L'amico ritrovato

Materie:Scheda libro
Categoria:Generale

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Testo

Stefano Marongiu classe 1 B S.T. 3/03/2000

L’AMICO RITROVATO

DI FRED UHLMAN

(Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, Sipiel Milano, ottobre 1990)

NOTIZIE SULL’AUTORE : Uhlman Fred nacque a Stoccarda nel 1901. Nel 1933 fu costretto ad abbandonare la Germania per sfuggire al nazismo. Visse in Francia, Spagna e Inghilterra, lavorando come avvocato e affermandosi al tempo stesso con la sua attività di pittore. è morto a Londra nel 1985. Solo dopo la sua scomparsa sono stati apprezzati pienamente i suoi romanzi della Trilogia del ritorno: L’amico ritrovato, Un’anima non vile (1987), Niente resurrezioni per favore (1979). Ha ispirato il racconto di L’amico ritrovato ai luoghi e all’ambiente della sua adolescenza. sapeva che questo sarebbe rimasto il ‘‘suo’’ libro. Si può sopravvivere con un solo ‘‘libro’’, ha dichiarato poco prima di morire.

GENERE TESTUALE : Romanzo drammatico.

*GENERE DEL FILM : Dal libro é stato prodotto un film diretto da Jerry Schatzberg con Jason Robards, distribuito in Italia da Academy Pictures *

RIASSUNTO: Entrò nella sua vita nel febbraio del 1932, in un pomeriggio d’estate, due giorni dopo il suo compleanno. Era al Karl Alexander Gymnasium di Stoccarda. Ricordava ogni particolare, anche il più difficile da memorizzare.
Chiudendo gli occhi, riusciva ancora a vedere le schiene dei suoi vecchi compagni, molti dei quali erano morti nelle steppe della Russia o nelle sabbie di Alamein. Risentiva ancora la voce stanca e disillusa di Herr Zimmermann, cinquantenne trattato e malmenato come un vecchio.
D’improvviso si udì un colpo alla porta e prima che Herr Zimmermann avesse potuto dire : “Herein”, entrò il professor Klett, il direttore.
Hans e il resto della scolaresca fissarono lo sconosciuto che lo seguiva. Esso, cosa che li colpiva notevolmente, era molto elegante.
Il professor Klett si diresse dritto verso Herr Zimmermann sussurrandogli qualcosa per poi allontanarsi.
Herr Zimmermann cercò un banco per far sedere il giovane scegliendo proprio quello davanti al protagonista, e indietreggiando gli chiese le generalità.
Esso rispose alzandosi in piedi : “Konradin, conte di Hohenfels, nato a Burg Hohenfels, nel Württemberg, il 19 gennaio 1916”. Poi si sedette.

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Fissava lo strano ragazzo, che aveva esattamente la sua stessa età, come se fosse giunto da un altro mondo. Non dipendeva dal fatto che fosse conte, perché nella classe di Hans c’erano parecchi von, ma erano tutti uguali. Lui invece sembrava diverso.
Pensava a tutta la stirpe di sangue blu come quella dei Hohenfels perché davanti a lui sedeva proprio uno di quella grande famiglia. Così contemplava ogni suo gesto.
Si rilassava solo quando anche Konradin incominciava ad annoiarsi. Per quanto possa sembrare strano, non era l’unico a cui la sola idea di rivolgergli la parola provocasse un simile stato di agitazione. Anche gli altri lo evitavano, sembrava troppo diverso per parlargli. Inoltre nei compiti corretti di Konradin abbondavano le osservazioni e spiegazioni mentre invece negli altri “lavori”, Zimmermann si limitava a scrivere delle frasi molo brevi. Hohenfels, non sembrava soffrire di questi fatti anche perché si rivelava molto generoso con tutti, contrariamente ad Hans e al resto del gruppo, che lo temevano. Dopo una settimana, a turno incominciavano a parlargli, magari durante l’intervallo tra una lezione e l’altra.

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Fino al giorno del suo arrivo il protagonista non conosceva il significato di amico e di amicizia; parlava un po’ con tutti ma provava forti antipatie verso quasi tutta la classe.

