Storia dell'Arte

Materie:Tesina
Categoria:Storia Dell'arte

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Testo

Il Neoclassicismo 1
• Caratteri fondamentali
La vicenda del neoclassicismo inizia alla metà del XVIII secolo (1750), per concludersi con la fine dell’impero napoleonico nel 1815. Ciò che contraddistingue lo stile artistico di quegli anni fu l’adesione ai princìpi dell’arte classica. Quei principi di armonia, equilibrio, compostezza, proporzione, serenità, che erano presenti nell’arte degli antichi greci e degli antichi romani che, proprio in questo periodo, fu riscoperta e ristudiata con maggior attenzione ed interesse grazie alle numerose scoperte archeologiche.
I caratteri principali del neoclassicismo sono diversi:
1. esprime il rifiuto dell’arte barocca e della sua eccessiva irregolarità;
2. fu un movimento teorico, grazie soprattutto al Winckelmann che teorizzò il ritorno al principio classico del «bello ideale»;
3. fu una riscoperta dei valori etici della romanità, e ciò soprattutto in David e negli intellettuali della Rivoluzione Francese;
4. fu l’immagine del potere imperiale di Napoleone che ai segni della romanità affidava la consacrazione dei suoi successi politico-militari;
5. fu un vasto movimento di gusto che finì per riempire con i suoi segni anche gli oggetti d’uso e d’arredamento.
I principali protagonisti del neoclassicismo furono il pittore Anton Raphael Mengs (1728-1779), lo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), che furono anche i teorici del neoclassicismo, gli scultori Antonio Canova (1757-1822) e Bertel Thorvaldsen (1770-1844), il pittore francese Jacques-Louis David (1748-1825), i pittori italiani Andrea Appiani (1754-1817) e Vincenzo Camuccini (1771-1844). Winckelmann, Mengs, Canova, Thorvaldsen, operarono tutti a Roma, che divenne, nella seconda metà del Settecento, la capitale incontrastata del neoclassicismo,
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il baricentro dal quale questo nuovo gusto si irradiò per tutta Europa. A Roma, nello stesso periodo, operava un altro originale artista italiano, Giovan Battista Piranesi che, con le sue incisioni a stampa, diffuse il gusto per le rovine e le antichità romane. L’Italia nel Settecento fu la destinazione obbligata di quel «Grand Tour» che rappresentava, per la nobiltà e gli intellettuali europei, una fondamentale esperienza di formazione del gusto e dell’estetica artistica. Roma, in particolare, ove si stabilirono scuole ed accademie di tutta Europa, divenne la città dove avveniva l’educazione artistica di intere generazioni di pittori e scultori. Tra questi vi fu anche il David che rappresentò il pittore più ortodosso del nuovo gusto neoclassico. Con l’opera del David il neoclassicismo divenne lo stile della Rivoluzione Francese ed ancor più divenne, in seguito, lo stile ufficiale dell’impero di Napoleone. E dalla fine del Settecento la nuova capitale del neoclassicismo non fu più Roma, ma Parigi. Il neoclassicismo tende a scomparire subito dopo il 1815 con la sconfitta di Napoleone. Nei decenni successivi venne progressivamente sostituito dal Romanticismo che, al 1830, ha definitivamente soppiantato il neoclassicismo. Tuttavia, pur se non rappresenta più l’immagine di un’epoca, il neoclassicismo di fatto sopravvisse, come fatto stilistico, per quasi tutto l’Ottocento, soprattutto nella produzione aulica dell’arte ufficiale e di stato e nelle Accademie di Belle Arti. E questa sopravvivenza stilistica, oltre ai consueti limiti cronologici, è riscontrabile soprattutto nella produzione di un artista come Ingres, la cui opera si è sempre attenuta ai canoni estetici della grazia e della perfezione, capisaldi di qualsiasi classicismo.
