Nozioni di filosofia.

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Testo

HEGEL. I nuclei concettuali cui tutto il sistema hegeliano può essere ricondotto sono tre: 1) la realtà in quanto tale è Spirito infinito; 2) la struttura e la vita stessa dello Spirito, e quindi anche il procedimento secondo cui si svolge il sapere filosofico, è la dialettica; 3) la peculiarità di questa dialettica, assai differente da tutte le forme precedenti, è l'elemento speculativo.
Secondo Hegel principio di ogni cosa è la Ragione, principio immanente di tutta la realtà, e la realtà non è che la Ragione immanente in atto e svolgimento. La ragione è intesa come unità che contiene tutto il reale, tutte le possibilità e distinzioni, ma non è unità statica, bensì dinamica perché si attua divenendo tutti gli esseri finiti, tanto che il mondo è un momento del suo divenire.
L'Idea è la stessa esplicazione della Ragione nel suo attuarsi dalla sua posizione immediata e inconscia fino all'autocoscienza. La Ragione diviene dialetticamente come Idea che si pone, si contrappone e si supera raggiungendo, con la sintesi, lo stesso punto di partenza, ma in una superiore unità armonica.
Reale e razionale. La Ragione (razionale) è reale perché si attua nella realtà, in forme concrete; e che tutto ciò che è esiste (reale) è manifestazione concreta della Ragione. In altre parole, nella realtà non c'è posto per qualcosa che non sia pensiero, ed ogni fatto che si manifesta ha la ragione del suo sorgere: non esiste contrasto e nemmeno differenza tra la Ragione e la realtà, e ciò che accade è giusto, è logico, è naturale che accada.
Logica. La Ragione si manifesta nelle singole cose ed è principio immanente di tutta la realtà: perciò l'attuarsi della realtà non è altro che l'attuarsi del pensiero: di conseguenza la logica, che è lo svolgersi del pensiero, si identifica con la metafisica, che è l'essenza della realtà. Le categorie non sono più, come secondo Kant, modo di pensare, ma modo di essere della realtà perché sono forme di un processo che è contemporaneamente del pensiero (logica) e dell'essere (metafisica).
Hegel rifiuta la logica aristotelica fondata sul principio di identità (A=A) e non contraddizione (Aonon-A) perché la realtà è divenire e quindi A implica il non-A, cioè il suo opposto, in una sintesi superiore in cui entrambi sono unificati. Il divenire della Ragione si identifica col divenire del Reale( per l'identità di logica e metafisica) per cui Hegel può parlare di logica concreto in contrapposizione alla logica dell'astratto di Aristotele. La logica aristotelica è astratta perché astrae dal contenuto e quindi, inevitabilmente, è distaccata dalla vita; la logica di Hegel invece è concreta perché è coscienza della realtà nel suo perenne divenire.
Le tre tappe fondamentali della logica sono: 1) logica dell'essere; 2) logica dell'essenza; 3) logica del concetto.
1)Nella logica dell'essere la dialettica procede in senso orizzontale, mediante passaggi che portano da un termine ad un altro che assorbe in sé il precedente: il suo inizio è costituito dalla triade della prima categoria (la qualità): essere; non-essere; divenire. 2) Nella logica dell'essenza si ha lo sviluppo in profondità dei vari termini in un loro riflettersi reciproco proteso verso le radici dell'essere (wesenoessere riflesso in sé). Trovano qui posto le discussioni sui principi di identità e di non-contraddizione, che da Hegel sono considerati come punti di vista dell'intelletto astratto e unilaterale: la vera identità, infatti include le differenze, e la contraddizione è la radice di ogni movimento e vitalità. 3) Nella logica del concetto il pensiero si attua nella dimensione della circolarità: ciascun termine prosegue nell'altro fino ad identificarsi dialetticamente con esso, è tutto un autodispiegarsi del soggetto, il quale è tutta la realtà. Il concetto in senso proprio, è l'Io penso che si autocrea, e autocreandosi, crea tutte le determinazioni logiche. Mutano di conseguenza i concetti di sillogismo e giudizio. Il giudizio coincide con la proposizione speculativa, esprimente l'identità dinamica di soggetto e predicato; il sillogismo rappresenta l'unità dialettica dei tre momenti dell'universalità, particolarità, e singolarità, triade che costituisce la struttura di ogni cosa e dell'intera realtà.