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Hans sapeva soltanto che Konradin sarebbe diventato suo amico perché in lui non notava nulla che non gli piacesse.
Rimaneva il problema di attirarlo verso di se e pensava che cosa sarebbe potuto rivelarsi utile per questo scopo. Capiva che il metodo usato dagli aristocratici della classe e del “banda del Caviale” era completamente errato. Decise di farsi notare all’interno della classe partecipando pienamente alle lezioni e alle discussioni, invece che stare sul banco a sognare aspettando il suono liberatrice della campanella. Con questo nuovo atteggiamento tuttofare rimasero sorpresi non solo i suoi compagni e in particolar modo la “banda del Caviale”, ma soprattutto gli insegnanti ormai rinuncianti ad ogni speranza su tutto il lavoro da loro svolto per aiutarlo. I risultati sorpresero lo stesso Hans. In ginnastica dopo che il professor Max Loher (Max Muscolo) si mostrava nei suoi esercizi, lui cercava di fare lo stesso anche per dare nell’occhio a Konradin. Qualche giorno dopo, il protagonista, essendo un collezionista, portò a scuola delle antiche monete greche per mostrarle in giro e il nuovo allievo, incuriosito, gli chiese gentilmente il permesso di guardarle e toccarle. Lui acconsentì, ed era felice perché Konradin cadendo nel suo “trabocchetto” era finalmente riuscito a rivolgergli la parola facendo d’ora innanzi, il possibile perché non fosse l’ultima e l’unica volta.

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Tre giorni dopo, il quindici marzo, egli stava tornando a casa da scuola quando incontrò Hohenfels che gli sorrise salutandolo timidamente, proprio come avrebbe sorriso e salutato lui stesso. Il protagonista capì che Konradin era bisognoso di amicizia proprio come lui. Quel giorno i due camminarono assieme per un’ora dopo di che si divisero e Hans corse gioioso a casa; e così, poco prima di addormentarsi, pensò a quella fantastica giornata.

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Tutte le paure pensate dal protagonista nel giorno prima si rivelarono infondate e per una serie di circostanze quali il sedersi assieme nei banchi di scuola, aspettarsi la mattina o tornare a casa assieme i due divennero inseparabili.
Essi, il sabato, prendevano un accelerato, alloggiavano in delle locande, o si addentravano nella Foresta Nera oppure si recavano vicino ad una torre, dove visse un poeta, per recitare la loro poesia favorita.

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Il tempo passava e niente turbava la loro amicizia, nemmeno certi avvenimenti politici, ma poi accadde qualcosa che li turbò entrambi, ed ebbe su Hans forti ripercussioni.
I suoi vicini, i signori Bauer, avevano tre figli, dei quali due ragazze, più giovani rispetto all’altro figlio.
Una sera i genitori e la cameriera erano usciti lasciando soli i tre figli in casa; essa in un momento si era trasformata in un grande incendio e purtroppo per quei bambini non ci fu nulla da fare.
Il protagonista sentiva parlare di terremoti, d’alluvioni, d’inondazioni, con milioni di persone morte. Lui però pensava che non si poteva soffrire per così tanti morti; quei tre bambini li aveva conosciuti e questo cambiava le cose di molto.
Hans parlava di questi fatti a Konradin, anche lui sconvolto dall’accaduto cercando delle spiegazioni; man mano che il nostro giovane accumulava notizie si convinceva che Dio non esistesse.
Un giorno Hans invitò Hohenfels a visitare la sua camera; lui, dopo un momento di esitazione, lo seguì all’interno della casa.

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La casa dei suoi genitori era modesta, costruita in pietra locale, si ergeva in un giardinetto pieno di ciliegi e di meli nella zona dove abitava la borghesia ricca o benestante di Stoccarda, una della città più belle e prospere della Germania. La città era circondata da colline e da vigneti, in una valle molto stretta.

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La casa non era alla pari come quella dei più ricchi, ma secondo le ambizioni del padre lo sarebbe diventata molto presto.
La camera, al secondo piano, era stata arredata tenendo conto delle “manie” del ragazzo. Lì si sentiva totalmente sicuro e intanto ricordava una discussione tra suo padre e un sionista ebreo; in quella occasione venne nominato il nome di Hitler. Non vide mai suo padre così furioso quando discusse con l’ebreo.

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Hans voleva bene a suo padre, e lo capiva in ogni suo gesto e in altrettante conversazioni.

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Sua madre, donna che una volta alla settimana usciva per trovarsi con amiche di un certo rango per mangiare pasticcini o ber innumerevoli caffè oppure per spettegolare sulle servitù era quindi troppo occupata per leggere qualche libro e per preoccuparsi dei nazisti, dei comunisti o di altra gente di quella risma, contrariamente a suo marito.

