Libia: descrizione dello stato

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Libia
1. INTRODUZIONE
La Libia (Jamahiriya al-‘Arabîya al-Libîya ash-sha ‘bîya al-ishtirâkîya) è uno stato dell'Africa settentrionale, comprendente, oltre alla regione del Fezzan, le ex colonie italiane di Tripolitania e Cirenaica. È delimitato a nord dal mar Mediterraneo, a nord-est dalla Tunisia, a est dall'Egitto, a sud-est dal Sudan, a sud dal Ciad e dalla Nigeria e infine, a ovest, dall'Algeria. Con una superficie di 1.757.000 km² la Libia è uno dei paesi più estesi dell'Africa; la capitale è Tripoli. La Libia ha due anime una di sabbia e l’altra di pietra: il deserto e le rovine delle antiche città della Cirenaica e della Tripolitania. Si tratta in entrambi i casi di tesori che per lungo tempo il Paese ha tenuto nascosti affrontando dieci anni di embargo, di isolamento, ma anche di protezione dal punto di vista ambientale, di intere aree naturalistiche sconosciute al turismo di massa.
2. TERRITORIO
Il territorio libico, situato nella regione centrale dell'Africa settentrionale, non costituisce una regione naturale perché i suoi confini sono frutto di trattati stipulati con i Paesi colonizzatori. Presenta una linea costiera uniforme caratterizzata dal golfo della Sirte; stretta e arida, la fascia costiera presenta due sole zone collinari, una a est (Gebel Nefusa), l'altra a ovest (Gebel el Achdar), in cui l'altitudine mitiga il clima tendenzialmente torrido. Immediatamente a sud si apre la vasta regione del deserto libico, che occupa circa il 95% del territorio, alternando alle distese sabbiose tratti di deserto pietroso e, nell'area occidentale, formazioni rocciose che raggiungono in media i 600 m di altezza; lungo il confine con il Ciad sorge infine l'elevato massiccio del Ribesti, il monte principale della Libia è il Bette alto 2286 m non esistono fiumi perenni.
2.1. Clima Il clima, generalmente torrido nelle aree desertiche soggette a marcate escursioni termiche, non subisce variazioni sostanziali nemmeno lungo la costa. Le precipitazioni, ovunque molto scarse, nelle regioni desertiche non raggiungono i 50 mm annui, mentre sulla costa si attestano sui 380 mm. A Tripoli la media delle temperature è di 15 °C a gennaio e di 32 °C a luglio.
2.2. Flora e fauna Gran parte della Libia è pressoché priva di vegetazione. Nelle oasi crescono palme da dattero, ulivi e aranci. Ginepri e lentischi si trovano invece sulle alture. La fauna comprende alcuni roditori del deserto, oltre a iene, gazzelle e linci. Sono inoltre comuni gli uccelli rapaci, tra cui aquile, falchi e avvoltoi. Nelle regioni desertiche il cammello è l’animale più comune, ma nelle zone più isolate si vedono anche gazzelle e volpi del deserto e sono diffusi anche scorpioni e rettili vari, come lucertole e serpenti, alcuni dei quali velenosi.
3. POPOLAZIONE
La popolazione, distribuita in modo assai irregolare e concentrata per due terzi nelle aree costiere, è di 5.690.727 abitanti (stima del 1998), con una densità media di 3,2 unità per km2. La popolazione libica è composta in prevalenza da arabi, mentre i berberi, che costituivano originariamente l'etnia dominante, rappresentano ormai un gruppo decisamente minoritario; infine genti nomadi e seminomadi (tuareg e toubous) sono stanziate nella regione desertica. A partire dal 1995 si è verificato un rapidissimo incremento dell'immigrazione: si calcola infatti che quasi la metà della forza lavoro presente in Libia sia costituita da stranieri, in gran parte provenienti dai paesi arabi o asiatici.