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• Il Neoclassicismo in Italia 2
Il ruolo svolto dall’Italia nella nascita del Neoclassicismo fu determinante. In Italia vennero effettuate le maggiori scoperte archeologiche del secolo: Ercolano, Pompei, Paestum, Tivoli, che si aggiunsero alle già imponenti collezioni di arte romana che, dal Cinquecento in poi, si erano costituite un po’ ovunque. Roma divenne la capitale del neoclassicismo e fu un ruolo centrale che conservò fino allo scoppio della Rivoluzione Francese. A Roma operarono i maggiori protagonisti di questa fase storica: Winckelmann, Mengs, Canova, Thorvaldsen. A Roma, nello stesso periodo, operava un altro originale artista italiano, Giovan Battista Piranesi che, con le sue stampe, diffuse il gusto per le rovine e le antichità romane. Un gusto, che presto suggestionò soprattutto gli spiriti romantici che nella «rovina» rintracciavano un sentimento che andava al di là della testimonianza archeologica. Ed a Roma giungevano gli altri artisti ed intellettuali di Europa. I primi grazie alle borse di studio messe a loro disposizione dalle scuole ed accademie d’arte, i secondi per quella moda del Grand Tour che imponeva alle persone di un certo rango di effettuare almeno un viaggio in Italia per conoscerne le bellezze e i tesori d’arte. L’Accademia francese assegnava una borsa di studio per un soggiorno di alcuni anni a Roma, chiamata «Prix de Rome». E, grazie a questa borsa di studio, anche David giunse a Roma soggiornandovi in più occasioni. E, proprio a Roma, compose il suo quadro più famoso di questo periodo: «Il giuramento degli Orazi». A Roma un altro personaggio svolse un ruolo fondamentale per il neoclassicismo: il cardinale Albani. Cultore di antichità classiche e mecenate, iniziò la costruzione di una villa-museo che divenne uno dei luoghi più simbolici del nuovo stile. Il suo salotto divenne luogo di incontro per gli artisti e gli studiosi che, a Roma, furono i protagonisti della vicenda neoclassica. Ed infine Roma fu anche la città ove lavorò il maggior artista italiano neoclassico: Antonio Canova. Ma intanto, alla fine del secolo, Roma
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cedeva la sua centralità a Parigi e, nel contempo, un’altra città italiana divenne importante nella vicenda del neoclassicismo: Milano. Nel capoluogo lombardo il centro della vita artistica divenne l’Accademia di Brera, fondata nel 1776. Da Milano proviene il principale pittore neoclassico italiano: Andrea Appiani (1754-1817), che fu anche ritrattista ufficiale di Napoleone. La sua opera, in parte distrutta dai bombardamenti del 1943, si affida a temi mitologici quali «La toeletta di Giunone», il «Parnaso» o la «Storia di Amore e Psiche». Un altro pittore romano, Vincenzo Camuccini (1771-1844), visse in gioventù la fase del neoclassicismo proponendo quadri di derivazione davidiana quali la «Morte di Giulio Cesare». Il neoclassicismo, come fatto stilistico, è sopravvissuto nell’arte italiana per buona parte dell’Ottocento. Anche pittori, che per i soggetti vengono considerati romantici, quali Hayez o Bezzuoli, continuano a praticare una pittura con quei connotati stilistici neoclassici che tenderanno a scomparire solo dopo la metà del secolo.
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L’archeologia 3
• Le scoperte archeologiche
Uno dei motivi di questo rinato interesse per il mondo antico furono le scoperte archeologiche che segnarono tutto il XVIII secolo. In questo secolo furono scoperte prima Ercolano, poi Pompei, quindi Villa Adriana a Tivoli e i templi greci di Paestum; ed infine giunsero dalla Grecia numerosi reperti archeologici che finirono nei principali musei europei: a Londra, Parigi, Monaco. Negli stessi anni si diffusero numerose pubblicazioni tra cui Le rovine dei più bei monumenti della Grecia, 1758, del francese Le Roy, Le antichità di Atene, 1762, degli inglesi Stuart e Revett, e le incisioni di antichità italiane del romano Piranesi che contribuirono notevolmente a diffondere la conoscenza dell’arte classica. Questa opera di divulgazione fu importante non solo per la conoscenza della storia dell’arte ma anche per il diffondersi dell’estetica del neoclassicismo. In particolare, con queste campagne di scavo, non solo si ampliò la conoscenza del passato, ma fu chiaro il rapporto, nel mondo classico, tra arte greca e arte romana. Quest’ultima rispetto alla greca apparve solo un pallido riflesso ed un epigono, se non addirittura una semplice copia. La vera fonte della grandezza dell’arte classica venne riconosciuta nella produzione greca degli artisti del V-IV secolo a.C. Quel periodo eroico che vide sorgere la plastica statuaria di Fidia, Policleto, Mirone, Prassitele, fino a Lisippo. E la perfezione senza tempo di questa scultura influenzò profondamente l’estetica del Settecento, divenendo modello per gli artisti del tempo.
