L'idealismo

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Categoria:Filosofia

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Testo

Idealismo Teoria filosofica che attribuisce all'intelletto un ruolo fondamentale nella costituzione del mondo. Nel corso della storia della filosofia, il concetto di idealismo ha conosciuto numerose elaborazioni e applicazioni. Nella sua forma più radicale esso equivale al solipsismo, la concezione secondo cui la realtà coincide con l'attività intellettiva dell'Io e nulla esiste realmente all'infuori dell'Io. L'idealista "sofisticato", tuttavia, non nega l'esistenza del mondo esterno o naturale, e si oppone a chiunque pretenda di ridurre il reale a un mero processo di pensiero; d'altro canto, egli sostiene che l'attività dell'intelletto è in grado di generare e conoscere modalità dell'essere che altrimenti non potrebbero esistere, come il diritto, la religione, l'arte e la matematica.
L'idealismo nella storia del pensiero
Platone può essere considerato un lontano precursore dell'idealismo moderno, poiché postulò l'esistenza di un mondo di idee che solo imperfettamente si riflettono nei vari oggetti dell'esperienza comune. Egli affermò che queste forme ideali non sono soltanto più chiaramente intelligibili, ma sono anche più reali degli oggetti, effimeri e sostanzialmente illusori.
Nel XVIII secolo, George Berkeley affermò che ogni realtà oggettiva si può ridurre a idea: ciò comporta che ogni aspetto dei fenomeni di cui si ha coscienza sia riducibile alle idee presenti nella mente. Le idee, tuttavia, per Berkeley non dipendono dall'esistenza di oggetti esterni, ma sono prodotte nella mente umana direttamente da Dio.
Immanuel Kant formulò una versione meno radicale dell'idealismo, elaborando un'indagine critica sui limiti della conoscenza possibile. Secondo Kant, tutto quel che si può conoscere degli oggetti è il modo del loro apparire nell'esperienza (fenomeno); non è invece possibile conoscere ciò che le cose sono in sé (noumeno). Egli, tuttavia, asserì che i principi fondamentali della conoscenza si fondano sulla struttura della mente del soggetto percipiente piuttosto che sull'esistenza del mondo esterno. All'idealismo "soggettivo" di Berkeley, Kant contrappose pertanto un idealismo trascendentale.
Nel XIX secolo, il filosofo tedesco Georg Wilhelm Friedrich Hegel negò la teoria kantiana secondo cui l'intelletto umano è costitutivamente incapace di conoscere ciò che le cose sono in sé, sostenendo al contrario la fondamentale intelligibilità di ogni aspetto del reale. Secondo Hegel, inoltre, le conquiste più preziose dello spirito umano (la cultura, la scienza, la religione) non sono il risultato di processi naturali dell'intelletto, ma sono prodotte dalla dialettica, l'attività di una ragione libera che riflette sul mondo e sulla storia.
Nel XX secolo due filosofi italiani contribuirono ulteriormente allo sviluppo dell'idealismo. Giovanni Gentile elaborò la nozione di pensiero come atto puro, una posizione simile alla concezione hegeliana dello spirito, privata della trascendenza e situata in una condizione di immanenza. Da tale concezione, detta "attualismo", in cui la realtà si risolve nell'atto del pensiero, diverge la personalissima elaborazione filosofica di Benedetto Croce che, partendo da posizioni prossime allo storicismo, approdò alla teoria del concetto puro, con profonde conseguenze sulla riflessione storiografica e filosofica italiana della prima metà del Novecento.

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