Tripoli
I Romani iniziarono l’invasione della Tripolania nel 106 a.C. che fu portata a termine da Giulio Cesare nel 64 a.C. Le tre città principali –Sabratha, Oea e Leptis Magna- producevano per l’impero grano e olio e procuravano dall’Africa subsahariana schiavi e merci esotiche. Con il declino dell’impero romano le tre città caddero in rovina a causa delle devastazioni ad opera dei Vandali del V secolo. Quando nel VI secolo i Bizantini subentrarono nella regione si cercò di far risorgere le tre città che però ben presto furono totalmente abbandonate. L’unica città che continuò ad essere abitata fu Oea, l’odierna Tripoli. L'agglomerato urbano di Tripoli, importante città portuale (1.500.000 abitanti nel 1994), rappresenta una delle zone più popolate del paese; altri centri di rilievo sono Misurata e Bengasi.
3.1. Lingua e religione Il 97% della popolazione è di religione musulmana sunnita, che è dottrina di Stato; esistono inoltre alcune minoranze di religione cattolica. L'arabo è la lingua ufficiale e più diffusa, mentre gli idiomi berberi sono sempre meno utilizzati; l'inglese e l'italiano rappresentano invece le lingue commerciali.
3.2. Istruzione e cultura L'istruzione primaria è gratuita e obbligatoria, e circa il 76,2% della popolazione adulta è alfabetizzata. Sul territorio nazionale sono inoltre presenti cinque atenei universitari.
La Biblioteca statale e gli Archivi nazionali si trovano a Tripoli, mentre a Bengasi, annessa all'Università di Garyounis, sorge la biblioteca principale. Tra i musei, che contengono soprattutto reperti archeologici provenienti dalle antiche rovine, sono da menzionare il Museo di Leptis Magna ad al-Khums, nonché il Museo archeologico, quello di storia naturale, quello di epigrafia, e quello preistorico ed etnografico, tutti con sede a Tripoli.
4. ECONOMIA
La Libia, per quanto povera di aree coltivabili, fu a lungo un paese a economia agricola fino a quando, nei tardi anni Cinquanta, la scoperta di ingenti depositi di petrolio ne mutò radicalmente l'assetto economico, dando luogo a un periodo di prosperità. Solo alla fine degli anni Ottanta, con la riduzione delle entrate garantite dal petrolio, il paese incontrò una fase di recessione che provocò il rallentamento dei programmi di sviluppo e ridusse del 25% il reddito pro capite, attestato, nel 1994, intorno ai 6500 dollari USA.
4.1. Agricoltura La scoperta del petrolio ha in qualche modo bloccato lo sviluppo del settore agricolo, che occupa circa il 19% della forza lavoro, ma contribuisce solo per il 5,5% al reddito nazionale. La maggior parte dei pascoli e delle terre coltivabili si trovano nelle regioni di Tripoli e Bengasi. Le principali colture sono costituite da frumento, orzo, olive, datteri, agrumi, pomodori e tabacco. Una voce significativa è rappresentata anche dal tradizionale settore della pastorizia (nomade e seminomade) che si basa essenzialmente sull'allevamento di ovini, caprini e animali da cortile.
Le coste, piuttosto pescose, offrono modeste quantità di tonni e sardine, mentre sui litorali della Cirenaica è diffusa la pesca delle spugne.
4.2. Industria I comparti industriali più significativi sono quello petrolifero e petrolchimico, destinati a produrre lavorati e semilavorati del petrolio. Esiste inoltre una piccola industria manifatturiera impegnata nel settore tessile, conciario e alimentare; tuttavia il fallimento del programma di diversificazione economica e la conseguente dipendenza dall'economia petrolifera ledono fortemente l'autonomia del paese, il quale deve ricorrere ampiamente alle importazioni di generi di largo consumo.
Oltre alle grandi quantità di petrolio (estratto principalmente nella regione centrale del paese) che costituisce senza dubbio la principale fonte di reddito nazionale, la Libia possiede riserve di gas naturale, sale, potassio e carbonato di sodio. Il fabbisogno energetico viene soddisfatto da impianti termici, concentrati soprattutto nella regione della Tripolitania.