• La storia archeologica
I primi ad interessarsi al recupero di oggetti antichi furono gli umanisti del Rinascimento, anche se ancora non c’era un vero e proprio metodo di scavo, di conservazione e di ricerca. Si trattava
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piuttosto di una ricerca dell’”oggetto” prezioso e particolare da
esporre in musei privati e nelle case dei più ricchi, nei salotti dell’aristocrazia. Non c’era ancora una consapevolezza di ciò che si aveva tra le mani e le opere si ammiravano solo da un punto di vista estetico. Negli anni trenta del ‘700, Maria Amalia Cristina, moglie di Carlo di Borbone, affascinata dai reperti presenti a corte, convinse in consorte a scavare nei pressi del Vesuvio. Così, anno dopo anno, rividero la luce molti reperti, tracce di ciò che un tempo erano state le città di Ercolano e Pompei, distrutte dalla furia del vulcano nel 79 d.C. A questi reperti s’interessò colui che potremmo definire il primo archeologo propriamente detto, Johann Joachim Winckelmann (+ 1768), ma questi dava più importanza all'estetica che alla storia dell'opera d'arte, ritenendo il periodo classico (che trattava la storia dell'arte greca dal 490 al 323 a.C. circa, cioè dalle guerre contro i Persiani alla morte di Alessandro Magno) l'apice e il periodo di massima maturazione dell'arte nella storia dell'uomo. Dopo questo periodo, secondo l'archeologo, iniziò una lunga decadenza. Tuttavia, Winckelmann sbagliò nel non considerare l'opera d'arte dal punto di vista storico, ma solo estetico, in quanto non si deve prendere il periodo classico come esemplare nell'arte, perché ogni periodo storico ha prodotto una sua peculiare tipologia artistica, espressione degli ideali, della cultura, della volontà artistica degli uomini che vissero in quel determinato periodo storico. Non si può escludere un'opera solo perché meno bella di un'altra, in quanto comunque espressione di un'era. Un'altra interessante curiosità? Winckelmann non vide mai una scultura originale greca. Studiò l'arte greca avendo solo a disposizione copie d'età romana, che pensò fossero originali e tuttavia scrisse un volume di storia dell'arte greca. Questo, perché al suo tempo non erano ancora state scavate le città della Grecia antica e non si avevano pezzi originali, cosa che avvenne solo nei decenni successivi. Un uomo dello stesso calibro di Winkelmann fu Heinrich Schliemann. Questi, nel 1873 trova la leggendaria città di Troia e con essa il favoloso tesoro di Priamo. Dello stesso calibro furono Belzoni (che fu il primo scavatore in Egitto nel 1815/20), detto “il grande raccoglitore”.
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Lepsius, il fondatore dell’Egittologia, detto “il grande ordinatore”, Botta, che scavò in Mesopotamia e trovò i resti della città di Ninive nel 1843. Layard, che tra il 1845 ed il 1849 trova ciò che rimane della città assira di Nimrud e la grandiosa biblioteca di Assurbanipal, vicino Kujundshik. Koldeway, che trova i resti dei giardini pensili di Babilonia e della Torre di Babele nel 1899. Sir Arthur Evans, che nel 1900 scava a Cnosso. Lord Carnarvon e Howard Carter, che trovarono la “ricca” tomba del giovane faraone Tut-ench-amun nel 1922. Champollion, che nel 1816 trova la chiave d’interpretazione della scrittura geroglifica. Grotefend, che nel 1802 è il primo a tradurre correttamente il cuneiforme. Sono questi i veri fondatori dell’archeologia, grazie ai quali questa scienza è nata e si è sviluppata, fino ai giorni nostri.
Approfondimenti:
1. Scavi di ercolano 4
Le rovine di Ercolano furono scoperte per caso durante la perforazione di un pozzo nel 1709. I primi scavi ufficiali, promossi dai Borbone, cominciarono nel 1738 con il sistema dei cunicoli. A differenza di Pompei, infatti, le rovine di Ercolano si trovano sommerse da un banco tufaceo durissimo alto anche 8-10 metri. A ciò si deve aggiungere un’altra difficoltà: gran parte della città antica è oggi coperta da quella nuova.
2. Scavi di pompei 5
Pompei è una delle più significative testimonianze della civiltà romana e si presenta come un eccezionale libro aperto sull’arte, sui costumi, sui mestieri, sulla vita quotidiana del passato. La città è riemersa dal buio dei se­coli così come era al momento in cui venne all’improvviso coperta da uno spesso strato di ceneri fuoriuscite, insieme alla lava, con la devastante eruzione del Vesuvio.
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Era il 79 dc. La tragedia fu immane: in quello che era stato uno dei più attivi e dei più splendidi centri romani la vita si fermò per sempre. Lo spesso strato di materiale eruttivo che lo sommerse, Costituito in gran parte da ceneri e lapilli – materiale non duro a differenza di quello che ricoprì Ercolano e che si solidifica in pietra durissima - ha consentito che la Città giungesse integra fino ai nostri giorni non solo nelle sue architetture, ma anche in tutto ciò che era dentro le abitazioni o dentro i negozi, offrendo un quadro del quotidiano’ incredibilmente affascinante. La città dissepolta costituisce dunque una eccezionale testimonianza storica della civiltà romana: le memorie del passato, così vive e tangibili nei resti riportati alla luce, costituiscono il fascino di oggi.
