Gli stati uniti: tesina di geografia

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Testo

Aspetti geografici

TRE GRANDI REGIONI FISICHE

Gli USA sono costituiti da quarantotto stati limitrofi, e due (l’Alaska e le isole Hawaii) non contigue. Lo stato dell'Alaska è situato all'estremità nordoccidentale del continente americano e l'arcipelago delle isole Hawaii si trova nell'oceano Pacifico, a più di 5000 km di distanza dalla costa statunitense.
I quarantotto stati limitrofi si estendono nella fascia centrale dell'America settentrionale e sono delimitati a nord dal Canada, a est dall'oceano Atlantico, a sud dal golfo del Messico e dal Messico e a ovest dall'oceano Pacifico. A nord i Grandi Laghi e il fiume San Lorenzo delimitano in parte il confine con il Canada, mentre a sud il Rio Grande separa gli Stati Uniti dal Messico. Gli Stati Uniti, che occupano una superficie di 9.372.000 kmq, sono il quarto Paese del mondo per estensione, dopo la Russia, il Canada e la Cina.
Il territorio statunitense può essere suddiviso in tre grandi regioni fisiche: la fascia costiera atlantica, le pianure interne e le Montagne Rocciose.
La fascia orientale, costruita dalla pianura costiera atlantica, si presenta profondamente incisa a nord e si allarga verso sud dove si protende la Florida, una penisola totalmente pianeggiante, con ampie coste sabbiose.
Alle spalle della regione si elevano i Monti Appalachi, montagne di antichissima origine dalle cime arrotondate, che si estendono per circa 2.200 km, dalla foce del San Lorenzo all’Alabama.
La parte centrale degli Stati Uniti, che si estende dalla regione dei Grandi Laghi fino al Golfo del Messico, è occupata dalle pianure interne, le Interior Plains, divise in due sezioni: la grande pianura alluvionale del Mississippi e dei suoi affluenti, che orla il Golfo del Messico con coste paludose, e le grandi pianure vere e proprie, le Great Plains, vasti ripiani che si elevano dai 700 ai 1.200 m, regno della sconfinata prateria, oggi intensamente coltivate a cereali.
La terza regione statunitense è costituita dalla fascia occidentale, il West, occupata in gran parte dall’imponente sistema delle Montagne Rocciose, che si allungano per oltre 4.500 km dal Canada al Messico. Si tratta di un insieme di catene montuose, spesso superiori ai 4.000 m, tra le quali si allarga l’Altopiano del Colorado.
Ad occidente le Montagne Rocciose digradano fino ad una serie di altopiani aridi e stepposi che formano tre unità ben distinte: a nord un altopiano inciso in profondissimi canyon dal fiume Columbia; al centro il Grande Bacino, un’ampia regione desertica; a sud-est l’Altopiano del Colorado, un tavolato uniforme, solcato da canyon, il più noto dei quali è il Grand Canyon, lungo circa 250 km e profondo fino a 1.800 m.
Ad occidente gli altopiani sono orlati da fasce montuose: la Catena delle Cascate e la Sierra Nevada, che si innalza oltre i 4.000 m con il Monte Whitney (4.418 m) e la Catena Costiera, che invece raggiunge appena 2.500 m di altezza.
Fa parte di questa terza regione montuosa anche l’Alaska, che il Canada separa dal territorio statunitense; nella principale catena montuosa, l’Alaska Range, si eleva la massima vetta degli Stati Uniti, il Monte Mc Kinley (6.194 m).

