Arrivederci Ragazzi

Materie:Riassunto
Categoria:Letteratura
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Data:06.10.2006
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Testo

COMPITI PER LE VACANZE ESTIVE

“ Arrivederci ragazzi ”
Louis Malle

Le pagine che ho scelto di commentare sono quelle conclusive, nelle quali il protagonista si rende conto della durezza della vita a causa della perdita delle persone a lui care, dell’orrore delle persecuzioni razziali e della guerra.
La vicenda è ambientata in un collegio maschile diretto da alcuni padri Carmelitani all’epoca dell’occupazione nazista in Francia, precisamente nel gennaio del 1944.
Nella scuola, oltre agli studenti francesi, i padri hanno accolto anche alcuni ragazzi ebrei, naturalmente ad insaputa delle autorità naziste, ed hanno assegnato loro dei nomi falsi.
Il protagonista della vicenda si chiama Julien Quentin, proviene da una ricca famiglia parigina, ha un fratello più grande che frequenta la stessa scuola, ha buoni voti e tra i suoi amici cerca sempre di farsi notare.
Al ritorno dalle vacanze di Natale, che Julien ha passato in famiglia, padre Jean, il più importante, presenta dei nuovi studenti e ad uno di loro viene assegnato un letto vicino a quello di Julien, che già da allora nota nel nuovo arrivato, Jean Bonnet, un comportamento strano e misterioso. Tra i due nasce una serie di sguardi poco amichevoli ed inquisitori, che caratterizzerà il loro successivo rapporto di amicizia, appunto basato sugli sguardi.
All’inizio Julien è mosso da un sentimento di rivalità, ma con il passare del tempo cresce la curiosità tanto da scoprire che il vero nome di Jean Bonnet era Jean Kippelstein, di origini ebraiche. Da quel momento, Julien vive con questo segreto e cerca il momento opportuno per rivelarlo a Jean. Questo avviene in infermeria, dopo una caccia al tesoro conclusasi in una brutta maniera nel bosco di sera. Ma non si può ancora parlare di amicizia: Julien lo osserva in tutto quello che fa e cerca di provocarlo, mentre Jean sta sulle sue. Finché, con il passare del tempo, il protagonista non si accorge di avere molte cose in comune con Jean, come il piacere per la lettura o per il pianoforte. Così il loro rapporto comincia a prendere forma attraverso le occhiate che si scambiavano durante le lezioni o nel tempo libero, perché tra loro c’era un’intesa con lo sguardo come Julien non aveva mai provato, neanche con sua madre, alla quale era molto legato.
Nelle ultime pagine è descritta la dura separazione dei due giovani, causata da Joseph, il cuoco. Era stato cacciato dal collegio perché rubava e poiché scambiava oggetti in cambio di cibo con i ragazzi della scuola, cosa proibita; perciò aveva deciso di vendicarsi parlando con le truppe naziste. Una mattina, infatti, i soldati nazisti avevano fatto irruzione nel collegio, cercando i ragazzi ebrei. Il capo della polizia era nella classe dei due giovani amici, domandando chi era ebreo. Nessuno parlò, ma quando il tedesco fu girato, Julien rivolse uno sguardo a Jean, che in qualche modo lo tradì, perché, nel frattempo, il poliziotto si era girato e aveva colto lo sguardo. Si diresse verso Jean, che, in silenzio e senza opporre resistenza, raccolse le sue cose e lo seguì. Poi il capo della Gestapo ordinò a tutti di fare le valigie. Più tardi, nella grande camerata, quando Julien era rimasto solo a preparare la valigia per un suo compagno ammalato, ripensando con grande dolore e dispiacere al giorno in cui Jean era arrivato, la porta si aprì e comparve il suo amico scortato da un soldato. Non si dissero molte parole, ma si intuiva la loro sofferenza. Jean tranquillizzò Julien dicendogli che l’avrebbero trovato lo stesso. Poi, in silenzio, uscì.
Uscendo nel cortile, Julien incontrò Joseph e lo vide stranamente vestito bene; poi, dopo qualche parola, intuì che aveva collaborato con i tedeschi. Quindi se ne andò di corsa.
Quando tutti i ragazzi uscirono, vennero schierati. Il capo della polizia diede una rapida occhiata agli studenti che poi vennero chiamati per nome e messi contro un muro. Nel frattempo da una porta uscirono padre Jean, Jean e altri due ragazzi, scortati sempre da alcuni soldati. Quando furono quasi sulla porta d’uscita del collegio, mentre i ragazzi li seguivano con lo sguardo e con gli occhi in lacrime, qualcuno, coraggiosamente, salutò padre Jean e in seguito anche gli altri. Padre Jean si girò e pronunciò le parole “Arrivederci ragazzi”, che hanno dato il titolo al libro. Anche Jean si girò a cercare Julien, il quale fece un passo avanti e accennò, con le lacrime agli occhi, ad un saluto con la mano. Per l’ultima volta i loro sguardi si incontrarono.

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