Storia dell'Arte

Materie:Riassunto
Categoria:Storia Dell'arte

Voto:

1.5 (2)
Download:168
Data:22.05.2006
Numero di pagine:7
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
storia-arte_9.zip (Dimensione: 8.95 Kb)
trucheck.it_storia-dell-arte.doc     33 Kb
readme.txt     59 Bytes


Testo

Cupola di Santa Maria del Fiore
Una cupola è, in effetti, una volta abbastanza singolare: essa è una perfetta semisfera. Pertanto può considerarsi composta di meridiani e paralleli. I meridiani sono gli archi, che hanno in comune lo stesso concio in chiave; i paralleli sono invece le sezioni orizzontali della cupola che costituiscono dei perfetti anelli concentrici posti uno sull’altro. Se affrontiamo la costruzione della cupola tenendo presenti i paralleli, appare evidente che ogni anello è sostenuto dall’anello sottostante, e non necessita quindi di armature provvisorie. In pratica, basta sostenere i conci finché questi non formano un anello intero. Dopo di che si può disarmare, e passare alla costruzione dell’anello superiore. In tal modo si realizzava la cupola secondo quel principio costruttivo definito «autoportante».
La cupola di Santa Maria del Fiore fu realizzata in base a questo principio. Ma i problemi che Brunelleschi dovette risolvere furono ben più complessi. La cupola parte, infatti, da una base ottagonale, e non circolare.
La soluzione che il Brunelleschi trovò per questi problemi, fu talmente geniale che rimane ancora oggi un mistero come abbia fatto. In pratica la cupola si compone di due cupole sovrapposte e connesse da costoloni e catene murarie che riproducono esattamente l’andamento dei meridiani e paralleli. La tecnica muraria adottata fu di ricorrere ad un’apparecchiatura a spina di pesce. In tal modo i mattoni si incastravano tra loro in modo tale che la cupola fu eretta senza ricorrere alla benché minima impalcatura.
Con questa cupola Brunelleschi realizzò un’opera d’arte assolutamente geniale, che fu poi presa a modello per numerose altre realizzazioni simili, tra cui anche la famosa cupola di San Pietro a Roma progettata da Michelangelo. Alla sua morte la cupola era praticamente ultimata: mancava solo la lanterna, ossia la piccola struttura che copriva l’apertura in sommità della cupola. Ma questa lanterna venne eseguita esattamente come Brunelleschi aveva progettato, in base al modello che aveva lasciato.
David
Il David (o Mercurio) è una scultura in bronzo realizzata da Donatello all'incirca nel 1440. Si trova a Firenze nel Museo nazionale del Bargello.
Opera realizzata per il cortile di palazzo Medici, la statua può rappresentare sia l'eroe biblico (simbolo delle virtù civiche e del trionfo della ragione sulla forza bruta e sull'irrazionalità) sia il dio greco (dio dei commerci ma in questo caso inteso come emblema di una conoscenza ermetica, riservata cioè a uno stretto gruppo di persone).
