Leibniz: "Le Monadi"

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Categoria:Filosofia

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Testo

LEIBNIZ
VITA
Nasce a Lipsia nel 1646 da una famiglia benestante, ma già all’età di 6 anni rimane orfano; a causa della disgrazia, il suo processo di formazione è autodidatta, attraverso lo studio dei libri trovati in casa.
Leibniz è molto eclettico: si laurea in filosofia, in legge, lavora in politica e s’interessa moltissimo della cultura cinese; per quanto riguarda la fisica invece riceve le accuse di Newton, che pensava gli avesse rubato il calcolo infinitesimale.
Nel suo rapporto con la filosofia, Leibniz è considerato innatista e monista: riteneva che esistessero idee innate e rifiutava il dualismo anima corpo, appoggiando l’idea di un’unica sostanza chiamata monade.
Leibniz muore nel 1716 dopo aver scritto moltissimi testi: “Nuovo sistema sulla natura” (1695), “Nuovi saggi sull’intelletto umano” (1704), “Monadologie” (1714) e “Arte combinatoria”.
FILOSOFIA
Innanzitutto, Leibniz critica l’idea di Cartesio a riguardo della natura, sostenendo che non si possa parlare di res extensia, in quanto l’estensione non è una sostanza; Leibniz afferma che tutto ciò che è esteso può essere diviso infinitamente, e che l’estensione non è altro che una qualità geometrica che non può dire niente a riguardo dei fenomeni naturali.
Leibniz sostiene che i fenomeni naturali, sono caratterizzati da forze vive che si espandono dall’energia: i fenomeni rappresentano la sostanza, che è materia, di conseguenza la materia è solamente l’espressione della forza.
Al contrario, l’azione che le forze esercitano al momento dl loro incontro è una forza passiva, la quale non è già persistente ma deriva proprio dallo scontro.
La natura è una molteplicità di centri di forze, che trovano un limite reciproco alla loro estensione (ad esempio non puoi mettere più buste di popcorn dentro al microonde, perché non avrebbero lo spazio necessario per estendersi, ma sarebbero limitate).
Leibniz espone un nuovo concetto metafisico, secondo cui forza ed energia sono la medesima cosa (la fisica studia gli effetti delle attività dei fenomeni, mentre la metafisica è al di là della fisica e precisa che tipo di attività sia quella esercitata dalla forza viva.)
Leibniz critica molto l’empirismo di Locke e il razionalismo di Cartesio ( Locke sosteneva la tabula rasa, cioè pensava che le persone nascessero prive di qualsiasi nozione, quindi solamente incontrando il mondo attraverso i sensi avrebbero potuto acquisire la coscienza), inoltre svaluta i concetti di tempo, moto e spazio assoluti esposti da Newton.
Leibniz è considerato innatista, monista e razionalista.
LE MONADI
Ogni centro di forza viva (metafisicamente ogni sostanza) è un centro di percezioni, cioè di rappresentazioni del molteplice nell’unità: questo centro è la monade.
Le monadi sono dotate di diverse percezioni: quando si passa da una percezione ad un’altra si parla di appetizione, mentre quando si è consapevoli di quello che si sta percependo si parla di appercezione.
Quando il livello di appercezione è alto, si hanno monadi chiare, se no si hanno monadi scure (non ci sono solo i 2 tipi, ma anche tutte le sfumature intermedie, in base al livello di appercezione).
Per capire meglio questi concetti, si può fare riferimento alla teoria psicoanalitica di Freud, dove la mente veniva divisa in conscio, preconscio ed inconscio.
Freud Usa la metafora dell’icerberg per rappresentare la personalità: la punta che fuoriesce dall’acqua è il conscio (che noi conosciamo), invece la parte nascosta sotto l’acqua rappresenta l’inconscio; però, essendo l’acqua in movimento, una parte dell’iceberg può fuoriuscire.

La parte che si vede solamente ogni tanto è il preconscio, e rappresenta tutte quelle cose che non conosciamo, ma che possono arrivare al livello del conscio se poste in determinate condizioni (ad esempio nei sogni c’è una mescolanza tra le cose viste di giorno e quelle nascoste dentro di noi).
Le monadi scure sono simili all’inconscio, siccome c’è poca consapevolezza, mentre le monadi chiare sono simili al conscio.
Con Leibniz, non c’è più il dualismo che c’era con Cartesio, ma i corpi sono aggregati di monadi che si organizzano intorno a quelle più chiare (le più chiare sono chiamate anche spiriti, perché sono la guida del corpo).
Leibniz arriva a definire la monade, una sostanza semplice senza né porte né finestre, dotata di una più o meno chiara capacità rappresentativa.
Successivamente, Leibniz si pone due domande fondamentali: “Come si spiega l’ordine dell’universo?” e “Come si spiega l’ordine che collega le monadi nel corpo rendendole complementari?”; per rispondere, Leibniz afferma che la monade rappresenta l’intero universo, e che al suo interno contiene tutte le conoscenze necessarie per aggregarsi in un determinato modo
(la monade non è un’entità concreta, ma intelligibile).
La monade svolge una serie di percezioni in armonia con quelle della altre monadi, la loro diversità è data da un ordine stabilito a priori da Dio per fare in modo che ci fosse armonia: secondo Leibniz, Dio ha fatto bene i suoi calcoli (matematico) per fare in modo che l’universo fosse il migliore dei mondi possibili; questo significa che avrebbero potuto esserci infiniti mondi, e che Dio ha scelto il migliore e il più armonico.
Quest’ultima teoria rimanda ai concetti di logica, possibile e necessario: quando si parla di mondo possibile, bisogna dividere logicamente cose possibili e cose necessarie; possibili sono le verità di ragione rette dal principio di non contraddizione (tutto ciò che non è contraddittorio logicamente è possibile), ma se una cosa è logicamente possibile, non necessariamente è una verità di fatto, siccome il mondo è contingente e potrebbero esisterne anche altri.
Necessarie sono le verità di fatto, in quanto esiste una ragione sufficiente a spiegare il verificarsi di un evento e non del suo contrario, quando anch’esso è logicamente possibile.
CALCOLO BINARIO
Leibniz aveva l’obbiettivo di trasformare la logica in matematica, e pensava che il modo migliore per farlo fosse usare le scritture cinesi (di cui era appassionato), perché ad ogni simbolo corrispondeva un significato.
Leibniz si fa portare un libro contente tutti i modi con cui i cinesi prevedevano il futuro: in Cina esisteva una tavola chiamata “I ching”, che consisteva in un cerchio contenente una serie di simboli; i cinesi avrebbero dovuto lanciare una monetina sopra la tavola per prevedere il loro futuro.
Leibniz studiando la tavola, si accorse che i vari simboli erano collegati tra loro da linee intere e spezzate, che messe in sequenza avrebbero potuto rappresentare i numeri binari; alla luce di tutto questo, Leibniz riesce a dare una simbologia anche ai numeri binari, che verrà utilizzata in futuro da molti studiosi come Boolean.
Leibniz adorava i numeri binari, perché con gli zero poteva rappresentare il niente, mentre con gli uno poteva rappresentare il tutto, cioè Dio (Leibniz era un vero e proprio fanatico dei numeri, siccome pensava che Dio per dare armonio all’universo si fosse basato su di essi).

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