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Per Hans, i suoi genitori erano delle persone fantastiche. Intanto in quei momenti guidava verso la sua camera Konradin, quando la sua mamma lo chiamò, il quale, dopo un momento di incertezza le presentò il suo nuovo amico. Poco dopo entrò anche il padre che salutò Hohenfels raccontandogli in seguito che aveva avuto il piacere di incontrare molti amici della famiglia Hohenfels anche se Hans non approvava tale discorso. Due giorni dopo Konradin tornò a trovare il suo amico e da quel momento si recava da lui con regolarità, tre o quattro volte la settimana.

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Dopo qualche settimana fu la volta di Hohenfels che inaspettatamente invitò il giovanotto (visibilmente emozionato) a visitare l’interno di quella maestosa casa. Tra le tante cose interessanti il ragazzo notò, nella camera dell’amico, alcune foto raffiguranti alcuni ufficiali, tra i quali sembrava spiccare la foto di Hitler. Comunque perché pensò di aver visto male.
Il tempo passava con una straordinaria rapidità e quando, due ore dopo, il protagonista se ne andava via, non provava alcun rimpianto nel fatto di non avere conosciuto i suoi genitori.

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Un paio di settimane dopo il ragazzo venne nuovamente invitato nella casa del conte e anche stavolta i genitori del ragazzo erano assenti. l’assenza dei genitori sembrava un po’ strana ma Hans non ci fece tanto caso, anche se si sentiva vagamente offeso.

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Per Hans venne il giorno dove non rimase più spazio a ogni dubbio. Sua madre aveva procurato dei biglietti per il Fidelio. Il figlio era già seduto nella poltrona quando vide entrare la famiglia Hohenfels che si fermò un attimo per farsi ammirare dal pubblico nella loro magnificenza, dopo di che, uno dopo l’altro, si andarono a sedere. Nel frattempo, Konradin che si era girato, vide l’amico ma non si degnò di salutarlo, e questo gesto colpì notevolmente Hans; decise, all’insaputa dei genitori, di tornare a casa e di ritirarsi in camera. Quella notte dormì malissimo e la mattina seguente, svegliato dai genitori durante un incubo, andò normalmente a scuola. Questa volta evitò di salutare e guardare Konradin finche, al termine della giornata scolastica, i due tornarono a casa assieme come se nulla fosse successo. Ad un certo punto incominciarono a discutere sul fatto della sera precedente fino a quando il ragazzo decise di spiegargli veramente come stavano le cose. Konradin iniziò il discorso affermando che sua madre apparteneva ad un’importante famiglia polacca d’origine reale e odiava gli ebrei a tal punto che se stava per morire e l’unica persona in grado di poterla salvare fosse un ebreo preferirebbe morire. Suo padre invece si disinteressa del problema anche se tendeva a preferire le decisioni della moglie; si sarebbe rivelato tutto inutile conoscere tali genitori.
Entrambi erano in procinto di scoppiare in lacrime ma prima di questo si salutarono come se nulla fosse successo.
Nei giorni seguenti, Konradin, meno frequentemente di prima, ricominciò a ritrovare l’amico nella sua casa.

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Hans, tornato a scuola dopo le vacanze estive trascorse in Svizzera, scoprì la dura e nuova realtà del suo liceo. All’esterno della scuola erano appesi sui muri manifesti con svastiche e simboli comunisti; all’interno invece, subentrò nella sua classe il nuovo professore di storia dalla politica nazista; le cose da quel giorno cambiarono vistosamente. Una mattina, arrivato nella scuola stava entrando nell’aula quando dall’altra parte del muro sentì discutere; ciò che riuscì a capire fu soltanto l’affermazione “gli ebrei” che venne ripetuta più volte. Entrò in classe e subito gli si avvicinarono due ragazzi; poche parole e iniziò il litigio fra Hans e l’altro compagno di classe; il primo evitò un pugno restituendolo al ragazzo che si mise a piangere proprio mentre entrava il professore di storia che calmò gli animi. Esso chiese al protagonista come mai questa aggressione nei confronti di Bollacher; lui rispose che l’aveva insultato affermando che doveva tornarsene in Palestina. Il prof. sorrise dicendo che si trattava di un consiglio e non di una minaccia. La sera aspettò inutilmente Konradin, probabilmente perché per lui avrebbe costituito un motivo di imbarazzo passeggiare con un ebreo. Da quella sera evitò totalmente Hohenfels perdendo così l’unico amico che aveva avuto.