4.3. Flussi monetari e commercio L'unità monetaria è il dinaro libico, suddiviso in 1000 dirhams, emesso dalla Banca centrale di Libia; gli investimenti stranieri sono gestiti dalla Banca estera libico-araba.
Il petrolio rappresenta l'unica voce di esportazione veramente significativa, anche se il ribasso dei prezzi della benzina, alla fine degli anni Ottanta, ne ha quasi dimezzato i proventi. Altre voci sono costituite da gas naturale, prodotti chimici, pellami e oli vegetali. Per quanto riguarda le importazioni, la Libia acquista prodotti manifatturieri e alimentari. L'Italia, la Germania, la Spagna, la Francia, il Giappone e la Gran Bretagna sono i principali partner commerciali.
4.4. Trasporti Il paese può contare su 83.200 km di strade, di cui circa il 57% è asfaltato. Una rete litoranea collega Tripoli sia a Tunisi sia, passando per Bengasi e Tobruch, ad Alessandria; un'arteria interna congiunge inoltre Sebha, posta nel cuore del deserto, alla costa. Le linee aeree libico-arabe coprono traiettorie interne e internazionali. I porti principali hanno sede a Tripoli, a Bengasi, a Tobruch e a Misurata.
5. ORDINAMENTO DELLO STATO
In base alla Costituzione del 1977 la Libia è una democrazia popolare diretta, denominata Jamahiriya o governo delle masse. Il popolo sceglie i suoi rappresentanti al Congresso generale, l'organismo delegato a eleggere i rappresentanti degli organi esecutivi: il Comitato generale del popolo e il Segretariato generale; quest'ultimo è composto da sei membri, tra i quali il segretario generale che svolge le funzioni di capo dello stato. La massima autorità libica è tuttavia il colonnello Muammar Gheddafi, leader militare e carismatico della rivoluzione che, pur non possedendo alcuna carica, detiene effettivamente il potere politico e militare.
Lo stato è suddiviso in varie unità amministrative: 46 unità municipali e 186 congressi popolari di base. Per quanto riguarda il potere giudiziario, il sistema prevede una Corte suprema, unita a Corti di prima istanza e Corti d'appello.
6. STORIA
Le coste della Tripolitania furono in origine colonizzate dai fenici; passarono ai cartaginesi nel VI secolo a.C. e, in seguito, i greci stabilirono alcune colonie in Cirenaica.
Nel V secolo a.C. lo storico greco Erodoto descrisse gli abitanti del Fezzan, una regione interna dell'attuale Libia, come un popolo di contadini sedentari che in combattimento si servivano di bighe trainate da cavalli; testimonianza confermata, nel XX secolo, dal ritrovamento di antichi dipinti rinvenuti nel Fezzan dell'ovest e vicino al confine egiziano. Divenuta possedimento romano, nel 455 la regione fu invasa dai vandali e annessa, un secolo dopo, all'impero bizantino; infine, nel 643, gli arabi si insediarono nella zona.
Dominate dagli Omayyadi e dai Fatimidi, le regioni storiche della Tripolitania e della Cirenaica, prima di passare sotto il controllo degli Almohadi, conobbero, nel 1146, un breve e parziale tentativo di invasione da parte dei normanni. In seguito la regione subì svariate dominazioni fino all'avvento dell'impero ottomano.
6.1. La colonizzazione italiana All'inizio del XX secolo l'Italia, in base a un progetto di espansione coloniale, intraprese una guerra con l'impero turco per la conquista della regione. Nel 1912 la Turchia, sconfitta, fu costretta a riconoscere la sovranità dell'Italia e a ritirare le sue truppe. L'insediamento italiano, tuttavia, si scontrò con una forte resistenza locale culminata, nel 1923, nella rivolta dei senussi, una confraternita religiosa musulmana impegnata nell'opera di proselitismo verso i beduini delle aree desertiche della Cirenaica. La colonizzazione italiana dovette all'inizio fermarsi alle sole coste, e solo nel 1931, dopo anni di un lento e cruento conflitto, le truppe coloniali ebbero ragione della resistenza libica catturando e giustiziandone il capo, Omar al-Mukhtar. Da allora furono migliaia gli italiani che si insediarono in Libia.