Stato. Lo Stato è la sintesi di famiglia e società, perché rappresenta la volontà universale che riassume e dà valore alle singole volontà individuali. Esso è individualità rispetto agli altri Stati e collettività rispetto ai cittadini. Lo Stato è l'incarnazione della Ragione e in esso i singoli individui attuano la loro libertà, identificando i loro fini particolari con lo spirito universale.
Storia. La storia è lo svolgimento di tutti gli stati, in ciascuno dei quali si incarna la ragione. Ognuno di essi lotta per conservare la propria indipendenza: in tal modo la guerra è giustificata come mezzo di civiltà e di progresso. Con la guerra si attua la storia del mondo che è sviluppo e affermazione della Ragione.
Hegel-idea: è il termine migliore per esprimere in generale l’assoluto, il DIO uno e trino del cristianes. L’idea assoluta si auto genera generando al tempo stesso la sua determinazione e superandola completa --mente: si realizza sempre come infinito che pone e insieme supera il finito. L’idea assoluta e’ come un circolo in cui principio e fine coincidono dinamicamente(il particolare è sempre risolto nell’universale); l’automovimento dell’idea assoluta si distingue in tre momenti:1 idea in sé come razionalità pura,2 l’idea fuori di sé oggettivatasi e alienatasi,3 l’idea ritornata a sé dall’alienazione e divenuta in sé e per sé.
Speculativo: e’ il terzo momento della dialettica. Conoscenza degli opposti nella loro unità: riaffermazione del positivo che si realizza mediante la negazione del negativo proprio delle antitesi dialettiche. E’ un elevazione de positivo ad un più alto livello.
Fenomenologia: è un introduzione al filosofare: è la scienza dell’apparire dello spirito che si eleva gradualmente, mediante momenti legati dialetticamente, fino al sapere assoluto. 1)coscienza che guarda e conosce il mondo come altro da sé, essa si dispiega nei tre momenti successivi: sensazione, percezione, intelletto (l’oggetto appare come un fenomeno il quale è prodotto da forze e leggi che sono appunto opera dell’intelletto, così la coscienza comprende che dipende dall'intelletto, quindi dea se stessa)2)autocoscienza che dapprima escluda da sé ogni alterità ( considerando l’altro negativo), ma deve subito uscire da questa posizione perché si scontra con altre autocoscienze. Nasce così la lotta per la vita e la morte, ed il soggiogamento di una all’altra, con la distinzione padrone-servo. Ma l’autocoscienza giunge a piena consapevolezza solo attraverso 3 tappe: stoicismo(che volendo liberare l’uomo da tutti gli impulsi e passioni, lo isola dalla vita e così la sua libertà resta astratta); scetticismo (trasforma il distacco dal mondo in una negazione di esso, ma negando tutto ciò che la coscienza dava per certo la porta ad un autocontraddizione, ad una scissione di sé con sé); la coscienza infelice( la coscienza si trova sdoppiata nell’aspetto immutabile nell’aspetto mutevole, essa è collocata in questo mondo ma è rivolta all’altro, ogni confronto con la divinità trascendente significa una propria mortificazione) il superamento del negativo porta ad una sintesi superiore.3) ragione nasce nel momento in cui la coscienza acquisisce la certezza di essere ogni realtà, vi sono tre tappe dell’acquisizione della unità di essere e pensare: a) la ragione che osserva la natura (consapevolezza che il mondo è penetrabile dalla ragione, la ragione cerca la natura nella sua infinità), la ragione deve così passare al momento attivo b)la ragione che agisce( ripete il momento dell’autocoscienza a più alto livello, dapprima cerca di realizzarsi come individuo per elevarsi superando i limiti dell’individualità attraverso 3 figure: l’uomo che ricerca la felicità nel piacere e nel godimento, l’uomo che segue la legge del cuore individuale, l’uomo di virtù ma ancora in maniera astratta) c)la ragione è data dall’autocoscienza che supera la sua opposizione rispetto agli altri e al corso del mondo, trovando in questi il proprio contenuto. In ultimo l’autocoscienza scopre che la sostanza etica non è altro se non ciò in cui essa è immersa: è l’ethos e la società del popolo in cui vive.
