Gottfried Wilhem Leibniz

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

GOTTFRIED WILHEM LEIBNIZ
1646 – 1716
1. VITA ED OPERE testo pag. 240 - 241
A] Nato a Lipsia, partecipò alla vita politica, ottenendo incarichi diplomatici.
Scoprì il calcolo infinitesimale contemporaneamente a Newton.
Dietro suo consiglio fu fondata a Berlino l’Accademia delle Scienze, della quale fu anche il primo presidente.
B] Opere principali: Nuovi saggi sull’intelletto umano; Saggio di Teodicea; Discorso di Metafisica; la Monadologia (1714) scritta per il Principe Eugenio di Savoia.
C] Il filo conduttore del pensiero di L. è quello di conciliare la tradizione religiosa con le moderne scienze matematiche. Nei suoi lavori ha voluto soprattutto contrastare le tesi scientifico-empiriste che avrebbero favorito il materialismo. “Movendo da questa ispirazione di fondo ha sviluppato una visione spiritualistica della realtà, in cui convergono 3 elementi assai diversi: 1 - il razionalismo filosofico, 2 - la nuova scienza e 3 - la tradizione metafico-religiosa, che L. si sforza di conciliare e armonizzare.” (De Bartolomeo – Magni p. 242).
2. CRITICA DEL CARTESIANESIMO
o L. mira a superare il dualismo cartesiano mostrando che il corporeo non è riducibile all’estensione, anzi questa – lungi dall’essere una realtà originaria – è una derivazione, una conseguenza.
o Per L. c’è sostanza quando c’è una vera unità e tale unità è data dal proprio “centro di forza” (centro di energia), che Leibniz chiama monade. Quando invece si parla di estensione in genere si fa riferimento non ad un centro forza, ma ad una aggregazione di centri forza. E questi sono invece la vera realtà.
o Il dualismo cartesiano viene superato in questi termini: la realtà del corporeo, la res extensa, è ricondotto ad una forza e la forza per la sua immaterialità è l’analogo dello Spirito, della res cogitans.
o La forza dice azione, dice agire e dove c’è azione c’è essere (secondo l’adagio agere sequitur esse), dunque c’è sostanza. E la sostanza non può esser una soltanto, dal momento che gli esseri sono molteplici e diversi. Dunque, vi sono tante sostanze quanti sono gli individui: le monadi sono infinite.
3. LE MONADI
L’elemento ultimo che compone sia il mondo dello spirito che il Mondo dell’estensione è la MONADE. Nella Monadologia si dà:
o Definizione “è una sostanza semplice che entra nei composti: semplice ossia senza parti…” “il composto non è che un ammasso o aggregazione di semplici”.
o Proprietà
1. semplicità – vedi sopra
2. incorruttibilità = cominciano ad esistere per creazione, ma poi non si corrompono, possono al limite annichilarsi
3. autosufficienza = “le monadi sono senza porte e senza finestre attraverso cui qualcosa possa entrare o uscire”.
o principio degli indiscernibili non c’è monada che non abbia qualità proprie; senza qualità non sarebbero discernibili l’una dall’altra. Per questo non possono esserci due monadi uguali tra loro.
o le qualità possibili inestese
a) tutte le monadi sono dotate di appetizione, cioè di proprietà di volere e desiderare
b) tutte le monadi sono dotate di percezione cioè della facoltà di conoscere, ma L. precisa che non si tratta né di “coscienza”, né di “consapevolezza”.
c) alcune monadi hanno anche l’appercezione, sono le monadi spirituali che hanno coscienza ed intelligenza.
d) le monadi si diversificano gerarchicamente per il loro grado di appetizione, di percezione e di appercezione.
o relazioni tra monadi
Benché “mondi senza porte e finestre”, le monadi hanno tra loro rapporti perché Dio creando ha tenuto presente le esigenze di tutte le monadi. Tra le monadi c’è dunque una certa “convenienza” e la monade è “specchio dell’universo”. Vedi l’armonia prestabilita.
Nota bene:
1) Già Giordano Bruno (1548 – 1600) parlava di “monadi”. Per Bruno “monade” è ciò che non può ulteriormente esser scomposto e da cui tutto è composto. Ma in Bruno non c’è alcun riferimento al fatto che la monade sia spirituale.
2) Monade e Qualità: le monadi non possono avere quelle qualità che presuppongono l’estensione, esempio colore, durezza … debbono però avere qualità altrimenti non sarebbero discernibili. E le qualità sono: appetizione, percezione, appercezione.
3) Monadi e Atomi: le monadi sono in estese e perciò incorporee, mentre gli atomi pur essendo indivisibili, sono particelle di materia, quindi estesi. La monade non può esser percepita dai sensi proprio perché è in estesa.
4. MONADI E COSTITUZIONE DELL’UNIVERSO
a. Materia e corporeità
Ciò che noi chiamiamo materia e corporeità non è altro che l’espressione esteriore della forza (“come un alone”). La natura è costituita da una “aggregazione di monadi” innumerevoli superiore a qualsiasi numero che possiamo immaginare [è lui lo scopritore del calcolo infinitesimale]. La riduzione della materia a energia o forza vitale consente a L. una nuova interpretazione della Metafisica ed in particolare del cartesianesimo, con cui era in polemica.
b. Enteléchia o monadi spirituali
Ogni aggregato di monadi non è casuale, ma è unificato da una monade superiore chiamata “principio attivo” “enteléchia”. Negli esseri animati è l’anima vitale, nell’uomo è lo Spirito “creato ad immagine di Dio e capace di conoscere il sistema dell’universo” fino a coglierne le cause. Lo spirito – la cartesiana “res cogitans” - non solo appetisce e percepisce, ma anche appercepisce. In questo modo L. risolve il dualismo cartesiano di anima e corpo: la differenza è solo di qualità, di gradi delle monadi.
c. L’”armonia prestabilita”
Tutti gli enti del mondo sono composti di monadi gerarchicamente ordinate con al vertice una entelechia. Questa unione è stabile ed è garantita da una “armonia prestabilita” da Dio nel momento della creazione. L’anima e il corpo nell’uomo si comportano come 2 orologi a pendolo perfettamente sincronizzati: segnano lo stesso tempo, senza che uno eserciti alcun influsso sull’altro. Dio è il sincronizzatore del mondo, è il miglior architetto, il perfetto matematico che non può che aver voluto il migliore dei mondi possibili. E’ una soluzione analoga a quella della “Ghiandola pineale” di Cartesio: Dio programma la vita di un individuo facendo coincidere in ogni momento le azioni del suo corpo con la sua volontà.
d. “Dio e il migliore dei mondi possibili”
Da Dio Monade originaria, traggono origine per creazione le altre monadi e l’universo.
Il male che è presente nel mondo non può essere imputabile a Dio. Il mondo creato liberamente da Dio è solo uno tra gli infiniti possibili mondi che Dio avrebbe potuto creare. Ma a causa della perfezione divina, Dio non può aver scelto a caso questo mondo, ma deve aver scelto l’ordine (ccccccc migliore, quello cioè che contiene la minor quantità di male per le creature. E’ questo famoso ottimismo di L. sul quale ha ironizzato Valtaire nel “Candide”.