Durante la seconda guerra mondiale la Libia fu teatro di violenti scontri tra le forze dell'Asse e gli Alleati. Questi ultimi, nel 1943, liberarono la regione attribuendone il controllo alla Francia e alla Gran Bretagna, fino a quando, nel 1949, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò una risoluzione che garantiva l'indipendenza alla Libia a partire dal 1951.
6.2. La costituzione del regno Nel 1950 l'Assemblea nazionale, composta in uguale numero da delegati della Cirenaica, della Tripolitania e del Fezzan, si riunì a Tripoli e designò l'emiro Sayid Idris el-Senussi quale futuro sovrano di un regno federale. Il 7 ottobre 1951 venne promulgata la prima Costituzione libica, il 24 dicembre re Idris I proclamò l'indipendenza del Regno unito di Libia e infine, nel febbraio dell'anno seguente, si ebbero le prime elezioni. Nel 1953 il paese aderì alla Lega araba e nel 1955 divenne membro delle Nazioni Unite. Una serie di emendamenti costituzionali, attuati nel 1963, riconobbe alle donne il diritto di voto e abolì l'ordinamento federale.
Negli anni Cinquanta il paese avviò una serie di relazioni con i paesi occidentali; in primo luogo con la Gran Bretagna cui, in cambio di aiuti economici, venne permesso di mantenere alcune basi militari sul territorio libico, e poi con gli Stati Uniti che stanziarono, vicino a Tripoli, la grande base aerea di Wheelus Field, promettendo aiuti tecnici ed economici. La scoperta di vastissimi giacimenti petroliferi, pur procurando un'inaspettata fase di ricchezza, rafforzò anche l'ingerenza delle potenze occidentali negli affari economici del paese; in più il governo libico, accordando numerose concessioni a compagnie petrolifere straniere (soprattutto statunitensi), acuì il malcontento di coloro che erano favorevoli all'emancipazione della Libia dagli stati occidentali.
Nel corso degli anni Sessanta il paese andò consolidando la propria autonomia e nel 1964 dispose per il ritiro delle truppe inglesi e per la chiusura della base aerea americana. Inoltre, in seguito alla guerra dei Sei giorni (1967), la Libia si avvicinò e sostenne economicamente gli stati della Lega araba che si opponevano a Israele.
6.3. Il rovesciamento della monarchia Il 10 settembre del 1969 un gruppo di ufficiali, attraverso un colpo di stato incruento, si insediò al potere proclamando la Repubblica libica araba. Il nuovo governo rivoluzionario, presieduto dal colonnello Muammar Gheddafi, siglò un patto di cooperazione politica e militare con l'Egitto e il Sudan e, sul piano della politica interna, procedette a un programma di progressiva nazionalizzazione delle risorse, salvo concedere alle compagnie straniere il diritto di sfruttamento del petrolio in cambio, però, di un cospicuo aumento della quota da versare allo Stato. Tuttavia nel 1973, in concomitanza con la guerra del Kippur, che aveva coinvolto i suoi alleati contro Israele, il governo libico nazionalizzò tutti i pozzi petroliferi e impose prezzi più elevati ai paesi consumatori di petrolio.
6.4. Il regime di Gheddafi Sotto la leadership di Gheddafi la Libia consolidò il proprio ruolo sia nel mondo arabo sia, in generale, sul piano internazionale, opponendosi tra l'altro all'iniziativa di pace nei confronti di Israele promossa nel 1979 dal presidente egiziano Anwar al-Sadat e avvicinandosi ulteriormente alla Siria nella costituzione di un fronte antisraeliano. Inoltre, il suo esplicito e attivo appoggio alla rivoluzione islamica in Iran e alle frange più oltranziste della resistenza palestinese le valsero l'ostilità dei governi occidentali e in particolare di quello degli Stati Uniti.