Spirito la ragione che si realizza in un popolo libero e nelle sue istituzioni è la coscienza che si riunisce intimamente alla propria sostanza etica, e questo è ormai lo spirito. E’ l’unità dell’autocoscienza nella perfetta libertà ed indipendenza e insieme nella opposizione mediata. 3 tappe: lo spirito in sé come eticità, lo spirito che si estrania da sé , lo spirito che riacquista certezza. Nella Religione e nelle sue differenti manifestazioni lo spirito prende coscienza di sé medesimo ma soltanto dal punto di vista della coscienza che è consapevolezza dell’essenza assoluta. Si può dire che la religione è l’autocoscienza dell’assoluto ma ancora non perfetta, ossia nella forma della rappresentazione e non del concetto. Sapere assoluto il superamento della forma di conoscenza rappresentativa propria della ragione porta al puro concetto del sapere assoluto ossia al sistema della scienza.

Destra hegeliana. La destra hegeliana, rappresentata da Goschel, Conradi, Gabler, sostenne due punti: a) in politica: lo Stato prussiano con le sue istituzioni e le sue realizzazioni economiche e sociali doveva venir visto come il punto di approdo della dialettica, come realizzazione massima della razionalità dello Spirito; b) sulla questione religiosa: la filosofia di Hegel è sicuramente compatibile con i dogmi del Cristianesimo e rappresenta lo sforzo più adeguato per rendere la fede cristiana accettabile al pensiero moderno e giustificarlo davanti alla ragione.
Sinistra hegeliana. Contrari allo status quo in politica e atei (perché per Hegel la religione è rappresentazione, mito e non ragione) furono invece i rappresentanti della sinistra hegeliana: Strauss, Stirner, Ruge, Feuerbach e Marx.
Feuerbach. La filosofia non ha il compito di negare o ridicolizzare quel grande evento umano che è la religione, deve capirlo. Bisogna rendersi conto che la coscienza che l'uomo ha di Dio, è la coscienza che l'uomo ha di sé. La teologia coincide con l'antropologia. Dio non esiste, ma è una creazione fantastica dell'uomo, il quale, sentendosi limitato nelle sue capacità e deluso nelle sue speranze, immagina ciò che vorrebbe essere, alienandosi da sé e proiettando al di fuori di sé il mondo dei suoi desideri. Poi l'uomo considera come vera questa immagine e la adora identificandola con Dio, ma, in realtà, adorando Dio, adora se stesso. Alla morale che predica l'amore di Dio, Feuerbach, sostituisce la morale che raccomanda l'amore dell'uomo in nome dell'uomo. L'intento dell'umanesimo di Feuerbach è quello di trasformare gli uomini da amici di Dio in amici degli uomini. In questa concezione è evidente il capovolgimento del concetto hegeliano di oggettivazione: non più le cose particolari, fra queste l'uomo, sono le manifestazioni dello spirito assoluto, ma Dio, cioè l'assoluto è l'estraniazione, cioè l'oggettivazione, dell'uomo, ossia di un essere particolare.

Socialismo utopistico.
Saint-Simon. La storia è retta da una legge di progresso in cui si alternano periodi organici e periodi critici. Le epoche organiche sono quelle fondate su principi ben solidi; principi che ad un certo punto vengono messi in crisi da sviluppi che l'invalidano, e così si hanno le epoche critiche.
