Il Veronese

Materie:Riassunto
Categoria:Storia Dell'arte
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Testo

Il Veronese
Paolo Veronese fa parte della pittura veneta. Il suo vero nome era Paolo Caliari, ma soprannominato il Veronese perché la sua città d’origine è Verona dove nasce nel 1528. Trascorre a Venezia o nell’entroterra veneto, comunque nei possedimenti della Serenissima, quasi tutta la sua vita. Il Veronese fa opere pubbliche o committenze private; biblioteca Marciana, alcune chiese e dei palazzi. Avendo una vita abbastanza lunga a sessant’anni lavora anche per un ordine religioso. Ha delle committenze abbastanza varie durante la sua vita. Muore a Venezia nel 1588 e la sua tomba è dentro la chiesa di San Sebastiano di Venezia.
La sua prima formazione avviene a Verona ( città di incrocio tra nord-sud e ovest-est e non è neppure lontana dal centro) che è un luogo di passaggio di diversi artisti di diverse tendenze. A Verona conosce sicuramente il manierismo in generale e sicuramente ha avuto un influenza dal Mantenga che aveva lavorato nella città veneta nella seconda metà del quattrocento lasciando un impronta molto forte. La sua formazione viene completata con l’osservazione del colorismo veneto, anche se poi Veronese usa in modo differente il colore e crea un suo cromatismo che si definisce colore timbrico.
Il colore timbrico: i colori utilizzati dal Veronese in cui lui mette in evidenza il timbro che mette in evidenza la luce chiara-diurna tralasciando il tono d’insieme, ma evidenziando i timbri. Sembra non si preoccupi tanto della luce, ma del tono e vuole differenziare le tinte.
La pittura del Veronese è un po’ meno naturale nei colori, ma è di grande impatto decorativo. Infatti il Veronese è uno dei più grandi decoratori, cioè sembra quasi fatta per appagare la vista- la bellezza. Proprio per questo sembra quasi che non voglia la resa naturale, ma la cosa più bella che veniva fuori.
Lavora nei palazzi pubblici perché Venezia voleva celebrare se stessa, ma dal punto di vista culturale è grande anche se è all’inizio di un declino vuole farsi vedere forte.
→ Giunone versa i suoi doni è una tela che si trova sul soffitto della sala del consiglio dei dieci, di palazzo Ducale. L’argomento è mitologico, ma anche celebrativo nei confronti di Venezia perché evidenzia che la città veneta ha avuto dalla buona sorte doni particolari.
Venezia è impersonificata da una dama con a lato un leone (simbolo di Venezia) e a sinistra c’è il mondo che sottolinea la potenza della città su terre lontane. Le figure sono viste in scorcio, da sotto in su. Il colore è la cosa che ci colpisce la luce è chiara e è una luce che da valore hai timbri cromatici. I colori sono abbastanza puri e più un colore è saturo ( non mescolato) più è luminoso, inoltre Veronese unisce i complementari che se si accostano si valorizzano vicendevolmente, esclusione del nero. E queste caratteristiche torneranno un secolo dopo con il Tiepolo un artista che lavora anche a Udine. Anche la pittura degli impressionisti che arriva un secolo e mezzo dopo ha lo stesso uso del Veronese del colore. Tiepolo e Veronese al contrario degli impressionisti lavorano d’istinto non basandosi su degli studi.
I personaggi dell’opera sono cicciotelli per sottolineare l’idea dell’abbondanza e della ricchezza di Venezia.
→ Decora villa Barbaro fatta dal Palladio l’opera del più grande architetto è affiancata dal più grande artista del tempo. La famiglia Barbaro è una tra le più facoltose della Serenissima. Questa villa viene decorata in ogni sua parte, ingresso,corridoi… Non è una scena unica ma risono diverse scene con figure diverse. La sala centrale è rappresentata da figure mitologiche o da soggetti più quotidiani: persone come quelle che si aggiravano nella villa e paesaggi.
• Veronese immagina uno sfondamento nella parete per far si che si crei l’illusione di grandi finestre, ci sono anche le balaustre. Da un lato realizza quest’invenzione e dall’altro sembra che dia più luminosità cancellando i limiti fisici della parete. C’è l’illusione di nicchie con figure all’interno e c’è anche una finta porta con una figura che si affaccia da un architettura dipinta. L’architettura dipinta prende il posto di quella reale.
• Nella sala dell’Olimpo appena sotto il soffitto abbiamo un balcone con delle persone ( Dama con la nutrice) e c’è anche un pappagallo. Spesso nelle opere del Veronese troviamo animali anche senza significato simbolico, ma servono solo per arricchire la sua pittura.
Si possono vedere uomini armati nei suoi affreschi ma solo per rendere l’immagine più bella grazie hai riflessi dell’armatura. Veronese evita la stesura uniforme del colore e cura i particolari, passare da una tinta ad un’altra da più il senso di brillio e di luce.
→ L’opera più famosa di Veronese è la cena a casa Levi, è un dipinto di dimensioni enormi (1533x1573 cm) e ora si trova alla galleria dell’accademia. L’opera ha una storia particolare.
Documenta che: Veronese subisce un processo perché gli era stata commissionata un ultima cena al posto della cena a casa Levi, viene denunciato perché non aveva eseguito quello che gli era stato chiesto. Sembra un blasfema. Ci sono anche gli atti di questo processo e gli viene imputato per il contenuto.
Sembra un banchetto dei grandi ricchi veneziani, è sotto un architettura e i personaggi sono vestiti con abiti del tempo di veronese. Ci sono anche i nani che fungevano da buffoni, ci sono persone vestite in maniera diversa perché a Venezia si vedevano persone di diverse zone. Le persone hanno svariati atteggiamenti. Veronese non voleva fare un blasfema, ma un grande spettacolo. Per giustificare il suo dipinto Veronese dice che dipingere è un atto più istintivo che razionale e che i personaggi non vengono inseriti tanto per ragioni ideologiche quando, spesso, per riempire spazi che altrimenti rimarrebbero vuoti.
Veronese non corregge il suo quadro, ma il titolo dell’opera in cui si raffigura la cena a casa di ricco ebreo.
Veronese dipinge anche altri banchetti. Veronese non dipinge secondo la verità storica, ma il contenuto è per dare libero sfogo alla fantasia.
→ Le nozze di Cana è il primo miracolo di Cristo. Grandi architetture (ricordo del Mantenga) riempito da decine e decine di figure: servi, commensali… Forme e colori sono inserirti per rendere le figure molto fantasiose.

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