Agli inizi degli anni Ottanta le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti andarono ulteriormente deteriorandosi. Nel 1981, in seguito all'abbattimento di due aerei dell'aviazione militare libica da parte di due caccia americani sul golfo della Sirte, la Libia denunciò la violazione delle acque territoriali e minacciò una rappresaglia nei confronti delle basi NATO in Europa. Gli Stati Uniti risposero con un embargo delle importazioni di petrolio libico. Nel 1986, sospettando l'implicazione di agenti libici in atti di terrorismo contro le truppe americane stanziate in Europa, il presidente Ronald Reagan ordinò il bombardamento di Tripoli e Bengasi, che provocò anche la morte di congiunti del colonnello Gheddafi.
6.5. L'isolamento internazionale Nel corso della guerra del Golfo del 1991, la Libia tenne un atteggiamento prudente opponendosi sia all'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq, sia all'uso della forza contro il regime di Saddam Hussein. Ciò non valse, tuttavia, a migliorare i rapporti con gli USA che nel 1992 accusarono il regime di Gheddafi di produrre armi chimiche; nell'aprile dello stesso anno, il rifiuto di concedere l'estradizione di due cittadini libici, sospettati dell'attentato aereo al volo 103 della Pan-Am sopra Lockerbie, portò le Nazioni Unite ad applicare un embargo economico contro il paese.
Nel giugno del 1995 nella regione di Bengasi scoppiò una rivolta di fondamentalisti islamici, sedata dopo aspri scontri che provocarono un centinaio di morti. In seguito, l'attività dei fondamentalisti islamici è cresciuta, di pari passo con la criminalità e con la disoccupazione, e la situazione del paese, per sette anni sottoposto all’embargo internazionale, si è deteriorata, ma non al punto da minacciare la stabilità del regime di Gheddafi, che si appresta a passare le consegne al figlio Saadi.
6.6. Sviluppi recenti Dopo trattative diplomatiche durate diversi anni, la Libia ha acconsentito alla consegna dei due presunti autori dell’attentato di Lockerbie del 1988: Lamine Fahima e Abdel Basset el-Megrahi, già membri dei servizi segreti libici, sottoposti a processo da una corte scozzese in Olanda. Alla decisione libica è seguita la sospensione dell’embargo internazionale che le Nazioni Unite avevano posto sul paese nel 1992; gli Stati Uniti hanno tuttavia deciso di non riprendere per ora le relazioni economiche con la Libia.
Nel 1999 la Libia ha festeggiato il trentesimo anniversario dell’istituzione della repubblica. Il paese è impegnato in un’intensa attività diplomatica; dopo una timida ripresa dei contatti con gli Stati Uniti, Tripoli ha organizzato a giugno un incontro tra i rappresentanti degli stati coinvolti nel conflitto nella Repubblica democratica del Congo (e in generale in tutta la zona dei Grandi Laghi) e a settembre ha ospitato una sessione straordinaria della conferenza dell’Organizzazione per l’unità africana. A dicembre, il colonnello Gheddafi ha ricevuto la visita di Massimo D’Alema, il primo capo di governo occidentale a recarsi a Tripoli dal 1992.
Nel marzo 2004 Tripoli ha autorizzato gli ispettori dell’Agenzia Internazionale sull’Energia Atomica a visitare a sorpresa i propri impianti nucleari e ha rinunciato a vendere tecnologia missilistica a “stati canaglia” dopo aver già smesso nel dicembre 2003 di costruire armi di distruzione di massa. Gheddafi sta compiendo significativi passi in avanti sia verso gli USA sia verso la UE per completare la propria riabilitazione internazionale con l’obbiettivo di collegare la Libia all’economia mondiale e attrarre investimenti stranieri. Evitando una probabile guerra civile.
In Libia l’adesione a un partito politico è assimilato al tradimento e viene punita con l’incarcerazione.

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