La futura società sarà un ritorno al Cristianesimo primitivo, in cui la scienza sarà il mezzo più efficace per raggiungere la fratellanza universale. La società non può fare a meno dell'apporto dei "tecnici" (tecnocrazia).
Fourier. Le passioni umane sono sistemi di attrazioni e devono perciò essere soddisfatte. Di conseguenza, l'organizzazione sociale, se non vuole andare contro il piacere armonico di Dio, deve rendere attraente il lavoro, verso cui l'uomo si sente chiamato. Ecco, allora, che nel falansterio, di Fourier, le abitazioni sono alberghi, le donne sono equiparate agli uomini, vige la libertà sessuale, ognuno produrrà ciò che gli piace produrre, nessuno sarà vincolato ad uno specifico lavoro.
Proudhon. La proprietà è un furto, perché il capitalista non corrisponde all'operaio l'intero valore del suo lavoro. La società va riorganizzata, facendo sì che i lavoratori diventino proprietari dei mezzi di produzione e che, pertanto, abbiano la possibilità di autogestire il processo produttivo.

Marx. La grande costruzione del pensiero di Marx si sviluppa in contatto e in contrasto con la filosofia di Hegel, le concezioni della sinistra hegeliana, le teorie degli economisti classici e le idee dei socialisti utopisti. Marx è critico:
- di Hegel: Marx riprende da Hegel la concezione dialettica della storia ed afferma che il divenire costante del mondo è regolato dal principio di contraddizione, inteso come forza intrinseca di ogni sviluppo e non già come elemento irrazionale della realtà. Marx sferra anche contro Hegel due accuse principali: a) innanzi tutto quella di subordinare la società civile allo Stato; b) quella di invertire il soggetto e il predicato: gli individui umani, cioè i soggetti reali, diventano in Hegel predicati dalla mistica sostanza universale. Ma secondo Marx come non è la religione che crea l'uomo, ma l'uomo che crea la religione, così non la costituzione crea il popolo, ma il popolo la costituzione. Quindi Hegel crede di descrivere l'essenza dello Stato, mentre in effetti sta descrivendo e legittimando quella realtà esistente che è lo Stato prussiano.
- della Sinistra hegeliana: perché i giovani hegeliani combattono contro le "frasi" e non contro quel mondo reale di cui quelle "frasi" sono il riflesso. Difatti, Marx è convinto che non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza.
- degli economisti classici: costoro (Smith, Ricardo), hanno elaborato la teoria del valore-lavoro (il valore di una merce equivale al lavoro socialmente necessario per produrla), tuttavia sono in errore quando pensano che le leggi da essi messe in evidenza siano leggi eterne ed immutabili di natura: la proprietà privata è un fatto e non una legge eterna.
- del Socialismo utopistico: i socialisti hanno grandi meriti, perché hanno visto l'antagonismo delle classi, hanno reso più acutamente consapevoli gli operai, ma non hanno saputo riconoscere le condizioni materiali per l'emancipazione del proletariato; condannano e maledicono la misera vita del proletariato, ma non sanno trovare una via d'uscita.
- di Proudhon: intende mantenere la società del tempo, eliminando soltanto gli inconvenienti da essa creati e migliorando le condizioni materiali di esistenza del popolo. Con tale proposta però l'ordine sociale non cambia perché solo la rivoluzione può modificare il rapporto fra capitale e lavoro, la questione non sta nel dividere la proprietà fra i lavoratori, ma nel sopprimerla del tutto.
Critica alla religione. Secondo Marx, Feuerbach ha ragione nel dire che è l'uomo che crea Dio e non viceversa. Solo che Feuerbach non ha spiegato il perché di questa creazione. Per Marx esiste il mondo fantastico degli dei perché esiste il mondo irrazionale e ingiusto degli uomini. La miseria religiosa è in un senso l'espressione della miseria reale, e in un altro senso la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di situazioni in cui lo spirito è assente. Ma le illusioni non svaniscono se non si eliminano le situazioni reali che le creano. I filosofi hanno interpretato il mondo in modo diverso; ora si tratta di cambiarlo.