IL MISSISSIPPI E I GRANDI LAGHI

Gli Stati Uniti sono divisi dalle Montagne Rocciose in due principali bacini idrografici: quello che nell’Oceano Atlantico e nel Golfo del Messico, e quello che, invece, sfocia nell’Oceano Pacifico.
Il primo, il più vasto, è costituito principalmente dal Mississippi che, con il suo affluente Missouri, occupa un bacino di 3.340.000 kmq e si snoda per 6.418 km, secondo per lunghezza nel mondo. Il fiume, prima di sfociare nel Golfo del Messico con un ampio delta, riceve le acque di numerosi affluenti, tra cui l’Arkansas, l’Illinois e l’Ohio, assieme ai quali forma una rete navigabile di ben 19.000 km. Sono tributari dell’Atlantico anche l’Hudson, il Delaware e il Potomac.
Nel versante Pacifico sfociano numerosi fiumi, tra cui il Columbia e il Colorado; quest’ultimo ha scavato con le sue acque il celebre Grand Canyon.
Appartengono anche agli Stati Uniti (oltre che al Canada) i Grandi Laghi laurenziani, Superiore, Michigan, Huron, Erie e Ontario che, con la loro superficie complessiva di 250.000 kmq, quasi quanto l’Italia, formano la più vasta distesa di acqua dolce del mondo. Ad ovest ai margini del Grande Bacino, si estende il Gran Lago Salato, residuo di un antichissimo mare interno.

IL CLIMA
Gli Stati Uniti si trovano in una regione battuta prevalentemente da venti oceanici occidentali e sono circondati largamente dal mare su tutti i lati tranne che a nord, dove confinano con il Canada, e per un breve tratto a sud, al confine col Messico. Tuttavia l’ampiezza del continente determina nella maggior parte del paese un clima continentale caratterizzato da inverni freddi, estati miti e calde e da un’ampia varietà di temperature diurne. La costa occidentale beneficia della sua posizione battuta da venti più caldi che altrove.
Tuttavia le correnti freddi e umide provenienti dal Pacifico causano abbondanti precipitazioni quando incontrano la Catena costiera: infatti l’Oregon e lo stato di Washington fanno registrare la percentuale più alta di piogge del paese. Più a sud, in California, le estati tendono a essere molto calde e secche e le precipitazioni sono di conseguenza di minore intensità, in special modo nella Valle centrale, dove l’agricoltura è possibile grazie alle irrigazioni. Nell’estremo sud invece esse sono quasi inesistenti. Nell’interno gran parte dell’umidità residua cade sotto forma di pioggia o di neve sulla Catena delle cascate o sulla Sierra Nevada. I venti da ponente si fanno più caldi e secchi man mano che scendono lungo i pendii orientali, determinando la presenza dei deserti del Nevada e dell’Arizona. A est delle Montagne Rocciose le Grandi Pianure sono semiaride, ma all’estremità orientale le pianure centrali sono soggette a maggiori precipitazioni in estate grazie alle correnti di aria calda e umida provenienti dal golfo del Messico. Meno favorevoli sono le condizioni atmosferiche che si verificano nella zona centrale degli Stati Uniti quando l’aria umida provenienti da sud incontra l’aria più fredda proveniente dalla Cordigliera, provocando tempeste, tornadi e bufere di neve. Questa zona presenta le più forti escursioni termiche da stagione a stagione e, qualche vota, anche da un’ora all’altra. Le brevi primavere ed estati godono di temperature gradevoli ma gli inverni diventano gradualmente più lunghi quanto più si avvicina a nord. Le aree vicine al golfo del Messico presentano inverni molto più brevi, ma sono soggette a uragani alla fine dell’estate e all’inizio dell’autunno. Altrettanto esposti sono gli stati a sudest, confinanti con la Florida, mentre a nord gli Appalachi godono di copiose piogge tutto l’anno. La zona nordorientale, tuttavia, presenta un clima essenzialmente continentale, solo in parte modificato dal vicino oceano, poiché i venti provenienti da occidente non riescono a raggiungerla. Le basse temperature invernali combinate con le condizioni instabili dell’atmosfera causano eccezionali nevicate, in special modo sulle montagne e lungo la costa.

