Dal kantismo all'idealismo

Materie:Appunti
Categoria:Filosofia

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Testo

Dal Kantismo all’Idealismo
Reinhold, Schulze, Maimon, Beck sono seguaci di Kant ma introducono anche critiche al Kantismo che sfoceranno in Fichte. Si limiteranno al piano gnoseologico. Cosa criticano? I dualismi riconducibili al fenomeno e al noumeno. Se la “cosa in sé” viene ammessa fa scaturire delle contraddizioni: c’è una dimensione noumenica però inconoscible e non pensabile. Se questa dimensione esiste salta il soggettivismo, dire che è in conoscibile equivale ad ammettere la radice di un numero negativo.
Criticano il fatto che il noumeno sia la cosa in sé, per Kant esiste in quanto causa le mie conoscenze : io non creo ciò che conosco, ma lo plasmo da qualcosa che mi causa ciò che vedo. Kant introduce la causalità e giustifica la passività → ma la causalità è da lui ammessa solo nel fenomeno, non nel noumeno! Le categorie si possono applicare solo al fenomeno, non al noumeno.
Purtroppo Kant scrive due edizioni della Critica della Ragion Pura, ma in nessuna assume una posizione netta. Questa critica nei suoi confronti funziona bene per la prima edizione poiché lì Kant sostiene che il fenomeno è una rappresentazione interna alla coscienza del noumeno → il fenomeno ha come oggetto il noumeno. Nella seconda sembrerebbe dire che il fenomeno è fuori dalla coscienza, è la realtà; dunque il noumeno? Funziona da concetto limite, promemoria trascendentale : io sono l’artefice del mio conoscere, ma non faccio tutto io → il mio limite è non sapere cosa c’è al di fuori di me che lo guardo. Però pur potendo dilatare il fenomeno quanto voglio, non posso arrivare all’Infinito.
Per gli Idealisti è contraddittoria l’idea di cosa in sé. La conclusione per loro è che tutto è soggettivo → non esiste qualcosa che non sia pensato, la realtà è il pensiero. Ma non lo concludono loro, si fermano solo al piano gnoseologico. Lo dirà Fiche.
Idealismo nel gergo comune significa seguire un ideale; sul piano filosofico venne fuori a metà del Seicento riferito alle dottrine che mettevano al centro un super mondo al posto di questo → Platonici.
Idealismo gnoseologico =filosofie per le quali la realtà è riconducibile alle idee (Cartesio, Locke). La conoscenza è la conoscenza di idee, rappresentazioni.
Idealismo romantico/assoluto/trascendentale/soggettivo =quello tedesco di Fiche, Schelling e Hegel i quali pensano che la realtà sia il pensiero. La realtà è nel pensiero opposta al realismo; la realtà è pensiero del soggetto; assoluto perché copre tutto, non esiste il dualismo; trascendentale, L’ “a priori” assolutizzato di Kant → lui però si limita al fenomeno, ora si parla dell’Infinito assoluto senza limiti. L’io penso è una soggettività CREATRICE. Per gli Idealisti l’Io crea non nel senso onnipotente, bensì pensa che l’oggetto conosciuto abbia senso solo per un soggetto pensante. Dunque cos’è l’uomo? Dio. Il pensiero che c’è da sempre. Una cosa non esiste in sé se non è pensata → assolutizzano il pensiero. L’esistenza di qualcosa è per qualcuno. Diranno che la realtà materiale non è a se stante, perché esista ha bisogno dell’opposto → è l’opposto perché abbiasi la realtà ( Eraclito → se ci fosse sempre il giorno non diremmo nulla, per dire che una cosa è così devo avere qualcosa di opposto a me che me la faccia notare) . Perché ci sia il pensiero, ci deve essere anche il non pensiero ( una moneta ha per forza due facce). La percezione del reale è dialettica, ha bisogno di una polarità, di un ostacolo da superare.
Pensiero, Assoluto, Uomo, Dio, Infinito, Io (nel senso di una qualsivoglia soggettività) sono tutti sinonimi → in questo modo io creo il reale. L’oggettività è un polo inevitabile perché si abbia la soggettività (che dà senso al mondo). E’ una forma di panteismo spiritualistico, cioè tutta la realtà è spirito, quello di Spinosa è oggettivistico, questo è soggettivistico → la prospettiva è del soggetto.
E’ una forma di monismo dialettico: la realtà è unica e sola, non c’è spirito e materia, dialettico perché o spirito non è statico, ha bisogno di un polo positivo e uno negativo, la realtà è divenire.
Che relazione c’è tra l’io devo e il limite? Il dovere è l’ostacolo che mi serve per poter dire io devo. Per gli Idealisti creo, per Kant plasmo.

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