5. LA CONOSCENZA
• Distingue le conoscenza della ragione umana in 2 gruppi:
o quelle che fanno a capo al principio di non-contraddizione: sono le verità di ragione. e sono necessarie. Sono quelle il cui opposto è impossibile (A=A; 3 escluso; non contr che fondano la matematica, la geometria e le regole della giustizia); queste riguardano la logica.
o quelle che fanno a capo al principio di ragion sufficiente: sono le verità “di fatto” che sono possibili e probabili. Sono gli accadimenti contingenti, così che il loro opposto non sia impossibile; queste riguardano al metafisica.
• La verità “di fatto” potrebbero anche non essere, tuttavia dal momento che ci sono hanno una loro precisa ragion d’essere, una ragione sufficiente a determinare perché è accaduto questo e non quello. Lo scoprire la ragion sufficiente di ogni fatto, è però spesso impossibile all’uomo.
• Questa distinzione tra verità di ragione e di fatto gli permise di trovare una mediazione tra la posizione di Cartesio e di Spinosa riguardo al problema dell’origine delle cose.
[Cartesio: origine delle cose dalla libertà di Dio senza alcuna regola; ma questo non spiega l’ordine delle cose; Spinosa: origine delle cose dalla cieca necessità della Sostanza; ma questo non salvaguarda la libertà]. Dio creando l’universo non agisce né arbitrariamente, né necessariamente, ma per un giusto motivo di convenienza, per il principio di ragion sufficiente.
• L. cercò anche una mediazione tra innatismi ed empiristi. A Locke che negava l’esistenza di idee innate, L. replicherà affermando che tali idee non sono “chiare e distinte”, cioè idee di cui siamo pienamente consapevoli: son piuttosto idee confuse ed oscure. Sarà l’esperienza renderle chiare e distinte.
Propose allora di correggere il noto adagio aristotelico in questo moto: “nihil est in intellectu, nisi prius fuerit in sensu, excipe: nisi ipse inttellectu” (fatta eccezione dello stesso intelletto). E cioè “l’anima è innata a se stessa”, quindi l’intelletto e la sua attività precedono l’esperienza, sono “a priori” (anticipa Kant).
classe IV Liceo
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