Tanto gentile e tanto onesta pare

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Testo

Analisi e commento della poesia “Tanto gentile e tanto onesta pare” di Dante Alighieri. Pagina 59 del libro di testo.

La poesia “Tanto gentile e tanto onesta pare” di Dante Alighieri fa parte di un libretto misto in prosa ed in versi: “Vita nova” ed è stata scritto nel 1293-94 circa; un periodo quindi antecedente al suo esilio avvenuto nel 1301.
Questa, essendo una poesia, è in rima ed è un sonetto, cioè è composta da due quartine e da due terzine. Le due quartine sono costituite da rime incrociate, quindi il primo verso rima con l’ultimo ed il secondo con il terzo. Le due terzine hanno una rima simmetrica, cioè il primo verso della prima terzina rima con l’ultimo della seconda, il secondo della prima con il secondo della seconda ed il terzo di una con il secondo dell’altra. Questi due tipi di rime utilizzati sono molto simili tra loro,infatti, entrambi presentano delle rime simmetriche: con le incrociate all’interno della quartina e la simmetrica tra le due terzine. I versi sono tutti endecasillabi piani e in maggior parte di questi è presente la sinalefe. A volte abbiamo una suddivisione in sillabe un po’ particolare, infatti, essendo la U e la I semiconsonanti non sempre si comportano come normali vocali.
Questa poesia rispecchia gran parte delle caratteristiche dello “Stil Novo”. Infatti Dante scrive di Beatrice, donna che amava, dipingendola come una dea, che con la sua grazia, bellezza e gentilezza rende attoniti tutti coloro che la vedono. Con la descrizione che ne fa Alighieri noi riusciamo ad immaginare questa bellissima donna che appare tra le vie della città come una angelo.Questo sonetto esalta la donna e le sue caratteristiche principali: l’umiltà, la bellezza, la gentilezza, l’onestà e la bontà d’animo.
Soprattutto nelle due quartine è molto ricorrente l’anastrofe, infatti il verbo viene preferibilmente spostato alla fine del verso. Ogni strofa esorda con la proposizione principale, e nei versi seguenti abbiamo diverse subordinate per la maggior parte relative. Alle proposizione principali l’autore ha associato la descrizione di Beatrice e dei suoi gesti, mentre alle subordinate le reazioni di chi la guarda.
Nella poesia si nota subito una dimensione di pace e tranquillità, infatti Dante ha cercato di evitare la combinazione di consonanti che avrebbero provocato un suono duro o l’uso delle doppie; ha invece privilegiato la ripetizione di alcuni gruppi consonantici (allitterazioni) come –tr (pur essendo un suono alquanto duro), -nd o –nt che hanno la funzione di rallentare il ritmo del testo.
Questo sonetto mi è piaciuto molto perché il suo ritmo molto lento e pacifico e le caratteristiche sopra elencate lo rendono particolarmente piacevole. Inoltre dopo anni che la donna non veniva affatto considerata dall’uomo ed era trattata come un essere inferiore finalmente, per la prima volta, ne viene fatta un’analisi positiva ed è considerata una delle cose più belle della vita. Questo continuo legame tra la donna e la divinità apre una dimensione sognatrice e surreale a chi sta leggendo che rende la lettura e l’immaginazione della situazione ancora più appassionante e proibita.

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