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Una giornata di dicembre il padre di Hans convocò il figlio per annunciarli che, dalle decisioni prese da lui stesso e dalla madre, sarebbe partito in America finché la tempesta politica che coinvolgeva tutta la Germania non si sarebbe placata.
Si sarebbe trasferito a New York dai suoi parenti, in tal modo che lì avrebbe potuto tranquillamente continuare i suoi studi all’università. Inoltre sarebbe partito da solo perché i suoi genitori decisero di restare in patria. Tutto accadde e, come stabilito, il 19 gennaio, dopo circa un anno che conobbe Konradin lasciò tutto per dirigersi verso l’America. Prima della partenza ricevette due lettere: una totalmente stupida scritta da Bollacher e da Schulz, mentre l’altra era intestata a nome di Konradin Hohenfels. In tale lettera Konradin affermava che gli dispiaceva tantissimo la sua partenza per l’america trovandola però una decisione saggia. Scriveva inoltre che lui credeva in quell’uomo di nome Hitler perché si sarebbe rilevato una speranza per la Germania del futuro. Concluse menzionando l’idea che un giorno o l’altro, magari qualche anno avanti si sarebbero incontrati nuovamente. Hans si era rivelato come un modello per la vita di Hohenfels tale da non volerlo mai perderlo.

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Da ormai trent’anni Hans vive in America; ancora ragazzo decise di studiare legge e a venticinque anni divenne avvocato sposando in seguito una ragazza di Boston, da cui ebbe un figlio. Negli anni se la cavò molto bene, tanto da diventare, secondo molte persone, un uomo di successo con ogni lusso. Ma in quest’uomo batte un cuore di fallito perché non è riuscito a realizzare ciò che si era prefissato da ragazzo e cioè scrivere un buon libro e un’unica poesia.

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Ricordava degli episodi appartenuti alla Germania del passato quando gli arrivò una lettera. In essa era contenuta una richiesta di fondi da parte del Karl Alexander Gymnasium accompagnata da un libretto contenente una lista di nomi, per l’erezione di un monumento funebre alla memoria degli allievi caduti durante la seconda guerra mondiale. All’inizio Hans si arrabbiò perché dopo che aveva chiuso ogni sorta di contatto con quella gente da parecchi anni, ora gli chiedevano un contributo; voleva buttare quell’insulsa carta. Alla fine cambiò idea e lesse l’appello. Lì trovò tanti nomi appartenuti ai suoi vecchi compagni di classe tra i quali Adalbert Fritz, caduto in Russia nel 1942; seguiva Behrens Karl, disperso in Russia e presunto morto. Inoltre alla lista dei suoi compagni si aggiungevano i nomi di Frank Kurt, uno dei membri della banda del “Caviale”, Müller Hugo, caduto in Africa e Bollacher, morto e sepoltura ignota. Per Frank e Müller, Hans sembrava provare un po’ di dispiacere per la loro morte; di avviso diverso giudicava la fine di Bollacher, più che meritata.
Depose l’opuscolo e attese. Fece qualche telefonata, lavoricchiando un po’; il tempo passava inesorabilmente fino a quando si decise di distruggere quell’oggetto atroce ma poco prima di compiere quell’atto liberatorio si trattenne; Si fece forza, quasi tremando per riaprire l’opuscolo alla lettera H, quella che poco prima aveva volutamente saltato e lesse. “VON HOHENFELS, KONRADIN, implicato nel complotto per uccidere Hitler, Giustiziato”.

ANALISI DEI PERSONAGGI :
PERSONAGGI PRINCIPALI : Hans e Konradin.
PERSONAGGI SECONDARI : I genitori di Hans e quelli di Konradin.
PERSONAGGI DI SFONDO : I signori Bauer e i loro tre figli, Herr Pompetzki (il nuovo professore di storia).
COMPARSE : Il preside della scuola, “La banda del Caviale”, Herr Zimmermann, Bollacher, Schulz.
NOMI : Cameriera dei Bauer, Max Loher (Max Muscolo), Hitler, Adalbert Fritz, Frank Kurt, Behrens Karl, Müller Hugo.