Il lavoro alienato. L'uomo non alienato è un uomo che si realizza trasformando o umanizzando, secondo i suoi piani, insieme agli altri, la natura, per soddisfare i suoi bisogni. Quello, però, che Marx vede è un uomo alienato, vale a dire espropriato del proprio valore di uomo ad opera dell'espropriazione del lavoro. La proprietà privata, basata sulla divisione del lavoro, rende il lavoro costrittivo. Il lavoro del proletario è un lavoro forzato; in esso l'operaio annienta il suo spirito e distrugge il suo corpo.
Marx la contraddizione è la forza interiore dell’uomo nella sua evoluzione .Il sentimento religioso è un prodotto sociale, e l’individuo astratto che analizza Feuerbach Appartiene ad una forma sociale determinata, l’uomo sente la necessità di rifugiarsi nel sentimento religioso in quanto è soggetto all’alienazione economica; è vittima del denaro quindi è costretto a rinunziare alla propria umanità. Lo sviluppo delle forze produttive materiali regola i rapporti tra gli uomini e a fondamento della storia vi è la forma di relazioni condizionata dalle forza produttive nei vari stadi storici, per questo i motivi economici sono alla base di tutte le attività umane. Le istituzioni giuridiche, religiose, politiche sono della sovrastrutture che riflettono la realtà sociale. E poiché il vincolo che lega un uomo all’altro è il lavoro, che unisce gli uomini in classi sociali, queste ultime sono i fattori reali della società e la storia umana è la storia delle lotte fra classi. Materialismo dialettico.
La contraddizione interna della storia della società è costituita dal fatto che le forze produttive generano dei rapporti sociali che diventano inadeguati al loro sviluppo e che pertanto devono essere sostituiti con altri. Il processo di produzione modifica continua- mente i rapporti stessi di produzione fino a giungere alla struttura capitalistica; però vi è una grande contraddizione, perché accentua da una parte il carattere sociale della produzione e dall’altra la proprietà privata dei mezzi di produzione; questo porta alla lotta di classe tra capitalisti e proletari ponendo le premesse per la trasformazione. Crescono l’oppressione e la miseria ,ma il proletariato si organizza in partito politico e diventa sempre più forte, più potente fino a portare a termine il processo dialettico espropriando gli espropriatori e trasformando la proprietà capitalistica in proprietà sociale. L’uomo deve agire sulla realtà per trasformarla secondo i suoi scopi.

Schopenhauer. Contro l'armonia della Ragione affermata dall'Idealismo, e specialmente da Hegel, Schopenhauer pone un principio irrazionale che possa spiegare la visone pessimistica che egli ha del mondo (in opposizione all'ottimismo di Hegel). In tutto l'universo, infatti, uomini e cose, si manifesta un impulso cieco, insoddisfatto, che si dispiega con tendenza inesauribile alla soddisfazione di desideri continuamente rinascenti, e desiderio significa sofferenza perché implica stato di bisogno e rivela infelicità.
Sbagliano i Materialisti a sostenere che tutto è materia, sopprimendo il soggetto e la sua attività conoscitiva; sono in errore i Realisti quando dicono che la realtà esterna si rispecchierebbe per quello che è nella nostra mente; e sono fuori strada gli Idealisti col ridurre l'oggetto a soggetto.
Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente. Il mondo, secondo Schopenhauer, è una mia rappresentazione, un rappresentazione ordinata dalle categorie di spazio, tempo e causalità. Causalità che funziona come: a) necessità fisica (causalità tra oggetti materiali, divenire); b) necessità logica (la verità delle premesse determina quella della conclusione, conoscere); c) necessità matematica (determinazione della concatenazione degli enti aritmetici e geometrici, essere); d) necessità morale (causalità che regola i rapporti tra le azioni e i loro motivi, agire).
