L'avventura di un povero cristiano

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Categoria:Generale

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Testo

Analisi de “L’ AVVENTURA DI UN POVERO CRISTIANO ”

di Ignazio Silone

Il nome di battesimo di Ignazio Silone è Secondo Tranquilli. Dovette adottare tale pseudonimo per questioni politiche; infatti nelle sue opere trasparivano i suoi ideali comunisti e socialisti all’epoca rifiutati dalla classe politica al potere.
L’Abruzzo fu la terra d’origine dello scrittore e già da questo dato, si può comprendere l’importanza di questa regione che, naturalmente, contribuì alla formazione culturale del Silone. Sì trattava di una regione di secondo piano nel contesto politico-civile dell’epoca e la sua cultura, rimase per molto tempo di stampo cristiano e medievale: per gli abitanti di questa regione dalla vita difficile l’unica consolazione era la fede nel Salvatore.
L’intellettuale incarnato da Silone è un intellettuale che vive il presente, carismatico, di fede cattolica e socialista, infatti Silone non ama nè fare riferimenti al passato o al futuro, nè ascoltarli da altri (a meno che non venga ripreso un modello utile per la società presente). L’intellettuale di Silone è anche carismatico, qualità che traspare nella caratterizzazione di Celestino V (uno dei personaggi de “L’avventura di un povero cristiano”): si tratta di un intellettuale che sa usare le doti migliori al momento giusto, impressionando positivamente i suoi interlocutori. E’ inoltre cristiano; come può essere infatti usata la scienza (che viene da Dio) senza la fede in Dio stesso? Infine, l’intellettuale di Silone è socialista e, in quanto tale, mira a riorganizzare la costituzione economica e politica della società, senza sperperi.

Premessa
Silone, prima dell’opera vera e propria, ha posto una lunga premessa, una chiave di lettura per comprendere con esattezza l’opera stessa. Questa introduzione può essere divisa in due parti:
una narrativa e l’altra saggistica. Nella prima parte, quella narrativa, l’Autore parla delle sue ricerche sulla figura di Celestino V e della situazione politico-religiosa del tempo di quest’ultimo. Nella seconda parte, quella saggistica, l’Autore specifica la propria posizione religiosa: pensa sì che la religione sia vitale per l’uomo. ma incolpa coloro che hanno fede in una verità assoluta e non ragionata. Infatti la religione cristiana si è andata formando col tempo, è il frullo di esattezze e di errori che, come tali, sono stati ragionati e corretti: ecco perchè il cristiano deve avere una fede ragionata e non cieca.