Donatello qui dà un'interpretazione intelletualistica e raffinata della figura umana, la posa ricalca la statuaria prassitelliana, il fregio con putti dell'elmo di Golia deriva forse da un cammeo delle raccolte Medicee.
Il viso di questo David non è solo pensieroso, se lo si guarda attentamente trasmette quella sensazione di superiorità e malizia di un adolescente. Uno sguardo smaliziato che sa della sua impresa mastodontica e ne è orgoglioso. Il corpo giovane del David lo ritrae in tutta la sua perfezione e potenza, la spada inclinata, la testa inclinata e il piede appoggiato danno ulteriore prova della forza di un semidio, la sua bellezza lo rende un dio.
La statua del David fu progettata per poter essere vista da più punti e si ispira all'arte ellenistica: corpo nudo (non più raffigurato dopo l'età classica), sbandamento dell'asse, daga usata come terzo punto d'appoggio, piede sulla testa di Golia, corpo morbido e vivace, come ritratto dal vivo.
San Giorgio
Con questa statua, realizzata in anni in cui l’arte rinascimentale in realtà ancora non esiste, Donatello realizzata un’opera che già è primo esempio del nuovo corso che lui e Brunelleschi stanno dando alla visione artistica fiorentina di quegli anni. Guardiamo innanzitutto la statua: apparentemente non si discosta da analoghe realizzazioni di quegli anni, fatte ad esempio da Lorenzo Ghiberti, ma qui appare per la prima volta lo studio attento, e non convenzionale, della figura umana, intesa sia come anatomia, sia come ricerca di una espressione psicologica. San Giorgio appare come un giovane dall’aspetto più popolano che aristocratico. Ha un viso pensoso, segnato da uno sguardo intenso e corrucciato. Il corpo ha una posizione apparentemente statica, ma osservandolo attentamente sembra quasi vibrare per l’intensità della posa. I piedi sono saldamente posati a terra, ma nel contempo il busto e la testa ruotano in direzioni opposte, dando all’intera figura la sensazione di una forte intensità e concentrazione. Si tratta, potremmo dire, della rappresentazione di un uomo nuovo (l’uomo rinascimentale) che vuole assurgere a protagonista della storia e non a semplice spettatore, richiedendo il rischio ma anche l’eroismo tragico di fare le proprie scelte.
Nel basamento, che raffigura un episodio della leggenda di san Giorgio (il combattimento con il drago per liberare la principessa), troviamo per la prima volta una rappresentazione embrionale della prospettiva. Questa tecnica di rappresentazione veniva teorizzata proprio in quegli anni da Brunelleschi, e qui appare quasi come un esperimento. In realtà, la ruvida realizzazione di questo basamento contribuisce a dare all’immagine un senso di arcaico, in cui anche l’accenno della profondità e della prospettica del colonnato sulla sinistra e della grotta sulla destra, sembrano quasi un semplice esercizio di prova. Ma l’immagine ha una tale forza espressiva che la rende già un capolavoro pienamente realizzato.

