Jon Donne

Materie:Appunti
Categoria:Lingue
Download:1828
Data:05.10.2001
Numero di pagine:5
Formato di file:.doc (Microsoft Word)
Download   Anteprima
jon-donne_1.zip (Dimensione: 4.63 Kb)
readme.txt     59 Bytes
trucheck.it_jon-donne.doc     15 Kb


Testo

John Donne

John Donne, una delle più importanti personalità dell'età barocca inglese, nasce a Londra nel 1572. Appartenendo ad una famiglia cattolica, viene educato agli ideali cristiani, in particolar modo dei Gesuiti. Studia legge, filosofia e teologia in una delle quattro scuole più antiche di Londra. Viaggiando attraverso l'Europa impara l'italiano, lo spagnolo: ritornando in Inghilterra si dedica alla carriera diplomatica. Un punto di svolta della sua vita è il matrimonio con Ann More, la figlia del suo lord protettore. Quest'ultimo si oppone all'unione e dopo un periodo di prigionia Donne lotta con la povertà, la malattia e lo sconforto. Sotto il regno di James I egli prende gli ordini e, dopo la morte della moglie, si dedica completamente alla predicazione. La religiosità che accompagna la sua conversione è il tema fondamentale della maggior parte dei suoi sonetti. Muore a Londra nel 1631.
La sua opera è contraddistinta da temi sentimentali intellettuali e religiosi: egli analizza la propria interiorità, i suoi stati d'animo sempre riferendosi al suo ruolo di fedele.
JOHN DONNE

Sonnet 10
Death be not proud , though some have called thee
Mighty and dreafull, for thou art not so,
For, those, whom thou think'st thou dost over throw,
Die not, poor death nor yet canst thuo kill me.
From rest and sleep which but thee pictures be,
Much pleasure then from thee much more must flow,
And soonest our best men with thee do go,
Rest of their bones, and soul's delivery.
Thou art slave to Fate, Chance, Kings, and desperate men,
And dost with poison, war and sickness dwell,
And poppy, or charms can make us slave as well,
And better then thy stroke; why swell'st thou then?
One short sleep past, we wake eternally,
And death shall be no more; death, thou shalt die.

Questo sonetto, come molti altri, è strutturato sotto forma di dialogo: l'interlocutore del poeta è la morte. Quest'ultima viene personificata e l'autore sin dal primo verso ne condanna la superbia: " o morte non essere orgogliosa". Infatti alcune persone l'hanno definita " potente e spaventosa " (mighty and dreafull); l'autore tuttavia afferma che la morte non ha alcun potere sugli uomini. La sua religiosità lo porta a sostenere che gli uomini non muoiono, anche se la morte pensa di " portarli alla rovina" (to dost over throw). Dopo aver analizzato la condizione generale degli uomini nei confronti della morte, l'autore prende in esame la sua personale posizione: " povera morte, non puoi ancora uccidermi" (poor death, nor yet canst thou kill me). Donne descrive con lucidità i " ritratti" (pictures) della morte: il riposo e il sonno (rest and sleep). Questi ultimi danno agli uomini grande piacere (much pleasure): e proprio i migliori uomini verranno portati via dalla morte. Tuttavia all'interpretazione pagana del trapasso Donne contrappone quella religiosa: gli uomini non muoiono ma solo le loro ossa vengono portate via dalla morte (and soonest our best man with thee do go, rest of their bones). La morte secondo Donne ha anche molti limiti, perché non agisce usando le sue proprie forze ma ha bisogno di "aiutanti": essa è schiava del fato, della sorte, dei re degli uomini disperati ( thou art slave to Fate, Chance, Kings, and desperate men). Il potere della morte è nullo senza il supporto del veleno della guerra della malattia e dell'oppio: la sua potenza quindi non deve spaventare gli uomini perché essa non è maggiore di quella degli incantesimi. " gli incantesimi possono addormentarci tanto bene e meglio dei tuoi colpi" ( charms can make us sleep as well and better than thy stroke). Alla luce di quest'analisi Donne rivolge una domanda alla morte: "perché mai ti inorgoglisci?" (why swell'st thou then?).In realtà nel distico finale è lo stesso autore a trovare una risposta: la morte morirà (death, thou shalt die) perché gli uomini non muoiono ma vivono per l'eternità. Il messaggio del sonetto, estremamente positivo, è riferito a tutto il genere umano: gli uomini non devono aver paura della morte perché dopo di essa li aspetta la vita eterna. L'associazione della morte con il sonno, introdotta da Donne nel verso V, rimanda all'idea espressa da Shakespeare nel monologo di Amleto "to be or not to be" (atto III scena I). Tuttavia in Shakespeare quest'idea è strettamente unita a quella del mistero: Amleto non ha paura della morte ma non la vive con l'ottimismo di Donne. Cosa accadrà dopo la morte rimane per l'eroe shakespeariano un eterno dubbio: egli non ha la stessa religiosità del poeta barocco.

Sonnet 14

Batter my heart, three-person'd God; for, you
As yet but knock, breathe, shine, and seek to mend;
That I may rise, and stand, o'erthrow me, and bend
Your force, to break, blow, burn and make me new.
I, like an usurp'd town to another due,
Labour to admit you, but Oh, to no end,
Reason your viceroy in me should defend,
But his captiv'd, and proves weak or untrue.
Yet dearly I love you, and would be loved fine,
But am betroth'd unto your enemy:
Divorce me untie, or break that knot again,
Take me to you, inprison me, for I
Except you enthral me, never shall be free,
Nor ever chaste except you ravish me.

Il sonetto si apre con una richiesta diretta dell'autore a Dio, considerato nella sua triplice persona (three person'd God). Il cuore dell'autore palpita (batter my heart) pensando alla potenza di Dio: solo lui può brillare scuotere, cercare di correggere gli uomini ( knock, shine, and seek to mend). Per questo motivo il poeta supplica Dio di distruggerlo per farlo rinascere come un uomo nuovo (burn and make me new). Egli infatti è consapevole di non poter vivere senza l'aiuto di Dio: solo quest'ultimo può sollevarlo dalle preoccupazioni quotidiane.( I may rise, and stand). Nella seconda quartina si comprende chiaramente che l'autore è ossessionato dall'idea del peccato e della tentazione: la sua razionalità non può difenderlo dal compiere il male. Per rendere più efficace questo concetto Donne usa una metafora: si paragona ad un usurpatore di città che pur lavorando duramente non ottiene alcun risultato ( I, like an usurp'd town, labour to admit you, but Oh , to no end ). Infatti egli afferma di non poter seguire l'insegnamento di Dio perché "è prigioniero del diavolo " e quindi le sue azioni sono malvagie e false ( but is captiv'd and proves weak or untrue ). Egli ribadisce il suo amore per Dio e sostiene che ogni uomo lo dovrebbe amare volentieri perché egli è giusto e conduce gli uomini alla salvezza( yet dearly I love you, and would be lov'd fain ). Quest'espressione introduce un'idea di conflitto d'amore: Donne è schiavo del peccato, ma vorrebbe amare Dio incondizionatamente. Alcuni critici sostengono che questo sentimento d'amore può essere paragonato all'amore passionale tra un uomo e una donna e non a quello che lega gli uomini e la divinità. Infine l'autore afferma che un uomo è libero solo se è "schiavo" di Dio e può rimanere puro solo se è "posseduto" da Lui. Il sonetto quindi esprime il desiderio di Donne di poter cambiare il suo stile di vita: con l'aiuto di Dio si libererà dalle "tentazioni " e diventerà un uomo nuovo.

Esempio