Aspetti storici

Dopo la scoperta del Continente Nuovo gli Europei iniziarono a fondare, nel corso del ‘500, le prime colonie sulla costa atlantica. Ben presto fra tutti prevalsero i coloni inglesi: alla fine del XVII secolo, dopo aspre lotte sostenute contro gli Indiani e gli altri coloni europei, gli Inglesi dominavano su tutta la fascia costiera dove si erano via via formate 13 colonie alle dipendenze della corona Britannica. Queste, sotto la guida di George Washington e dopo una lunga guerra che si concluse nel 1783, ottennero l’indipendenza e promulgarono la Costituzione di Stati repubblicani. Nel corso dell’800 il numero degli Stati aumentò fino a diventare 50 con l’acquisto dell’Alaska dalla Russia nel 1867 e l’annessione delle isole Hawaii nel 1898.
Intanto, durante il secolo XIX, i coloni americani avanzarono sempre più verso Ovest conquistando con la forza le terre abitate dai Pellerossa che, alla fine delle cosiddette “guerre indiane”, furono costretti a sottomettersi ai bianchi e a rifugiarsi nelle riserve. Con la definitiva conquista del West ebbe un forte impulso lo sviluppo industriale degli Stati Uniti, che alla fine del secolo diventarono la maggiore potenza industriale del mondo.
La potenza economica e politica degli USA si è notevolmente rafforzata nel nostro secolo, tanto che, dopo il 1945, con la fine degli imperi coloniali europei, essi sono diventati la maggiore potenza economica e politica del mondo.

IL “MELTING POT”
Il primo popolamento delle terre statunitensi avvenne, come si è detto, nei secoli XVII e XVIII da parte dei coloni europei provenienti soprattutto dalle isole britanniche; in questo stesso periodo, inoltre, furono deportati nelle piantagioni del sud milioni di schiavi africani strappati dalle loro terre.
La successiva grande ondata migratoria si è verificata nella seconda metà del secolo XIX, quando giunsero in America milioni di immigrati europei provenienti non solo dalla Gran Bretagna, ma anche dall’Italia, dalla Germania, dai Paesi nordici e da quelli slavi.
La terza grande ondata migratoria, infine, si è verificata nel secondo dopoguerra; prima Europei e Canadesi, poi, a partire dagli anni ’60, Ispanici provenienti in gran parte dal Messico e dall’America Centrale, e Asiatici.
Si è così formato quel complesso crogiolo di popoli e razze, chiamato dagli Americani “melting pot”, all’interno del quale la popolazione bianca è diminuita proporzionalmente di numero. Agli inizi del secolo i bianchi erano quasi il 90% della popolazione statunitense, e i neri il 10%; nel 1990 i bianchi erano l’81% (di cui un quarto è costituito da Ispanici), i neri circa il 12% e gli Asiatici il 3% della popolazione.
La mescolanza di popoli e razze, se rappresenta una ricchezza di culture per gli Stati Uniti, è anche causa di tensioni e conflitti a volte esplosi in modo violento. I contrasti maggiori si sono avuti tra la popolazione bianca e quella nera che è stata vittima, soprattutto nelle regioni del Sud, di una discriminazione razziale anche violenta.
Un’altra comunità che ha dovuto lottare per sopravvivere e per integrarsi nella civiltà bianca è stata quella degli Indiani; quelli che non sono riusciti a integrarsi vivono nelle riserve, dove le condizioni di vita sono difficili a causa della diffusa disoccupazione (circa il 40% della popolazione) e dell’alcolismo.

LA POPOLAZIONE
La popolazione degli Stati Uniti è il risultato di un processo immigratorio imponente, il più grandioso della storia dell'uomo, avvenuto nel giro di un paio di secoli. Nella seconda metà del Settecento vi erano negli Stati Uniti soltanto 3,9 milioni di abitanti, divenuti 23,2 alla metà del secolo successivo.