Volontà. Quello di volontà è il concetto centrale della filosofia di Schopenhauer. Diversamente da Kant, per il quale il noumeno era e rimaneva inconoscibile e solo il fenomeno l'unica realtà conoscibile, Schopenhauer afferma che il fenomeno è l'illusione che vela la realtà delle cose nella loro essenza autenticamente originaria, essenza che è conoscibile come volontà. Tramite il corpo, che ognuno sente come brama di vivere e volontà di autoconservazione, riusciamo a comprendere che viviamo immersi e siamo parte di un'unica volontà, di un cieco ed irresistibile impeto che si identifica con e agita l'universo intero.
Pessimismo. Tutto è mosso dalla Volontà. Volere significa desiderare e desiderare implica uno stato di bisogno ( si desidera solo ciò che non si ha), e quindi comporta infelicità. Appena un desiderio è soddisfatto, sorgono altri infiniti desideri, perché la Volontà è inesauribile, che portano ad un infinito soffrire. Ed anche se i desideri cessassero, il dolore non verrebbe meno: vi si sostituirebbe la noia, un vuoto terribile peggiore di ogni sofferenza. Di conseguenza l'infelicità è continua, il piacere è puramente negativo, una pausa tra un dolore e l'altro: anche il raggiungimento dei fini particolari (l'amore), nei quali l'uomo cerca di trovare una felicità provvisoria, non dà vera gioia; essi anzi sono mezzi di cui si serve la volontà per affermarsi e per eternare il dolore, alimentando negli uomini speranze illusorie.
Redenzione. L'uomo può redimersi cessando di volere. Egli può liberarsi dal dolore e spezzare la catena dei bisogni attraverso l'arte, la giustizia, la compassione, l'ascesi. L'arte, perché l'esperienza estetica è annullamento temporaneo della volontà e ,quindi, del dolore; nell'esperienza estetica l'uomo si allontana dai suoi desideri, annulla i suoi bisogni, si annulla come volontà. Con la giustizia, l'uomo riconosce negli altri una essenza ed una dignità simili alle proprie ed è portato così a rispettare la volontà altrui. La compassione è partecipazione del dolore altrui. Con essa , l'egoismo è pienamente superato il singolo uomo vive in solidarietà e unione con gli altri. L'ascesi strappa l'uomo dalla volontà di vita, dal legame con gli oggetti; e gli consente così di quietarsi. Quando la voluntas diventa noluntas, l'uomo è redento.

Kierkegaard. Kierkegaard rifiuta la dottrina dell'idealismo, e quella di Hegel in particolare, contrapponendo allo spirito assoluto immanente, esseri particolari che passano da una forma di esistenza ad un'altra, avendo possibilità di scelta fra infinite alternative. Di conseguenza Hegel è chiuso in una schematizzazione astratta, perché gli individui rimangono fuori della realtà concreta, e non giunge all'essere, manifestando un insuperabile contrasto tra pensiero e vita.
Singolo. Il singolo è la categoria attraverso la quale
devono passare, dal punto di vista religioso, il tempo, la storia, l'umanità. Il singolo, nella sua unicità e irripetibilità, non può essere cancellato da nessun sistema, non può venir omologato da nessun concetto. Ed ecco, allora, che il Singolo tiene in scacco tutte le forme di immanentismo e di panteismo con le quali si tenta di riassorbire l'individuale nell'universale.
Cristianesimo. La verità cristiana non è, per Kierkegaard, una verità da dimostrare; ma piuttosto è una verità da testimoniare; il cristianesimo non va giustificato dalla filosofia, non si tratta di giustificare ma di credere.
L'uomo come singolo deve avere il coraggio di mettersi in rapporto con Dio; questo rapporto è costituito da un'infinita abissale differenza fra Dio e l'uomo. L'uomo non può assolutamente nulla, è Dio a dare tutto, è Dio a dare all'uomo il principio del credere. Questa è la Grazia, e qui si ha il principio del cristianesimo.