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Antonio Canova 6
• La vita7
Antonio Canova (1757-1822), è il maggior artista italiano ad aver partecipato alla vicenda del neoclassicismo ed è anche l’ultimo grande artista italiano di livello europeo. Dopo di lui, per tutto il corso del XIX secolo, l’Italia ha svolto un ruolo molto marginale e periferico nell’ambito della formulazione delle nuove teorie e pratiche artistiche. Formatosi in ambiente veneziano, le sue prime opere rivelano la influenza dello scultore barocco del Seicento Gian Lorenzo Bernini. Trasferitosi a Roma, partecipò al clima cosmopolita della capitale in cui si incontravano i maggiori protagonisti dell’arte neoclassica. A Roma svolse la maggior parte della sua attività, raggiungendo una fama immensa. Fu anche pittore, ma produsse opere di livello decisamente inferiore rispetto alle sue opere scultoree. Nelle sue sculture Canova, più di ogni altro, fece rivivere la bellezza delle antiche statue greche secondo i canoni che insegnava Winckelmann: «la nobile semplicità e la quieta grandezza». Le sculture di Canova sono realizzate in marmo bianco e con un modellato armonioso ed estremamente levigato. Si presentano come oggetti puri ed incontaminati secondo i princìpi del classicismo più puro: oggetti di una bellezza ideale, universale ed eterna. I soggetti delle sue sculture si dividono in due tipologie principali: le allegorie mitologiche e i monumenti funebri. Al primo gruppo appartengono: «Teseo sul Minotauro», «Amore e Psiche», «Ercole e Lica», «Le tre Grazie»; al secondo gruppo appartengono i monumenti funebri a Clemente XIV, a Clemente XIII, a Maria Cristina d’Austria. Nei monumenti di soggetto mitologico i riferimenti alle sculture greche classiche è scoperto ed immediato: le anatomie sono perfette, i gesti misurati, le psicologie sono assenti o silenziose, le composizioni molto equilibrate e statiche. Il momento scelto per la rappresentazione è quello classico del «momento pregnante», evidente ad esempio nel gruppo di
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«Teseo sul Minotauro». Canova, invece di rappresentare la lotta tra Teseo e l’essere metà uomo e metà toro, sceglie di rappresentare il momento in cui Teseo, dopo aver sconfitto il Minotauro, ha scaricato tutte le sue energie offensive per lasciar posto ad un vago senso di pietà per l’avversario ucciso. È un momento di quiete assoluta in cui il tempo si congela per sempre. È quello il momento in cui la storia diventa mito universale ed eterno. Nei monumenti funebri Canova parte dallo schema classico a tre piani sovrapposti. Nei monumenti dei due papa Clemente XIII e XIV al primo livello ci sono le immagini allegoriche che rappresentano il senso della morte; al secondo livello vi è il sarcofago; al terzo livello vi è la figura del papa. Questo schema, che dal Trecento aveva caratterizzato tutta la produzione di monumenti funebri, venne dal Canova variata con il monumento a Maria Cristina d’Austria – in esso un corteo funebre si accinge a varcare la soglia dell’oltretomba raffigurata come una piramide – e nei monumenti a stele in cui è evidente il ricordo delle tante stele funerarie provenienti dall’antica Roma. I monumenti funerari rappresentano un tema molto sentito dagli artisti neoclassici. Da ricordare che, negli stessi anni, l’importanza dei «sepocri» veniva affermata anche dal poeta Ugo Foscolo. Per il Foscolo il sepolcro doveva conservarci la memoria dei grandi personaggi della storia esaltandone il valore quali esempi di virtù. La morte, che nella precedente stagione barocca veniva visto come qualcosa di orrido e di macabro, dall’arte neoclassica era vista come il «momento pregnate» per eccellenza. Il momento in cui si scaricano tutte le contingenze terrene per entrare nel silenzio assoluto ed eterno. Il Canova nel periodo napoleonico divenne il ritrattista ufficiale di Napoleone producendo per l’imperatore diversi ritratti, tra cui quello in bronzo, ora collocato a Brera, che fu rifiutato dall’imperatore perché Canova lo aveva ritratto nudo. Tra i ritratti eseguiti per la famiglia imperiale famoso rimane quello di Paolina Borghese semidistesa su un triclino, seminuda e con una mela in mano, secondo una iconografia di chiara derivazione tizianesca, pur se caricata di significati mitologici. Oltre all’attività di scultore, Canova fu anche
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impegnato nella tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. Nel 1802 ebbe l’incarico di Ispettore Generale delle Antichità e Belle Arti dello Stato della Chiesa. Nel 1815, dopo la caduta di Napoleone, ottenne di riportare in Italia le tante opere d’arte che l’imperatore aveva trasportato illegalmente in Francia. Morto nel 1822, il suo sepolcro è a Possagno, il paesino in provincia di Treviso dove era nato, e dove egli, a sue spese, fece erigere un tempio dove nel 1830 furono traslate le sue spoglie.