Oggi la popolazione, etnicamente composita come in nessun altro paese al mondo, ma dominata culturalmente dall'elemento anglosassone, è di 260.340.990 abitanti (1994). La sua distribuzione è molto ineguale. La parte più popolosa è la sezione orientale, dove si registrano densità medie superiori ai 150 abitanti per km2 (la densità media dell'intero paese è di appena 28 abitanti per km2), che si elevano alquanto nella regione occupata dalla cosiddetta Megalopoli atlantica, la corona di grandi città che si estendono tra Washington DC e Boston.
La popolazione degli Stati Uniti è però caratterizzata, oggi come agli inizi del popolamento europeo, da una grande mobilità: negli anni Ottanta e all'inizio degli anni Novanta, ad esempio, si sono avuti massicci spostamenti dagli stati del Nord-Est e del Centro-Nord verso gli stati del Sud e dell'Ovest, accompagnati da una sempre crescente diversificazione per quanto concerne la composizione etnica, la lingua e la religione. Durante il decennio 1980-1990 si è verificato un incremento di 22.164.068 unità che, nella misura di circa il 54%, ha interessato gli stati di California, Texas e Florida, dovuto sia a spostamenti interni sia al maggior incremento naturale della popolazione di questi stati, dove sono presenti forti comunità di origine ispanica.