Questo principio rende autentica l'esistenza perché quando uno si pone davanti a Dio, per lui non c'è più nessuno spazio per le finzioni, i mascheramenti, le illusioni. Il Cristianesimo è la verità dalla parte di Dio e non dalla parte dell'uomo. Per questo quei professori e quei pastori che invece di soddisfare l'eternità intendono soddisfare il tempo, riducendo il Cristianesimo a cultura, sono canaglie, vigliacchi che trovano più comodo adulare i contemporanei.
Possibilità. L'uomo in quanto spirito, Singolo, diversamente da quanto accade nelle specie animali è superiore alla specie. L'animale ha un'essenza, è determinato: l'essenza infatti è il regno del necessario. Ma il mondo di essere del Singolo è l'esistenza: l'uomo è ciò che sceglie di esser; l'esistenza non è la realtà o la necessità bensì la possibilità.
L'esistenza è possibilità, possibilità come minaccia del nulla, possibilità dunque come angoscia. L'angoscia caratterizza la situazione umana. Ma l'importante è apprendere dalla scuola dell'angoscia, capire che l'angoscia forma. Essa infatti distrugge tutte le finitezze scoprendo tutte le loro illusioni. E' in questo modo che Dio, che vuole essere amato, discende con l'aiuto dell'inquietudine a caccia dell'uomo.
Angoscia. L'individuo per essere se stesso, cioè singolo, si stacca da Dio e pecca, perché con un libero atto di volontà, afferma la sua persona contro l'Assoluto. Egli potrebbe rimanere nell'Assoluto e quindi non peccare , ma, in tal modo, non sarebbe se stesso, rinuncerebbe alla sua esistenza. Di conseguenza, in quanto uomo, egli deve necessariamente peccare ed affermare così la sua libertà. Questo stato dell'uomo è colmo di angoscia: l'angoscia di potere e di dovere scegliere fra Dio e il proprio io, fra l'infinito e il finito, fra l'eterno ed il temporale.
La disperazione come malattia mortale. Se l'angoscia è tipica dell'uomo nel suo rapportarsi al mondo, la disperazione è propria dell'uomo nel su rapporto con se stesso. La disperazione è la malattia mortale, un eterno morire senza tuttavia morire. Il disperato è malato a morte. E la causa prima della disperazione Kierkegaard la vede nel non volersi accettare dalle mani di Dio; ma negando Dio si annienta se stessi e separarsi da Dio equivale a strapparsi dalle proprie radici. L'esistenza autentica è quella disponibile all'amore di Dio, quella di colui che non crede più in se stesso, ma soltanto in Dio, e che portato al più alto grado di noia della vita è pronto a sostenere in modo cristiano la prova della vita, maturo per l'eternità.
Vita estetica. La vita estetica è l'esistenza vissuta istante per istante distaccata dal pensiero dell'eternità, ed è simboleggiata da Don Giovanni, il seduttore, il quale passa da infiniti piaceri senza riuscire mai ad assaporare la gioia duratura. Sceglie questa forma di vita, l'esteta, il romantico, il cui comportamento superficiale e dissipato conduce al senso del vuoto interiore ed alla noia, perché nessun piacere terreno può appagare l'anelito dello spirito. Conseguenza inevitabile è la disperazione: tragica conclusione di un'esistenza, che, avendo voluto essere autonoma nei confronti dell'Assoluto, si ritrova smarrita nella miseria e precipitata dal nulla.
Vita etica. La vita etica è l'esistenza vissuta conformemente agli ideali morali, quali professa il marito fedele dedicato alla famiglia. Nella vita etica, l'individuo sconfessa le precedenti esperienze estetiche e, rinunciando volontariamente ai falsi piaceri ed alle illusioni, sceglie di essere se stesso per seguire i veri valori della vita. Questa forma di esistenza è insufficiente e non appaga perché l'eticità si trasforma in semplice legalità e l'uomo si sente vincolato ed impedito nella sua spontaneità: infatti la vita etica si svolge conformemente alla legge ed alla tradizione e, divenendo una consuetudine convenzionale, non esprime l'interiore forza dello spirito umano: perciò anch'essa si manifesta come fallimento.