HANS : è un ragazzo sedicenne proveniente da una famiglia benestante, che frequenta il liceo “Karl Alexander Gymnasium” di Stoccarda. È un ragazzo timido e riservato che non ha amici prima dell’arrivo di Konradin. Era abituato a stare con i compagni di classe, ma un po’ forzatamente. Con Konradin invece trova la sicurezza che aveva cercato perchè assieme possono parlare dei loro segreti, su argomenti che coinvolgono la vita di ogni giorno, dai più banali a quelli invece più spinti.
KONRADIN : anche lui ragazzo sedicenne figlio di importanti aristocratici, persona raffinata, elegante e timida. Come quanto scritto nel libro, Hans capì che Konradin era bisognoso di amicizia.
BAUER : i vicini di casa di Hans. Non notevolmente presenti all’interno della storia ma ad un certo punto per lo stato d’animo dei due inseparabili amici.
HERR POMPETZKI : il nuovo professore di storia della classe del protagonista di notevole importanza, perché con la sua politica nazista e non tollerante fu “la goccia che fa traboccare il vaso”. Da quella circostanza in poi Hans interruppe gradualmente ogni contatto con la Germania e “i suoi abitanti”.
GENITORI DI HANS : Il padre è un famoso medico di origine ebraiche, orgoglioso del suo sangue tedesco, convinto che il nazismo fosse una malattia passeggera. È dunque ottimo medico, ma nel corso degli anni si era fatto conoscere anche come un ottimo soldato (era un ufficiale e ricevette la Croce di Ferro e la spada da ufficiale).
Sua madre invece veniva da Norimberga, dove era nato anche suo padre, avvocato.
Una volta alla settimana si trovava con le amiche, per la maggior parte mogli di medici, avvocati e banchieri (persone importanti dunque), andava all’Opera e a teatro.
GENITORI DI KONRADIN : La madre era una donna che odiava gli ebrei ed evitava qualsiasi contatto con loro. Forse il suo odio era nato dal fatto che proveniva da una importante famiglia polacca di origine reale che da tempo disprezzava quella gente. L’unico desiderio di suo padre invece, era quello di sentire grande il nome della sua dinastia, quella degli Hohenfels perché per lui non era importante la gente che gli stava intorno, se era ebrea o tedesca, povera o benestante.

TECNICA USATA : prevalenza di parti dialogiche e riflessive. Prevalenza del presente e del passato nella costruzione delle frasi.

AMBIENTE (geografico e sociale in cui si muovono i personaggi) ED EPOCA : La storia é ambientata nella Germania degli anni trenta, dove vi furono grandi cambiamenti politici e precisamente a Stoccarda (per buona parte del racconto). La storia di amicizia dei due ragazzi si è sviluppata nell’arco di un anno, dal 1932 al 1933, anno in cui il loro legame viene spezzato.
Hans è figlio di un medico ebreo; sua madre invece veniva da Norimberga, dove era nato anche suo padre, avvocato. Faceva parte di una famiglia benestante.
La famiglia Hohenfels era una delle più importanti e famose della Germania in quel periodo, gente di aristocratici. Facendo un resoconto generale, tutte e due le famiglie stavano economicamente bene. Forse l’unica leggera differenza economica consisteva nel fatto che Konradin e la sua parentela appartenevano ad un rango alto della società tedesca mentre Hans e i suoi genitori erano posizionati in un rango medio alto della società.

TEMI GENERALI : I temi messi maggiormente in evidenza in quest’opera sono sicuramente l’amicizia dei due ragazzi e la lotta per difenderla dagli ideali dei genitori di Konradin; se vogliamo anche l’incomprensione (la sera del teatro), l’insostenibilità di conservare tale amicizia quando le politiche naziste contro gli ebrei invadevano lentamente ma inesorabilmente tutto il Paese e di conseguenza la vergogna (che Konradin ebbe quando negli ultimi giorni doveva stare vicino ad Hans) , la forte umiliazione che lo stesso Hans provò quando vide che Hans non era ad aspettarlo come solitamente faceva.

COMMENTO : È un libro seppur breve, molto intenso e molto bello che si dirama in un tempo relativamente breve, ma pieno di fatto che possono cambiare la vita di ognuno.
Due momenti mi hanno colpito maggiormente: il primo è stato l’episodio dei Bauer e dell’incredulità di Hans, perchè capisco la sofferenza di Hans nei confronti di quella povera famiglia, ormai rovinata per sempre del loro legame e su come affronta questa tragedia ipotizzando l’inesistenza di un dio buono e giusto.
Il secondo momento è quello del distacco dalle proprie origini per raggiungere la terra della speranza, e in quel caso è l’America. Li ho trovato saggia la decisione dei suoi genitori (quelli di Hans) che decisero di far partire il figlio per non rischiare guai peggiori con quella politica insulsa e infondata come quella del Nazismo. D’altronde Hans non sacrificava la propria esistenza perché aveva già chiuso ogni legame anche con quell’amico di nome Konradin, un’amicizia che doveva renderli inseparabili ma che così non lo è stato.

Lavoro svolto dal 19 febbraio 2000 al 1° marzo 2000

Relazione appartenente a Stefano Marongiu

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