La riforma Gentile

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Testo

IL NEOIDEALISMO ITALIANO
GIOVANNI GENTILE
Nato in Sicilia fu senza dubbio il più grande filosofo e maestro di pensiero che l’Italia abbia avuto dall’Unione in poi.
Fu ministro della Pubblica Istruzione e operò la riforma della scuola che da lui prese il nome.
In qualità di direttore dell’Istituto Treccani, promosse la grand’opera dell’Enciclopedia Italiana.
Il solo torto che ebbe fu quello di essere il filosofo del fascismo.
Nel 1944 fu assassinato a Firenze.
La filosofia gentiliana si fonda sull’asserzione che ogni cosa è in quanto atto di pensiero.
Gentile era contro la psicologia che considerava atomisticamente singole sensazioni o singoli riflessi, per lui la vita dello spirito è unità e non molteplicità di fenomeni.
La Pedagogia come Filosofia
Con il positivismo era prevalso il concetto di pedagogia come scienza.
Gentile combatté a fondo questa tendenza, perché la pedagogia, come la psicologia, è conoscenza dello Spirito nella sua interiorità, quindi è filosofia.
La pedagogia non si risolve in regole, l’educazione si realizza solamente sul piano di comunicazione o interazione di spirito tra maestro e alunno.
L’educazione è autoeducazione, è sviluppo della libertà e razionalità dell’uomo sollecitato interiormente dal maestro.
Con questo rapporto non si educa solo l’alunno, ma anche l’educatore, che perfeziona così le sue qualità: “L’uomo educa sempre”.

Gentile mette in guardia dall’educazione che si accontenta di insegnare l’alfabeto.
L’istruzione è educazione quando, attraverso l’alfabeto, permette di formulare un pensiero.
Non importa sapere molte nozioni, importa che ciò che si sente dal maestro o si legge diventi vita.
L’istruzione così intesa diventa anche educazione morale.
Il modello neoidealista è il maestro artista, un maestro che non si attiene rigidamente ad un metodo, che non prepara la lezione il giorno prima, ma che improvvisa creando un contatto vivo con l’alunno.
L’educazione non deve badare a formare l’artigiano, il professionista, il tecnico, ma l’uomo, perciò prevarranno le materie umanistiche, espressive, l’arte, la religione, la filosofia e non le scienze.
La pedagogia neoidealistica vede il lato formativo della persona secondo i principi e le norme proprie della tradizione classica.
Per questa pedagogia non esiste il problema di come conciliare la libertà con l’autorità, perché se il maestro insegna con amore, di riflesso il fanciullo s’interessa spontaneamente alla lezione e si autodisciplina.
La Riforma nei Programmi
La riforma venne attuata nel 1923 con la collaborazione di Giuseppe Lombardo Radice (-> La scuola serena).
Per le Scuole Superiori:
Nei programmi vi è la prevalenza delle materie umanistiche formative: latino, filosofia, educazione estetica, materie presenti in tutti gli indirizzi (tranne filosofia, che manca negli istituti tecnici).
Sì da molta importanza anche alla lettura dei classici.
Per le Scuole Elementari
Tutto verte intorno all’arte e alla religione, considerata fondamento e coronamento degli studi elementari.
Il canto e il disegno sono fondamentali nella scuola elementare; viene data molta importanza alle materie espressive.
L’idea è che attraverso quei tipi di conoscenza del reale, che sono l’intuizione estetica e la religione, si possa più facilmente pervenire a quella conoscenza superiore che è la filosofia.
Negli orari sono anche previste la ginnastica, giochi all’aperto, racconti ricreativi e giochi d’intelligenza come indovinelli e rebus.
Meriti e Limiti della Pedagogia Gentiliana
I Meriti di questa pedagogia sono: l’aver salvato i valori dello spirito contro il naturalismo positivistico; l’aver indicato l’essenza dell’educazione nella formazione spirituale della persona e l’aver rivalutato la figura e la missione del maestro.
Per questi aspetti la riforma Gentile fu ben accetta, in genere, negli ambienti cattolici.
Il Limite è il troppo radicale disprezzo del metodo.

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