• Le opere 8
Monumento a Maria Cristina
d’Austria 9
Il monumento funerario a Maria Cristina d’Austria rappresenta una grossa novità nella tipologia dei monumenti funerari. Il monumento funebre ha sempre avuto come centro compositivo il sarcofago o l’urna in cui materialmente venivano conservare le spoglie del defunto. Al di sopra dell’urna veniva collocata l’effige statuaria del defunto; di sotto o di fianco venivano poste immagini allegoriche sul significato della morte. Nel monumento a Maria Cristina d’Austria l’urna scompare per essere sostituita dalla immagine triangolare di una piramide. L’effigie statuaria viene sostituita da un ritratto di profilo a bassorilievo, inserito in un medaglione di chiara derivazione classica. Notevole importanza assumono le figure allegoriche che, nella intenzione dell’artista, non sono puri e semplici simboli ma devono commuovere per l’azione in
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divenire che stanno rappresentando. In questo caso, infatti, le figure compongono un singolare corteo funebre che si accinge a salire i gradini che portano alla porta della piramide. Da questa porta fuoriesce un tappeto che scorre sui gradini come un velo leggero e impalpabile. Il corteo è aperto da una giovane ragazza che ha già un piede oltre la soglia della tomba. È seguita da una donna che rappresenta la Pietà con in mano l’urna delle ceneri della defunta. Un’altra ragazzina la sta seguendo. Più indietro un’altra giovane donna avanza, aiutando un vecchio uomo a salire le scale. Sono rappresentate tutte le tre età della vita, dalla gioventù alla vecchiaia, a simboleggiare che la Morte non risparmia nessuno. Le figure procedono con incedere lento e mesto. Hanno tutti la testa chinata in avanti, a simboleggiare che nei confronti della Morte la superbia umana non può nulla. Di fianco la porta della piramide, che quindi simboleggia la porta di passaggio dal mondo terreno al mondo dei morti, c’è l’allegoria del Genio della Morte poggiato sul Leone della Fortezza. In alto, il medaglione con il ritratto di Maria Cristina d’Austria è circondato da un serpente che si morde la coda, simbolo quest’ultimo dell’Eterno Ritorno. Il medaglione è sostenuto dalla allegoria della Felicità, mentre un’altra figura angelica porge alla defunta una palma, simbolo della gloria.
La piramide, come simbolo dell’Oltretomba, è decisamente una immagine neoclassica. Contiene la reminescenza delle antiche piramidi egiziane, i più grandi monumenti funebri mai realizzati dall’uomo, e si presenta con una forma geometrica semplice, il triangolo, ma carico di notevoli significati allegorici. La porta che si apre nella piramide assomiglia invece, per fattura, alle porte delle tombe etrusche delle necropoli di Tarquinia o Cerveteri. Ed anche questo riferimento etrusco, nell’immaginario collettivo, finisce per collegarsi al mondo dell’Oltretomba. Il senso della morte, qui rappresentato, ha la dignità profonda e nobile della concezione neoclassica. Tuttavia, la commozione che suscita il corteo funebre finisce per prendere un significato quasi tutto romantico. La scelta di anticipare il momento pregnante, non a quello eterno della Morte oramai
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sopraggiunta, ma al momento precedente in cui la Morte richiama a sé le persone che, a capo chino, non possono sottrarsi al suo invito, carica di profondo dolore la percezione della morte come azione in divenire. È il profondo strazio di chi, pur restando vivo, non può che guardare con senso di sgomento e di ineluttabilità l’avviarsi alla morte delle persone care. Questa inaspettata rappresentazione di un dolore, che deve suscitare compassione in chi guarda, è la prova della grandezza del genio di Canova che, al di là della facile etichetta di scultore neoclassico, per la inconfondibile fattura stilistica delle sue statue, si presenta come un artista capace di cogliere i fermenti più vivi e nuovi del suo tempo, ed anche anticiparli nelle sue opere d’arte.
