Renzo nei Promessi Sposi

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Testo

TIPOLOGIA A: ANALISI DEL TESTO
1) Brano 1: Renzo, appena l’ora gli sembrò la giusta, andò da don Abbondio, per sposarsi. Egli, orfano fin dall’adolescenza, faceva il filatore di seta, professione assai redditizia, ma in quel tempo in declino. Nonostante questo, l’emigrazione continua faceva sì che i lavoratori del paese venissero retribuiti a dovere. Renzo possedeva inoltre un piccolo appezzamento, e benché in quell’anno non avesse ricavato da esso un buon raccolto, egli non doveva lottare con la fame. Quando si presenta da don Abbondio, è abbigliato elegantemente, pronto a ricevere in sposa Lucia. Ma l’accoglimento di don Abbondio pare in contrasto con i modi del giovane.
Brano 2: Renzo, senza aver deciso ancora il da farsi, camminava velocemente verso casa. Egli era un ragazzo pacifico e amante della giustizia, ma in certi istanti, il giovane si mostrava impulsivo. Infatti mentre procedeva, fantasticava con la mente su un possibile omicidio di don Rodrigo, anche se subito il pensiero di Lucia lo riporta alla realtà. Risvegliatosi da quella brusca visione, Renzo provò un certo sollievo nel non aver fatto nient’altro che immaginare. L’immagine di Lucia aveva cacciato via tutte quelle negative.
Brano 3: Camminando, Renzo incappò in un gruppo di persone, che parlavano di piani per l’indomani. Ascoltato ciò che dicevano, egli, interessato alla questione gridò il suo parere: quello del pane non era l’unico problema presente in città, e perciò bisognava continuare con le rivolte, affinché il mondo andasse meglio. Fa riferimento ad una “mano” di tiranni che godono nel far del male alla gente.
Brano 4: Le narrazioni delle avventure di Renzo terminavano sempre con l’affermazione delle “grandi” cose che aveva imparato: non immischiarsi nelle rivolte, non predicare in piazza, guardare con chi si parla, non bere troppo, non tenere in mano un martello quando intorno vi sono persone irascibili e molte altre cose.

2) 2.1 - Lorenzo Tramaglino o, come dicono tutti, Renzo è il protagonista del romanzo. Di lui Alessandro Manzoni ci racconta che è un ragazzo di vent’anni, non molto istruito. Fin dall’adolescenza, è rimasto orfano. Renzo è un grande lavoratore e, oltre alla sua attività di filatore ha in proprietà un poderetto, che gli permette di lavorare anche quando il filatoio rimane fermo: economicamente si può definire agiato. Quando Renzo si reca da Don Abbondio è ben vestito, con penne di vario colore sul cappello, col pugnale nel taschino dei calzoni e un aspetto festoso. Solo ora comincia a conoscere il male del mondo, nei soprusi degli uomini potenti. È un giovane tranquillo, odia la violenza, l’inganno, (“Renzo era un giovane pacifico e alieno dal sangue, un giovine schietto e nemico d’ogni insidia”) ma la sua impulsività può indurlo a perdere il controllo e a trasformarlo in una persona ingenuamente minacciosa, specie se ferito nella sua appassionata ricerca della giustizia (“ma, in que’ momenti, il suo cuore non batteva che per l’omicidio, la sua mente non era occupata che a fantasticare un tradimento”). Infatti il giovane si è subito insospettito dello strano comportamento di Don Abbondio, temendo quello che il curato gli avrebbe detto poco più tardi (“l’accoglimento incerto e misterioso di don Abbondio fece un contrapposto singolare ai modi gioviali e risoluti del giovinotto”). L’ira di Renzo, una volta suscitata, cresce gradualmente e provoca immagini sempre più violente e spinge il giovane ad affrettate conclusioni. L’immagine di Lucia non richiama in lui solo l’oggetto del suo amore, ma rappresenta anche un modello di valori morali (“E Lucia? – Appena questa parola si fu gettata a traverso di quelle bieche fantasie, i migliori pensieri a cui era avvezza la mente di Renzo, v’entrarono in folla”). Nonostante sia un giovane impulsivo, Renzo è anche ingenuo: dopo una serie di avventure, ha imparato molto ed è pronto a non ripetere più i suoi errori (“e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparate, per governarsi meglio in avvenire”). Dal punto di vista narrativo, Manzoni descrive il personaggio a tutto tondo, fornendo all’autore tutte le informazione relative alla vita di Renzo.

2.2 – Manzoni, esprime spesso nel testo la propria opinione su personaggi e fatti, sia direttamente che indirettamente. Con la frase “I provocatori, i soverchiatori, tutti coloro che , in qualunque modo, fanno torto altrui, sono rei, non solo del male che commettono, ma del pervertimento ancora a cui portano gli animi degli offesi.”, l’autore del romanzo vuole esprimere il suo parere personale sui ricchi potenti, quali don Rodrigo, sempre colpevoli del male che fanno alla povera gente, tematica ripresa da Renzo anche nel discorso che tiene a Milano. Manzoni prepara il lettore all’atteggiamento impulsivo di Renzo, componendo una sorta di premessa. Egli esprime la sua opinione anche per quanto riguarda le avventure di Renzo. Egli afferma : “E il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure”. Mediante questa frase, egli esprime indirettamente la sua opinione sulla ridicolità delle parole di Renzo.

3) Renzo è un personaggio impulsivo, forse troppo, ma anche, a causa di questo, troppo "irresponsabile"; non pensa molto alle conseguenze dei suoi atti e delle sue decisioni, proprio come un ragazzo di oggi, incurante di ogni cosa. Presenta alcuni aspetti, come l’ingenuità e l’illusione di poter cambiare la società in cui vive, tipici dei giovani odierni. Può essere paragonato ad un ragazzo di oggi anche per quanto riguarda la fermezza di decisioni. Basti pensare a come voglia difendere i suoi principi, oppure a quanto voglia sposare la sua amata Lucia. L’amore per una donna è un aspetto molto attuale anche oggi. Si potrebbe anzi dire che non ha età… Egli impara molte cose dalla sua avventura. Coglie quindi gli insegnamenti dal vissuto quotidiano. Renzo ha inoltre molti sbalzi d’umore, tipici degli uomini della società attuale. Per quanto riguarda le diversità rispetto alla modernità, anzitutto presentiamo il suo modo di vestire, totalmente diverso da quello odierno. “Comparve a don Abbondio, in gran gala, con penne di vario colore al cappello, col suo pugnale del manico bello, nel taschino de’ calzoni, con una cert’aria di festa e nello stesso tempo di braveria, comune anche agli uomini più quieti”. Inoltre risulta superata anche la capacità di intromettersi in un discorso tenuto da persone estranee, cosa normale invece per Renzo.

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