dei soli Stati tedeschi del nord. Ma l’Austria si oppone anche a questo.
CRISI ECONOMICHE NELLA SECONDA METÀ DELL’OTTOCENTO
Tra il 1856 e il 1857 si verifica la prima crisi economica mondiale, che riguardò la caduta dei prezzi dei titoli quotati in borsa.Nel 1873, però, si verifica la crisi più grave, che colpisce gli U.S.A. e la Germania. Entrambi stavano conoscendo un periodo di rapido sviluppo economico grazie alla nascita delle industrie, per esempio. La caratteristica più rilevante di questa crisi è che ha colpito le economie più avanzate. Prima del 1873 si era verificata una grande espansione produttiva che aveva richiesto l’impiego di ingenti capitali, i quali erano, dunque, stati spostati da consumi a investimenti e attività speculative (vedi compravendita di azioni e di titoli degli stati). Queste speculazioni avevano consentito grandi profitti e, quindi, avevano assorbito gran parte dei capitali disponibili. C’era anche uno squilibrio tra domanda e offerta. Perciò, dal 1873, si verifica un periodo di stagnazione che dura fino al 1890-1895 e viene definito Grande Depressione. I prezzi diminuirono del 40%.
GERMANIA VERSO L’UNIFICAZIONE
La Prussia stava diventando una potenza sempre più forte e sempre più antagonista della Francia.
Dopo che era stato sconfitto durante le rivoluzioni del 1848, Federico Guglielmo IV aveva ripristinato l’autoritarismo. Nel 1858 è costretto ad abbandonare il trono a causa dell’apoplessia. Il suo successore è il fratello, Guglielmo, che prenderà il nome di Guglielmo I. La prima cosa che fece quando diventò re di Prussia fu di rafforzare l’esercito. Ne nasce un conflitto, perché, in parlamento, i deputati liberali temevano che il re volesse servirsi dell’esercito per tornare ad imporre l’autoritarismo, caduto dopo la morte del padre.
Per tenere a bada il parlamento, nel 1862 Guglielmo I nomina cancelliere Otto von Bismarck, conservatore fortemente ostile ai liberali.
Nel 1864 Bismarck si allea con l’Austria contro la Danimarca perché quest’ultima voleva annettersi il ducato dello Schlesswig e dell’Holstein (che erano stati ereditati dal re di Danimarca ma non appartenevano allo Stato danese). Gli austro-tedeschi sconfiggono la Danimarca e ottengono lo Schlesswig, che va alla Prussia, mentre l’Holstein fu dato all’Austria.
L’alleanza con l’Austria, però, era fondata solo su interessi momentanei; per cui, nel 1866 Bismarck si allea con l’Italia contro l’Austria, in nome dell’interesse nello strappare all’Austria le terre tedesche e italiane che aveva ancora sotto il suo dominio. La guerra fu breve: nella battaglia di Sadowa l’esercito prussiano sconfigge l’austriaco e, grazie all’alleanza con la Prussia, l’Italia ottiene il Veneto. La Prussia poté annettersi l’Holstein e formare una Confederazione della Germania del nord, dalla quale l’Austria fu, ovviamente, esclusa: si attua, dunque, la prima fase dell’unificazione tedesca, mentre l’Austria perdeva il Veneto.
GUERRA FRANCO-PRUSSIANA
L’unico ostacolo all’egemonia prussiana era la Francia. Bismarck si rendeva conto che, l’unico modo per liberarsene, era un conflitto.
I timori francesi, già accesi per la forza espansionistica della Prussia e la sua forza militare, dimostrata nella guerra contro l’Austria e la Danimarca, accrescono nel momento in cui il trono spagnolo è offerto a Leopoldo di Hohenzollern, imparentato col re di Prussia, Guglielmo I. Se Leopoldo fosse diventato re di Spagna, la Francia sarebbe stata circondata, a est e ovest, da stati governati da una stessa dinastia: era una situazione che il governo francese giudicava molto pericolosa.
La Francia esercitò delle pressioni su Leopoldo, che alla fine rinunciò a salire sul trono spagnolo. Napoleone III chiede, però, a Guglielmo I di impegnarsi a non agevolare più alcuna pretesa degli Hohenzollern sul trono spagnolo. Guglielmo rifiuta la proposta di Napoleone III e invia un messaggio telegrafico a Bismarck per informarlo di ciò. Ma Bismarck, il 13 luglio 1870, fa pubblicare dalla stampa il testo del messaggio (dopo avene tagliato alcune frasi) così che assumesse un tono offensivo per la Francia. L’opinione pubblica francese reagì in malo modo: il 19 luglio Napoleone III, per vendicare l’onore offeso, dichiara guerra alla Prussia.
L’esercito prussiano era più numeroso e meglio armato del francese: nella battaglia di Sedan Napoleone III fu sconfitto e costretto alla resa. Alla notizia della resa di Napoleone III, i francesi proclamano la repubblica e si decise di continuare la guerra. Arrivarono molti volontari per combattere in difesa della repubblica francese, tra cui Garibaldi. Nel 1871, però, anche la repubblica è costretta alla resa. Pace di Francoforte: la Francia cede alla Germania l’Alsazia e una parte della Lorena.
La vittoria conseguita dall’esercito prussiano contro la Francia portò la Germania al compimento del suo processo di unificazione. Il 18 gennaio 1871 fu proclamato il Secondo Reich, l’impero tedesco (il primo era stato il sacro Romano Impero). Nella struttura del Secondo Reich, l’imperatore concentrava nelle proprie mani tutto il potere.