Vita religiosa. La vita religiosa è l'esistenza vissuta al di fuori e al di sopra dell'etica, in conformità con la fede. Simbolo di questo stadio è Abramo, che non esita quando Dio gli ordina di sacrificare il figlio, anche se obbedire al comando divino significa infrangere la stessa legge. Infatti la fede è antirazionale, è follia, è un paradosso, è scandalo perché è contro la ragione: ma rifiutare gli argomento dell'intelletto vuol dire porsi in contatto diretto con Dio.
Il passaggio dalle due forme di vita precedenti (estetica ed etica) alla vita religiosa avviene attraverso un salto brusco, un angoscioso dramma interiore tra morale e fede, che comporta un rischio: l'uomo infatti non sa se veramente possiede la fede e teme di ingannarsi nel momento in cui decide di infrangere la legge morale.

Positivismo utilitaristico inglese.
A.Smith. È il rappresentante più prestigioso dell'economia politica classica. Ecco l'essenza del suo Liberismo: lo studio del personale vantaggio conduce ciascun individuo a preferire l'occupazione più vantaggiosa anche per la collettività. La sua intenzione non è di contribuire all'interesse generale; egli non guarda che al suo vantaggio, ed in questo caso, come in molti altri, è condotto da una mano invisibile verso la realizzazione di uno scopo estraneo alle sue intenzioni.
Bentham. Il principio fondamentale dell'utilitarismo è: la massima felicità possibile per il maggior numero. Per Bentham, nel dominio morale, i soli fatti che contano sono il piacere ed il dolore. Raggiungere il piacere ed evitare il dolore: sono qui gli unici motivi dell'azione. E non bisogna commettere errori nel valutare le conseguenze piacevoli o dannose di un'azione.
Mill. L’induzione è il processo con cui concludiamo che quello che è vero di certi individui d’una classe è vero dell’intera classe, o quello che è vero in certi momenti sarà vero in circostanze simili. Generalizzazione dell’esperienza. Le verità generali sono somme di verità particolari. Per distinguere le circostanze essenziali da quelle non essenziali Mill propone i 4 metodi dell’induzione: della concordanza, della differenza, delle variazioni concomitanti, dei residui. Ma anche la logica induttiva ha un suo limite perché parte dalla concezione della uniformità della natura, cioè dal principio di causalità, che a sua volta è esso stesso un esempio di induzione dalla esperienza. Non si possono quindi avere delle verità assolute con valore di legge, ma solo verità di fatto che si raggiungono mediante una inferenza dal particolare al particolare: le proposizioni generali sono semplicemente registrazioni di tali inferenze già effettuate, e brevi formule per effettuarne altre. Noi facciamo dell’esperienza il criterio del suo stesso controllo. Psicologia: ha per oggetto le uniformità di successione secondo cui uno stato mentale succede ad un altro. Etologia: studia la formazione del carattere sulla base delle leggi generali della mente e della influenza delle circostanze sul carattere.
Scienza sociale: studia l’uomo in società, le azioni delle masse collettive di uomini e dei vari fenomeni che costituiscono la vita sociale.

Spencer. La realtà ultima è inconoscibile. Tutte le religioni riconoscono che il mondo è un mistero che chiede una spiegazione e che la potenza di cui l'universo è una manifestazione è del tutto impenetrabile. Più di ogni altro lo scienziato sa che nulla può essere conosciuto nella sua ultima essenza. Dunque: religione e scienza sono correlative. E, mentre il compito della religione è quello di mantenere desto il senso dell'Assoluto, il compito della scienza è quello di portare sempre più avanti, con sempre più accentuata consapevolezza di non cogliere l'Assoluto, la ricerca del relativo. Solo in una prospettiva siffatta si attenueranno i contrasti tra religione e scienza, e quando la scienza sarà convinta che le sue spiegazioni sono prossime e relative e la religione sarà convinta che il mistero che essa contempla è assoluto, regnerà fra di esse una pace permanente.

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