Amore e Psiche 10
Il gruppo, oggi conservato al Louvre, appartiene alle allegorie mitologiche della produzione canoviana. Esso rappresenta Amore e Psiche nell’atto di baciarsi. Eseguita in marmo bianco, la scultura ha superfici levigate ed un modellato molto tornito. La composizione ha una straordinaria articolazione: la donna, Psiche, è semidistesa, rivolge il viso e le braccia verso l’alto e, per far ciò, imprime al corpo una torsione ad avvitamento; l’uomo, Amore, si appoggia su un ginocchio mentre con l’altra gamba si spinge in avanti inarcandosi e contemporaneamente piegando la testa di lato per avvicinarsi alle labbra della donna. Il soggetto è probabilmente tratto dalla leggenda di Apuleio, secondo la quale Psiche era una ragazza talmente bella da suscitare l’invidia di Venere, così che la dea le mandò Amore per farla innamorare di un uomo brutto.
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Ma Amore, dopo averla vista, se ne innamorò e, dopo una serie di vicissitudini, ottenne che Psiche entrasse nell’Olimpo degli dei, per restare con lui. Il soggetto è qui utilizzato come allegoria del potere dell’amore, visto soprattutto nell’intensità del desiderio che riesce a sprigionare: da qui la scelta di fermare la rappresentazione all’istante prima che il bacio avvenga ed il desiderio si consumi. Per comprendere lo spirito della cultura neoclassica è utile confrontare il gruppo scultoreo di Amore e Psiche con un’altra famosa allegoria mitologia: l’«Apollo e Dafne» di Gian Lorenzo Bernini. Quest’ultimo gruppo scultoreo fu realizzato tra il 1622 e il 1625, agli inizi della diffusione del barocco, e rappresenta indubbiamente uno dei maggiori esiti di questo stile di cui Bernini fu uno dei maggiori rappresentanti. Dafne, secondo la mitologia, era una bellissima fanciulla di cui si era innamorato Apollo. Dafne, per sfuggirgli, scappò ai piedi del Parnaso e qui, nel momento in cui stava per essere raggiunta da Apollo, chiese aiuto alla madre che la trasformò in una pianta di alloro. Il gruppo del Bernini rappresenta
indubbiamente un attimo fuggente: Dafne viene appena sfiorata da Apollo ed ha già i capelli che stanno divenendo dei rami di alloro. È giusto un attimo: l’istante successivo Dafne non ci sarà più. Per enfatizzare ciò Bernini dà al gruppo un’apparenza di equilibrio instabile, evidente soprattutto nella curva ad arco che forma il corpo di Dafne. Il gruppo del Canova ha invece una fermezza ed una staticità molto più evidenti. Lo si osservi soprattutto nella visione frontale.
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Il corpo di Psiche insieme alla gamba e alle ali di Amore formano uno schema ad X simmetrico. Al centro di questa X le braccia di Psiche definiscono un cerchio perfetto che inquadra al centro il punto focale della composizione: quei pochi centimetri che dividono le labbra dei due. In quei pochi centimetri si gioca il momento pregnante, ed eterno, del desiderio senza fine che l’Eros sprigiona. La differenza tra le due sculture non è da ricercarsi sulla differenza stilistica o formale, risultando entrambe di notevolissima fattura per tecnica esecutiva, ma sulla diversa cultura che le ispira. Lo sforzo del Bernini è di cogliere la vitalità della vita in continuo movimento, e per far ciò cerca di annullare la materia per lasciare solo la sensazione del divenire. Canova mostra invece tutta a tensione neoclassica di giungere a quella perfezione senza tempo in cui nulla più può divenire, e per far ciò pietrifica la vita dando alla materia una forma definitiva ed eterna.
Approfondimenti:11
Apollo e dafne
Il gruppo di Apollo e Dafne è una delle prime opere realizzate da Gian Lorenzo Bernini, ed è già un esempio altamente mirabile della sua grande padronanza dei mezzi espressivi della scultura, che ne faranno uno dei più grandi scultori non solo del Seicento ma di tutti i tempi. La storia rappresentata riprende ovviamente il mito di Dafne, la fanciulla che per sfuggire ad Apollo chiese aiuto alla madre Gea che la trasformò in pianta di alloro. Bernini concentra la sua attenzione sull’istante nel quale avviene la metamorfosi. Lo slancio di lì a qualche istante si bloccherà nella fermezza più assoluta, tuttavia Bernini riesce a farci sentire con tutta la struggente intensità possibile l’ultimo
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palpitante istante di vita. Tutto il monumento è come un arco teso per far scoccare una freccia, che in realtà non parte, ma che ci trasmette la sensazione di quell’attimo fuggente che è la dinamica stessa della vita. Da notare che in questo svolgersi secondo un motivo ad arco, il gruppo ha visivamente uno sbilanciamento in avanti che lo rende altamente instabile. Si tratta ovviamente solo di un effetto ottico ma ottenuto con grande virtuosismo. Ciò rientra in pieno in quella nuova estetica diffusasi con il barocco, che ricerca sempre le linee curve, di contro a quelle rette, per esprimere slancio, vitalità, eleganza e movimento. Tutte qualità che ritroviamo in pieno nel monumento realizzato da Gian Lorenzo Bernini.