Le 2 Formelle
Questa formella realizzata da Filippo Brunelleschi fu presentata al concorso bandito nel 1401 per la realizzazione della seconda porta di bronzo del Battistero di Firenze.
La seconda porta doveva suddividersi in 28 formelle inserite nello stesso profilo polilobato chiamato «compasso gotico». Per dare l’incarico, la confraternita decise di bandire un concorso assegnando come tema il Sacrificio di Isacco. A questo concorso Brunelleschi partecipò con una sua formella, in cui dava alla scena una impostazione molto nuova per il tempo. Invece di suddividere il piano in campi in cui inserire le singole figure necessarie a raccontare la storia, decise di rappresentare uno spazio con più piani di profondità. In pratica, invece di mettere le figure una accanto all’altra, affiancandole, le mise alcune avanti altre dietro. La scelta era abbastanza ardita, e innovava completamente i principi compositivi del tempo. Ciò appare più evidente se confrontiamo questa formella con quella che presentò Lorenzo Ghiberti e che alla fine diede a quest’ultimo la vittoria nel concorso.
Brunelleschi, con questa immagine, ci fa capire che lui ragiona in termini di spazio a tre dimensioni, mentre gli altri artisti si preoccupavano di trovare lo spazio per le figure solo sul piano bidimensionale. Questa formella è quindi un indizio preciso delle riflessioni di Brunelleschi sul tema della tridimensionalità, e che lo portarono, circa un decennio dopo, a scoprire le leggi geometriche che regolano la prospettiva.
La differenza tra la formella del Brunelleschi e quella del Ghiberti è, che mentre la prima è composta di più parti saldate assieme con spinotti su una piastra liscia, la seconda è fusa in un pezzo quasi unico.
Questa formella realizzata da Filippo Brunelleschi fu presentata al concorso bandito nel 1401 per la realizzazione della seconda porta di bronzo del Battistero di Firenze.
Basilica di San Lorenzo
Di origine antichissima, fu eretta sul luogo di una preesistente chiesa consacrata nel 393 da S. Ambrogio, vescovo di Milano. Edificata in stile romanico verso il 1000 fu progettata nell'architettura che vediamo oggi nel 1418 da Filippo Brunelleschi e ricostruita tra il 1421 e il 1446, su commissione di Giovanni Bicci De' Medici, poi continuata dall'allievo Antonio Manetti, che la portò a termine nel 1460.La facciata esterna è rimasta incompiuta. L'interno è classicamente diviso in tre navate divise da colonne corinzie con arcate a tutto sesto con la tipica decorazione brunelleschiana di pietra serena su intonaco bianco. La navata centrale, a copertura piana, è illuminata dalle ampie finestre che si aprono in alto. Le due navate laterali hanno invece volte a vela e sono illuminate da finestre tonde più piccole; sulle navate si aprono buie cappelle limitate da archi. Le fonti luminose mettono così in risalto la navata centrale. Tutto l'insieme è di serenità e armonia impeccabile. I due pulpiti nelle due ultime campate della navata centrale, a destra e a sinistra, sono le ultime opere di Donatello che morì nel 1466 , lasciandoli così incompiuti. Vennero poi terminati da due suoi allievi. Ai piedi dei gradini dell'altare maggiore, tre grate in bronzo segnano il punto dov'è sepoltoCosimo "il Vecchio" De' Medici.
Basilica di santo Spirito
Sorta sul posto dove si trovava una duecentesca chiesetta, la solenne Basilica di Santo Spirito, iniziata nel 1444 e terminate nel 1487, purtroppo, è stata quasi interamente costruita dopo la morte del Brunelleschi e molte modifiche, anche sostanziali, sono state apportate da Antonio Manetti che diresse i lavori assieme a Salvi d'Andrea.
All'interno di Santo Spirito le linee, come in San Lorenzo, definiscono longitudinalmente le superfici, ritagliando trasversalmente le linee di fuga per permettere una più esatta misurazione. L'interno, ha una pianta a croce latina divisa in tre navate; esse, invece di essere limitate al solo corpo principale, proseguono anche nel transetto e nella tribuna, creando una complessa trama prospettica, i cui rapporti variano, variando il punto di vista dello spettatore. Inoltre le cappelle (in tutto 38), lungo tutto il perimetro della chiesa, sono a forma di nicchia, ossia semi circolari con catino sovrastante e fra l'una e l'altra, invece delle paraste, sono poste semicolonne.
All'esterno, poi, invece dell'attuale muro rettilineo, si sarebbero dovute vedere le curve connesse delle cappelle; ciò avrebbe generato un movimento continuo delle superfici.
Spedale degli Innocenti
Il Brunelleschi incaricato del progetto dello Spedale dalla Repubblica fiorentina, che lo adibì ad orfanotrofio. La costruzione dell'edificio venne seguita dal 1421 al 1424, e terminata da Francesco della Luna nel 1445. Sulla piazza della Santissima Annunziata.
L'edificio è costruito in mattoni ed intonaco; è decorato da capitelli corinzi su colonne, finestre timpanate e da tondi in terracotta invetriata con sfondo azzurro e putti bianchi con putti in fasce (che rappresentano gli orfani).
La struttura è simmetrica e racchiude un cortile a portico; all'interno vi è inoltre la Galleria, che raccoglie varie opere d'arte ed è composta da cinque sale. La facciata, di colore bianco, è divisa in due parti, corrispondenti a primo e secondo piano; nella parte inferiore c'è una loggia di nove arcate.
L'edificio dà un senso di calma e una sensazione di equilibrio, data dal fatto che le colonne sulla facciata hanno un'altezza uguale alla distanza tra l'una e l'altra e alla profondità della loggia.
Le funzioni dello Spedale non sono più quelle di orfanotrofio, ma, come già detto, sono cambiate in museo(la Galleria).

Esempio