LE CITTÀ
Le città principali sono, per importanza di funzioni e numero di abitanti, New York (che con l'intero aggregato intorno alla foce del fiume Hudson accoglie oltre 18 milioni di abitanti) e Chicago (8 milioni di abitanti); seguono nell'ordine le conurbazioni di Los Angeles (14,5 milioni) e San Francisco (6,2 milioni), che formano insieme la megalopoli della costa occidentale, ormai in competizione con quella atlantica, cioè l’insieme delle metropoli e delle città di media grandezza che si estende per circa 600 km da Boston a Washington. Nel Nord-est degli Stati Uniti si è sviluppata un’importante megalopoli che si estende per 600 chilometri e include le metropoli di Boston, New York, Philadelphia, Baltimora e Washington. Molte altre città svolgono importanti funzioni regionali, spesso con precise specializzazioni dal punto di vista economico. Esistono ben diciassette città con più di 2 milioni di abitanti, una trentina con più di un milione, comprendendo i vasti insiemi periferici che si estendono intorno al cuore affaristico dominato dagli ambiziosi grattacieli delle banche e delle corporations. Nel 1993 gli abitanti delle città costituivano il 75% della popolazione, quelli delle campagne il 25%. Le città nordamericane si sono sviluppate più o meno nella stessa epoca, tra il XIX e il XX secolo, e per questo motivo presentano quasi tutte una pianta regolare a scacchiera.
L’aspetto più evidente del paesaggio urbano è la mancanza di un centro storico con edifici antichi. Le metropoli sono caratterizzate dalla presenza, nei quartieri degli affari, di grattaceli (skyscrapers) che ospitano uffici e attività commerciali. Attorno si sviluppano ampi quartieri degradati, veri e propri ghetti dove abita la popolazione più povera. All’esterno della città, invece, si estende una vastissima zona dove risiedono le classi medie; si tratta di un’area formata quasi esclusivamente da villette unifamiliari dall’aspetto piuttosto uniforme.
Washington D.C. (questo prefisso serve a non confondere la città con lo stato di Washington che si trova nell’America Nord-Occidentale) si trova sulle rive del fiume Potomac nel District of Columbia, un territorio autonomo dal punto di vista amministrativo situato tra lo Stato del Meryland e quello della Virginia. È una città non molto grande circa 550 000 abitanti). Capitale degli Stati Uniti dal 1880, la città che nacque per soddisfare l’esigenza di un centro amministrativo del paese che fosse gradito sia agli stati del nord che a quelli del sud, ha ospitato nel corso della sua storia tutti i presidenti degli Stati Uniti, tranne George Washington, e la sua scelta come capitale col tempo si è rivelata azzeccata, infatti oggi Washington è una splendida realtà moderna e funzionale amata da tutti gli americani. La città gode di un clima caratterizzato da inverni rigidi ed
estati molto calde. Washington ospita la Casa Bianca (residenza del presidente), il Campidoglio e i maggiori uffici governativi degli Stati Uniti ed è, naturalmente, il principale centro politico, amministrativo e decisionale del paese, oltre che uno dei più importanti dell’intero pianeta. La sua popolazione è impiegata prevalentemente negli uffici federali ed è composta da un’alta percentuale di persone di colore grazie al fatto che qui, prima che in altre zone del paese, essi furono accettati e riuscirono a integrarsi. Le zone di maggiore interesse sono Georgetown (la città antica), la zona della Casa Bianca, quella del Campidoglio, Arlington e la zona dei musei che si trova lungo il Mall. La moneta è il Dollaro Americano. La lingua ufficiale è l’inglese che presenta alcune forme di slang (dialetto).
New York (12.000.000 abitanti) la “Grande Mela” si trova alla foce del fiume Hudston, sulla costa orientale degli Stati Uniti. La città è uno dei luoghi più conosciuti e visitati del pianeta, e nonostante lo shock seguente il gravissimo attentato dell’11 settembre 2001, è una delle mete turistiche preferite negli States (anzi è la meta classica per chi si reca per la prima volta negli USA) e nel mondo intero. Caratterizzata da un clima con inverni molto rigidi ed estati molto calde, durante la primavera e l’autunno le temperature sono più gradevoli e le giornate non troppo corte. Fondata all’inizio del XVII sec., anche grazie alla sua posizione strategica e alla fervente attività del suo porto, il maggiore della costa atlantica, la città ebbe sin da subito un grande sviluppo economico e industriale, e divenne il punto di riferimento per gli emigrati che da tutto il mondo (anche dall’Italia) cercavano fortuna nel Nuovo Continente. In seguito, nonostante alcuni periodi di fortune
alterne, la città ha continuato ad essere uno dei simboli dell’America, anche grazie alla celebre Statua della Libertà, vero e proprio simbolo della città e della cultura americana. Oggi New York è il maggiore centro finanziario del mondo, grazie alla celebre borsa di Wall Street, nonchè una delle città di riferimento per la cultura e le mode a livello mondiale e vi risiedono numerosi artisti, sportivi, attori e cantanti di livello mondiale.
