Gli Stati regionali in Italia

Materie:Riassunto
Categoria:Storia

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Testo

GLI STATI REGIONALI IN ITALIA
A Verona la signoria degli Scaligeri costruì al principio del Trecento una grande potenza regionale che includeva Padova e gran parte del Veneto, ma si ridusse poi al solo controllo di Verona e Vicenza. Nel 1400 i Gonzaga, che mantenevano la signoria di Mantova, furono insigniti del titolo di marchesi. I termini signorie e principati si riferiscono alle istituzioni che prevalsero nell’Italia centro-settentrionale nei secoli di passaggio fra il medioevo e l’età moderna. Le signorie posero fine alle lotte fra Guelfi e Ghibellini. Le signorie segnarono il trasferimento del potere all’interno di famiglie di antica nobiltà feudale. Queste famiglie si posero il problema di trasformare in autorità legittima ed ereditaria la loro egemonia politica, ottenendo dapprima il titolo di vicari imperiali e poi un titolo di duca o marchese. Dalla metà del Trecento gli imperatori tedeschi non erano stati più in grado di occuparsi degli affari italiani e per essere riconosciuti come autorità legittime dai loro sudditi e dagli altri principi devono pagare una somma di denaro: fu in questo modo che le signorie si trasformarono in principati con nuove dinastie ereditarie. I Visconti mantennero la signoria di Milano dal 1277 al 1447. per secoli la città di Venezia si era interessata esclusivamente al possesso di basi strategiche nel Mediterraneo e intorno al 1400 divenne un considerevole impero marittimo. Nel 1378-81 Venezia era stata impegnata dalla guerra contro Genova e una coalizione che includeva l’Ungheria e l’Austria; sconfitta, la repubblica veneta aveva dovuto rinunciare alla penetrazione nell’entroterra dalmata. Il Veneto stava diventando di importanza vitale per Venezia: priva di un territorio rurale, essa doveva contare sulle importazioni di prodotti alimentari soprattutto dalla Puglia, da Creta e dal Mar Nero ma il governo della repubblica giudicava inarrestabile l’avanzata turca nel Mar Nero e ritenne necessario creare uno stato di terra da aggiungere allo stato di mare. Fra le grandi potenze cittadine, Genova fu quella che nel Trecento e nel Quattrocento ebbe la vita politica più agitata. La città accettò la signoria dei Visconti; in seguito le lotte di fazione condussero a continui e violenti rovesciamenti del potere, impedendo a Genova di trarre qualsiasi vantaggio dalla vittoria ottenuta sui veneziani. Nel secolo successivo, la repubblica genovese vide cadere le sue colonie e basi commerciali nel Mediterraneo orientale. Nel 1453 i mercanti genovesi si arresero subito alla dinastia ottomana, sperando di riottenere facilmente i loro privilegi commerciali. Il conquistatore turco, invece, assediò le colonie genovesi in oriente e nel Mar Nero. Alla fine del Duecento, si era stabilito a Firenze il regime politico più avanzato, nettamente antiaristocratico e fondato sulla partecipazione al governo delle corporazioni dei mercanti e degli artigiani. La rivolta dei ciompi del 1378 lasciò un ricordo di paura nell’oligarchia fiorentina, che edificò un vero regime poliziesco per impedire qualsiasi tipo di organizzare fra i ceti artigianali e salariati; ma perduravano le lotte di fazione fra i ceti magnatizi. Quando, nel 1433, i conflitti interni alla classe dominante divennero più acuti, la famiglia dei medici poté trovare forti consensi fra le classi popolari nel suo tentativo di scalzare il potere del vecchio gruppo che faceva capo alla famiglia degli Albizzi. Anche in toscana la costruzione di uno stato regionale intorno alla città di Firenze, avanzò nel corso del trecento. Alla metà del Trecento per un momento sembrò che a Roma dovesse sorgere una forma originale di comune, su iniziativa di Cola di Renzo. In realtà il papa pensava di servirsi di Cola di Renzo e delle sue qualità per abbattere il potere della nobiltà romana. Con il ritorno del papa a Roma solo il controllo del Lazio fu assicurato a sufficienza: nelle città degli altri territoriali pontifici si alternano regimi signorili, particolarmente instabili e tirannici, e residui di istituzioni comunali libere. Una volta chiusa la ribellione del concilio, i papi poterono cominciare a fondare il loro stato approfittando della debolezza e dell’anarchia di queste città. Alla fine del XV secolo lo stato della chiesa era quasi costituito. Accanto ai quattro stati principali (Milano, Venezia, Firenze, Roma), ne esisteva nella penisola italiana un quinto, il regno di Napoli e Sicilia. Esso era stato costituito nel 1266 dalla spedizione del francese Carlo d’Angiò, ma già dal 1302 gli angioini avevano dovuto rinunciare alla Sicilia. Sin dal XIII e XIV secolo, gli stati italiani si dotarono di istituzioni politiche, giuridiche e amministrative. Per far fronte alle spese straordinarie, i sovrani europei erano costretti a contrarre prestiti a breve termine e ad altissimi tassi di interesse presso i banchieri italiani. Quando il sovrano non era in grado di far fronte ai suoi debiti, poteva dichiarare bancarotta perdendo la possibilità di ottenere nuovi prestiti. Gli stati italiani si rivolgevano, invece, a un mercato molto più ampio. Il prestito pubblico divenne una forma di investimento con un capitale non molto alto. Una seconda istituzione tipica degli stati italiani fu l’estimo. L’estimo consisteva nella stima delle effettive capacità contributive dei soggetti fiscali; questi denunciavano la loro ricchezza totale e, dopo il controllo dell’autorità pubblica, la denuncia era trasformata in imponibile netto sul quale si applicava l’aliquota d’imposta.
DALLE GUERRE DI EGEMONIA ALL’EQUILIBRIO ITALIANO
Le compagnie straniere introdussero in Italia alcune importanti innovazioni militari, come la combinazione tattica di fanteria e cavalleria, e contribuirono a rendere comune l’uso della balestra. Una importante evoluzione si ebbe quando gli stati italiani cominciarono a preferire il singolo condottiere. Il condottiere provvedeva ad arruolare e a pagare i soldati ed era imprenditore della guerra e capo unico dei contingenti militari. Nelle compagnie del XV secolo diminuirono gli inconvenienti di quelle della generazione precedente. Disciplina e lealtà dipendevano dalla puntualità con cui i committenti facevano i loro pagamenti e in ogni caso alla scadenza del contratto le compagnie erano libere di scegliersi un altro datore di lavoro. I condottieri assunsero un ruolo determinante nelle fasi più acute delle guerre di egemonia fra gli stati italiani. Dopo una nuova guerra l’equilibrio si impose nuovamente con la pace generale stipulata a Lodi nel 1454 con la quale lo Sforza veniva riconosciuto dai suoi nemici duca di Milano. La pace di Lodi venne formalmente rispettata per quarant’anni. Una figura come quella di Lorenzo il Magnifico impressionava molto gli italiani per la sua cultura e per la saggezza politica che gli consentì di tenere la signoria di Firenze. Fu precisamente nel corso degli anni Settanta e Ottanta che si affermarono in Europa nuove dinastie nazionali impegnate nella costruzione di entità statali ben più organiche e solide di quelle degli stati regionali italiani.

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