Il primo imperatore fu il re di Prussia, Guglielmo I.
Nei primi 10 anni di vita, l’impero fu guidato da Bismarck.
L’imperatore (kaiser) conservava il titolo di re di Prussia, in segno di riconoscimento dell’egemonia prussiana.
Il potere legislativo era affidato al parlamento, diviso in 2 camere:
1) Reichstag, eletto a suffragio universale. Esprime gli interessi di tutti i cittadini;
2) Bundesrat, i membri sono designati dai diversi stati. Si fa portavoce degli interessi degli abitanti dei singoli stati.
Bismarck attua una politica centralizzatrice; l’unità è garantita dalla figura dell’imperatore e dall’esistenza di un forte esercito, considerato simbolo della nuova Germania. Inoltre, continuava la coesione tra le classi dirigenti.
Un serio problema politico per Bismarck era costituito dall’attività di:
- Cattolici: riuniti nel partito di Zentrum. Bismarck ne diffida per due motivi: sono una minoranza della popolazione tedesca e, quindi, sono ostili a una politica accentratrice; poi, hanno stretti legami con la Chiesa di Roma considerata dal cancelliere un potere straniero. Bismarck gli tolse il controllo delle scuole e ostacolò la loro attività anche negli altri campi.
- Socialisti: nel 1878 cercò di ostacolare la nascita del loro partito varando delle leggi particolari.
Il partito di Zentrum continuò ad avere sostegno elettorale e Bismarck dovette pian piano rinunciare ai suoi propositi contro esso.
Mentre la Germania conosce un periodo di grande e rapido sviluppo, l’Austria ne conosce uno più lento: l’impero tedesco era formato da stati e popolazioni insieme per essere unite e motivate dagli stessi obiettivi, l’Austria - Ungheria, invece, era formata da diverse etnie, con diversi costumi e diversissime nazionalità. Ciò porta ad un equilibrio alquanto precario.
Francesco Giuseppe era diventato il nuovo imperatore nel dicembre 1848 e aveva subito espresso la sua convinzione che la monarchia avesse origine divina e che Dio gli avesse affidato la missione di regnare per il bene dei suoi sudditi, quindi tenendo il potere per sé, senza condividerlo con alcuno. Il primo periodo del suo dominio fu segnato, quindi, dall’assolutismo.
Le resistenze più forti alla sua politica furono operate dagli ungheresi.
La politica estera di Francesco Giuseppe fu fallimentare: sotto di lui si verificò la sconfitta di Sadowa, per esempio. Perciò cercò di allentare il suo autoritarismo accettando la formazione di uno Stato federale in cui il ruolo della nazionalità magiara era riconosciuto uguale a quello dell’austriaca. La divisione dal territorio ungherese era segnata dal fiume Leitha. Francesco Giuseppe divenne anche re d’Ungheria e nacque, così, la Duplice monarchia. Essa, però, non risolse la questione della diversità di nazionalità.
Bismarck è una figura importante anche perché è il fautore della Triplice Alleanza tra Germania, Austria e Italia (1882) per una politica volta a mantenere l’equilibrio tra le potenze europee.
Nel 1891 l’alleanza fu rinnovata e questo fece sorgere dei timori nella Francia e nella Russia, dato che l’atteggiamento della Germania era diventato più aggressivo. Questi sono i due schieramenti che si delineano, dunque, inizialmente.
Poi l’opinione pubblica inglese divenne sempre più ostile nei confronti della Germania e quando si prospettò una possibile alleanza tra i 2 paesi, essa reagì negativamente, anche perché la Germania stava tentando di costituire una flotta in grado di fronteggiare quella inglese, e questo mostrava una volontà precisa nel togliere alla Gran Bretagna il primato sui mari.
Il governo inglese cominciò, dunque, ad avvicinarsi alla Francia e i due paesi giunsero all’Entente cordiale. Anche la Russia entrò nell’alleanza. Si formò, quindi, la Triplice Intesa.
Nel 1888 sale al trono dell’impero Guglielmo II. Il suo obiettivo era quello di fare della Germania una potenza a livello mondiale.
Nel 1890 Bismarck si dimette e Guglielmo II non trova subito un esecutore della sua linea politica. Il nuovo cancelliere era von Caprivi, che voleva dare all’impero un’impronta più liberale e non era favorevole alla politica di potenza che Guglielmo II voleva attuare. Stringe accordi con l’U.K. e per questo viene violentemente attaccato dai sostenitori dell’espansionismo coloniale.
Nel 1894 Caprivi fu allontanato dal governo e sostituito da von Bülow che condivideva appieno la linea politica di Guglielmo II. Quest’ultimo voleva guidare personalmente la politica estera ma per farlo aveva bisogno di un cancelliere capace perché lui non aveva molta esperienza: concesse nel 1908 un’intervista in cui parlava in modo inesatto della politica estera e si trovò in difficoltà di fronte al Reichstag.
Guglielmo II non voleva porsi contro la Gran Bretagna; anzi, credeva che, se Germania e Inghilterra si fossero alleate, avrebbero potuto guidare insieme tutta l’Europa.
Ma lo scontro con la Gran Bretagna era inevitabile: la Germania promosse una politica di armamenti per cui le spese militari aumentarono. Si fecero grandi sforzi soprattutto per formare una flotta che riuscisse a contrastare quella inglese: la sfida si risolse in una corsa agli armamenti da parte di entrambe le fazioni con spese enormi.

Esempio