La parte più antica della città è Manhattan, dove si concentrano gli uffici e le attività finanziarie. Nel suo sviluppo, spesso verticale, la città ha inglobato tutta la periferia ma la parte centrale resta comunque divisa in cinque quartieri: Bronx, Queens, Manhattan, Staten Island e Brooklyn. Estremamente affollata e caotica, con numerosi quartieri spesso diversi uno dall’altro e gente di ogni razza New York esercita, proprio per questo, un fascino unico sul visitatore. La città è servita da un ottimo servizio di metropolitana, autobus e taxi. La lingua ufficiale è l’inglese di tipo americano, leggermente differente da quello della Gran Bretagna, ma a New York, città cosmopolita per eccellenza, non è difficile trovare qualche immigrato che parli cinese, spagnolo, italiano o francese.
Chicago si trova sulle sponde del Lago Michigan nello stato dell’Illinois, di cui è il principale centro economico, industriale e finanziario, anche se non ne è la capitale. Situata nella zona dei Grandi Laghi, negli Stati Uniti centro-orientali, Chicago, conosciuta come Windy City (città del vento) a causa della brezza continua, ha un clima caratterizzato da forti escursioni termiche tra la stagione invernale (molto fredda) e quella estiva (calda). Situata nella zona settentrionale dell’Illinois, uno degli stati americani a maggiore vocazione agricola e di allevamento, la città ha avuto un’enorme sviluppo demografico ed industriale nel corso del XIX sec., quando, grazie all’invasione degli immigrati, crebbe a dismisura e, nonostante un incendio
disastroso, arrivò a competere anche con la grande New York per importanza. Questa crescita portò Chicago a diventare una delle città più industrilizzate di tutti gli Stati Uniti, e durante il periodo del proibizionsmo (anni’20) la città balzò agli “onori” della cronaca per i gangster come Al Capone e la malavita. Oggi invece è una città molto ricca e moderna, con immensi grattaceli e hotel lussuosi, e ospita le sedi di numerose industrie di livello mondiale (basti citare la Mc Donald’s)
nel campo alimentare, automobilistico, siderurgico e nella produzione di energia. Inoltre Chicago è uno dei centri più importanti a livello finanziario, nel settore dei trasporti e delle comunicazioni, anche grazie al suo aereoporto O’Hare, uno dei maggiori di tutto il pianeta. A
Chicago è presente molto traffico, per questo la metro è il mezzo di trasporto più apprezzato dagli americani.
La lingua ufficiale è l’inglese, anche se quello parlato presenta numerose forme dialettali diverse dall’inglese europeo e scolastico, inoltre non è raro che qulche immigrato parli altre lingue.
Los Angeles “The Big Nipple” (la grande mammella, un gioco di parole per mettere la città in contrapposizione con New York, The Big Apple), è conosciuta da tutti gli americani semplicemente come L.A., e si trova nella parte meridionale dello Stato della California, non lontana dall’Oceano Pacifico, dalle momntagne di San Gabriele e dal deserto, a circa due ore dal confine col Messico. Grazie alla sua posizione geografica privilegiata la città gode di un clima caratterizzato da inverni miti e da estati calde ma non afose. La città si estende su di un’area vastissima
ed è costituita da una zona centrale, quella di Downtown, in cui si trovano tutte le sue attività commerciali, finanziarie e amministrative, da una serie di sobborghi esclusivi come Hollywood e Beverly Hills, e da spiagge famose come quella di Venice o di Santa Monica. Quella che poco più di 110 ani fa era un piccolo centro chiamato EI Pueblo de Nuestra Senora la Reina de Los Angeles, è diventata col passare degli anni una delle più grandi metropoli del mondo e una delle principali città degli Stati Uniti. Se San Francisco raprresenta l’anima intellettuale della California Los Angeles ne incarna sicuramente lo spirito più commerciale e spettacolare.
Grande contributo all’espansione della città hanno dato sia la favorevole posizione negli scambi commerciali con la zona del Pacifio, sia la presenza di Hollywood, la capitale del cinema mondiale, che ha reso Los Angeles una meta molto appetita da attori, produttori, cantanti e personaggi vari dello spettacolo, attratti qui dalla varietà di pesaggi e dal clima ideale. La popolazione è multirazziale, ed è composta sia da bianchi che da neri con una forte presenza asiatica (giapponesi, cinesi e coreani) e latina (numerosi i messicani e i
centroamericani). In questo grande calderone di razze e di culture, purtroppo spesso si sono avuti degli scontri in quanto molto forte è il divario nella qualità di vita delle persone, infatti in città si passa dalle ville immerse nel verde di Beverly Hills (per pochi fortunati) a quartieri costituiti da un mare di cemento dove regna la malavita e la disoccupazione. La lingua ufficiale è l’inglese, anche se nelle varie comunità di immigrati sono presenti altre lingue con larga maggioranza dello spagnolo.
San Francisco è situata su una penisola che si estende dalla costa occidentale con una superfice di 122 Kmq. La terra è bagnata dalle acque dell’Oceano Pacifico ed il territorio è per lo più collinoso, ed è collegato mediante dei ponti ad est a nord. È un centro molto importante vista la grande quantità di cittadini che risiedono qui: per ciò è seconda solo a New York. Gli abitanti appartengono a diverse culture ed alcuni sono raggruppati in delle comunità. I primi ad abitare la zona furono gli Indiani d’America, che rimasero in isolamento fino all’arrivo degli spagnoli; divenne territorio messicano ma la vera e propria svolta iniziò quando si scoprì dell’oro nella Sierra Nevada e gli Stati Uniti si impossessarono della città. San Francisco fa parte dello stato della California, trovandosi nella zona settentrionale. Questa zona è un’area soggetta a frequenti ondate sismiche, contrastate con la costruzione di edifici adeguati.