Paolina Borghese 12
La grande fama acquisita da Antonio Canova, fece si che tra i suoi committenti ci fosse anche Napoleone Bonaparte. Per Napoleone Canova eseguì diversi lavori che immortalarono non solo la figura dell'imperatore ma anche dei suoi familiari. Uno dei ritratti più famosi è sicuramente questo dedicato a Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, e moglie del nobile romano Camillo Borghese. La rappresentazione segue ovviamente i precetti neoclassici. Innanzitutto Paolina è raffigurata idealisticamente nuda, e con in mano un pomo. La sua immagine richiama quindi quella di Venere vincitrice, con il pomo di Paride in mano, attestato di superiore bellezza. La figura è adagiata mollemente su un triclino, richiamando un po' la tipologia dei ritratti semidistesi presenti sui sarcofagi etruschi (ad esempio, il "sarcofago degli sposi" conservato a Villa Giulia). Tuttavia, a dispetto di questo richiamo un po' funereo, la notevole abilità tecnica di Canova riesce ad infondere
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quasi un palpito di vita all'immagine di marmo, risultando così verosimile l'intera scultura da suscitare apprezzamenti più che entusiastici nei numerosi estimatori di questa opera. In ultima analisi Paolina è in posizione planimetrica, ossia non si mostra frontalmente. Le superfici sono trattate pittoricamente, ciò per conferire al bel corpo nudo un calore trepido.
Le tre grazie 13
Il gruppo delle tre Grazie era uno dei temi più in voga nel periodo neoclassico, ed ovviamente non poteva mancare nel repertorio di Antonio Canova. Le tre figure di Aglaia, Eufrosine e Talia erano le protettrici degli artisti, in quanto da loro proveniva tutto ciò che vi è di bello nel mondo umano e naturale. Canova le raffigura nella posizione più canonica, ovvero abbracciate e disposte a circolo. Sono nude, così come le ritroviamo nella tradizione ellenistica, e vengono rappresentata dall'artista nella classica posizione a chiasma. L'incrociarsi delle membra serve qui a dare un molle abbandono alle figure che, nel sostenersi a vicenda, formano quasi un unico gruppo di affetti e sensualità corrisposte. L'immagine è quindi concepita come esaltazione di perfezione e bellezza, sommi canoni estetici per il gusto neoclassico.
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Cronologia archeologica 14
1. 1400 Vengono effettuati i primi scavi ad opera di Brunelleschi
2. 1471 Il Sommo Pontefice Sisto V rinviene, dopo aver fatto effettuare uno scavo, opere di arte classica
3. 1734 Johan Friedrich introduce per la prima volta un corso di archeologia
4. 1748 Iniziano i primi scavi di Pompei con Alcubierre
5. 1753 Viene scoperta con gli scavi di Pompei la “Villa dei Papiri”
6. 1793 Il Museum Française apre uno spazio dedicato ai reperti ritrovati durante gli scavi
7. 1811 Iniziano i primi scavi a Babilonia
8. 1831 A Pompei, duranti gli scavi, viene rinvenuto il mosaico rappresentante “La Battaglia di Alessandro”
9. 1959 Vengono ritrovare le tombe in pietra Sciite
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Indice
IL Neoclassicismo ………………..………………………………………..…Pag.2
Caratteri fondamentali…………………………………………………..…Pag.2
Il Neoclassicismo in Italia…………………………….………………...…Pag.4
L’archeologia………………….……………………………………………..…Pag.6
Le scoperte archeologiche…………………………………………….……Pag.6
La storia dell’archeologia………………………………………….…….…Pag.6
“Approfondimento”
Gli scavi di Ercolano……………….…………….……..……..………….…Pag.8
Gli scavi di Pompei ………………..………..…………….……………...…Pag.8
Antonio Canova………….…………………..……………………………...Pag.10
La vita………………………..……………………………………………...…Pag.10
Le opere…………………………………………….……………………….…..Pag.12
Monumento a Maria Cristina d’Austria……….……………….…..Pag.12
Amore e Psiche……………………………………………………..….….…Pag.14
“ Approfondimento”
Apollo e Dafne…………………………………..……………………..….…Pag.16
Paolina Borghese………….……………………………………………....…Pag.17
Le tre grazie……………….……………………………………………….…Pag.18
Cronologia archeologica…………….…………………………………….Pag.19
Indice………………………...……………………………………….…..….…Pag.20
Indice delle opere…………………………………………………..………..Pag.21
Bibliografia………………..……………………………………………….…Pag.22
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Indice delle opere
Antonio Canova (Autoritratto)……………...…….Pag.10 e in copertina
Monumento funebre a Maria Cristina d’Austra……..Pag.12 e in cop.