Corpo
I TEMPO: la situazione della Chiesa nel periodo in cui si svolge la storia è davvero critica, non essendoci alcun papa a capo della Chiesa. Infatti, dopo la morte di Niccolò IV nel 1292, i cardinali si riuniscono nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze senza concludere niente. E sono ormai ventisette mesi che manca il papa! Questa scelta è impedita dai dodici cardinali partecipanti al conclave, divisi in due fazioni: una rappresentata dalla famiglia degli Orsini e l’altra dalla famiglia dei Colonna, due famiglie in lotta continua per l’elezione papale. Inoltre c’è il problema dell’incompatibilità tra Chiesa ufficiale e Chiesa dei poveri. Infatti, mentre la prima è rappresentata da ricche famiglie desiderose solo di aumentare il proprio potere e il proprio prestigio (come le opposte fazioni degli Orsini e dei Colonna), la seconda è rappresentata da Celestino V e dalla parte più povera del popolo, che aspirano ad una Chiesa pacifica e povera, proprio come quella descritta nel Vangelo.
Il TEMPO: Celestino V è il nome che Fra’ Pietro da Morrone assume quando viene eletto papa. Contrariamente ai suoi predecessori, Celestino V conduce una vita da eremita e quindi estremamente semplice. Grazie alle sue doti eccezionali, è stato detto da molti santo e prima di diventare papa è sempre stato cercato dai suoi fedeli con tanta insistenza da essere costretto, per restare solo, a ritirarsi nelle grotte sulle montagne, m “rifugi” conosciuti solo dai fraticelli del suo convento. Vivendo nelle grotte, impara ad avere un intenso rapporto con la Natura, tanto da (come raccontano alcuni frati nel libro) fare amicizia con una volpe che ogni sera lo va a trovare, con una vipera e con altri animali selvatici. Diventato papa, Celestino V cerca di condurre questo stesso stile di vita, ma non trova assenso tra il clero agiato. Proprio per questa sua ostinazione, tutti i cardinali (fatta eccezione per il futuro Bonifacio VIIL Cardinal Caetani) gli si oppongono. Viene persino criticato e canzonato per il suo rifiuto di fare concessioni ai nobili. Ma Celestino V si giustifica dicendo che simili richieste erano state fatte molto tempo prima della sua elezione e lui non conosce gli eventuali usufruttuari di simili concessioni. Insomma, Celestino V, papa di grande sensibilità, non tollerando tutte queste “tradizioni” tendenti a privilegiare sempre più gli ecclesiastici in lotta tra loro, preferisce abdicare che “stare al gioco”.
III TEMPO: ceduto il trono papale al cardinal Caetani. Celestino V prende il nome di Pier Celestino e cerca di riprendere lo stile di vita che lo aveva caratterizzato prima dell’elezione. Stavolta, però. questa sua scelta è ostacolata da Bonifacio VIII che lo cerca per difenderlo da un’ eventuale cattura da parte dei francesi. Pier Celestino comincia così a fuggire tra le montagne della Maiella per poi espatriare in Grecia con alcuni dei suoi fraticelli. Ma la barca del pescatore sulla quale affrontano il viaggio naufraga in seguito ad una tempesta. Nascostisi sul Gargano, vengono avvistati dalla gente del luogo che provvede ad avvisare i superiori. Pier Celestino è così costretto a presentarsi dinanzi al nuovo papa, accompagnato da un prelato appositamente mandato sul Gargano per evitare che vi comparisse l’esercito. Nella sede pontificia di Anagni, Pier Celestino viene trattato con tutte le attenzioni possibili. Un giorno Bonifacio VIII lo convoca per parlargli, ma nel discorso Pier Celestino rinfaccia al suo superiore tutto lo sfarzo nel quale vive. Bonifacio VIII, manda così Pier Celestino nella rocca di Fumone, luogo in cui i prigionieri vivono in celle simili a tombe. Da questo momento in poi Pier Celestino non sarà più visto dai suoi fraticelli.

Credo che la vita di Celestino V sia stata sommariamente una sconfitta. Infatti, eletto papa, non è riuscito a portare nella Chiesa alcun cambiamento significativo, contribuendo così allo sfacelo dei clero. Fu tanto inutile alla Chiesa che fu costretto ad abdicare e, rifugiatosi nel Gargano, non riuscì a sfuggire a Bonifacio VIII. Le uniche sue vittorie furono la santità ottenuta grazie al suo animo buono, il fatto di essersi reso conto da solo di essere dannoso al clero (diversificandosi dai papi antecedenti e posteriori) e la vittoria sullo Spirito Santo che lo aveva portato all’elezione papale.