Aspetti economici

Gli Stati Uniti sono uno Stato relativamente giovane che è riuscito, in appena due secoli, a diventare la massima potenza economica del mondo grazie ad un insieme di condizioni naturali e storiche assai favorevoli.
Innanzitutto la disponibilità di vasti spazi naturali, in gran parte costituiti da terreni fertili, che sono stati sfruttati intensivamente dall’agricoltura e dall’allevamento sin dal secolo scorso; anche la presenza di giacimenti minerali, in particolare di petrolio (secondo posto nel mondo), carbone, ferro, rame, piombo, zinco, mercurio, uranio, oro e argento, minerali per i quali gli Stati Uniti si trovano tra i primi cinque produttori mondiali.
A questi fattori naturali bisogna aggiungere anche alcuni importanti fattori storici, primo fra tutti l’immigrazione di decine di milioni di individui, soprattutto giovani, animati dal desiderio di lavorare, di fare fortuna, di arricchirsi.
Questo spirito individualistico, aggiunto all’accumulo di ingenti capitali in seguito allo sfruttamento delle risorse naturali, ha fatto degli Stati Uniti la patria dell’economia capitalista nei suoi aspetti più peculiari: sviluppo di una produzione di massa alimentata dalla cosiddetta civiltà dei consumi; intensa meccanizzazione dell’agricoltura; continua innovazione tecnologica di ogni settore produttivo; espansione continua delle attività terziarie, che occupano il 68% della popolazione attiva; creazione di mercati internazionali sempre più vasti; formazione di gigantesche multinazionali presenti in ogni continente.

LE REGIONI ECONOMICHE
Se escludiamo l’Alaska e le Hawaii, possiamo raggruppare gli Stati Uniti in quattro grandi regioni economiche: il Nord-Est, il Midwest, il West e il Sud.
Il Nord-Est comprende gli Stati settentrionali e orientali, posti tra la regione dei laghi e la costa atlantica. Questa regione, che è stata la prima ad essere abitata dagli immigrati europei, corrisponde oggi alla parte più densamente popolata e urbanizzata della Confederazione. Il Nord-Est è stata anche la prima regione industriale degli USA nella quale già nel secolo scorso si sono sviluppate grandi industrie di base, grazie allo sfruttamento degli enormi giacimenti di ferro e carbone presenti.
Ancora oggi la fascia che si estende da New York a Chicago costituisce il “Manufacturing Belt”, il cuore dell’industria americana, con il 55% degli addetti in questo settore.
Le industrie di base sono affiancate dalle modernissime industrie ad alta tecnologia (elettronica, aeronautica, strumenti di precisione, ecc.). Contemporaneamente si sono sviluppate le attività terziarie legate ai maggiori centri commerciali, finanziari e culturali del Paese.

Il Midwest corrisponde alla parte centrale degli Stati Uniti, occupata dalle grandi pianure oggi profondamente trasformate dall’agricoltura meccanizzata. Questa regione produce enormi quantità di cereali, tanto da essere denominata orgogliosamente dagli Americani “il cestino del pane del mondo”; è infatti da queste terre che gli Stati Uniti ricavano il 40% della produzione mondiale di mais e il 10% di quella di grano. I cereali sono coltivati in regioni specializzate a monocolture chiamate belts, cioè “fasce”; la fascia posta ai confini con il Canada produce soprattutto grano a maturazione invernale.

Il “vecchio Sud” comprende tutti gli Stati posti a sud del 38° parallelo, dal Texas a ovest alla Florida ad est. Questa regione, che si estende intorno al corso inferiore del Mississippi, nel secolo scorso si caratterizzava per la presenza di grandi piantagioni, prevalentemente di cotone, in cui il lavoro veniva svolto da schiavi, esclusivamente neri.
Dagli anni ’30 in poi si è verificata una radicale rivoluzione agricola che ha portato alla nascita di
moderne aziende capitalistiche, specializzate nella produzione di soia, riso e arachidi, mentre le colture tradizionali (cotone, canna da zucchero e tabacco) si sono concentrate in alcune aree particolarmente idonee. Anche l’allevamento bovino e suino ha avuto un forte incremento, grazie all’introduzione di razze specializzate nella produzione di carne o di latte.
Un altro fondamentale contributo allo sviluppo economico del Paese è stato offerto dallo sfruttamento degli enormi giacimenti petroliferi del Texas, dell’Oklahoma e della Louisiana: nelle città costiere del Golfo del Messico e nel Texas si è diffusa l’industria petrolchimica, mentre negli Stati della Georgia e delle due Caroline si è sviluppata l’industria tessile. Molto importante è anche la zona industriale attorno alla capitale della Georgia, Atlanta, con le sue numerose aziende, tra le quali emerge la multinazionale della Coca-Cola.
Il turismo, sia interno che internazionale, ha avuto un grande sviluppo, soprattutto in Florida. Molti sono gli Americani che trascorrono alcuni mesi, specialmente durante l’inverno, in questa zona dal clima tropicale, e milioni sono i turisti che affluiscono nelle città e sulle spiagge della Florida da ogni parte del mondo.