Reperto archeologico……………..…………………………………………Pag.6
Particolare degli scavi di Ercolano…………….………..……………..Pag.8
Vittima dell’eruzione di Pompei…..…………………………………….Pag.8
Panoramica degli scavi…………………………………………………….Pag.9
Amore e Psiche…………………….………………………………………...Pag.14
Apollo e Dafne……………………………………………………….…..Pag.15-16
Paolina Borghese…………………..……………………………………….Pag.17
Le tre grazie………………………...……………………………………….Pag.18
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Bibliografia

WWW.francescomorante.it
Il Neoclassismo
Il Neoclassismo in Italia
Antonia Canova
Apollo e Dafne
Paolina Borghese
Le tre grazie
WWW.storiadell’arte.com
Monumento funebre a Maria Cristina d’Austria
WWW.Google.it
Scavi di Pompei ed Ercolano
WWW.scavi-pompei.it
Approfondimento degli scavi di Pompei
WWW.scavi-ercolano.it
Approfondimento degli scavi di Ercolano
WWW.croponline.org
L’archeologia
WWW.museocanova.it
Antonio Canova
22
WWW.galleriaborghese.it
Paolina Borghese
It.encarta.msm.com
Paolina Borghese
WWW.sculturaitaliana.com
Le tre grazie

WWW.cronologia.com
Archeologia
WWW.scultura-italiana.com
Monumento funebre di Maria Cristina d’Austria
WWW.thais.it
Amore e Psiche
WWW.galleriaborghese.it
Apollo e Dafne
Storia generale della letteratura italiana (Federico Motta
Editore S.p.a. Milano 2004)

Neoclassicismo
Enciclopedia Encarta
Amore e Psiche
23
Dell’arte e degli artisti (© 2002 G. D’Anna Casa editrice S.p.a.
Piero Adorno, Adriana mastrangelo)

Antonio Canova
Paolina Borghese
La storia dell’arte
L’arte italiana (© M. Chagal, T. Hart Bentan by SIAE 2004)
(© 2004 Gruppo Editoriale l’Espreso S.p.a.)
Le tre grazie

Storia dell’arte italiana (Edizione pubblicata su licenza di
© 2003, cosmic Egg. 1997 Garzanti Editore S.p.a.)

Apollo e Dafne
Dizionazio archeologico (Federico Motta Editore)
Cronologia Archeologica
24
Presentazione
In questa tesina ho approfondito tre elementi fondamentali del ‘700:
1. Lo sviluppo del neoclassicismo analizando i caratteri generali e approfondendolo quello Italiano
2. La figura del grande scultore Antonio Canova con le rispettive opere
3. Le origini dell’archeologia e la metodologia applicata ad essa
La tesina è arricchita da approfondimenti che mirano a creare parallelismi tra la scultura del ‘700 e quella dei secoli precedenti e soprattutto a rivelare specifici caratteri inerenti ad un argomento. A fine tesina ho aggiunto una cronologia archeologica, in cui ho analizzato come tale scoperta si sia sviluppata gradualmente. Il tutto poi termina con un indice generico seguito da quello delle opere con cui ho cercato di semplificare la ricerca delle maggiori opere, inoltre ho aggiunto una bibliografia nella quale ho elencato una serie di siti e risorse da cui ho attinto. La tesina è indirizzata alla Professoressa Giugliano Consiglia, docente di Storia dell’arte presso il Liceo Scientifico di Terzigno.
Varriale Leopoldo
Annesso 1
1 WWW.francescomorante.it
Storia generale della letteratura italiana
2 WWW.francescomorante.it
Storia generale della letteratura italiana
3 WWW.croponline.org;
WWW.archeologia.com
4 WWW.scavi-ercolano.it; WWW.google.it
5 WWW.scavi-pompei.it
6 WWW.francescomorante.it; WWW.museocanova.it
7 Dell’Arte e degli artisti
8 WWW.francescomorante.it; Storia dell’arte Italiana
9 www.scultura-italiana.com; WWW.storiadell’arte.com
10 Enciclopedia Encarta; WWW.thais.it
11 Storia dell’arte italiana
WWW.galleriaborghese.it; WWW.francescomorante.it
12 Dell’arte e degli artisti; WWW.francescomorante.it
WWW.galleriaborghese.it; it.encarta.msn.com
13 L’arte Italiana; WWW.scultura-italiana.com
WWW.francescomorante.it
14 Dizionario archeologico
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Esempio



  


  1. mionescaffè

    nn ki servono qst cose..chiedo una cosa e mi da un'altra..k palle raga