Diritto di parola di alessandro rovinetti

Materie:Scheda libro
Categoria:Letteratura

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Testo

Diritto di parola Alessandro Rovinetti

Presentazione: Nel recente passato le p.a. hanno svolto attività di comunicazione senza unità d’indirizzo, attività frammentate ed episodiche. L’obiettivo oggi è promuovere la legge 150, per assolvere il dovere di comunicazione con i cittadini, garantire il loro diritto ad un’esauriente informazione sull’operato dei poteri pubblici e la possibilità di giudicare l’efficacia e l’efficienza dei servizi pubblici → Per far ciò occorrono nuove forme organizzative e nuove procedure. La legge in materia di info e comunic individua due segmenti: portavoce-ufficio stampa e urp: servizi import ma non esaustivi della (f) di comunicazione, che necessità di integrazione e coordinamento. Il motore è la comunicazione interna, centrale per migliorare sfruttamento delle risorse umane e per creare identità e appartenenza. Il Dip Funz Pubbl ha attivato un’apposita struttura di missione per promuovere cultura della comunicazione presso le p.a. La chiave di volta è la formazione per creare professionisti.

Prefazione: Il diritto di parola riguarda i fruitori della p.a., ma anche le Istituzioni (centrali e periferiche) all’interno delle quali per molto tempo la conoscenza è stata tenuta come un tesoro da difendere piuttosto che un patrimonio comune. Il cittadino è stato un estraneo con molti doveri e pochi diritti. La 241/1990 ha colpito nel segno (trasparenza e accesso) solo per mani dei Tar (tribunali amministrativi). Neanche il dl 29/1993 (Urp) ha dato svolta radicale. Occorre cambiamento culturale per passare da comunicazione a senso unico a comunicazione a doppio senso. La legge 150 obbliga a rivedere i contenitori della comunicazione pubblica e forse per la prima volta a riempirli di contenuti.

Premessa: Diritto di parola per cittadini e per chi vuole modernizzare la p.a. Importante è l’integrazione tra teoria e pratica, altrimenti ci sono vicoli ciechi. Teorici e tecnici hanno lo stesso fine: affermare una moderna cultura della comunicazione, combattendo autoreferenzialità, burocratizz e pressappochismo. Ne è in gioco la professionalità di chi opera in questo settore.

La comunicazione pubblica oggi: La comunicazione pubblica è una materia complessa e in continua evoluzione, che h ricevuto le prime serie teorizzazioni a partire dagli anni ’90. Essa riassume sia il profilo informativo che quello comunicativo ed è centrale nella ricostruzione del rapporto Stato-cittadino.E’ possibile fare alcune distinzioni interne: comunicazione istituzionale generale, particolare, sulla funzione pubblica, del servizio pubblico. Nella sua essenza è una funzione nuova delle istituzioni pubbliche, le quali non hanno solo il compito di produrre norme, offrire servizi e orientare i comportamenti, ma devono assicurare un flusso costante di informazioni adeguato al peso che i pubblici poteri hanno ottenuto nella vita del cittadino. Renato Porro (1 ed Compa): risorsa strategica della p.a. per efficacia e legittimazione: difficoltà crescenti di società complessa, orientamento per nuovi gruppi sociali, scelte tecnologiche… La comunicazione pubblica ha delle differenze importanti rispetto alla comunicazione d’impresa, che derivano proprio dal carattere pubblico, anche se spesso si fa riferimento al privato per strumenti e strategie. Paolo Mancini: comunicazione che ha per oggetto gli affari di interesse generale → centrale è l’oggetto, non i soggetti che la praticano: funzioni sociali e non di massimizzazione del profitto. Disciplina di confine, che dialoga con altre (soc delle org, maktg, diritto pubb…). Due scopi: ridefinizione immagine-ruolo-funzioni delle istituzioni e riorganizzazione delle p.a.
Perché bisogna comunicare? Diritto informazione, vero servizio, attivare partecipazione, accelerare cambiamento p.a., semplificazione, appartenenza, legittimazione, modernizzazione.
Cosa bisogna comunicare? Leggi, regolamenti, provvedimenti, info di servizio, accesso ai servizi, nuovi diritti, comportamenti sociali, tecnologie, ascolto.
Perché è difficile? Cultura del silenzio e della propaganda, no risorsa strategica, no legittimata, poche risorse, no valorizzazione competenze, no via del cambiamento.
La comunicazione si presenta con logica in antitesi con discrezionalità, autorefernzialità, sensazionalismo. L’Italia paga ancora il fatto che la comunicazione del sistema pubblico si sia realizzata per la prima volta in epoca fascista (Minculpop) → di qui idea che è uno strumento al servizio dell’autorità.
+ La storia della com pubb è parallela a quella della riforma della p.a.: non c’è una senza l’altra. La p.a. si deve impegnare per diventare quello che non è riuscita ad essere: pubblica (=di tutti) e amministrazione (=migliorare organizzazione e servizi). Piazza, min Funz Pubb (1999): lo Stato non è visto come un amico; assenza di comunicazione è una delle cause della sfiducia diffusa. Le leggi Bassanini sono state rivoluzionarie soprattutto per aver scelto la semplificazione orientata principalmente al cittadino (anche per p.a.). La realtà è ancora molto perfettibile, ma già passi avanti incoraggianti (certificati, firme). Centrale è un cambiamento: passare dalla centralità delle procedure alla centralità dei risultati. La comunicazione è un investimento, è una spesa solo se fatta male o non compresa nella sua funzione strategica. Necessaria per innovazione, deve essere riconosciuta come legittima.
+ L

Esempio



  


  1. Silvia

    ciao sto cercando appunti sul testo di fare comunicazione pubblica di Rovinetti.Sostengo l'esame alla facoltà di scienze della comunicazione.Università La Sapienza