Il leggendario West, che si estende oltre il 100° meridiano, comprende le Montagne Rocciose e la fascia costiera sul Pacifico.
Nelle Montagne Rocciose e nei bacini del Sud-Ovest, grazie alla presenza di ingenti giacimenti minerali, sono molto sviluppate le attività estrattive; anche quelle legate al turismo sono particolarmente fiorenti: i vasti parchi naturali, le stazioni sciistiche e le grandi riserve indiane attirano ogni anno milioni di turisti.
In questa regione arida è diffuso, inoltre, l’allevamento di ovini e bovini, ma sono sorte anche floride “oasi” agricole, come la Imperial Valley, irrigate con l’acqua proveniente dai bacini creati con lo sbarramento del Colorado e di altri fiumi. La regione costiera del West, formata dagli Stati di Washington, dell’Oregon e della California, è occupata in gran parte da montagne ricche di foreste, mentre la parte meridionale che gode di condizioni climatiche migliori, è diventata una zona agricola specializzata nella coltivazione di prodotti mediterranei: agrumi, per la cui produzione gli USA sono al secondo posto nel mondo, viti e ortaggi.

Sia la California, sia, in tempi più recenti, l’Oregon e lo Stato di Washington hanno registrato un rapido sviluppo di attività industriali tecnologicamente innovative come l’industria elettronica, sviluppata nella cosiddetta Sylicon Valley a sud di San Francisco, e l’industria aerospaziale. Infine, Los Angeles è il cuore dell’industria cinematografica, sede dei famosi stabilimenti di Hollywood.

Oltre alle attività tradizionali della caccia agli animali da pelliccia e della pesca, in Alaska si è sviluppato lo sfruttamento del petrolio: le riserve del giacimento di Prudhoe Bay sarebbero pari a quelle di tutti i giacimenti degli Stati Uniti.

Nelle Hawaii, il 50° Stato della federazione, intenso è soprattutto il turismo favorito dal clima dolcissimo e dalle splendide spiagge delle isole.

FLUSSI MONETARI E COMMERCIO
La valuta americana è il dollaro, diviso in 100 cents, il cui principale istituto di emissione è il Federal Reserve System, a cui fanno capo tutte le banche nazionali degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti sono la prima nazione al mondo per quanto riguarda il commercio con l'estero, con un volume di scambi che all'inizio degli anni Novanta era superiore ai 979 miliardi di dollari. Il totale delle esportazioni di merci nel 1992 ammontava a 447 miliardi e le importazioni a 532 miliardi di dollari. A partire dalla metà degli anni Settanta, le gravose importazioni di petrolio dall'estero e di prodotti industriali dal Canada e dall'Asia (specialmente dal Giappone) hanno creato un disavanzo nella bilancia commerciale. Dal 1984 al 1990, il deficit annuo ha sempre superato i 100 miliardi di dollari. I principali prodotti di esportazione sono macchinari e mezzi di trasporto, che coprono il 40% del valore totale delle esportazioni, oltre a prodotti agricoli (10%), tessili, manufatti in ferro e acciaio, cibi trasformati e materie prime come il cotone, i metalli grezzi, i prodotti chimici e i carburanti. Il paese intrattiene rapporti commerciali massimamente con Canada, Giappone, Messico, Germania, Cina, Taiwan, Regno Unito e Corea del Sud.

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Esempio



  


  1. bellasinascenonsidiventa

    sto cercando gli appunti su gli Stati uniti per la tesina di terza media. Vorrei in particolare informazioni sulla convivenza ella popolazione e sull'economia in modo molto semplice ma abbastanza lungo.. grazie :)