Note
Bonifacio VIII può essere identificato come un tipico papa della fine del Medioevo, soprattutto per quanto riguarda la sua concezione del potere. Infatti a suo parere, il potere temporale avrebbe dovuto espandersi sempre più sottomettendo anche il potere politico, poiché tutto è creato da Dio e il rappresentante di Dio in terra è il papa. Quindi anche Bonifacio VIII ha contribuito a mantenere vivo lo scontro tra Chiesa e Impero che ormai si protraeva da secoli. Il burbero papa, però, fu particolarmente sfortunato nel trovarsi ostile il popolo nella lotta per il potere contro Filippo il Bello, re di Francia (che represse così il papa ad Anagni grazie soprattutto al popolo stesso).
Poiché Celestino apparteneva ad una famiglia povera, non aveva ricevuto alcuna istruzione (a parte quella cristiana). Possiamo perciò sostenere che Celestino V era ignorante (a differenza dei papi precedenti e posteriori) e, proprio per questa ragione non era idoneo al papato che richiedeva una certa disinvoltura. Proprio questi fattori portarono al fallimento Celestino V.
Dante giudica Celestino v negativamente, sia perché, rifiutando la carica di pontefice, si è opposto alla volontà di Dio (che invece lo aveva portato all’apice della casta religiosa), sia perché la sua abdicazione ha permesso l’elezione di Bonifacio VIII (inviso a Dante). Petrarca, invece, loda Celestino V e ne fa addirittura un’apologia in cui considera tutti i benefici apportati alla Chiesa sotto il suo papato.
Silone nomina nella sua opera i seguenti luoghi: Sulmona, l’eremo di S, Onofrio, Napoli e Anagni. Ma, mentre i primi due luoghi sono descritti positivamente (a dimostrazione dell’ attaccamento agli stessi), gli ultimi due sono descritti negativamente.
Concetta è la figlia di un povero tessitore, sospettata di aiutare i fraticelli (considerati nemici dello Stato) e per questo vittima di molte ingiustizie. La sua funzione è quindi quella di aiutante del protagonista è estremamente semplice e generosa e disposta, grazie alla sua fede cristiana, a mettere in pericolo la propria vita pur di aiutare gli altri.
Cerbicca è uno stravagante abitante di Sulmona, conosciuto per la sua deficienza. Appartiene alla parte povera del popolo e, non amando il lavoro, ma il guadagno, saltuariamente ruba per tirare avanti. La sua caratteristica principale è la strafottenza, impossibile da tenere a freno anche davanti alle autorità.
Don Costantino e il baglivo sono due chiari esempi di uomini non liberi ideologicamentc e rappresentano la sfera religiosa e politica a Sulmona. Sono manipolati (contro i protagonisti) dalle alte istituzioni, anche se si riveleranno dalla parte dei fraticelli.
Gli ideali di Celestino V e di Bonifacio VIII, sono opposti. Mentre il primo pensa che la Chiesa debba affiancarsi allo Stato come aiutante e non come sopraffattrice, il secondo è convinto che la Chiesa debba considerarsi come un centro di potere a capo di ogni istituzione nel mondo, poiché Dio è il Creatore dell’Universo e la Chiesa lo rappresenta in terra. Per quanto riguarda poi l’amministrazione della Chiesa, Celestino V non vuole accettare l’idea che la Chiesa sia diventata un vero e proprio centro di potere e tenta di riportarla alla povertà evangelica. Bonifacio VIII, invece, pensa che ormai la Chiesa si sia ingrandita troppo e non può tornare alla povertà, demolendo un benessere acquisito nel tempo.
La vicenda di Celestino V è particolarmente sfortunata. Infatti, pur essendo un sant’uomo, giunge persino ad essere perseguitato e forse questo è il destino di tutte le anime pie: sembra che Dio le metta alla prova sulla terra e solo i più pazienti entreranno nel regno di Dio. I più prepotenti. invece, godono di privilegi sulla terra, ma bruceranno all’inferno per l’eternità. La vicenda di Celestino V può essere vista come una legge universale che traspare anche nel racconto. Infatti le anime pie come Concetta, Matteo e i fraticelli devono fare i conti con le grandi istituzioni politiche.
Caratterizzante dell’intera opera è la tematica della duplice amministrazione della Chiesa. La concezione della Chiesa governata secondo i veri principi cristiani, è condivisa da pochi ecclesiastici e da tutti i fedeli dei più bassi strati sociali: i nobili (ecclesiastici e non), invece, essendo avidi di potere e di denaro, tendono ad amministrare la Chiesa secondo i propri interessi. Quest’ultima gestione mirava a soverchiare gli stati politici esistenti per far trionfare la cristianità, anche se il vero scopo era di espandersi e di arricchirsi il più possibile.
Dall’opera di Silone non traspare un giudizio positivo delle istituzioni e del potere. Precisando che senza le une e l’altro non e possibile governare, Silone spiega che l’uomo senza questi strumenti sarebbe libero. Infatti le istituzioni schiavizzano l’uomo perché gli impongono delle regole da rispettare e il potere perché una volta conquistatone un po’. si diventa avidi e non si riesce più a tornare alla carità evangelica.
Senz’altro la struttura compositiva non è rintracciabile in molte altre opere antiche e moderne. L’opera può essere infatti divisa in tre parti: la prima mostra gli ideali dell’Autore e fornisce una chiave di lettura per l’opera; la seconda è costituita dalla narrazione vera e propria dei fatti realmente accaduti; la terza comprende le note che aiutano a dare una più ampia panoramica dei personaggi. I temi trattati (tranne quello delle anime generose che subiscono più ingiustizie degli altri), appartengono ad un modo di pensare ormai superato. I contrasti tra Chiesa e Stato, infatti, non esistono più e le differenze sociali tra ricchi e poveri si sono attenuate di molto. Resta comunque veritiero il messaggio di Silone con il quale sottolinea che il potere rende schiavi perché, utilizzato anche solo poche volte, non se ne può più fare a meno e se ne diventa bramosi.

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