I pastori, G. D'Annunzio

Materie:Tema
Categoria:Italiano

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Testo

I PASTORI

I pastori è la poesia meritatamente più conosciuta. In essa troviamo l’amore per la terra d’origine; ammirazione di un’esistenza semplice e primitiva, nella cornice di una natura incontaminata; consenso alle tradizioni antiche. Con questi elementi la lirica costruisce una contemplazione ampia e silenziosa, fatta di gesti assorti e di una musica lenta e suggestiva.

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natìa
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.

Ah perché non son io co’ miei pastori?

1. ANALISI DEL TESTO
Si descrive la vita primitiva degli umili, uomini e bestie. La migrazione autunnale delle greggi dai monti all’Adriatico selvaggio diviene, con naturalezza, un simbolo di continuità: la vita della natura si ripete immutabile, di stagione in stagione. Il poeta è consapevole di doversi inserire in questo ciclo, per disperdere quel rischio della decadenza.

Si va da un primo verso scandito su due tempi, a due vasti periodi di 4 versi ciascuna; dopo una nuova pausa enunciativa, si riprende con periodi via via più brevi, fino all’impressionistico finale.

2. METRICA
Quattro strofe di cinque endecasillabi ciascuna. Il primo di ogni strofa rima con l’ultimo della precedente, e altri due rimano tra loro (il primo e il terzo nella prima strofa, il secondo e il quarto nelle altre). Un endecasillabo isolato, in rima con l’ultima strofa, chiude il compimento.

Esempio