"delitto e castigo" di F. Dostoevskij

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Testo

Federica Morelli
Classe V B
Recensione di “Delitto e castigo”
Di Fёdor Dostoevskij
Nella Pietroburgo di fine ‘800, povera, sporca e depravata, un giovane povero e bello decide di uccidere una vecchia usuraia a cui aveva dato in pegno degli oggetti. Le motivazioni del delitto sono molteplici: la povertà del giovane, Raskol’nilkov, e la sua volontà di aiutare la madre e la sorella, anche loro in precarie condizioni economiche. Ma soprattutto a spingere Raskol’nikov a compiere il folle gesto è una sua teoria: quella dell’assoluta libertà delle persone secondo lui “superiori”, che hanno il diritto di compiere delitti per il bene dell’umanità, e in particolar modo della capacità di superarli. Orgoglioso e spavaldo, Raskol’nikov è convinto di far parte della categoria degli uomini superiori, ma ben presto si accorge che non è così. Uccise la vecchia usuraia e sua sorella, il protagonista precipita in uno stato mentale instabile, si ammala, è preso più volte dal delirio. La sua salute preoccupa chi gli sta vicino, che non sospetta minimamente la causa del dolore di Raskol’nikov. In un notevole intreccio di storie e personaggi, il giovane tende a negare la sua colpevolezza, ma si innamora di una ragazza, Sonja, e le confessa il delitto. Solo una persona, un abile investigatore, sospetta di Raskol’nikov, seguendo le sue reazioni psicologiche, e lo convince a costituirsi. Anche il lettore, trattandosi di un romanzo psicologico, può seguire costantemente gli sviluppi della faccenda sempre secondo la prospettiva del protagonista, il cui animo è indagato a fondo dall’autore. Scritto nel 1866, il romanzo di Dostoevskij rappresenta in modo molto efficace la società del suo tempo, la realtà russa Ottocentesca.
L’autore, esprimendo i più remoti, intensi, talvolta angoscianti pensieri del protagonista, lascia spazio a molteplici interpretazioni riguardo alla storia e ai caratteri dei tanti personaggi che compaiono sulla scena. Le personalità che si intrecciano nel corso della storia sono solitamente visti secondo il punto di vista di Raskol’nikov, anche se il narratore è onnisciente, conosce ogni sfumatura della mente dei suoi personaggi e del racconto, di cui ogni tanto da delle anticipazioni sugli sviluppi futuri. Il tema della redenzione è quello fondamentale in questo romanzo. Infatti è questo che cerca il giovane dopo aver commesso il folle delitto, un riscatto, la fine del suo dolore.
L’ambiente in cui si svolge l’azione, il collegamento al contesto storico e culturale è da prendere in considerazione per analizzare “delitto e castigo”. L’epoca di Dostoevskij è chiaramente rappresentata, come già detto, nel suo romanzo. L’ambiente rappresentato riflette sempre lo stato interiore di delirio e pazzia del protagonista, con i vicoli sporchi, gli ubriachi, i poveracci che chiedono l’elemosina, la prostituzione, e il canale, quel canale che spesso a Raskol’nikov sembra la via per la salvezza, per uscire dalla follia sua e del mondo intero. Più volte il giovane si troverà sul punto di farla finita, si sporgerà su quel ponte con la volontà di commettere un altro folle gesto, e sempre resisterà, si porterà addosso “la sua croce” al fine di ottenere il perdono per le sue colpe. Oltre all’ambiente opprimente e tetro, anche la cultura dell’epoca sembra poter essere una giustificazione per il delitto di Raskol’nikov: la società di Pietroburgo,come possiamo capire grazie i precisi riferimenti dell’autore, è povera, depressa, e con i numerosi progressisti e le nuove corrent filosofiche si cerca disperatamente di migliorare le condizioni di vita.
Frasi brevi, colpi di scena e suspance rendono il romanzo appassionante, e tengono il lettore con il fiato sospeso, nonostante molto spesso i dialoghi, le riflessioni e le dettagliate descrizioni dei pensieri e della coscienza umana rendono piuttosto pesante la lettura.

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